SVEGLIATE IL MONDO

INCONTRO MONDIALE DEI GIOVANI CONSACRATI

 ROMA 15-19 SETTEMBRE 2015

I “fili rossi” emersi

Si è concluso qualche giorno fa il primo incontro mondiale dei giovani consacrati – Svegliate il mondo – svoltosi a Roma dal 15 al 19 IMG_20150915_214318settembre nel contesto dell’Anno della Vita Consacrata.

Intense le giornate vissute insieme dai più di 5000 partecipanti giunti nella sede papale dai 5 continenti in rappresentanza dei loro istituti e congregazioni religiose, di cui ho avuto il dono grande di farne parte!

Il primo appuntamento che ci ha radunato insieme in piazza San Pietro è stata la veglia di preghiera presieduta da  Fr. Josè Rodriguez Carballo, arcivescovo Segretario CIVCSVA, che ci ha subito consegnato tre parole a sostegno del cammino di fedeltà alla nostra chiamata alla VC:

Animo, siate forti! Liberi dalla pigrizia e dall’attaccamento ai nostri piani e progetti, senza limiti nel donarsi, vivendo e non vivacchiando!

Rimanete, siate fedeli! Se già il beato Paolo VI diceva che la fedeltà non è la virtù del nostro tempo, è urgente anche per noi giovani riaccendere costantemente il fuoco dell’amore a Cristo mediante una profonda comunione con Lui, per non cedere alla tentazione di lasciare e dimenticare la parola che un giorno Gli abbiamo dato.

Portate frutto, risvegliate il mondo! Accorato l’invito a fuggire la tentazione di Narciso di idolatrare la nostra immagine e di essere consacrati per noi stessi anziché per il Signore e la sua Chiesa, coscienti che il consacrato è tutto per Lui e di conseguenza tutto per gli altri.

Le giornate sono proseguite con l’appuntamento mattutino nell’aula Paolo VI, dove i diversi relatori ci hanno aiutato a riflettere sui grandi temi della chiamata, della fraternità e della missione. Il culmine dell’emozione si è avuto ovviamente con l’udienza del Santo Padre Francesco, che ha infiammato la sala con la sua presenza e le sue parole, soprattutto nei confronti del mondo consacrato femminile, al quale ha rivolto l’invito a essere icona della Madre Chiesa e della Madre Maria, della loro tenerezza e del loro amore.

Nei pomeriggi si sono svolti i laboratori in cui ci è stata data la possibilità di un confronto schietto e diretto tra di noi, condividere il nostro vissuto, le nostre speranze e le nostre fatiche nel mantenerle vive, con  la celebrazione Eucaristica a chiudere questo tempo di scambio.

IMG_20150916_090628Le serate invece si sono svolte all’insegna dei cosiddetti “cammini”, un ventaglio di itinerari che ci hanno permesso di condividere esperienze di annuncio e di incontro con organizzazioni socio-ecclesiali nelle strade di Roma, di gustare la bellezza della Cappella Sistina o di avere tempi prolungati di adorazione e occasioni per ricevere il sacramento della riconciliazione, condivisi con consacrati e consacrate a disposizione per l’ascolto e il consiglio.

Tanti i temi e le provocazioni emersi, in un clima di grande gioia, entusiasmo e speranza, quasi da “giornata mondiale della Gioventù”, in un’aula Nervi capace di passare dal silenzio e dall’ascolto attento, al chiasso allegro e festoso tipico dei giovani quando stanno insieme.

Difficile riassumere in poche righe quanto vissuto, ma i “fili rossi” emersi mi pare siano quelli del desiderio di comunità fraterne e sincere, dove poter vivere la spiritualità di comunione uscendo dall’individualismo e da una visione troppo centrata sulla propria persona e sui propri sforzi ascetici, dove imparare insieme – superiori e non – a vivere l’obbedienza:  gli uni nella consapevolezza che autorità non è sinonimo di imporre la propria volontà – perché anche il superiore è un discepolo – gli altri dando luce ai superiori, senza paura di esporsi e di esprimersi.

Altro filo rosso, quello dell’intercongregazionalità, cioè del camminare insieme non solo coi membri del proprio istituto ma con altre congregazioni, uniti nelle differenze, proprio come diceva il cardinale Joao Braz de Aviz: un fiore è bello, ma un giardino è ancora più bello! E in questi giorni il giardino si è visto bene!  Non siamo isolati carisma per carisma, ma siamo parte del popolo di Dio!

IMG_20150916_113340Altro discorso che ha coinvolto molto cuori e menti è stato quello delle opere. Lo sguardo su di esse esige una grande conversione, per far emergere il volto di una vita consacrata più snella e agile, dove la gratuità è stile e non eccezione, dove le persone valgono per quello che sono e non per quello che fanno per tenere in piedi opere che forse non hanno più motivo d’essere.

È rimasto invece sullo sfondo il tema della formazione, non perché non sentito come importante, ma perché il tempo è stato davvero tiranno. Fondamentali però le poche sottolineature che sono state fatte: “Se non si investe nella formazione (e non solo quella iniziale!), si investe nella morte”. Più chiaro di così!

Credo che uno dei segni più belli di questo evento sia stata la presenza per tutto il tempo del cardinale Prefetto CIVCSVA, Joao Braz de Aviz, dell’Arcivescovo Segretario Josè Rodriguez Carballo e dei due sottosegretari sr Nicla Spezzati e padre Sebastiano Paciolla. Una presenza non scontata, che evidenzia  l’attenzione che la Chiesa dà al mondo giovanile della VC. Grazie a loro i giovani consacrati hanno potuto sentirsi ascoltati, hanno potuto sentire la tenerezza della Chiesa, si sono sentiti responsabilizzati e degni di fiducia. Un bel segno di apertura e di incoraggiamento, ricambiato tra l’altro dall’affetto e dalla speranza che le giovani generazioni consacrate hanno donato a questi fratelli e sorelle maggiori che hanno mostrato tanta disponibilità a guidarci nel cammino e a farci raccogliere le sfide che questo tempo ci mette davanti.

Sr Federica Tassi
Figlia dell’Oratorio

 

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In cammino con i fratelli…

Mi chiamo sr Gregoria Ortiz, appartengo alla Congregazione delle Suore  dei Poveri Bonaerensi di san Giuseppe, sorte in Argentina. Loro Fondatrice è stata la Venerabile Madre Camilla Rolon.

Colgo l‘opportunità di quest’anno dedicato alla Vita Consacrata per condividere la mia piccola  esperienza di lavoro intercongregazionale vissuto cbkin Romania. Il nostro Istituto è presente in questo Paese da oltre 20 anni. Ho vissuto dal 2005 al 2013 nella Moldavia, diocesi di Iasi nella città di Roman; in essa è presente un numero considerevole  di cattolici. Di fatto è la zona in cui i cattolici sono particolarmente presenti;  in altre zone la maggior parte dei presenti sono ortodossi. La mia comunità è composta da cinque membri, che operano nelle diverse attività parrocchiali.

Dal 2005 partecipiamo con una certa assiduità alla Conferenza dei religiosi a livello nazionale. In uno di questi incontri abbiamo conosciuto suor Francesca Pratillo, appartenente alla Congregazione delle Figlie di san Paolo. Ella era presidente dell’équipe della pastorale vocazionale nazionale. Grazie al  coraggio e all’entusiasmo che ella seppe suscitare in noi abbiamo potuto organizzare e formare l’équipe intercongregazionale di pastorale vocazionale nella città di Roman. Esperienza ricchissima perché ogni Istituto, Ordine o  Congregazione poneva il proprio carisma al servizio della Chiesa nell’ambito vocazionale.

Tutta la ricca documentazione che ci giungeva dall’équipe centrale la valorizzavamo per la formazione delle équipe di zona. Il gruppo raggiunse così la bella realtà costituita da 10 Congregazioni femminili e maschili. Ricordo le Suore di Santa Dorotea, i Giuseppini del Murialdo, le Suore dello Spirito Santo, la Compagnia della Madre di Dio, le Maestre Pie Venerini, le Figlie della Misericordia e della Croce, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, i Francescani Conventuali, Cappuccini, le Suore della Cavanis, le Suore Clarisse, le Suore di Don Guanella. Ancor oggi essi lavorano in comunione.

Tra le varie iniziative ricordo un itinerario vocazionale chiamato Progetto Samuele. Esso seguiva la struttura proposta nel suo libro dal Card. C. Maria Martini, ma rinnovata e arricchita e resa adatta alla situazione dei giovani del posto. Concretamente si tratta di sette incontri realizzati  in sette altrettanti mesi. Tutto ciò ha fatto sbocciare una intensa fraternità e  fiducia tra i religiosi e religiose delle diverse comunità e zone della diocesi. Anzi il progetto Samuele è poi stato adottato da altre Congregazioni presenti in altre diocesi.

Posso affermare che sr Francesca Pratillo durante la sua presenza in Romania, con la sua creatività e il suo entusiasmo seppe infondere in tutte e tutti noi una precisa e intensa relazione di amicizia e di unità.

E posso ammettere quanto sia bello condividere i talenti e i doni che il Signore ci regala perché, appunto, lavoriamo insieme nella sua vigna!  E così il tutto diventa testimonianza di quell’amore e di quella unità che Dio depone nel nostro cuore di Consacrati.

Sr Gregoria Ortiz
Ist. Suore dei Poveri Bonaerensi di san Giuseppe

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«Venite voi sole….»

