Paura/Sicurezza (2)

 paura2“Quando sono debole, allora sono forte” (2Cor 12,10). Questa affermazione paolina offre una preziosa chiave di interpretazione ai due termini posti a confronto: paura/sicurezza. Potremmo dunque affermare che, quando accogliamo di avere paura allora siamo sicuri e al contrario, quando crediamo di essere sicuri siamo nella paura.
Generalmente ci si sente sicuri nella misura in cui si ha il controllo e il potere sulle cose o sulle persone, ed è una sicurezza gratificante di cui ci si accontenta senza renderci conto che essa nasconde e copre una grande paura: quella di incontrare se stessi e di accogliere la propria creaturalità limitata, a volte frammentata e incerta. E’ la paura di accogliere una Presenza che col suo rivelarsi spiega la nostra identità di creature pensate e amate. Il mondo della globalizzazione dentro il quale viviamo, pare ci stia drammaticamente portando lontano da questa Presenza.
E’ naturale, per la creatura umana avere paura o provare sicurezza, ma è molto rischioso non saper trovare la sorgente della propria identità. Maria fu molto turbata all’udire l’annuncio dell’angelo. L’angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. A queste parole Maria rispose: avvenga di me secondo la tua parola. Per chi crede nella grazia, ogni sicurezza, dunque, è presso Dio.

Sr M. Viviana Ballarin, op
Vice presidente UCESM


Un cosino più o meno implume, più o meno ammaccato, con lo sguardo atterrito e il cuoricino a mille: sfido chiunque a trovare una migliore illustrazione della paura, di un uccellino costretto a terra perché caduto, o stanco, o ferito, o chissà. Provate a raccoglierlo, se potete, con le mani a mo’ di nido. Se tutto va bene, lo vedrete accomodarsi, pian piano, mentre il cuoricino si calma: et voilà al sicuro! S. Teresa del Bambin Gesù, che le studiava tutte, ma proprio tutte, per rendersi “piccolissima”, non si è certo lasciata sfuggire l’occasione di paragonarsi a “un debole uccellino coperto solo da una leggera lanugine”, esposto alle intemperie e ai pericoli del mondo, ma a cui sarà concesso di poter “sonnecchiare davanti a Lui”, finalmente tranquillo, e al riparo (manoscritto “B”, 260-265). Del resto, chi non presterebbe soccorso a un esserino piccolo piccolo in preda a grandi paure? Niente male come strategia.

Elisabetta Deriu,
ricercatrice di storia moderna


La paura è una realtà che appartiene all’uomo e alla società di ogni cultura. Quando l’essere umano si sente minacciato nelle sicurezze che si è costruito si riveste di paure, che spesso cambiano oggetto perché figlie del proprio tempo. La paura genera fuga, reazione violenta o paralisi decisionale, perché fa perdere la lucidità e la libertà di agire ragionevolmente. Essa fa la sua comparsa ai primordi della storia quando l’uomo e la donna ascoltarono il suggerimento di uguagliarsi a Dio, circostanza in cui scoprono, invece, di essere nudi, cioè fragili e incapaci di guardare e dialogare con l’Altro. Solo allora comprendono di aver rifiutato l’amicizia col Creatore, l’unica che veramente offre sicurezza: lavoro, uso dei beni della terra, rapporti di pace tra le persone e col cosmo, serenità riguardo il futuro e prospettiva di eternità. Oggi, pure, l’umanità cerca l’eternità e teme le realtà che ricordano la finitudine creaturale. Cerca, quindi, risposte sicure nell’idolatria del corpo giovane, nell’aborto selettivo, nell’eutanasia…; l’incertezza del futuro, la minaccia della guerra, la crisi economica, l’inquinamento … paralizzano il desiderio di generare, di assumersi impegni permanenti nella vita, fanno vedere in tutto e in tutti una minaccia. Ma la sicurezza dell’uomo proviene unicamente nel riappropriarsi responsabilmente del progetto del Creatore che ha fatto con noi un’alleanza eterna, ha donato l’uomo all’uomo e gli ha affidato la terra perché possa vivere felice. Chi ascolta me, vivrà in pace e sarà sicuro senza temere alcun male (Pr 1,33), dice il Signore.

Sr Maria Luisa Gatto
Serve di Maria Riparatrici Ciconia-Orvieto
g.mluisa@smr.it


Parlare del binomio paura-sicurezza con una certa oggettività non è impresa facile. Di fronte ad un pericolo reale o supposto tutti viviamo quell’emozione forte che si chiama paura, come in assenza di tale pericolo tutti viviamo senza preoccupazioni e quindi gustiamo una certa sicurezza. Ma ahimè, la vita è piena di pericoli, di difficoltà, di fatiche… e allora che si fa? Secondo me è necessario imparare a convivere con le nostre paure, a conoscerle in profondità e alla fine saperle “chiamare per nome”. Esiste una paura che si chiama “la non conoscenza delle proprie paure” che genera uno stato permanente d’insicurezza. La parola “sicurezza” non significa assenza di paura ma conoscenza della paura, amicizia con la paura, superamento della paura. Solo chi conosce se stesso diventa capace in una certa misura di gestire i propri sentimenti e le proprie paure. Se dal piano umano ci spostiamo nell’ambito della fede allora il discorso continua e si approfondisce in un orizzonte molto più vasto. La fede biblica ci fa conoscere un binomio simile ma un po’ diverso: paura-fiducia. La parola sicurezza opposta a paura ha un significato piuttosto statico e non relazionale, mentre la parola fiducia permette alla paura di trasformarsi in modo dinamico proprio a partire da una relazione. Quando la paura entra in una relazione con un tu, sia umano che divino, essa pian piano si trasforma in affidamento, in fiducia, in apertura, in possibilità di superare ciò che spaventa. Una della frasi relazionali più ripetute nella Sacra Scrittura è proprio questa: “NON AVER PAURA. IO SONO CON TE”.

