L’Opera di S. Dorotea

200 anni di vita

Suor Fernanda Barbiero

 Quest’anno a partire dal 6 febbraio festa liturgica di S. Dorotea, le Suore dei quattro Istituti che portano il suo nome, popolarmente dette “le Dorotee” celebrano i 200 anni dell’Opera di S. Dorotea. Nata dal cuore di un sacerdote illuminato, il Beato Luca Passi (1789-1866), l’Opera di considerevole impatto educativo e sociale è soprattutto una tessitura preziosa di relazioni umane e cristiane davvero formidabile per apprendere a costruire comunione e per edificare la Chiesa.

LA strada? L’arte di una evangelica amicizia
Nessuno degli Istituti che portano il nome di S. Dorotea può raccontare la sua storia senza un riferimento a Don Luca Passi e alla sua Opera, di cui sono eredi, con una grande serafina regisresponsabilità sulle spalle e il fuoco nel cuore per vivere, come lui, lo stesso dono dello spirito per la chiesa e per il mondo. I valori che hanno ispirato l’Opera di Don Luca mantengono anche oggi una pregnante e vivissima attualità, toccano in profondità tutta la Famiglia di S. Dorotea: suore e cooperatori laici, sparsi nel mondo. L’Opera consiste in un progetto di vita cristiana che lancia tutti, suore e laici in un cammino di fedeltà alla vocazione battesimale. Si tratta di vivere fino in fondo l’essere cristiani, sentirne la bellezza, viverne le sfide. L’anniversario dell’Opera è un’occasione, per tutta la famiglia dorotea, a non rimanere centrata in sé stessa, autocompiaciuta, ma a lanciarsi, con maggior forza, verso il vasto campo dell’esperienza cristiana, della vita, della testimonianza, della missione cristiana.

Guide guidate
L’Opera si configura come un progetto educativo-pastorale destinato ai più giovani e ai più deboli. Non si limita all’educazione scolastica e neppure si ferma all’educazione catechistica. Secondo il Beato Luca Passi, per vivere bene la vita cristiana, per vivere il Vangelo, c’è bisogno di trovare dei compagni di viaggio, delle guide esperte, delle persone che si mettono al tuo fianco e che ti sostengono, ti guidano con l’esempio, con la parola, con i consigli, i suggerimenti, in modo da invogliarti a vivere profondamente quello che Gesù, nel suo Vangelo dice di fare. Ma è importante che le guide si lasciano a loro volta guidare: “guide guidate che guidano a Gesù, facendosi guidare “da Gesù”, con docilità e obbedienza” (Papa Francesco, Omelia, 2 /02/2014).

Lo sguardo alla Chiesa d’Oriente
La storia di S. Dorotea, giovane martire cristiana, propone un profilo di santità che attinge alla forza originaria del cristianesimo, a quella fede cristiana che per essere vissuta non può restare un fatto privato, ma ha bisogno di esprimersi in pubblica testimonianza di vita, costi quello che costi: anche a prezzo della vita

Una santa che ci fa guardare alle origini del cristianesimo, le sue origini appartengono alla Chiesa d’Oriente. Dorotea è una santa della Chiesa orientale. A Dorotea, la Chiesa d’Oriente ha riservata una devozione larghissima e profonda tanto da considerarla fra le quattro vergini capitali: Margherita, Dorotea, Barbara e Caterina, ossia sante taumaturghe, sante ausiliatrici nei due momenti fondamentali della vita di una persona: la nascita e la morte.

L’Oriente è un’attenzione che sta crescendo nel nostro tempo per dare alla Chiesa la possibilità di respirare a due polmoni. Un respiro attraverso cui le due tradizioni cristiane, Oriente e Occidente, possono intuire maggiormente la loro unica origine e la medesima vocazione: la carità, l’amore che viene da Dio e si concretizza nell’amore per gli altri quale via ad un’autentica santità. Per questo l’amore, cuore della vita del cristiano, è superiore a tutte le virtù. Non c’è nulla al di sopra: né la profezia, né l’ineffabile lingua degli angeli e nemmeno la speranza; neppure la conoscenza, la quale, in questo mondo è così misera sì che conosciamo Dio solo confusamente, come attraverso uno specchio, come scrive l’apostolo Paolo. La conoscenza effettiva della Verità – ha scritto padre Florenskij – è nell’amore e non è concepibile che nell’amore. Viceversa, la conoscenza della Verità si manifesta come amore.

Nel segno dell’amore
La Passio di S. Dorotea ci rivela l’amore forte di questa giovane donna per il suo Signore, primo e unico Bene e ci aiuta a riportare alla luce il senso più autentico e profondo del martirio cristiano: dichiarare con la propria vita che l’amore di Dio per l’uomo è il bene più grande che una persona può sperimentare e che nessun male può distruggere. Nel martire si vede forte l’esistenza della carità (A. Riccardi).

La carità, nella storia del cristianesimo, quando giunge alla sua estrema possibilità assume il segno del martirio. Il martirio è l’espressione più alta della carità. Il martirio è una questione di amore.

Indubbiamente Dorotea appartiene al grande affresco dell’umanità cristiana che da duemila anni si arricchisce di volti nuovi È un affresco del vangelo delle Beatitudini vissuto con fede tenace fino allo spargimento del sangue.

 Il cristiano coerente si trova spesso a essere una realtà controculturale, nel senso che è portatore di un vangelo che non si addice alla mentalità del mondo. Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come Gesù, oggetto di persecuzioni e segno di contraddizione.

L’Opera si ispira all’esempio della martire Dorotea, per la quale il martirio è fonte ed espressione dell’amore per Cristo. Tutto rientra nella ‘logica’ della coraggiosa testimonianza dell’amore cristiano. Vivere l’amore  nella logica di una spiritualità dell’attrazione, perché quando l’amore c’è si fa sentire e attrae. Dunque si tratta di un’Opera spirituale che si realizza in un itinerario sapienziale: inizia nella contemplazione del volto di Figlio che si rivela in quelli de figli, passa nell’accogliere l’amore che lo Spirito Santo mette nei nostri cuori, e prosegue nell’irradiare lo stesso amore nei fratelli; i fratelli nostri, tutti, piccoli e poveri. L’amore per il fratello è il dono dello Spirito, viene dallo Spirito e ritorna allo Spirito. È sapienziale perché nel fratello è riflessa l’immagine ultima della nostra stessa identità. Imparando ad amare il fratello, amiamo anche noi stessi.

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This entry was posted on mercoledì, maggio 27th, 2015 at 8:07 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.

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