Autorità e Servizio in 10 righe (1)

 

tavolo_virtuale Lo sviluppo delle reti sociali digitali sta contribuendo a far emergere una nuova “agorà, una piazza pubblica e aperta in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità… Lo scambio di informazioni può diventare vera comunicazione, i collegamenti possono maturare in amicizia, le connessioni agevolare la comunione”. E’ facendo memoria di queste sollecitazioni di Benedetto XVI che vogliamo – all’interno del sito dell’USMI – al concludersi delle celebrazioni dei 50 anni dalla approvazione definitiva dello Statuto, dare inizio a una nuova forma di comunicazione.
L’intervista a persona singola ci sembra oggi inadeguata. Il pensiero è multiplo e la possibilità di esprimerlo raggiunge confini illimitati. Le potenzialità delle reti sociali sono infinite. Per questo, come gruppo riunito nel nome del Signore, vogliamo che i molteplici interventi, che andremo man mano pubblicando, siano una espressione delle diverse angolature dalle quali un tema può essere trattato; intendiamo offrire un ‘nostro’ apporto alla evangelizzazione nuova. La realtà esistente, a volte, è amara e critica, e uomini e donne di oggi vivono momenti di solitudine e angoscia. Nel loro umano andare in questo nostro tempo vogliamo che il ‘nostro dire’ sia anch’esso un ‘prendersi cura’, un ‘scrivere bene’ di temi che siano utili a suore e non, e comunichino vita, siano semi di speranza e di comunione, di gioia. 

Scriveremo di temi vari inerenti all’attualità. Il primo con cui diamo inizio a questa rubrica è il tema autorità/servizio. Perché – come ha detto papa Francesco alle superiore membri della UISG – “adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo ‘spogliamento’ di chi esercita l’autorità”.  “Non dobbiamo mai dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”.  Che è il simbolo supremo dell’amore di Dio per l’umanità tutta. E’ sempre la strada dell’amore che ha Dio come origine e come motivazione, come input e come finalità. Del resto “l’amore di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare“. (Benedetto XVI).

Biancarosa Magliano
Direttore responsabile

 

Che cosa unisce l’autorità e il servizio? Il Vangelo è il punto profetico che unisce un binomio difficile da conciliare. Solo un’autentica mentalità evangelica permette di vivere l’autorità come servizio, sulle orme di Cristo che si cinge il grembiule e come servo lava i piedi ai discepoli. Tale rovesciamento di prospettiva contesta l’attitudine mondana di servirsi dell’autorità per dominare gli altri. Gesù ci ha ammonito: “Non così sia tra voi!” (Mt 20,26).
In adempimento al comando di Gesù, nella Chiesa e nella vita religiosa, il compito dell’autorità viene inteso come servizio evangelico dell’autorità, una prospettiva che richiede costante vigilanza sulla tentazione del potere e attitudine all’ascolto e al dialogo per lasciarsi evangelizzare e poter condurre la comunità verso una sempre più profetica testimonianza evangelica.
Di questa autorità evangelica il mondo ha sempre più bisogno e quando la vede incarnata ne rimane affascinato e convinto. La testimonianza di papa Francesco ne è prova.

Sr Marta Finotelli sjbp
vicepresidente USMI nazionale
 

Autorità ha a che fare con legittimazione, stima, credito, considerazione, testimonianza.  Servizio  è dedizione, disponibilità, ascolto, ideale. Il connubio tra autorità e servizio  è per me la sostanza  dell’impegno politico.
Di questi tempi purtroppo non è sempre così. Dobbiamo lavorare su noi stessi e sugli altri perché autorità e servizio possano rinnovare la politica stessa, le istituzioni, i partiti anche per uscire da un’eccessiva autoreferenzialità.
Il compito nobile di un partito  è tenere insieme le persone, impegnarle in un progetto solidale e condiviso per il bene comune. Troppe volte abbiamo smarrito il senso di questo stare insieme. Il senso della comunità. Ma da  soli non ce la facciamo.
Ora abbiamo un grande esempio. Papa Francesco. Egli non si comporta da padre pontificante,  ma da servo autorevole quando dice ai fedeli ” Pregate voi per me”.
Queste parole sono la fonte più alta di ispirazione della nostra azione.

