La passione per l’annuncio

ritagliatLa grazia del Signore è sempre sovrabbondante ed eccedente. L’ho sperimento in me e nella mia vicenda di donna e religiosa.

Nel periodo formativo da giovane suora (tanti anni fa) il mio istituto mi ha orientato allo studio della catechetica presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, un’esperienza di studio e di vita che mi ha segnato in modo forte. Erano gli anni ’80, anni di ricerca di grande comunione ecclesiale …. Ho aperto il mio cuore e la mente a grandi orizzonti, ho vissuto l’incontro con varie culture ed esperienze ecclesiali, ho imparato uno stile e un modo di procedere nella conoscenza e nell’approfondimento che è diventato un po’ mio patrimonio.
Pian piano, dove l’obbedienza religiosa mi ha inviato, ho potuto mettere a frutto i semi gettati in me in quegli anni e inserirmi nell’ambito della catechesi prima diocesana e poi anche a livello nazionale.
La bontà del Signore mi ha sempre preceduto ed è Lui che, attraverso varie richieste, a volte impensate, attraverso possibilità che si sono aperte al di là di ciò che potevo pensare, mi ha delineato la strada di un mio modo particolare di essere nella Chiesa: accompagnare gli annunciatori del Suo Vangelo.
La passione per l’annuncio, la possibilità di individuare strade nuove, mi ha sempre accompagnato ed è diventata una attenzione costante nel servizio che ho potuto svolgere in varie realtà. Ho insegnato catechetica prima all’Istituto di Scienze Religiose e poi allo studio Teologico di Camaiore affiliato alla facoltà teologica dell’Italia centrale e ho sperimentato la gioia di condividere, di accompagnare tutti coloro che desideravano annunciare Gesù e il suo vangelo, anche i futuri preti con i quali poi ho continuato rapporti di collaborazione.
Il lavoro sul campo, l’attenzione alle persone, la sperimentazione concreta sono diventati materiali utili da raccogliere; avevo mantenuto dagli anni di studio il contatto con Padre Rinaldo Paganelli (dehoniano) ed è stato possibile e bello unire le esperienze e i vari lavori in sussidi e strumenti che nei corsi degli anni abbiamo potuto stampare. E’ stato per me un mettere a disposizione a più persone quello che stavo facendo, le intuizioni tradotte in strumenti per la formazione dei catechisti e sussidi a vari livelli.
ConvCatechisti_Donati-7Ho scoperto che non ci si può fermare nello studio e nella ricerca e, mentre collaboravo con l’Ufficio catechistico della diocesi di Lucca ed entravo in gruppi di lavoro nella Consulta dell’UCN della CEI, ho maturato la possibilità di raccogliere l’esperienza di anni di servizio alla formazione dei catechisti con il lavoro di dottorato.
Ringrazio il mio Istituto che mi ha permesso di concludere gli studi anche con questo momento accademico dopo anni di lavoro con i catechisti. Ho scelto di affrontare il tema della formazione dei formatori perché nella mia esperienza avvertivo l’urgenza di lavorare sui processi formativi.
Oggi i tanti catechisti, gli accompagnatori degli adulti, gli annunciatori della Parola sono animati da grande generosità, da passione per il Signore e la sua Parola, ma molte volte sono lasciati a se stessi; ricevono una formazione insufficiente, solo strumentale o solo contenutistica, non c’è un cammino di sostegno e chiarificazione delle motivazioni, non si attua l’ accompagnamento durante il loro servizio. La formazione è spesso risposta ad ansiose domande metodologiche oppure è contenutista frontale e dottrinale. A mio parere è importante una formazione che integra tutti gli aspetti della persona, che sia attenta sia al processo come al contenuto.
Ho cercato perciò di offrire, a partire dalla mia esperienza, un modello diverso di formazione o  come ha scritto qualcuno: “Ho voluto togliere ogni grigiore a questo termine e ridargli le note della induttività, creatività, fantasia”.
Il testo che ho pubblicato “Formare i formatori: nuovi processi formativi” è un lavoro che sottende la necessità di cambiare la prassi formativa dei catechisti, non solo proponendo contenuti diversi, ma individuando anche una struttura formativa nuova, che parta proprio dalla definizione dei formatori dei catechisti. Gli operatori preparati a tale compito sono infatti pochi e non sempre hanno le abilità necessarie ad accompagnare, ma solo formatori in grado di proporre formazione catechistica in modo rinnovato, potranno assicurare un reale cambiamento e una coerente valorizzazione del movimento laicale dei catechisti, così come si è arricchito in questi ultimi tempi. Solo attraverso formatori, e di conseguenza catechisti, in grado di stare nella complessità e nel cambiamento con lo sguardo evangelico e con lo stile di Gesù, la Chiesa che è in Italia potrà individuare a percorrere strade per “educare alla vita buona del vangelo”.