Francesca Pratillo fsp
Studente


Quanta paura è racchiusa nel sentiero dell’abbandono. Una strada buia e angusta che riesce a catapultare il nostro cuore fuori da ogni spiraglio di luce e di speranza. Sentirsi sperduti, sentirsi terribilmente soli ma soprattutto sentirsi inutili, sfiduciati nel montare di un’insicurezza che ci attanaglia e ci tiene lontano dal nostro vero sé. Fino a quando il percorso di sofferenza e dolore non ci costringe a guardarci dentro e ad alzare lo sguardo. Custodite in noi ci sono tutte le potenzialità che ci servono per affrontare la risalita. Il momento in cui i primi bagliori di luce fanno capolino nell’esistenza di chi si sente tradito sono quelli in cui si ritrova la fede. Quel raggio di calore che scongela il cuore raggelato, che ci predispone al raggiungimento del bene. Tutto ritrova senso nel comprendere l’amore del Figlio verso ognuna delle sue creature e nel far proprio quell’amore filiale per farsi figli e per vivere pienamente quel grande dono. Cosa c’è che non si può superare con la forza immensa dell’amore e della gratuità dell’amore? Il Padre ce lo ha insegnato, la nostra mancanza di umiltà ha voluto dimenticarlo, fino a quando non abbiamo dovuto farci padri e madri chiamati a custodire e accogliere l’innocenza pura di un figlio, l’innocenza di uno sguardo che confidava di nuovo in noi.

Romina Baldoni
Laurea in Scienze Politiche

Sfiderei chiunque a dirmi che non ha paura. Quante volte abbiamo paura, quante volte i problemi della vita si fanno così grandi e sembrano sommergerci come le acque impetuose di un mare in burrasca! Una sofferenza o una malattia, un rapporto familiare che si è fatto difficile, quelle scelte dei figli che non condividiamo e che ci fanno tanto penare, perché non vorremmo rassegnarci, una crisi nel lavoro o un indebitamento che rischia di mettere sul lastrico tutta la famiglia. Quante paure tendono a paralizzarci e a condizionare la nostra vita! Ci condizionano nelle relazioni con gli altri e ci bloccano nello slancio a dare qualcosa a chi ci sta vicino, ci bloccano nel fare scelte forti nel lavoro, nella vita personale e di fede. Si ha paura di sposarsi, di fare i preti a vita, di consacrarsi definitivamente a Dio nella vita religiosa. Aver paura fa parte della nostra vita e molte paure sono spesso indispensabili alla sopravvivenza. Senza paure, infatti, non avremmo quei freni che ci salvano in tante situazioni pericolose. Non possiamo però vivere facendoci guidare da tutte le paure: paura dei giudizi degli altri, di non farcela in una responsabilità, di perdere privilegi e soldi; paura dello straniero e del diverso; paura di sbagliare, di invecchiare e di ammalarci e magari qualcuno ha anche paura di Dio e del peccato. L’uomo di oggi vorrebbe solo sicurezze, ma chi cerca sicurezza nella vita è un uomo che ha paura. Ci sono molte persone che, dopo ogni cosa che fanno, sono tristi, terrorizzate di aver sbagliato o di esser sbagliate agli occhi degli altri, per cui cercano continuamente conferma. La soluzione per superare la paura arriva non tanto sconfiggendola, ma affrontandola senza farsi ingabbiare, incominciando dalle piccole paure fino alle più grandi. Un racconto orientale dice: “Qualcuno bussò forte alla porta. La Paura non aprì. La Fede, invece, aprì: non c’era nessuno fuori”.

Sr Emma Zordan, asc
Responsabile Ufficio Famiglia USMI nazionale

“Se Dio è per noi…”
“Non dobbiamo avere paura delle differenze”, sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’incontro con i rifugiati presso il Centro Astalli di Roma martedì 10 settembre 2013; “I have a dream” è l’eco lontana di un altro pastore che ha saputo esprimere le ansie di un popolo e di una generazione. Non avere paura delle differenze, del nuovo, dell’accoglienza disarmata di ogni persona nella sua diversità di età, condizione, provenienza, cultura… Ecco il grido e il sogno che si ripete nella storia da quando il Maestro proveniente da Nazareth non ha avuto paura di dare la sua vita non solo per gli amici, ma anche per coloro che non lo avevano compreso. Non solo ha dato la sua vita, ma, con essa, ha offerto il suo perdono. Senza paura ma nella sicura certezza che il Padre era con lui e che da lui sarebbe sorto un popolo di profeti, servi e consacrati.
Quel Maestro e questi pastori ci richiamano costantemente all’essenziale del Vangelo: “Beati i poveri… coloro che piangono… i cercatori di giustizia…” nella sicura certezza che “né la morte, né la vita, né presente né avvenire ci potrà mai separare dall’amore di Cristo”. E nell’amore non c’è timore.

Suor Maria Grazia Gabelli, fsp
Segretariato internazionale di spiritualità

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