Fatica e sogno formativo
La Vita Consacrata oggi è chiamata ad affrontare diverse sfide, una di queste è la formazione. Quest’area è sempre stata presa in considerazione, vista la sua importanza per la vita religiosa, ma oggi richiede che i formatori abbiano una maggiore attenzione e una buona preparazione per aiutare i giovani che provengono da una realtà sempre più complessa, disorientata e frammentata.
Sappiamo che lo scopo della formazione, iniziale e permanente, è di arrivare ad assumere i sentimenti e gli atteggiamenti di Cristo. L’azione educativa deve mirare esplicitamente ad un’autentica trasformazione del cuore perché esso impari ad amare alla maniera di Cristo.
È necessario quindi che la formazione miri alla crescita integrale della persona, ponendo l’attenzione nelle diverse aree: culturale, spirituale, umana e carismatica.
Come formatrice ritengo che uno degli aspetti su cui puntare l’attenzione all’inizio della formazione è quello di creare “alleanza” con il giovane, facendo in modo che si senta amato, accolto, accettato, valorizzato nel suo essere. Non è scontato che abbia fatto questa esperienza in famiglia, tra i parenti, gli amici. Il percorso, lungo e lento, di fede e di formazione lo porta a comprendere che è una persona degna di stima, di amore, di rispetto, di benevolenza, che Dio l’ha pensato e voluto da sempre, che Lui ha un disegno d’amore e che “sogna” insieme a lui, ma è fondamentale che in lui ci sia il passaggio dal capire al sentire. Nel momento in cui la persona comincia a sentirsi amata da Dio così com’è, a fare esperienza del suo amore che è fedele, eterno, misericordioso che va aldilà di ogni povertà, peccato e debolezza la sua vita assume un nuovo significato, un nuovo senso.
Un altro aspetto su cui porre l’attenzione è quello di aiutare il giovane a rileggere il proprio vissuto, la propria storia a partire dall’esperienza familiare, per capire quali sono oggi le conseguenze che questa porta a vivere per una reale conoscenza di sé, nella verità. L’azione educativa deve aiutare il formando a rileggere i fatti concreti della vita, a conoscere le proprie emozioni, i propri sentimenti e bisogni, a saper dare il nome a quello che vive, verificando se è in linea con il Vangelo. È importante quindi che il giovane impari a mettere in rapporto tutto quello che vive, sente e prova con i valori evangelici.Attraverso questo processo il giovane è aiutato a scoprire le aree di forza, le risorse, i punti deboli, le immaturità … per arrivare ad un processo di integrazione.
Il cammino di fede lo porta a riconoscere il passaggio di Dio nella propria vita sia nei momenti gioiosi che in quelli difficili. Impara, nella difficoltà, a chiedersi cosa gli dice Dio, com’è presente in quello che sta vivendo, e inoltre cosa rivela e cosa dice di sé quello che prova e sperimenta. Impara piano piano a fidarsi e ad abbandonarsi in Dio, a credere che egli è fedele e che non gli farà mancare il suo aiuto e la sua grazia per vivere la vocazione a cui l’ha chiamato! In questo percorso la preghiera è uno dei mezzi fondamentali. Comincia a comprendere che la preghiera non è altro che una relazione d’amore con Dio, un rapporto di intimità con Lui; impara ad ascoltare la sua Parola, a custodirla nel cuore, come Maria, e a metterla in pratica nel concreto del suo quotidiano.
Il percorso formativo deve portare la persona ad essere libera di consegnarsi ogni giorno a Dio per i fratelli, rinnovando il proprio SI quotidiano.
In questo servizio, delicato e impegnativo, il formatore diventa compagno di viaggio del giovane, lo ascolta, lo sostiene con la preghiera, lo incoraggia. È consapevole di essere uno strumento fragile e povero, di cui Dio si serve perché sa che solo Lui è il vero e unico Formatore.
Queste linee di formazione sono state e sono la mia ‘fatica e il mio sogno formativo’ da quando l’obbedienza mi ha chiesto questo ‘ministero’ all’interno del mio Istituto.
Sr Rosalba Ranieli
Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret