APPUNTI… dalla biografia di una felice Figlia di Maria Ausiliatrice

Rosanna 7Recentemente il Centro Studi USMI ha pubblicato un bel libro che raccoglie la storia di “religiose coraggio” (Francesco LAMBIASI, Innamorate e felici. Dieci storie di donne consacrate). E’ un libro che si legge con gusto e con commozione perché trasuda vita, dedizione, sacrificio, gioia.
Non è però del libro che vorrei parlare (anche se ne consiglio vivamente la lettura), ma del titolo, che mi ha subito affascinato. “Innamorata e felice” vorrei che fosse il titolo da dare alla mia lunga vita che sta per varcare la soglia dei cinquant’anni di professione religiosa.
Cinquant’anni. Quanti! E quanta grazia! Quanti doni! Ma anche quante fragilità e pigrizie… tutte farina del mio sacco, ma che mi hanno aiutato a fare quel cammino interiore (il più lungo della mia vita) che sto ancora percorrendo fin che Dio vorrà. Arrivata a 76 anni si sente che l’ultima tappa è vicina e se ne intravede l’orizzonte, si ha bisogno di più fede, di più preghiera, di più solidarietà… per non avere paura.
La mia vita religiosa si è snodata, dopo il periodo della prima formazione iniziale e degli studi, in tre tappe: l’insegnamento e le responsabilità accademiche per circa 40 anni e il servizio al Dicastero per la vita consacrata per circa otto anni. Ora, da circa un anno, sono a Concesio (Brescia) nella casa Natale di Paolo VI.
La prima lunga tappa della mia vita a contatto con studenti laici e religiosi di tutto il mondo  nelle Pontificie Università e Facoltà romane (l’Auxilium in primis, poi l’Università Salesiana e il Claretianum) è quel “primo amore” che uno si porta dentro come ricchezza e che non si dimentica mai. Ancor oggi, quando entro in una Università mi sento a casa e saluto tutti i giovani che incontro, come se fossero i miei studenti di un tempo. Qualcuno di questi certamente avrà pensato: “E chi è questa che ci saluta e noi non l’abbiamo mai vista? Ma io questi giovani li ho visti e li conosco perché me li porto nel cuore sempre come don Bosco. Mi ricordo di una sua frase che ho fatto mia: “Basta che siate giovani perché io vi ami”.
Io credo molto nella scuola, nell’università come palestra di formazione di vita. Papa Francesco, in Piazza S. Pietro, ha detto recentemente a 300.000 studenti: “Non facciamoci rubare l’amore per la scuola”. E ancora: “L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa, o arricchisce o impoverisce, o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, del bene e del bello”. “E questo – ha spiegato – avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti ingredienti. Ecco perché ci sono tante discipline! Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo”.
Da Salesiana educatrice non posso che sottoscrivere pienamente queste parole. Grazie Papa Francesco!
Quanto mi ha arricchito anche il contatto con religiose o laici/laiche educatrici, innanzitutto nella mia comunità e poi nei diversi Paesi del mondo: Italia, Europa, America Latina, Medio Oriente, Estremo Oriente… A tutto questo vanno aggiunti le Settimane sociali dei cattolici italiani, i Convegni della Chiesa italiana, il Sinodo di Roma e i Sinodi dei Vescovi, gli incontri al Ministero della Pubblica Istruzione e tanto altro. Un impegno a 360 gradi e con gioia sempre. Quanta fiducia mi è stata data e quanta responsabilità da parte mia! Signore, perché a me?
Rosanna 4Quante volte sono partita con la valigia in mano e le “sudate carte” in borsa per offrire conferenze ed esperienze frutto dei miei studi e delle mie riflessioni… Ho vissuto – fino a un anno fa – in una comunità internazionale e ho appreso a valorizzare le risorse delle diverse culture. La solidarietà dell’Africa, la profonda spiritualità dell’Oriente, la dedizione ai poveri che caratterizza i popoli dell’America Latina, la forza propositiva e missionaria dell’Europa e dell’Italia, la terra più bella del mondo… Vivendo a contatto con persone di culture diverse si conosce maggiormente la propria cultura e si impara ad apprezzare ciò che è diverso, si resta stupiti di fronte alla magnanimità di Dio che arricchisce dei suoi doni tutta l’umanità e vuole che ci doniamo reciprocamente questi doni.
