La mia vita con la liturgia

La delegata di Azione Cattolica per le beniamine aveva un gran libro per la Messa e da quello ci leggeva in italiano ciò che il parroco diceva all’altare voltandoci le spalle. In images (1)alto sull’arco dell’abside c’era, ed è tutt’ora lì, il dipinto di un Agnello in piedi, con il nimbo crociato, sgozzato, il suo sangue è raccolto i un calice; ha anche una bandiera da vincitore. Ho compreso dopo molti anni quanto fosse bella quella immagine tratta dal Libro dell’Apocalisse che congiungeva la terra al cielo.
Il libro di Ninetta era un messalino di quelli che cominciavano a circolare negli anni ‘50 del secolo scorso per l’impegno dell’Azione cattolica e sulla scia della riforma liturgica cominciata da papa Pio XII. La Messa era detta “dialogata” poiché cominciavamo a rispondere e dialogare con il celebrante. Il Vangelo e le altre letture ci venivano lette in italiano mentre il celebrante le leggeva in latino sottovoce. Cominciò lì la mia avventura con la Liturgia; guardando quel librone mi dicevo: chissà quando potrò averne uno. Ripensandoci mi è venuto in mente quanto il papa Francesco ha detto in questi giorni in una omelia: quando il Signore affida una missione, prepara la persona per essa.
Quando entrai tra le Pie Discepole avevo appena terminate le elementari, la mia voglia di imparare era insaziabile. In Cappella, tra i libri che leggevano le suore trovai un volume intitolato: l’Anno Liturgico, l’Autore era un benedettino francese, Prospère Gueranger che, seppi dopo, fu, nell’ottocento, un grande attore del Movimento liturgico e abate di Solesm.
La domenica le suore che erano giovani, tanto disciplinate e facevano lunghe prove di canto, cantavano la Messa in gregoriano, avevano un grande libro: L’Usualis, in cui c’erano Canti di ingresso, Antifone e Salmi per tutte le domeniche e feste dell’anno con la musica gregoriana. Imparai così testi indimenticabili, alcuni introiti che tornavano ogni anno: la prima domenica di Avvento, Natale, Pasqua, alcune domeniche particolari. Ci vennero dati anche i messalini delle edizioni paoline con il testo latino e la traduzione italiana accanto e allora potevamo capire ciò che si cantava, inoltre le nostre maestre ci facevano piccole meditazioni proprio sui testi della liturgia del giorno, spesso sulle antifone, le orazioni, i graduali.
La liturgia ci andava formando.
missal[1]Quando ero Novizia a Roma era in corso il Concilio Ecumenico Vaticano II, evento che, ora mi dico, valeva la pena vivere solo per aver vissuto quel Concilio! A Natale il dono di Gesù Bambino fu la Costituzione liturgica e il Decreto sui mezzi di Comunicazione, i primi documenti prodotti dal Concilio. Avevamo una santa e simpatica suora che ci teneva le lezioni di liturgia spiegandoci una marea di rubriche ma, dato ciò che accadeva intorno, io intuivo che la liturgia doveva essere altra cosa. Al termine del Noviziato ci chiesero di scrivere che cosa ci saremmo sentite di fare; io scrissi testualmente, per quel che potevo caprie a 16 anni: “Studiare liturgia per insegnarla agli altri”! Poteva sembrare un atto di presunzione. Spesso ci penso, la missione era già scritta dentro, ci si nasce, penso. La strada fu lunga: ci fecero frequentare il liceo per avviarci ad essere forse futuri medici di una clinica per sacerdoti, poi dopo la maturità mi mandarono all’Università cattolica per iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza. Frequentai contemporaneamente l’Istituto superiore di scienze religiose che era nella stessa Università, per conoscere il Signore, la sua Parola, la liturgia, l’insegnamento e la storia della Chiesa. Il professore di storia della Liturgia era Mons. Enrico Cattaneo che insegnava anche alla facoltà di Lettere ed io non mi persi nessuna delle sue lezioni. Imparai così l’affascinante storia del Movimento Liturgico che era confluito nel Concilio e così aveva potuto produrre la Costituzione liturgica ed avviare la più grande riforma liturgica della storia della Chiesa. Terminate tutte queste cose fui mandata all’Ufficio liturgico del Vicariato di Roma. Ero circondata da maestri buoni che spesso potevo consultare per dare risposte a chi si rivolgeva al nostro ufficio. Era Cardinale Vicario Ugo Poletti, un Pastore buono che fece di Roma una Diocesi unita. Egli conosceva e visitava tutte le parrocchie. Era fiero in particolare di una cosa: aver portato le suore negli uffici del Vicariato, a quel tempo eravamo in nove, impegnate nella catechesi, nella carità, nelle missioni, nella liturgia …
