Creazione/Corruzione 2

«E Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era una cosa molto buona» (Gn 1,31).
CREAZIONE CORRUZIONE2Dio guarda e vede: grande è la malvagità degli uomini il male sulla terra, ogni intimo intento del loro cuore era sempre male (cf. Gn 6,5).
Due sguardi, due situazioni di vita: il molto buono in mano all’uomo che voglia sostituirsi a Dio diventa corrotto.
Immagino la dolcezza della contemplazione di Dio di fronte all’opera delle sue mani, alla fiducia posta nell’ultima opera, sua immagine: l’uomo e la donna. Cosa molto buona.
Il suo sguardo si posa con tenerezza e sogna. Ma l’uomo non regge al sogno di Dio. Perché non posso anch’io creare come lui? Sembra dirsi da subito. E la corruzione del cuore diventa azione malvagia, prima contro il fratello, poi contro la natura, poi… molto altro. Tanto che Dio quasi prova un senso di “pentimento” nei confronti della creazione dell’uomo…
Ma no, riprendiamo a dare fiducia.
Così il salmista può dire ancora con stupore che Dio guarda dal cielo e vede: «i suoi occhi osservano attenti, le sue pupille scrutano l’uomo» (Sal 10,4). E ancora: «Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte» (Sal 102,20). La corruzione che rende schiavi, che fa prigionieri, che uccide… può ricevere uno sguardo di amore che le dona salvezza. Anche il mio sguardo può creare e può corrompere se il cuore non è sano.
Paola Furegon sfte
Giornalista

“La creazione è piena di bellezza, basta contemplare di notte il cielo stellato per sprofondare nello stupore di un’infinita ricchezza e di una misteriosissima armonia.
L’uomo perciò ha sempre amato la natura e oggi sembra volerne preservare la bellezza, proprio mentre la deturpa sempre di più. Ma la natura possiede anche aspetti tutt’altro che confortevoli: è natura anche il virus dell’aids o dell’ebola, è natura anche lo tsunami che travolge in un istante migliaia di persone, è natura il morso mortale del serpente boa o il cancro che divora le carni.
L’uomo perciò si è anche sempre difeso dalla natura che pure amava, ha sempre percepito questo potere spietato e “ascoso”, come cantava Leopardi, che a comun danno impera.
Per cui viviamo in una sorta di paradosso: c’è tanta bellezza nel creato e c’è pure però tanta morte e tanta violenza. Amiamo godere di tutta questa ricchezza, ma sappiamo anche che le stesse leggi dell’armonia cosmica sono quelle che ci uccidono.
Perché le cose stanno così? Perché viviamo, come esseri umani, dentro un paradosso? Perché aneliamo ad una bellezza piena, senza ombre, che pure non vediamo da nessuna parte del creato?
Qui le filosofie possono riflettere molto, ma sono solo le vie di salvezza che hanno elaborato risposte convincenti. E la risposta cristiana è semplice:  la corruzione, la morte, il lato ostile e mortifero della natura, non appartiene al progetto creativo originario di Dio: Dio non ha creato così il mondo: questo mondo non è il Regno d Dio, ma una sua drammatica distorsione: la Creazione attuale è come filtrata da uno specchio deformante.
Ecco perché da una parte la amiamo, in quanto resta comunque un’immagine di Do, ma dall’altra ci ferisce e ci uccide, in quanto quell’immagine è stata violentata e, direi, mostruosizzata.
E noi, la nostra coscienza, non siamo che lo specchio di questa duplicità, noi stessi cioè siamo duplici, siamo luce e siamo tenebra, siamo divini e siamo diabolici.
E’ il Cristo che ci rivela la via della riconciliazione, in lui possiamo iniziare in ogni istante quel processo che ridà alla creazione e all’uomo, che ne è l’apertura cosciente, la sua integrità, indirizzandoci verso quel Giorno, in cui la corruzione verrà dissolta del tutto, e l’Eterno splenderà nei nostri corpi incorruttibili”.
Marco Guzzi
Scrittore Saggista