1199268986808Poi, all’improvviso, è venuta la chiamata di Giovanni Paolo II. La nomina mi ha colto di sorpresa. E’ proprio vero che Dio non finisce mai di stupirci con le sue sorprese, che sono sempre grandi atti di fiducia, anche quando non siamo in grado di capirlo subito. Ho ubbidito con fede e fiducia e lentamente ho imparato a vivere questa nuova obbedienza.
Don Bosco e Madre Mazzarello ci hanno insegnato ad amare la Chiesa, l’hanno amata e servita con tutte le proprie forze e noi Figlie di Maria Ausiliatrice siamo chiamate a percorrere le loro orme. Ogni giorno, andando in ufficio e attraversando la Basilica di San Pietro, mi soffermavo a guardare il quadro di madre Mazzarello e la statua di don Bosco (che casualmente sono posti l’uno di fronte all’altro) e chiedevo loro di darmi quell’amore alla Chiesa e al Vicario di Cristo che ha caratterizzato la loro vita e li ha portati a spendersi totalmente e con gioia per l’educazione dei giovani, in particolare dei più poveri.
Il mio servizio nella Congregazione per la Vita consacrata è stato un gesto di fiducia del Santo Padre non solo nei miei riguardi, ma verso il mio Istituto e uno stimolo per ogni Figlia di Maria Ausiliatrice a rinnovarsi nella fedeltà al Vicario di Cristo e nell’adesione sincera e generosa ai suoi insegnamenti.
Ogni nomina, ogni chiamata, ovviamente, comporta una responsabilità. E noi donne religiose dobbiamo farci apprezzare proprio per il senso di responsabilità, per la serietà, la competenza, l’impegno serio e costante nel lavoro, la cordialità e l’accoglienza e in primis, ovviamente, per la fedeltà al Magistero e la consapevolezza che ogni nomina significa la richiesta di un servizio di evangelizzazione. Dobbiamo essere testimoni credibili e gioiose del Signore nel nostro servizio, immagini trasparenti di Lui sempre e ovunque.
Rosanna 3Quanto ho goduto della vicinanza al Santo Padre, del servizio diretto alla sede Apostolica! Dopo San Giovanni Paolo II, c’è stato Benedetto XVI. Un grande Papa, il quale, forte della mitezza evangelica – come ha scritto Padre Piergiordano Cabra (uno dei miei maestri, che ho ritrovato qui a Brescia, operoso come mai, nonostante il grave male che lo affligge) – ha invitato ripetutamente i consacrati alla parresia, al coraggio e alla franchezza di servire il Signore che dà la sua gioia a coloro che lo seguono. Una parresia non contro qualcuno, ma per testimoniare l’amore di Cristo e per Cristo. Egli stesso ne ha dato un chiaro esempio, annunciando la verità senza fanatismi, propugnando la fede nel rispetto della ragione, promovendo la gioia senza chiudere gli occhi sulle miserie umane. E rinunciando al momento opportuno.
Un’altra cosa vorrei dire riguardo a questo periodo della mia vita. Fin dal momento della nomina, prima ancora che fosse pubblica, iniziai a guardare le religiose e i religiosi, le monache e i monaci e tutti i consacrati e le consacrate con un altro occhio. Con uno sguardo preferenziale, con il cuore, come si fa coi membri della propria famiglia, con le persone care, con i propri amici.
Certo, questo nuovo servizio cambiò radicalmente la mia vita. Mi mancava la convivenza quotidiana con gli studenti e con le giovani religiose. Mi mancava la mia comunità (che per me era la più bella del mondo, anche se ne conoscevo dal di dentro le fatiche…).
