Io non capivo…

Raccontiamoci…”: accolgo questo invito nella certezza che il racconto della propria storia, della propria vita, delle scelte, del Sì pronunciato possa far bene a chi legge e fa certamente bene a chi scrive.

suor_Flavia_PrezzaE’ bello fermarci e raccontare… e con la mente torno ai tempi della mia infanzia quando era consuetudine stare insieme e soprattutto ascoltare quello che i nonni e i genitori ci volevano lasciare come insegnamento di vita.

Desidero iniziare proprio da qui il mio “racconto” perché è proprio nella famiglia che la storia di ognuno di noi ha inizio. Una famiglia numerosa la mia, sono la quinta di otto figli, dove il lavoro agricolo ha caratterizzato le giornate e dove la responsabilità del quotidiano era condivisa perché tutti partecipavamo, nella misura possibile, alle attività della casa. Lo stile della nostra vita come si può immaginare è sempre stato molto semplice, uno stile sobrio caratterizzato dalla condivisione, dalla corresponsabilità, dalla gratitudine a Dio che sempre ha provveduto alle nostre necessità.

Non ho mai pensato che la vita religiosa potesse essere la risposta alle mie inquietudini, alla ricerca di realizzare un progetto che avrebbe dato senso e significato alla mia vita. Sognavo da piccola di diventare un medico, forse per i numerosi problemi di salute che ho avuto, forse per un desiderio inconscio di poter essere di aiuto a chi stava male… poi da “grande” nella concretezza delle possibilità e dello sbocco lavorativo che avevo scelto, sognavo di aprire un’attività propria. E intanto il Signore continuava il suo pensiero su di me… ma io non lo intuivo… fin che un giorno ho conosciuto la realtà, lo spirito, lo stile di vita dell’Istituto delle Suore Rosarie.

E’ stato davvero come un cadere da cavallo, nel senso che lì ho scoperto un altro mondo che però in qualche modo richiamava lo stile che avevo assunto e fatto mio in famiglia: la semplicità.

In famiglia fin da piccoli i nostri genitori ci facevano pregare insieme, soprattutto nei mesi di maggio e di novembre, la preghiera del Rosario. È la preghiera con cui siamo cresciuti, quella che ci ha uniti proprio come la corona del Rosario, quella che ci sostiene e che ci incoraggia nei momenti di dolore e di fatica. È la nostra preghiera e credo che proprio per questo il Signore mi abbia voluto chiamare a far parte della famiglia delle Suore Rosarie.

Sono già vent’anni che ho risposto sì a Dio e in questi anni ho potuto conoscere la fedeltà con cui Dio mi ama, la sua pazienza nell’attendere che in me si compia la Sua volontà, il suo amore che “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13,7).

Dopo i voti perpetui ho avuto il dono di vivere un’esperienza di tre anni in Bolivia e in Cile. L’incontro con altre culture e con altri stili di vita mi ha aperto un orizzonte di speranza anche se all’inizio non è stato facile accogliere e far proprie tante situazioni di disagio, di povertà, di abbandono. Penso che non siamo mai pronti ad affrontare tali situazioni e che sia quasi naturale sentirsi impotenti davanti al pianto di bambini o di mamme che non hanno ciò di cui sfamarsi o quanto necessario per affrontare piccoli o grandi problemi sanitari. Durante l’esperienza in missione ho incontrato molte persone, molti bambini, molti giovani desiderosi di essere accolti, ascoltati, accompagnati. È il nostro impegno di donne consacrate: portare a tutti, nel servizio, il messaggio di Gesù, un messaggio di condivisione, di vicinanza, di comunione, di affetto, di preghiera perché come ci dice papa Francesco “la vita cresce e si sviluppa nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri” (Ev. Gaudium).

Gli atteggiamenti educativi che caratterizzano la nostra opera di suore Rosarie sono espressi nel documento d’Istituto del 1925 e ripresi nella Regola di vita:

“… le Rosarie si guarderanno sempre come formanti una stessa famiglia. Metteranno quindi una cura speciale perché tra esse regni sincero e costante lo spirito di nostro Signore… tanto da essere davvero e sempre un cuor solo e un’anima sola…  Chiamate da Dio ad essere educatrici, le suore Rosarie avranno presente che devono tutte concorrere a quest’opera, ciascuna a seconda del proprio ufficio e delle proprie forze…”

In questo stile desideriamo riaffermare con sempre maggior consapevolezza la nostra missione: essere strumento e risposta alle aspirazioni più profonde dell’infanzia e della gioventù, specialmente di chi è meno amato e formare personalità umane e cristiane capaci di affrontare responsabilmente la vita e di assumere il proprio ruolo nella società e nella Chiesa.

Attualmente siamo impegnate nelle scuole dell’infanzia e negli orfanotrofi, nelle scuole elementari, nelle parrocchie, nella catechesi. Negli ultimi anni, anche in “case-famiglia” che accolgono minori in difficoltà, su segnalazione dei Servizi Sociali Territoriali.

Ora il mio servizio, oltre ad incarichi di responsabilità nell’Istituto, è nella realtà della casa famiglia dove accogliamo giovani ragazze che per diversi motivi sono momentaneamente allontanate dal loro nucleo familiare. A loro offriamo il nostro essere donne e madri, nel desiderio di portare nella loro vita piccoli semi di speranza, di bontà, di futuro, affinché possano essere loro stesse a intraprendere il loro cammino con il bagaglio costruito e arricchito anche attraverso la sofferenza.

Il motto delle nostre prime madri “La mano all’opera, il cuore a Dio” è ancora attuale e ci vivifica ancor più oggi, quando molti segnali di condivisione e solidarietà responsabile rendono più urgente il bisogno di conservare e formare il cuore attraverso il valore sociale e storico esclusivo del messaggio evangelico.

Suor Flavia Prezza

Istituto Suore B. V. Maria Regina del Ss. Rosario

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This entry was posted on martedì, dicembre 17th, 2013 at 9:21 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.

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