Raccontare è una delle forme più belle del comunicare, perché una persona che racconta riveste i fatti con le sue parole e da ad esse il colore delle suore carceri3sue emozioni, dei suoi sentimenti e delle sue sensazioni.

In questa cornice di bellezza, vi racconto una piacevole esperienza d’incontro, di silenzio e di riposo: gli esercizi spirituali, tenutesi dal 21 giugno al 27 giugno c.a., al centro Nazareth (Roma) per noi religiose che dedichiamo tempo, amore, tenerezza ai nostri fratelli detenuti.

Sono stati guidati da due carissimi sacerdoti cappellani delle carceri: don Virgilio Balducchi, Ispettore Generale dei cappellani e da don Michele Chioda.

Sì proprio da loro, a nome di Gesù, abbiamo ricevuto l’invito: «Venite voi sole, in disparte con me e riposatevi».

In 23, abbiamo risposto sì, provenienti da diversi istituti religiosi e regioni d’Italia. E’ stato veramente bello stare insieme, condividere i pasti, le lectio,  l’eucarestia, l’adorazione, la fraternità.

Don Michele, attraverso la lectio divina, con molta genialità, entusiasmo e umiltà ci ha fatto cogliere, nel testo biblico del vangelo di Giovanni, la parola viva che interpella, orienta e plasma la nostra vita. Ci ha fatto gustare in modo sorprendente, quell’unico e incantevole narratore, Gesù Risorto sempre al nostro fianco per sostenerci nei vari passaggi della nostra vita.

Lui che costantemente, teneramente, gelosamente, appassionatamente, ci ama di un amore unico irripetibile e rivolge a noi la disarmante domanda: «mi ami tu?».

suore carceri 2Le omelie di don Virgilio ci hanno aiutato poi a porci dentro la concretezza della nostra vita di religiose.

L’ultimo giorno l’abbiamo dedicato a riflettere sulla costruzione di un documento che vorrebbe porsi come il punto di riferimento per la costruzione di percorsi pastorali nel mondo carcerario e fuori, affinché aiuti le diverse comunità cristiane a porsi di fronte al mondo dei detenuti.

Grazie, don Michele e don Virgilio, che ci avete fatto assaporare la Parola che dona vita e per l’affetto che ci avete dimostrato.

Come allora non fare nostre continuamente le parole: «donaci, Padre, di non avere nulla di più caro del tuo figlio che rivela al mondo il mistero del tuo amore e colmaci del tuo Spirito, perché lo annunziamo ai fratelli con la fede e con le opere» (colletta della xv domenica dell’anno B) e desiderare di portarle ai nostri fratelli e sorelle detenuti…?

                                                                               Sr Ada Veneri
                                                                      Suore San Giuseppe di Pinerolo

 

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UN SUPPORTO CULTURALE


Da decenni le prime tre settimane di luglio (quest’anno dal 1° al 22) nella sede dell’USMI (via Zanardelli 32, Roma) sono particolarmente vive. normal_IMG_1835Vi si tiene il Corso Triennale di Formazione per Catechisti Parrocchiali promosso dall’ambito Evangelizzazione e Catechesi guidato da Suor M. Giuseppina Abruzzini F.M.A.

Il Corso vuole offrire alla religiosa un supporto culturale che garantisca una preparazione di base, ed eventualmente un aggiornamento, che le permetta di assumere e svolgere la missione di testimone, educatrice e accompagnatrice nel cammino della fede, con l’adeguata competenza e attenzione alle problematiche attuali. Esso è in sistema ciclico (tre moduli) e ciò  favorisce le partecipanti nella consecuzione di quella formazione che, anno dopo anno, con ordine e senza interruzioni antipedagogiche, le abilita a un servizio competente di catechesi.

Quest’anno è stato affrontato il terzo modulo nelle sue quattro aree: Area teologica con due specifici temi: 1. Il mistero della Chiesa, icona della Trinità – 2. Liberi e fedeli in Cristo. La vita nuova del credente – Area Liturgica con quattro temi: 1. I sacramenti dell’Ordine e del Matrimonio – 2. La professione religiosa – 3. La santificazione del tempo – 4. Il canto, la musica e l’arte nell’ambito della liturgia. Area biblica con una particolare attenzione aVangelo di Giovanni e San Paolo - Area Pastorale con i suoi ambiti: 1. Psico-pedagogia  e Didattica e metodologia delle diverse età – 2. Il linguaggio dell’Arte – 3. Il dialogo interreligioso.

Le 75 suore partecipanti, appartenenti a 35 Congregazioni diverse, hanno confermato ancora una volta con una presenza assidua ed entusiasta di volersi seriamente impegnare nella preparazione professionale che le rende catechiste e messaggere di Cristo nella realtà ecclesiale nella quale sono o saranno chiamate ad operare.

normal_IMG_1817I docenti, che hanno condotto il Corso, provenivano dalle diverse Università Cattoliche di Roma. Le lezioni, anche quest’anno, si sono susseguite quotidianamente, compreso il sabato, dalle 8,30 alle 12,30.