Il nuovo compito comprendeva diverse incombenze, una diversa dall’altra e tutte nuove, ma non esclusivamente “da tavolino…”. Dietro ogni documento, ogni lettera, ogni pratica ho sempre visto un volto, un Istituto, una storia, una gioia, un dolore… E, servendo i miei fratelli e sorelle consacrati, ho imparato che la vita consacrata è “dentro” la vita della gente, porta il peso dei suoi problemi, delle sue gioie, dei suoi sogni…; che la mia vita nel “cuore della Chiesa” era comunque un servizio ai giovani, ai giovani a cui mi manda la mia missione di salesiana…: quelli entusiasti delle GMG e quelli delle periferie che patiscono la fame e l’abbandono…
Mi ha fatto del bene incontrare anche persone consacrate sofferenti e provate, capaci di valorizzare il dolore e la fatica e di reagire alla tentazione dello scoraggiamento con determinazione e dignità. E’ stata una grande scuola per me, perché non mi perda mai nei rivoli delle problematiche senza senso o delle sofferenze inutili…
Quando il 15 ottobre 2012 terminai il mio servizio come Sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata, concludendo il saluto di congedo citai – adattandola – una affermazione di Ferruccio De Bortoli nella prefazione a un libro sul Cardinal Carlo Maria Martini (Storia di un uomo, di Aldo Maria Valli). Egli riporta un proverbio indiano che il Cardinale cita nel suo libro Le età della vita. “Nella prima età si studia, nella seconda si insegna, nella terza si riflette e nella quarta si impara a mendicare”.
Oggi, in questo 2014, per quanto riguarda la mia vita, alle porte dei 76 anni, penso di trovarmi sul crinale tra la terza e la quarta età. Riflettere e mendicare è l’esperienza che il Signore mi chiede di fare in questo nuovo tratto di cammino. Per questo invoco da Dio forza e vigore e da coloro che mi vogliono bene aiuto e vicinanza.
Lasciando il Dicastero non senza soffrire, confesso che nei sette anni e cinque mesi del mio servizio ho vissuto un tempo felice, ricco di esperienze, di conoscenze, di interscambi, di incontri con tante persone, che hanno fatto più bella e ricca la mia vita… Anche i superiori e membri tutti del Dicastero, diversi per nazionalità, competenza, incarico, età, esperienza, mi hanno dato molto, tanto, immensamente  di più di quanto io non abbia saputo dare.
Di quanto ho vissuto e ricevuto in questo servizio ringrazio il Signore e ciascuno dei membri del Dicastero, per la fiducia e la simpatia che mi hanno donato, nonostante l’esperienza – per la prima volta – di avere un sottosegretario donna, per di più lombarda con un carattere schietto e poco dolce. Un grazie speciale anche perché ogni membro del Dicastero mi ha insegnato con la vita a mettermi a disposizione, a solidarizzare, a guardare con pace i problemi nella certezza che Dio prova perché ama e che sempre possiamo e dobbiamo sognare – anche per la vita consacrata – un futuro che lasci spazio alla potenza di Dio e alla forza costruttiva delle beatitudini.
Mi sostiene il salmo 83/84, che recito ogni mattina:
Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio.
Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente,
anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni.
Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.

Ti chiedo, Signore, che nel mio cammino futuro cresca – per Tua grazia – il mio vigore.
E ora eccomi a Concesio, nella casa Natale del grande Paolo VI, presto beato. E’ il Papa della mia giovinezza, dei grandi incontri dell’Azione cattolica allo stadio di San Siro a Milano. E’ il Papa della Evangelii Nuntiandi e della Gaudete in Domino.
imagesESFOJ98YDi quello che mi è richiesto so ancora troppo poco. Sto imparando e tanti mi insegnano con pazienza e generosità. Ovviamente “Roma” mi manca… ed è normale. Come diceva San Giovanni Paolo II, bisogna vivere Roma e io l’ho vissuta veramente.
Anche qui le cose da fare sono molte e varie: la custodia della casa natale, l’accoglienza dei pellegrini, la collaborazione con il Centro di Studi e ricerche Paolo VI, la collaborazione con l’Opera per l’educazione cristiana, il servizio alle parrocchie e, … per non dimenticare il passato, il servizio agli Istituti di vita consacrata e ai monasteri (le monache occupano un posto speciale nel mio cuore perché da loro ho ricevuto e ricevo molto), quando sono richiesta. Non c’è tempo per annoiarsi o per rimpiangere… E poi, come mi scriveva un santo padre Passionista del Dicastero, anche qui c’è un Signore da adorare e ci sono fratelli e sorelle da amare. E questo mi basta e mi dà gioia.
Ora ci prepariamo alla beatificazione di Paolo VI e fervono già i preparativi. Voglio vivere intensamente questo periodo di grazia e guardare avanti.
Dulcis in fundo: siete tutti invitati a Concesio. Venite presto.
                                                      Sr Enrica Rosanna, fma

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This entry was posted on mercoledì, giugno 4th, 2014 at 9:21 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.

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