 Annamaria Parente
Senatrice PD – Responsabile Nazionale Formazione Politica PD

 

Autorità/Servizio s’incrociano e si uniscono come il materno con il paterno, racchiudendo in sé  tutti e due. L’Autorità conduce verso la libertà senza nulla chiedere in cambio se non il rispetto, dando servizio, che richiede impegno senza riserve, dedizione totale verso qualcuno, responsabilità di prendere in carico i problemi e incombenze, fornire soluzioni. costruendo insieme, prendendo l’imprevedibile, gestendo le eccezioni. L’Autorità ha il compito arduo di essere sempre presente. Chi si assoggetta a lei, le/gli viene insegnato a camminare, a crescere, ad andare. Tutti noi siamo a momenti Autorità, ognuno nel suo ambito d’azione e allo stesso tempo siamo assoggettati ad  Autorità a cui ci affidiamo sperando nel meglio, per realizzare determinati scopi comuni. L’importante è che l’Autorità non sia  autoritaria e irresponsabile, e che il Servizio reso non sia una forma di ricatto per schiavizzare,  altrimenti non ci sarà  crescita per nessuno ma solo caos e inadeguatezza.

Adriana Moltedo
Esperta di comunicazione istituzionale

 

Autorità (politica, civile, religiosa) oggi è sinonimo di ostacolo alla realizzazione personale, in realtà essa si pone come servizio per la società favorendo la mediazione tra gli individui. In un mondo dove la competizione interpersonale e il voler prevalere sull’altro dominano, l’autorità limita in minor parte le nostre libertà, ma mira a salvaguardare la solidarietà e la collaborazione sociale: se ognuno dovesse pensare solamente ai suoi interessi, torneremmo in poco tempo alla “legge della giungla”, senza nessun tipo di aiuto o sostegno da parte degli altri. Paolo VI disse: “Non esiste forse un rapporto misterioso tra la rinuncia e la gioia, tra il sacrificio e la dilatazione del cuore, tra la disciplina e la libertà spirituale?”; quindi la persona, pur nella fatica, deve cercare di collaborare ai progetti comuni ed allo stesso tempo l’autorità politica e religiosa si deve adoperare perché il singolo possa giungere alla propria realizzazione in campo sociale, lavorativo e spirituale.

Orsola Chini
studente

 

Il punto di riferimento per comprendere il rapporto tra servizio e autorità è Gesù Cristo. Per il suo esempio di filiale obbedienza al Padre e per le sue parole: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). A Cristo infatti abbiamo consacrato la nostra vita. L’autorità è servizio, è dare la vita, è mettersi in ascolto di Dio per guidare i fratelli e le sorelle a compiere la sua volontà. Chi ha ricevuto l’incarico di esercitare l’autorità deve perciò vivere un cammino particolare di conformazione a Cristo per imparare da lui a obbedire al Padre e per amare come lui le persone che gli sono state affidate, nel rispetto della loro libertà. Questo è possibile se si crea un clima di fiducia e rispetto e se tutta la comunità mette al primo posto la ricerca della volontà di Dio.

                            Don Antonio Rizzolo ssp
                                                 Direttore del settimanale
Gazzetta d’Alba e della rivista Credere

 

Oggi l’autorità viene intesa come sinonimo quasi di potere, di “dominazione” e ovviamente questa accezione si allontana irrimediabilmente dall’ idea di servizio. La radice di autorità, dal latino auctoritas, è la stessa di augeo, far crescere, un significato ben diverso da come viene intesa oggi. Essa dovrebbe quindi essere vista come un servizio, non come un diritto acquisito che ci consenta di agire a nostro piacimento in base al vantaggio personale che possiamo ottenere. Disporre di un determinato potere comporta delle responsabilità nei confronti delle altre persone; l’autorità dovrebbe rappresentare un’opportunità per fare il bene che altri non potrebbero fare non avendo i mezzi. L’ autorità (intesa come persona che la detiene) presentandosi come una guida, sí autorevole ma mai autoritaria, potrà essere accettata, ottenere riscontri positivi e essere appoggiata da coloro che guida. Si può capire dunque che essa non sia obbligatoriamente da vedersi come un fattore negativo ma possa, se utilizzata correttamente, essere un bene.

