Siate gioia!
La vita consacrata sta sperimentando un momento di visibilità anche per l’incontro che il papa ha vissuto con i consacrati e le consacrate della diocesi di Roma, sabato 16 maggio 2015.
Alcune presenti raccontano…
Anno della Vita Consacrata, anno di riflessione, di preghiera e di gioia. Non poteva mancare l’incontro con chi ci è Pastore e ci dimostra l’Amore del Padre qui sulla terra: Papa Francesco.
Sul palcoscenico dell’aula Paolo Vi, da dove si protende l’abbraccio del Cristo Risorto, dopo l’introduzione data dal Cardinale Agostino Vallini e dal Vicario Episcopale per la Vita religiosa in Roma, P. Agostino Montan, sfilano tante giovani sorelle, provenienti dalle diverse nazionalità, ma unite dallo stesso ideale della “conquista del loro cuore” da parte di Cristo Gesù: “Anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo” (Ef 3,12). Una festa di colori promana dalle vesti leggere, tipiche dei vari continenti e canti gioiosi e sereni insieme, salgono al cielo come una preghiera di lode che si unisce a quella del corpo con la danza. Sono sorelle africane, afro-americane, latino-americane, asiatiche, cinesi e italiane. Gli applausi sono tanti ed esprimono il coinvolgimento dell’animo di ogni partecipante al grande incontro con Papa Francesco. I canti, le danze si alternano con racconti di esperienze di vita nel mondo delle famiglie, dei giovani volontari, dei poveri, delle famiglie nel bisogno, dell’arte sacra evangelizzante.
Di scatto tutta l’Assemblea si mette in piedi, batte le mani, canta a Cristo vivente fra noi: è l’ingresso di Papa Francesco che tutti saluta con il suo sguardo paterno, penetrante e sorridente. Si ferma davanti a una sorella di 97 anni che sprizza dagli occhi tutta la gioia e la passione di una vita donata.
Papa Francesco sale sul palcoscenico e si siede in atto di ascoltare…Una sorella, monaca agostiniana, appartenente al monastero dei Quattro Santi Coronati, parla della sua esperienza di preghiera di intercessione, della contemplazione di tutto quanto Dio ci ha donato, comprese le sorelle che vivono nella stessa comunità e i fratelli che si accostano al monastero per ricevere una parola di luce e di conforto. E’ contemplazione anche quella che si ferma sul rumore della strada ove passano fratelli che si recano al lavoro, al divertimento, fratelli che talora hanno il cuore pieno di dolore. La sorella pone una domanda:”Come vivere la comunione con la Chiesa Locale pur vivendo in un monastero?”
La risposta del Papa non si fa attendere: la vita fraterna, talora difficile anche nel monastero, è contributo alla Chiesa. Il Papa raccomanda molto che anche nel monastero si conosca la vita, talora molto difficile del mondo, attraverso il telegiornale, il giornale, l’apertura ai poveri da sostenere con il cibo e il sorriso. Il sorriso di una monaca fa meglio di un pezzo di pane. Il Papa passa quindi all’impegno di essere sostenitrici dei Sacerdoti, dei Vescovi, mediante la preghiera, il consiglio spirituale…e il sacerdote torna felice al suo servizio.
Una consacrata secolare porta la sua esperienza di condivisione di vita con una giovane signora incinta e povera, molto povera. Da lei impara come saper vivere insieme nell’indigenza anche della strada, ma anche nello scoprire un luogo di sostegno in una casa famiglia, dove poi diventano collaboratrici per altre donne in difficoltà.
Papa Francesco si è compiaciuto per questa esperienza di donna della strada, che condivide tutte le sue energie, spende la sua vita in favore dei poveri, sa amare fino al punto di diventare poi una consacrata, alla quale nulla appartiene se non l’amore.
Un giovane Parroco scalabriniano porta la sua esperienza di vita di festa fra gente appartenente a popoli diversi. La gioia, la festa uniscono i cuori, tanto tanto da non riconoscersi più diversi, ma tutti uniti, nella stima reciproca, nella solidarietà operante. Papa Francesco loda questo religioso, ha visto il suo operato visitando la parrocchia da lui guidata e conferma l’importanza di questa” festa dei popoli” che si celebrerà l’indomani. Una comunità senza festa è spenta e cammina difficilmente anche nella fede. La gioia non sia mai banale, ma esprima intesa di cuori, non manchi il “chiasso” di tale gioia.
Un altro religioso Francescano porta la sua esperienza del carcere di Casal del Marmo, il carcere minorile, dove Papa Francesco ha celebrato anche il giovedì santo con la lavanda dei piedi dei giovani detenuti proprio assieme a questo sacerdote. Questi era stato inviato a Casal del Marmo per una breve supplenza, ma a lui non piaceva tale missione. Poi la voce paterna e decisa del Superiore Maggiore: “Il Signore ti vuole lì”. Sono passati 45 anni dal sì faticoso a quell’obbedienza e tutto ha cambiato volto. Il religioso francescano si sente padre di tanti giovani in difficoltà e che, forse, non hanno mai avuto la gioia di sentirsi in una famiglia. La famiglia ora c’è ed è calda, divertente, operosa, ricca di relazioni buone.