Notevolmente interessata la partecipazione e soddisfacenti gli esiti conseguiti dalle corsiste nelle prove di esame delle varie discipline e nella stesura della tesina finale.

Il clima sereno e partecipativo ha contribuito a favorire la conoscenza reciproca e la condivisione dei carismi.

Ben coscienti che le possibilità di studio-approfondimento acquisite nel solo ascolto non sono sufficienti, esse, seguendo gli orientamenti dei singoli docenti, hanno saputo valorizzare le ricchezze di libri e riviste presenti – veramente a portata di mano – nella biblioteca dell’USMI.

 

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Il saluto di Sr Giampaola alle sorelle dell’U.S.M.I.

M. Regina, nel Consiglio Plenario del 2 luglio, ha dato espressa conoscenza del mio ritiro dal servizio all’U.S.M.I., iniziato, con entusiasmo e IMG_3366anche con passi incerti, ormai nel lontano settembre 1999.

 Mi è stata allora affidata  la biblioteca, posto reso vacante, e ho capito subito che il servizio della biblioteca era strettamente legato a quello del “Centro Studi”, un filo di sapiente cultura li univa, affascinando quante si applicavano a questo mondo di pensiero che riportava con gioia alla vita. Mi sono messa perciò subito all’opera con il prezioso contributo di idee e di affetto del “Centro Studi” guidato allora da Sr Biancarosa Magliano.

Si è vissuto in quel tempo un’intesa profonda di vera équipe fra Sr Biancarosa, Sr Teresa, Sr Sandra e me: nessuna distinzione di obiettivi, ma solo il desiderio di consegnare orizzonti di vita spirituale, formativa, culturale, ecclesiale, ecumenica, delineati da tanti validi Scrittori, nascosti nei libri, a quelle allora poche religiose che bussavano alla porta della biblioteca.. Gli scambi di opinione, di creatività, il contributo anche finanziario del “Centro Studi”, dell’Economato, del Ministero dei beni culturali ha dato nuovo volto alla biblioteca e vi è stato un lieto accorrere di tante sorelle e fratelli studenti delle varie Università: era sbocciata una primavera che non poteva finire. L’équipe funzionava bene insieme, l’anima era data dalla comunione e dalla stima reciproca.

20150520_161317M. Teresa Simionato, allora Presidente dell’U.S.M.I. mi ha staccata da questo mondo che amavo per affidarmi quello delle persone vive, desiderose di ricerca sincera sulle motivazioni del cammino vocazionale, di conoscere il progetto di Dio nella loro vita: erano Novizie, Juniores, Formatrici. Intanto nel 2000 si è riaperto l’itinerario tanto prezioso e delicato del Trimestre Sabbatico, tempo veramente di grazia, nato nel 1991 dal Volere divino e dal cuore sapiente e materno di Sr Eugenia Lorenzi, interrotto poi nel 1997 per vari motivi. Il Trimestre è’ un cammino percorso principalmente nei sentieri dell’interiorità per ridare slancio, vitalità, rimotivazione al “sì” perpetuo e talora divenuto stanco. Sono passate più di 1000 sorelle. Ancora tutto era guidato da una stretta comunione fra quante si interessavano di questo ambito. Mai potrò dimenticare la generosità, l’intelligenza di quante hanno collaborato nel Trimestre. Si trattava infatti di dare vita a un ambiente di famiglia, dove ogni sorella si sentiva a casa,  poteva esprimersi com’era e  confidarsi. Erano sorelle giovani e non più giovani, italiane e non italiane, in una traiettoria serena di intercongregazionalità e di interetnicità.

20150520_162511Le sorelle che erano addette a tale servizio,  in unione con l’animatrice, non erano le aiutanti di segreteria,  o semplicemente le affidate ai servizi minori, ma sorelle che lavoravano  e pensavano unite: si parlava e si decideva insieme anche su temi e avvenimenti da trattare con molta discrezione. Il punto di riferimento era M. Giuseppina Alberghina che ringrazio con tutto il cuore per essermi stata accanto come madre sapiente, intuitiva, buona.

Per tutte le sorelle degli Uffici U.S.M.I. è stato il mio bene e tutte ringrazio di cuore. Porto con me uno spaccato di vita guidato dallo Spirito Santo e dall’affetto di tutte voi, sorelle dell’U.S.M.I.