La formazione dei catechisti ha bisogno di cambiamento perché il cammino comune dell’evangelizzazione possa essere sempre più vicino alla realtà di tutti noi; e questo cambiamento deve diventare una continua evoluzione del nostro essere. Per questo è necessario accettare alcune sfide che riguardano sia chi forma, sia chi riceve la formazione.
Solo chi vive l’incessante novità della vita di Gesù può raccontare una proposta che non invecchia, attraverso un Vangelo sempre nuovo e reale; solo entrando nella logica della gratuità si può capire che il Vangelo è davvero un regalo, non è dovuto, ma donato, e come dono offrirlo.
Oggi più che mai chi propone il Vangelo dovrà fare in modo che la sua proposta non si ponga come obbligo, ma come invito libero che offre respiro e sguardo nuovo alla vita.
Chi forma, quindi, si lascia riscrivere dalla vita, sa guidare senza costringere, apprende mentre offre; accetta di mettersi sempre alla prova e di vivere il cammino formativo con fiducia nelle possibilità della vita e di Dio.
Chi riceve la formazione, invece, diventa soggetto attivo, capace di esprimere le proprie attese; sa di avere in sé un’umanità “nuova” da condividere e fede da far crescere; prova il desiderio di entrare nel gioco della relazione con chi, come lui, sta crescendo, senza aver paura di sbagliare.
Solo così potrà lasciare il proprio modo di vedere le cose per vivere altre dimensioni.
Il cambiamento della formazione ha come condizione irrinunciabile il superamento dell’individualismo formativo, perché solo insieme ci si aiuta a crescere, ci si educa mentre si educa, ci si forma mentre si “dà forma”.
La ricerca e la passione formativa mi ha permesso di accompagnare con giornate di studio, convegni e percorsi formativi alcune comunità ecclesiali dove ho vissuto, ma anche in altre realtà diocesane su specifiche e precise richieste.
Da parecchi anni questa attenzione si è resa concreta nella conduzione in équipe, dell’esperienza estiva della scuola nazionale per i formatori dei catechisti organizzata dalla rivista “Evangelizzare” in collaborazione con l’UCN prima a La Mendola, poi a Malosco e da alcuni anni a Siusi.
Ho diretto per una decina d’anni la rivista “evangelizzare”, unica in Italia per la formazione e l’accompagnamento di questi formatori, chiusa proprio quest’anno dopo alterne vicende e passaggi a causa di problemi economici dovuti al calo degli abbonati.
Vivo questo servizio alla Chiesa con molta passione e creatività; sento che mi appartiene  l’invito del beato Luca Passi, fondatore dell’Opera di santa Dorotea e dell’Istituto di cui faccio parte, di collaborare a una nuova visione di Chiesa dove il laicato è protagonista dell’opera “della Salvezza” insieme a tutte le altre forze ecclesiali.
Dentro di me nutro molte volte la profonda com­passione per tutti quegli uomini e donne che mettono a servizio della comunità cristiana le loro risorse ed energie e non sono sostenuti e aiutati …  Questa profonda commozione che mi prende ogni volta che li incontro si trasforma in vicinanza, cura, accoglienza.
E’ il mio modo di essere Dorotea e religiosa, è il mio stile formativo che, maturato negli anni, si innesta nell’esperienza del vangelo e allora può contagiare altri.
Come afferma papa Francesco sento una grande riconoscenza “per il bell’esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi fa tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspirazione a superare l’egoismo per spendermi di più” (EG 76).
Con i numerosi evangelizzatori che oggi rendono bella la chiesa, con tutti coloro che si lasciano trasformare dal vangelo mi pongo in ascolto dell’imperativo che l’Evangelii Gaudium ci propone come sfida: “Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario”!

E’ ciò che vivo e desidero comunicare con i giorni della mia vita, quelli che il Signore mi regala in questo tempo così diverso da altri, ma così inedito, così difficile, ma anche così ricco di possibilità, un tempo abitato dalla Grazia del Signore Vivente che sempre ci precede in ogni “Galilea”
                                     Sr Giancarla Barbon, SMSD
                                    Consigliera generale

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This entry was posted on venerdì, luglio 18th, 2014 at 16:10 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.

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