Il mio capoufficio fu Mons. Luca Brandolini, il primo italiano laureato al Pontificio Istituto Liturgico di Roma a Sant’Anselmo, fondato nel 1961, aveva svolto la sua tesi di laurea su Ludovico Muratori uno dei precursori, come Rosmini, del rinnovamento della liturgia. P. Luca appartiene alla Congregazione della Missione fondata da San Vincenzo de’ Paoli per la formazione del clero e l’evangelizzazione dei poveri, era confratello ed amico di Mons. Annibale Bugnini suo grande amico e maestro che in quegli anni fu Segretario del Consilium per l’esecuzione della Costituzione liturgica e quindi Segretario della Congregazione per il Culto divino. Di Mons. Bugnini sarebbe lungo dire; in comunione con il papa Paolo VI, lavorò intensamente per attuare il Concilio, guidando la revisione di tutti i riti sacramentali, in particolare del Messale e Lezionario, sino alla Liturgia delle Ore. Soffrì molto ma fu un servo fedele, buono e generoso.
imagesIn Vicariato, il nostro Ufficio si chiamava: “Centro pastorale per la liturgia e i sacramenti”. Era stato appena costituito con questo aspetto pastorale e il nome era un programma anche se si doveva sempre mettere insieme il fatto che i sacramenti sono poi liturgia! Mons. Brandolini, dalla mente aperta e con coraggio, mi spinse a studiare e specializzarmi nella Liturgia dato che un altro prete non ce lo avrebbero dato in Ufficio. Egli, finché poté, fu anche parroco il che giovava non poco alla credibilità dell’applicazione della riforma che cercavamo di accompagnare nelle parrocchie. Cominciammo a curare i Ministri straordinari della Comunione che il Cardinale Poletti definiva una rete di carità che poteva giungere dove preti e religiosi non potevano, portando la Parola, l’Eucaristia, la carità e la presenza della Chiesa nelle case di malati e anziani. Poi venne la volta del Centro dei Ministeri presso la chiesa di San Teodoro al Palatino, il Cardinale ripristinò il Diaconato permanente e un bel gruppo di giovani uomini divennero Accoliti e Lettori istituiti. Nella formazione ci aiutò molto Il Pontificio Istituto Liturgico con il Corso di Liturgia Pastorale che noi del Vicariato sostenemmo ad ogni costo. Nel frattempo, un po’ per volta frequentai, lavorando e studiando, la specializzazione e raggiunsi la licenza in Sacra Liturgia al Pontifico Istituto Liturgico S. Anselmo. I professori dell’Istituto ci aiutarono generosamente ad organizzare incontri di formazione anche per presbiteri in particolare sul Lezionario e l’Omelia. Inventammo anche la pubblicazione di un agile foglietto di informazione e formazione che chiamammo “Liturgia Culmine e fonte”, esiste ancora oggi ed è un consistente e bel mensile curato dall’Ufficio liturgico di Roma.
In quegli anni tra il 1975 e metà degli anni ’80, accompagnammo l’applicazione della riforma liturgica nelle circa 315 parrocchie di Roma, oggi forse sono di più. Nel frattempo aiutammo anche altre Diocesi in Italia con convegni e incontri, abbiamo collaborato con l’Ufficio liturgico nazionale ed altri organismi come il Centro Azione Liturgica (CAL) e l’Associazione dei Professori di Liturgia.
Nel 1984 le mie superiore mi affidarono la Rivista “La Vita in Cristo e nella Chiesa”, un mensile di liturgia fondato dal Beato Giacomo Alberione ed edito da noi Pie Discepole. Lasciai l’Ufficio liturgico di Roma per avere, come dire, uno sguardo sulle Chiese d’Italia. Alcuni maestri, amici e collaboratori ci hanno aiutato in questi anni a spaziare su tutti gli argomenti, in primo luogo a presentare la Parola di Dio spiegando il Nuovo Lezionario, poi l’iniziazione Cristiana in particolare la Messa, gli altri sacramenti, l’arte in tutte le sue forme compreso il canto e la musica, i paramenti, l’arredo delle chiese, i ministeri… Accanto alla Rivista numerose altre iniziative ci hanno fatto anche viaggiare in molte Diocesi italiane, organizzare corsi di formazione per lettori, sacristi, per religiose insieme all’USMI nazionale.
Tutto questo personalmente mi ha impegnata a studiare sempre, ad essere credibile perché i destinatari del nostro servizio potessero fidarsi in maniera assoluta del nostro insegnamento. Per questo il confronto con tanti professori e teologi è stato continuo. Con umiltà mi pare di poter dire di aver contribuito, con le mie sorelle, a far entrare e a far amare la liturgia della Chiesa in tante parrocchie, case religiose, monasteri a favore di diaconi e molti, molti, laici e laiche che ne hanno tratto tanto beneficio spirituale. Accanto alla liturgia e per una maggiore verità ed efficacia, per anni ho studiato la Bibbia anche sulla terra di Gesù per quel poco che ho potuto.
Personalmente oggi essa è la luce più grande, per essa ho compreso meglio, in particolare la Messa, che è stata la realtà cui ho dedicato più tempo. Ho imparato che la liturgia non è esterna alla nostra persona ma è la nostra stessa vita, tutta data, consegnata, come quella di Gesù.
Non c’è un istante della nostra esistenza che non sia culto a Dio anche quando dormiamo in obbedienza al nostro essere creature. Tutto è donato. Chi impara la liturgia non si appartiene più; essa è poca cosa, è fragile. E’ come l’Incarnazione, scandalizza e appare stoltezza, ma è sapienza di Dio.