Un grande “grazie” a Lei, M. Regina che ha capito anche le mie esigenze, dopo il lungo percorso nelle vie di una vera spiritualità formativa. Resterà in me il nome di ciascuna, scritto nella mente e nel cuore, con una certa nostalgia che potrà trasformarsi in preghiera. Chiedo perciò un ricordo orante, sentendomi sempre fra voi.

                                                      Con affetto

Sr Giampaola Periotto

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Brevi testimonianze dal corso Formazione Catechisti

Dal corso Formazione Catechisti
Brevi testimonianze di:

sr Dorotea Kalokoni-Mumba

sr Elena Bayan

sr Elena Sanchez

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PRESIDENZA – Consiglio plenario

Consiglio plenario e saluto

Roma 02.07.2015

Atteso con una certa curiosità, questo Consiglio Plenario è stato un momento semplice di fraternità vera. Di non molte parole: quelle essenziali e dette al momento opportuno. A ciò ha contribuito la precedente celebrazione eucaristica. Nell’omelia il celebrante aveva commentato la Parola del giorno (Mt 9,1-8) e invitato ad affidare al Signore – ancora e sempre capace di perdonare e di fare miracoli – le perplessità del momento, le fatiche del cammino personale, del proprio Istituto, dell’USMI stessa. Questa fiducia accompagnerà nell’attesa di un …possibile miracolo, faciliterà le idee positive e, in sintesi, il cammino di santità.

Introducendo l’incontro, M. M. Regina Presidente, si è rifatta a quello che è il Leit Motive del momento: l’arte del passaggio. In questa luce ha accennato al fatto che sr Giampaola Periotto, oscm, non sarà più responsabile, per sua scelta, del trimestre sabbatico e dell’area della Formazione e sr Biancarosa Magliano, fsp continuerà ad offrire un servizio da casa nei  contenuti e secondo le modalità che verranno convenute con lei. Sr Eugenia  Bonetti – che ha ricevuto da poco il premio dedicato alla memoria Marisa Bellisario, Donne ad alta quota – ha ripetuto ancora una volta la necessità di un presenza e di una collaborazione più efficace. Le problematiche cui fare fronte in quel settore richiedono spesso una pluripresenza. Sr Monica Chikwe, sua collaboratrice – sostiene sr Eugenia – è una presenza molto valida e offre un aiuto concreto e sereno, ma non basta. Il dover essere spesso fuori in Uffici statali, civili diversi, non permette di assicurare la presenza nella sede dell’USMI.

M. Regina ha poi assicurato che tutte le altre sorelle presenti continueranno a prestare il loro servizio nella sede dell’USMI, sempre in collaborazione e con la guida della rispettiva équipe pensante. Dopo aver confermato la volontà di una maggiore intesa e collaborazione con la CISM – anche come condivisione della sede (Via Zanardelli, 32, Roma), – ha accennato ad alcune iniziative formative, tutte da chiarire e organizzare. Verranno poi comunicate al momento e nel modo più opportuno e accessibile.  Nei primi giorni di settembre la presidenza si incontrerà con tutti i membri delle tre “équipes pensanti”, per una sempre migliore organizzazione e valorizzazione delle esperienze e della creatività di ognuna.

Ormai alla conclusione, sr Biancarosa ha fatto un brevissimo accenno ai suoi circa 24 anni di servizio presso l’USMI come ‘paolina’, prima come direttrice del Centro Studi e poi di USNIMFORMA, del sito e della Biblioteca. Ha poi rivolto al gruppo questo messaggio:

A tutte e ad ognuna

Al momento dello ‘scioglimento’ dell’attuale configurazione dell’USMI, mi permetto un saluto a tutte, perché con quasi tutte – almeno le sorelle degli uffici – ci conosciamo da molti anni e – DSCN7025tanto per il servizio da farsi con USIMFORMA come con il sito -  ci doveva essere e c’è stata una aperta, cordiale collaborazione. Ed io, sin da quando lavoravo alla direzione di Consacrazione e Servizio, mi sento profondamente grata a tutte e ad ognuna.

Ho un sogno: ridare vita a USMINFORMA, rimpianto da superiore generali, da comunità, da singole persone. Semplice, lineare, essenziale, che informi su quanto si farà e narri brevemente quanto fatto. Strumento che tutte possono leggere. Il costo, come ai miei tempi – non me ne abbia sr Fernanda – potrebbe essere incluso nell’abbonamento a Consacrazione e Servizio….

Per la nuova configurazione porgo i migliori auguri, nella speranza che tutto proceda in un dialogo sincero – senza vincenti e senza perdenti – per raggiungere, insieme, gli ideali per i quali nacquero le prime associazioni delle religiose in Italia (primi anni ‘50) e poi l’attuale USMI.

Sr Biancarosa Magliano, Figlia di san Paolo

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La mia vita

La mia comparsa nella storia della mia famiglia benestante fu come un’aurora promettente, che ravviva la speranza, che inebria di gioia e ricama di sogni il domani.