In principio, generalmente da bambini, è il gioco del “facciamo che”: un sogno, una visione, uno stupore che osa immaginare, occhi che vanno a pescare tra le stelle, esploratori che seguono il profumo delle rose dei venti. Anche alla creazione che può emanare da noi esseri umani sembra necessaria e connaturata un’innocenza ardimentosa, che racchiude in sé una primigenia ricerca di Bene, una condivisa attesa di Bellezza. Ma questa innocenza è indifesa e facile a perdersi, per via dei vasi di creta che siamo e del nostro maldestro rapporto con il Tempo (problema solo e tutto umano). La corruzione che degrada, svilisce e distrugge un pezzettino per volta, non in un colpo solo, avviene come per erosione di vento e di pioggia, quando si perde di vista quell’orizzonte più alto variamente immaginato da piccoli, eroso dalla cinica urgenza del presente e dall’adulta distrazione del vantaggio immediato. Oppure, la corruzione può sortire i suoi effetti anche attraverso un processo di accumulo e sedimentazione che oblitera il cuore, una progressiva prostituzione degli occhi, se il giorno in cui, guardandoci allo specchio, senza scandalo ci scopriamo diventati gli uni, mercanti che vendono la mappa del cielo ridotta alla scala della nostra pancia; gli altri, tronfi collezionisti di patacche che liberano dall’impegno di ogni discorso sull’essere. Tuttavia, le cronache narrano il non poi così raro caso che a certuni il cuore non si ferma, qualcosa non smette di bruciare per le vene, la voce dalla bocca esce e diventa parola, le mani non si scordano di volare e non s’addormentano: sono i Neruda, i Don Chisciotte, le Szymborska che incontrano i Vermeer per salvare il mondo con una brocca di latte dipinta e una poesia. O sono anche i veri appassionati di Dio, che Gli creano i più bei luoghi di culto restaurando la carne e l’innocenza ferita di un altro essere umano. Ma, si dirà, tutti questi certuni sono solo degli svampiti che vivono d’aria e fantasia. No, tutti questi certuni sono solo dei bambini che per difendere l’innocenza ardimentosa e creativa dalla cinica corruzione, giocano seriamente con la vita al “facendo che” devono cercare il futuro, mentre attraversano boschi di spine, naufragi, esili, e inferni completamente terrestri.
Simona Melchiorre
Archivio e ricerca Istituto Suore Rosarie

E Dio disse… e fu la luce e la vita di ogni essere. La creazione, come la nuova creazione nel Verbo fatto Carne, è questione di Silenzio e di Parola che sono capaci di creare perché sono azione e volontà di donare la vita all’altro.
Corruzione è l’esatto contrario: è utilizzo di una parola che non è seguita da un azione per il bene. La stessa parola è incapace di vita e nasce dal frastuono di creature che, più che dare la vita, mirano a sfruttarla quanto più possibile.
La parola che in noi nasce dal silenzio e si lascia fecondare da Cristo e dalla sua Parola datrice di vita: la parola che si confronta e si lascia plasmare dalla Verità e dalla Misericordia di Dio è capace di collaborare alla Creazione, che è sempre in atto. Con un silenzio non abitato dal rancore e dal giudizio e con una Parola capace di manifestare Amore è possibile ridare la vita ad un cuore che attende vita.
In un silenzio che ospita il rancore e il giudizio non può che nascere una parola che corrompe e mortifica l’altro. Una Parola che non permette all’altro di esistere è parola che non genera vita.