La domanda posta dal Religioso si riferisce non tanto al suo compito, quanto al posto che la religiosa può avere nella Chiesa.
Papa Francesco si sofferma dapprima su quell’”obbedienza” adagio adagio accolta e che ha prodotto il miracolo. Impariamo da Gesù in Fil 2 come Egli sia stato obbediente al progetto del Padre fino alla morte di croce.
Quindi passa al ruolo della donna nella Chiesa e ricorda che la Chiesa è femminile e la donna prende in essa il ruolo di Maria-Madre. Papa Francesco parla così a lungo circa il compito grande della maternità della donna, ella è Sposa ed è madre. C’è chi la vuole all’interno di un Dicastero, potrebbe anche essere cosa buona, ma non è l’essenziale per la vita della religiosa, è solo una funzione. La donna sia soprattutto madre amorosa, attenta. Un discorso portato avanti da uomini ha una sua conclusione, quello portato avanti da donne ne ha un altro e forse molto più ricco di intuizioni.
Il Papa, alla fine, raccomanda a tutti di tenere come regola della propria vita”le Beatitudini” e il discorso finale di Matteo 25: saremo giudicati solo sull’amore concreto e l’amore della donna è concreto e non il risultato di idee che non sono attente alla persona nella sua particolare situazione.Canti, applausi, “evviva” chiudono la mattinata che si è fatta pomeriggio e il Papa ne chiede scusa prima della benedizione e della preghiera conclusiva a Maria.
Sr Giampaola Periotto scm
Festa, gioia, sorriso, amore: il papa ha incentrato la sua udienza ai consacrati di Roma in queste parole. Perché la vita consacrata è la festa di Dio che viene a visitare il suo popolo. Perché la vita consacrata, in tutte le sue espressioni, porta la gioia al mondo, nella profezia di una vita interamente donata a Dio e ai fratelli. Perché il sorriso dei consacrati, come ha detto papa Francesco, ha il potere di rinnovare gli uomini e le donne di ogni tempo, in quanto frutto del loro amore, paterno e materno, tenero e forte, che, nel silenzio, nella fatica del quotidiano, nello zelo e nella pace, si apre all’accoglienza di ogni bisogno umano. Questo e molto altro ancora è stata l’udienza di oggi col papa, il vescovo di Roma che ha incontrato il popolo di circa trentamila consacrati che vivono e operano nella Diocesi.
Ha pregato con noi, ci ha ascoltato, nello spazio dedicato a quattro testimonianze, rispondendo alle domande che, di volta in volta, venivano poste e che introducevano la sua parola su diverse tematiche. Papa Francesco, con la franchezza che lo contraddistingue, ma soprattutto con la forza della sua esperienza di religioso, ha fatto festa con noi, con molta gioia, ringraziando per la nostra vita e raccomandandoci di essere persone che pregano, che crescono nella formazione umana e spirituale, nel discernimento e nella sapienza, per essere vicini all’umanità, specialmente quella smarrita e confusa che, da sempre, ha cercato nei conventi un luogo di incontro e di rinascita spirituale. Alle donne consacrate ha chiesto, in particolare, di essere madri, come icone della Chiesa e di Maria, Vergine e Madre.
E ha chiesto di essere spose di Cristo, testimoniando la fecondità spirituale della loro vocazione, nella memoria continua del dono ricevuto. Poi, rifacendosi alla Parola di Dio, ha mostrato le Beatitudini, definite la “prima enciclica del mondo”, come programma di amore concreto per la vita consacrata, insieme al capitolo 25 del Vangelo di Matteo. Perché è nell’amore per i fratelli che si dimostra concretamente l’amore per Dio. Ecco perché il papa ha fatto i complimenti ad una suora di novantasette anni presente in sala: è l’esempio di perseveranza nell’amore donato. Festa per gli occhi e per il cuore di tutti. Proprio come devono essere i consacrati per papa Francesco: uomini e donne obbedienti, come Cristo, fedeli nel servizio e gioiosi nella fraternità, vincendo ogni tentazione di mondanità o di mormorazione, per portare al mondo la profezia del vangelo.
Suor Daniela Del Gaudio asc
La seconda domanda è stata cominciata con una preghiera come una forte testimonianza dicendo che “Dio mi ha dato da mangiare, quando avevo fame, Dio mi ha dato da bere quando avevo sete”. Il Signore ha dato tutto quello che lei ha bisogno. L’amore di Dio è concreto. La seconda risposta di Papa si sofferma sulla “maternità della donna consacrata. Le suore sono l’icona della Chiesa e della Madonna.
Tante volte dimentichiamo questo e dimentichiamo questo amore materno della suora, perché materno è l’amore della Chiesa, questo amore materno della suora, perché materno è l’amore della Madonna. Il papa diceva una suora non sa di sorridere e manca qualcosa. Le suore devono dare il sorriso più di materia.
Sulla strada posso annunciare il Vangelo con il sorriso. Questo incontro era come una festa gioiosa e anche un momento della preghiera della vocazione.
Con questa udienza ho avuto una occasione di rinnovare la mia vocazione della vita consacrata.
Sr Susana, fsp coreana