La mia vita 2In tre anni i miei genitori, molto giovani e bellissimi, avevano avuto tre figli: Roberto, Gastone (morto all’ottavo giorno dalla nascita) ed io, Deanna. Come non potei conoscere Gastone così non conobbi mio padre, eroe e martire della carità, ucciso a soli ventiquattro anni.

Il colore rosso divenne il simbolo del sangue versato e dell’amore profuso dalle persone che mi circondavano. La famiglia materna e la comunità parrocchiale si strinsero attorno a mia madre (che compì 25 anni il giorno del funerale di papà) e ci trasmisero un amore così grande e così vero, così profondamente cristiano, che segnò per sempre la mia esistenza.

Trascorsi la prima parte della mia vita impegnandomi nello studio, nell’Azione Cattolica, nello sport, nella politica. Amante del bello e dell’ardimento, trascorrevo il tempo di vacanza visitando le città d’arte o inerpicandomi sulle montagne, sperimentando la durezza della salita e l’ebbrezza della conquista, fuori dalle abituali comodità e dal “tutto pronto”.

Amavo la contemplazione, la preghiera, la ricerca di valori profondi e duraturi, lo studio e, nello stesso tempo, l’immergermi con passione nell’attività. Profondamente convinta che il motto di mio padre “Inchinati sempre davanti alla persona, non ai titoli”, era una chiave ‘passe part tout’ per creare relazioni d’amore con tutte le persone… lo stare con i ‘ricchi’ o l’entrare nella roulotte degli zingari, l’accompagnare a casa qualche ‘signore’ che aveva alzato un po’ troppo il gomito, il partecipare a feste di amici, il giocare con i bimbi, il praticare sport, l’aiutare qualche studente in difficoltà… tutto aveva il sapore della gratuità dell’amore, quello che quotidianamente sperimentavo nella mia famiglia e nella comunità parrocchiale. Molti sogni arricchivano le mie giornate, in modo particolare uno: sposarmi ed avere tanti figli. A questo punto mi stavo preparando seriamente con un ragazzo fino a quando… Entrando in una Chiesa fui raggiunta e ‘folgorata’ da una parola di Gesù: «Se vuoi essere perfetta va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi!». Sì, ma era proprio questo ciò che volevo sentirmi dire dal Signore? Tutto crollava o tutto cominciava ad edificare? Occorreva parlare ai miei, raccontare loro la decisione che stavo per prendere. Ero al colmo della gioia. Purtroppo ero figlia unica per mia madre e per i miei zii materni che non avevano figli! Come mi sarebbe andata? Conobbi l’ostilità, un’ostilità che fino a quel momento mi era sconosciuta. Mi ero sempre sentita ricca di affetto, di denaro, di desideri appagati. Ora? Dopo qualche tempo abbandonai tutto. Decisi di partire senza avvertire la mia famiglia, verso l’Istituto delle Sorelle della Misericordia di Verona. Perché scelsi questo Istituto? Per me la tenerezza era il simbolo e l’espressione più vera dell’amore, quello che avevo sperimentato, quello che poteva trovare una breccia anche nel cuore dell’uomo più depravato. In fin dei conti Cristo è il volto della tenerezza del Padre. Furono momenti difficili quelli che seguirono. I miei tentarono più volte di riportarmi a casa, ma il Signore poco a poco apriva strade impensate. Sentivo che la mia strada sponsale con Lui mi rendeva sempre più feconda di vita; l’intimità vissuta nella contemplazione e nell’azione con Gesù mi faceva superare ostacoli insormontabili. La vita nella comunità, nella scuola, nello sport, nel mondo della cultura si snodava all’insegna di un’appartenenza entusiasmante ed arricchente in Lui.