                                                                           Karama Aron
studente

 

E se declinassimo autorità e servizio come responsabilità e cura? Autorità evoca ruoli di controllo e finisce per nascondere il compito che le autorità dovrebbero avere: prendersi cura di chi non è in condizione di farcela da solo, assumendosi la responsabilità di migliorarne le condizioni di vita. Con la crisi in corso, che è economica, sociale ed etica, si tratta di un numero crescente di persone, uomini e donne, bambini/e, anziani/e. Per questo le autorità creano servizi. Ma nei servizi intesi come luoghi e persone che lavorano per/con gli/le altri/e, quasi sempre il prendersi cura si affievolisce fino a scomparire, perché coloro per i/le quali e ai/alle quali si presta servizio vengono spersonalizzati, non se ne riconoscono né le caratteristiche individuali e dunque le differenze, né le risorse personali, fatte di intelligenza ed emozioni, cioè l’essere soggetti attivi del servizio. Prendersi cura implica una relazione di reale vicinanza, comprensione, alleanza positiva, e si realizza attraverso la responsabilità per le scelte che si fanno in nome del benessere di chi, spaesato da questi tempi difficili, non vuole smettere però di cercare, desiderare, costruire, un mondo migliore, per tutti e tutte.

Cristiana Scoppa
Giornalista, assistente alla comunicazione per Grandmother Project 

 

Penso che l’autorità sia la capacità di un uomo di dirigere e gestire una situazione iniziale al fine di creare una condizione migliore di quella di partenza. Il problema sta nell’intenzione che questo uomo mette nel far questo, vuole fare il bene suo o del prossimo? La condizione che migliorerà è la sua o quella di tanti altri? Credo che il servizio sia proprio l’ago della bussola che indica la strada giusta.
Le caratteristiche principali di una persona che esercita un’autorità sono la competenza, la conoscenza e la consapevolezza.  Il servizio è l’aggiunta della buona volontà e della gratuità a questa lista. Un qualsiasi incarico inteso come servizio, non come potere, è ciò che ti fa mantenere salda la rotta verso il bene comune.

                                                                                     Fabiola Zimmardi
Collaboratore amministrativo Finalmente Sud Scuola Politica PD

 

Servizio e autorità sono strettamente legati. L’atteggiamento di obbedienza che si è tenuti ad avere per svolgere un servizio coincide con l’esercizio dell’autorità.
Per svolgere nel miglior modo possibile ciò che si è tenuti a fare bisogna essere consci della propria posizione, che non è sottomessa alle autorità, bensì è qualcosa di fondamentale per il bene comune.
Infatti bisogna evitare in tutti i modi che qualsivoglia forma di autoritarismo sfoci in tirannia e individualismo.
Come diceva Locke, noi siamo liberi dalla nascita ma consenzienti diamo il potere a una terza persona, che deve pensare al bene comune creando leggi che siano approvate da tutti. Quindi coloro che sono al servizio dell’autorità partecipano in modo attivo alla vita pubblica, e il loro operato non deve assolutamente essere denigrato.

 Studente liceale

Pensando al significato di queste parole, non c’è persona che le possa incarnare meglio del nostro Presidente Della Repubblica: Giorgio Napolitano. Nel corso del suo primo mandato egli ha compiuto il suo incarico con grande perizia ed impegno, ispirandoci con i suoi discorsi, restando saldo nei suoi doveri, diventando un simbolo di moralità e forza delle istituzioni,  traghettando il nostro paese in questi turbolenti tempi di crisi. L’autorevolezza e la decisione dimostrata durante questo periodo gli sono valsi il soprannome di “re Giorgio” (attribuitogli ironicamente dal New York Times). Alla fine dei sette anni previsti, vista la delicata situazione politica del paese, si è messo nuovamente al servizio dello Stato accettando un nuovo mandato, diventando ad 87 anni il primo Presidente della storia d’Italia ad essere rieletto. Insomma, autorità e servizio sono parole che sono riassunte pienamente in Napolitano, un grande uomo e politico, che spero possa accompagnarci ancora a lungo per aiutare il paese a superare il grave momento che sta vivendo.

 Fabio Streparola

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