La differenza tra creazione e corruzione è il tipo di silenzio che l’avvolge: la creazione è quando il silenzio genera la parola e si lascia convertire dalla Parola; la corruzione è quando il silenzio è sostenuto dal sospetto, dalla diffidenza, dall’inganno, dal profitto.
Il brano del Libro della Genesi sul diluvio (6,5-8; 7,1-5.10), «ci fa pensare — ha detto il Pontefice — alla capacità di distruzione che ha l’uomo: l’uomo è capace di distruggere tutto quello che Dio ha fatto» quando «gli sembra di essere più potente di Dio». E così «Dio può fare cose buone, ma l’uomo è capace di distruggerle tutte».
Anche «nella Bibbia, nei primi capitoli, troviamo tanti esempi, dall’inizio». Ad esempio, ha spiegato Francesco, «l’uomo chiama il diluvio per la sua malvagità: è lui che lo chiama!». Inoltre «l’uomo chiama il fuoco del cielo, in Sodoma e Gomorra, per la sua malvagità». Poi «l’uomo crea la confusione, la divisione dell’umanità — Babele, la Torre di Babele — per la sua malvagità». Insomma, «l’uomo è capace di distruggere, noi siamo tutti capaci di distruggere». Ce lo conferma, sempre nella Genesi, «una frase molto, molto acuta: “Questa malvagità era grande e ogni intimo intento del loro cuore — del cuore degli uomini — non era altro che male, sempre”».
Non è questione di essere troppo negativi, ha fatto notare il Papa, perché «questa è la verità». A tal punto che «siamo capaci di distruggere anche la fraternità», come dimostra la storia di «Caino e Abele nelle prime pagine della Bibbia». Un episodio che, appunto, «distrugge la fraternità, è l’inizio delle guerre: le gelosie, le invidie, tanta cupidigia di potere, di avere più potere».
«Gesù ci ricorda» continua papa Francesco: “Ricordate. Ricordatevi di me, che ho versato il mio sangue per voi; ricordatevi di me che vi ho salvato, vi ho salvati tutti; ricordatevi di me, che ho la forza di accompagnarvi nel cammino della vita, non per la strada della malvagità, ma per la strada della bontà, del fare il bene agli altri; non per la strada della distruzione, ma per la strada del costruire: costruire una famiglia, costruire una città, costruire una cultura, costruire una patria, sempre di più!» (Omelia del 17 febbraio 2015).
Sr Maria Grazia Neglia
Suore di San Giuseppe del Caburlotto

Il pensiero dell’Eterno divenne Parola e il suo Soffio energia creatrice : ogni cosa fu ‘tratta dal nulla’, resa esistente, visibile…il biblico ‘barah’ esprime l’agire proprio di Dio, la volontà di partecipare lo splendore immenso della sua opera ad un interlocutore e collaboratore designato…il contrasto di luce e tenebra appare primo ammonimento: attraverso la possibilità di generare e trasformare l’arido terreno in fertile giardino ormai con fatica e  sudore, infatti, l’orgoglio di quel fallimento, delirio d’onnipotenza, per sempre tenebra del suo occhio, impedirà  all’uomo di vedere veramente, all’essere di contemplare e ringraziare riconoscente, di rendere lode per il dono di acqua ed energie vitali anch’esse solo ricevute…La sua autoesaltazione, ogni volta, alimenta a dismisura il suo dominio egocentrico, l’illusione di possesso e proprietà di quanto lo circonda, esseri viventi e suoi simili compresi.
In un momento, l’atto sublime ed ineffabile del Creatore…la mano aperta o la scia del suo passaggio, il farsi dell’universo, compreso quel Bing Bang, pomo della discordia tra scienza e fede, lo scoccare di una scintilla, deflagrazione dell’azione trasformante dello Spirito, principio senza tempo che le potenzialità attiva e manifesta…mostrano la speranza del cuore di Dio ferita dall’ingratitudine, mentre s’ infrange sulle asperità dell’incomprensione, nello scontro tra bene donato gratuitamente e rifiuto totale: quel sesto giorno atteso, desiderato, sperato, connotato di divino-umanità, non sarà più eterno… quel limite, atavico tarlo, corromperà per sempre felicità e gioia, comprometterà  l’integrità della relazione profonda ed esclusiva tra Dio e l’uomo, origine di ogni altra…anche il corpo, la natura e l’universo, ne subiranno effetto: tutto inevitabilmente si  corrompe, si sgretola, si dissolve, si trasforma, perdendo l’unità intrinseca, giunge a decomposizione e la morte sembra trionfare.  Era tenebra prima o  autentica tenebra avvolse la terra dopo?  E dopo aver colmato la misura altre acque ricoprirono la terra non più ‘informe e vuota’… Finché Dio stesso, per porvi rimedio, non decise di operare in Cristo una nuova Creazione  opponendo alla corruzione di cui l’uomo è capace, in ogni ambito e misura, la possibilità, la novità della grazia, una nuova nascita per immersione nelle acque della salvezza, vita nuova ed eterna nel  Sangue dell’Agnello, la speranza, la realtà e la gioia della Resurrezione…
Agostino pregava:  “Tu, Signore, facesti il mondo dalla materia informe, quel quasi niente che facesti dal nulla, per trarne poi cose che noi, figli degli uomini, ammiriamo”. (Agostino, Confessioni 22.8). Oggi, forse, direbbe: ‘Tu, o Dio, dal nulla traesti ogni particella infinitesima d’informe materia ponendovi capacità di raggiungere forma già da te prevista, voluta… ma solo in Te il cuore dell’uomo può conservarne disegno, accoglierne e custodirne valore, senza contaminare ogni cosa trasformando preziosità di ciò che lo circonda in un abisso di miseria, rimanere vigile e non lasciarsi corrompere o ridurre in puro veleno la mente che tutto ha il potere di rendere voragine infernale… Nulla resiste alla corruzione quando l’essere è sacrificato ad altro, la libertà e la gratuità sottomesse all’interesse, alla miseria del potere di alcuni sulla vita di altri: diabolica insensatezza di buia tenebra irrazionale tenta di distruggere l’uomo e il poco bene intravisto e realizzato a fatica nei secoli… persino il credo dell’uomo è corrotto e usato dal moderno possesso di Dio ridotto a miserabile sanguinario idolo dagli emissari di satana che ne domina e usa menti e corpi, dopo averne traviato il cuore e la coscienza… Ricrea e rinnova, o Dio, ogni giorno, il primo atto della tua volontà, dài vita alla Terra, custodisci, salva i tuoi figli, mostra la tua certa salvezza nel nostro essere e per l’umanità del terzo millennio. In Te solo crediamo e speriamo, Creatore e Signore della vita’.
Concetta Sinopoli
Docente di Bioetica Scrittrice