In questi ultimi anni mi sono trovata spesso ad insegnare come disporre fiori nelle nostre chiese, cosa che offre l’occasione per insegnare la liturgia, tutta; ebbene, mi pare 265_10092013122715568che questa piccola arte ci aiuti ad entrare in maniera bella e forte nel Mistero di Dio, nella mistica della liturgia, poiché ricostruendo il giardino dell’incontro nuziale con Dio, con Gesù risorto, si può condurre il popolo, sposa del Signore, alla comunione sponsale con lui, in attesa delle nozze eterne.
La Liturgia ci accompagna dalla nascita alla morte, ci fa desiderare le realtà di cui è anticipo e segno e quando ci ha introdotti ci lascia: là essa non ha nulla più da dire perché la realtà subentra al segno. E la Realtà è molto più bella del segno; non ci sarà più, per esempio, l’Eucaristia, perché le Nozze si compiono, non sono più soltanto caparra e promessa.
Ascoltando gli inviti di papa Francesco, sento di poter dire davvero che per me le periferie esistenziali sono tutti coloro che non sanno cosa sono i sacramenti, non sanno partecipare alla Messa, non sanno cosa sia la cresima, il matrimonio, l’unzione sacra, il sacramento del perdono… Ne ho tante attorno a me di queste periferie, sono tanto vicine, mi chiedono di uscire ogni momento, tutto il giorno!
Sono immensamente grata al Signore per avermi fatto l’onore, direi dalle prime ore della mia giornata, di lavorare nella sua Vigna, la sua Chiesa Santa, a servizio del popolo di Dio sacerdotale e proprio perché esso sapesse vivere come Gesù, nostro unico Sacerdote, a gloria di Dio Padre, nello Spirito Santo.

                                                                           Sr M Cristina Cruciani, pddm

 

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This entry was posted on lunedì, giugno 23rd, 2014 at 9:09 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.

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