La mia vitaEssere protagonista con Lui, alla sua sequela, mi ha salvato dall’idea tentatrice di essere ‘qualcuna al vertice’ da sola. Allontanata da un mondo promettente, mi trovai relegata, ma sempre libera interiormente, ai margini del mio Istituto a causa delle mie idee e forse dell’invidia che suscitavo. Ero sempre stata alla ribalta: prima in famiglia, poi all’interno del mio Istituto, dello sport, della scuola ecc. Sembrava che un mitico mondo fosse crollato ed io mi trovavo catapultata nel buio, là lungo il ciglio della strada a gridare con forza come il cieco: «Signore Gesù, salvami!». Ed Egli non tardò a passare; si fermò, mi sollevò e mi additò la sua strada – non ero sola. Da quel giorno tutto acquistò luminosità. Ora la mia vita si svolge in ‘tandem’: Lui, il Signore, davanti, io dietro: insieme pedaliamo verso i fratelli che percorrono strade impensate. Che gioia essere costantemente in tandem con il mio Signore, divenuta io stessa periferia nel mio Istituto, in viaggio verso le periferie del mondo. Posso comprendere ed offrire il mio amore ai fratelli che lasciano tutto per approdare a spiagge ricche di speranza; alla giovane che, attirata da false lusinghe, cade vittima della prostituzione; a chi, sfigurato dal vizio, bazzica per le strade tendendo una mano. Chiede che qualcuno abbia il coraggio di stringerla: vuole sentire il calore  di una vicinanza e non solamente il freddo metallico di una moneta. Accolgo le confidenze di chi preso da ira cieca ha ucciso il proprio fratello ed ora, in carcere, al calar delle tenebre, si sente schiacciare da un peso indescrivibile che lo costringe a vegliare. Il carcere non redime, la pena è inutile se non ci sono fratelli e sorelle che sanno dilatare il loro cuore e accogliere chi ha sbagliato. Ogni carcerato ha estremo bisogno di sentire che qualcuno crede ancora in lui, lo ama, non lo giudica ma, come Gesù, lo prende là dove è, indica sentieri di speranza e l’accompagna, gli sta a fianco, lo incoraggia. La mattina presto mi alzo e nel silenzio della cappella presento tutti e ciascuno a Colui che solo li conosce veramente. Nell’Eucaristia trovo la forza di sfidare gli ostacoli e le mie resistenze. Anche se le sorelle temono per la mia incolumità, esco serena perché il Signore è con me. La mattina mi attendono alcune ore d’insegnamento in una scuola denominata “Senza frontiere”, frequentata dai profughi arrivati con i barconi, tra i quali ci sono molti adolescenti smarriti e sopraffatti dal nostro benessere, per i quali la via della droga può essere facile allettamento. Mi metto sulla loro strada, li intercetto, tento di dar loro il calore di una “madre misericordiosa” e, quando non posso fare nulla, li affido al padre certa che non li abbandonerà. Sono povera di mezzi ma non di amore: il mio cuore si dilata per accoglierli tutti, perché sentano che Gesù è l’anima della mia vita ed è Lui che mi rende capace di donare senza chiedere nulla in cambio, disponibile a tendere una mano per stringere la loro, a consolare, a cercare nuovi orizzonti di luce per ciascuno. Queste sono le periferie che arricchiscono il mio quotidiano.

sr Deanna Guidolin

Sorelle della Misericordia

http://www.istsorellemisericordia.it/

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Riceviamo e…raccontiamo!

downloadSono a condividere un Video, Buona la Scuola se in Libera Scelta, che in poco  meno di cinque minuti racconta il Sistema Scolastico Italiano ancora molto lontano dal garantire i diritti così saggiamente enunciati dai nostri costituenti e dal panorama Europeo.

Clicca qui per visionarlo

Oltre ogni fatica odierna, il diritto alla libertà di scelta educativa in capo alla famiglia, in un pluralismo, è così importante che richiede una azione culturale serrata e tenace.

Credo che anche questo video potrà essere uno strumento utile allo scopo.

Andiamo avanti con coraggio!

 sr Anna Monia Alfieri

Presidente Fidae Lombardia

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L’Opera di S. Dorotea

200 anni di vita

Suor Fernanda Barbiero

 Quest’anno a partire dal 6 febbraio festa liturgica di S. Dorotea, le Suore dei quattro Istituti che portano il suo nome, popolarmente dette “le Dorotee” celebrano i 200 anni dell’Opera di S. Dorotea. Nata dal cuore di un sacerdote illuminato, il Beato Luca Passi (1789-1866), l’Opera di considerevole impatto educativo e sociale è soprattutto una tessitura preziosa di relazioni umane e cristiane davvero formidabile per apprendere a costruire comunione e per edificare la Chiesa.

LA strada? L’arte di una evangelica amicizia
Nessuno degli Istituti che portano il nome di S. Dorotea può raccontare la sua storia senza un riferimento a Don Luca Passi e alla sua Opera, di cui sono eredi, con una grande serafina regisresponsabilità sulle spalle e il fuoco nel cuore per vivere, come lui, lo stesso dono dello spirito per la chiesa e per il mondo. I valori che hanno ispirato l’Opera di Don Luca mantengono anche oggi una pregnante e vivissima attualità, toccano in profondità tutta la Famiglia di S. Dorotea: suore e cooperatori laici, sparsi nel mondo. L’Opera consiste in un progetto di vita cristiana che lancia tutti, suore e laici in un cammino di fedeltà alla vocazione battesimale. Si tratta di vivere fino in fondo l’essere cristiani, sentirne la bellezza, viverne le sfide. L’anniversario dell’Opera è un’occasione, per tutta la famiglia dorotea, a non rimanere centrata in sé stessa, autocompiaciuta, ma a lanciarsi, con maggior forza, verso il vasto campo dell’esperienza cristiana, della vita, della testimonianza, della missione cristiana.