“Creazione” e “corruzione” sono termini posti apertamente in antitesi nella Lettera ai Romani di San Paolo (8,19-21): “Poiché la creazione attende con gran desiderio la glorificazione dei figli di Dio. La creazione, infatti, è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria inclinazione, ma per volontà di Colui che ve l’ha assoggettata, con la speranza che la creazione stessa un giorno sarà liberata dalla servitù della corruzione, per aver parte alla libertà della gloria dei figli di Dio”. La “vanità”, in questo contesto, è la forza di distruzione, la legge del continuo mutamento e della morte. È la “servitù della corruzione”, appunto: ovvero la condizione che impone alla natura il perire e il dissolversi, quella “forza operosa” che nella prospettiva materialista di Ugo Foscolo “affatica” le cose “di moto in moto”, le trae dal nulla e al nulla le restituisce.

Alla Lettera ai Romani fa eco la seconda Lettera di San Pietro (1,3-4): “La divina potenza, infatti, ci ha donato tutto ciò che giova per la vita e la pietà, avendoci fatto conoscere Dio Padre, che ci ha chiamati alla fede per manifestare la sua gloria e potenza, in grazia delle quali ci ha messi in possesso dei preziosi e magnifici beni promessi, affinché per mezzo di questi voi diveniate partecipi della natura divina, se fuggite la corruzione che esiste nel mondo a causa della concupiscenza”. Come dunque la realtà naturale terrena anela a essere liberata dalla propria finitezza e ad avere parte anch’essa alla gloria dei figli di Dio, così i credenti – accettando i doni splendidi promessi dal Padre – ambiscono a conformare la loro natura umana alla Sua natura, fuggendo quella “concupiscenza” che infetta il mondo visibile mediante la corruzione.
La parola “creazione”, dunque, esprime una realtà di “unione”, anzi potremmo dire di “comunione” fra il divino e l’umano, fra il Creatore e la creatura. In tal senso, il vocabolo “corruzione” si oppone radicalmente a essa anche sotto l’aspetto etimologico: “corrompere” deriva proprio dal verbo latino “currumpere”, ovvero “rompere in tante parti”, spezzare con violenza ciò che costituiva una cosa sola.
Lorenzo Terzi
Bibliotecario – Archivista