Guide guidate
L’Opera si configura come un progetto educativo-pastorale destinato ai più giovani e ai più deboli. Non si limita all’educazione scolastica e neppure si ferma all’educazione catechistica. Secondo il Beato Luca Passi, per vivere bene la vita cristiana, per vivere il Vangelo, c’è bisogno di trovare dei compagni di viaggio, delle guide esperte, delle persone che si mettono al tuo fianco e che ti sostengono, ti guidano con l’esempio, con la parola, con i consigli, i suggerimenti, in modo da invogliarti a vivere profondamente quello che Gesù, nel suo Vangelo dice di fare. Ma è importante che le guide si lasciano a loro volta guidare: “guide guidate che guidano a Gesù, facendosi guidare “da Gesù”, con docilità e obbedienza” (Papa Francesco, Omelia, 2 /02/2014).

Lo sguardo alla Chiesa d’Oriente
La storia di S. Dorotea, giovane martire cristiana, propone un profilo di santità che attinge alla forza originaria del cristianesimo, a quella fede cristiana che per essere vissuta non può restare un fatto privato, ma ha bisogno di esprimersi in pubblica testimonianza di vita, costi quello che costi: anche a prezzo della vita

Una santa che ci fa guardare alle origini del cristianesimo, le sue origini appartengono alla Chiesa d’Oriente. Dorotea è una santa della Chiesa orientale. A Dorotea, la Chiesa d’Oriente ha riservata una devozione larghissima e profonda tanto da considerarla fra le quattro vergini capitali: Margherita, Dorotea, Barbara e Caterina, ossia sante taumaturghe, sante ausiliatrici nei due momenti fondamentali della vita di una persona: la nascita e la morte.

L’Oriente è un’attenzione che sta crescendo nel nostro tempo per dare alla Chiesa la possibilità di respirare a due polmoni. Un respiro attraverso cui le due tradizioni cristiane, Oriente e Occidente, possono intuire maggiormente la loro unica origine e la medesima vocazione: la carità, l’amore che viene da Dio e si concretizza nell’amore per gli altri quale via ad un’autentica santità. Per questo l’amore, cuore della vita del cristiano, è superiore a tutte le virtù. Non c’è nulla al di sopra: né la profezia, né l’ineffabile lingua degli angeli e nemmeno la speranza; neppure la conoscenza, la quale, in questo mondo è così misera sì che conosciamo Dio solo confusamente, come attraverso uno specchio, come scrive l’apostolo Paolo. La conoscenza effettiva della Verità – ha scritto padre Florenskij – è nell’amore e non è concepibile che nell’amore. Viceversa, la conoscenza della Verità si manifesta come amore.

Nel segno dell’amore
La Passio di S. Dorotea ci rivela l’amore forte di questa giovane donna per il suo Signore, primo e unico Bene e ci aiuta a riportare alla luce il senso più autentico e profondo del martirio cristiano: dichiarare con la propria vita che l’amore di Dio per l’uomo è il bene più grande che una persona può sperimentare e che nessun male può distruggere. Nel martire si vede forte l’esistenza della carità (A. Riccardi).

La carità, nella storia del cristianesimo, quando giunge alla sua estrema possibilità assume il segno del martirio. Il martirio è l’espressione più alta della carità. Il martirio è una questione di amore.

Indubbiamente Dorotea appartiene al grande affresco dell’umanità cristiana che da duemila anni si arricchisce di volti nuovi È un affresco del vangelo delle Beatitudini vissuto con fede tenace fino allo spargimento del sangue.

 Il cristiano coerente si trova spesso a essere una realtà controculturale, nel senso che è portatore di un vangelo che non si addice alla mentalità del mondo. Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come Gesù, oggetto di persecuzioni e segno di contraddizione.

L’Opera si ispira all’esempio della martire Dorotea, per la quale il martirio è fonte ed espressione dell’amore per Cristo. Tutto rientra nella ‘logica’ della coraggiosa testimonianza dell’amore cristiano. Vivere l’amore  nella logica di una spiritualità dell’attrazione, perché quando l’amore c’è si fa sentire e attrae. Dunque si tratta di un’Opera spirituale che si realizza in un itinerario sapienziale: inizia nella contemplazione del volto di Figlio che si rivela in quelli de figli, passa nell’accogliere l’amore che lo Spirito Santo mette nei nostri cuori, e prosegue nell’irradiare lo stesso amore nei fratelli; i fratelli nostri, tutti, piccoli e poveri. L’amore per il fratello è il dono dello Spirito, viene dallo Spirito e ritorna allo Spirito. È sapienziale perché nel fratello è riflessa l’immagine ultima della nostra stessa identità. Imparando ad amare il fratello, amiamo anche noi stessi.

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