Paura, cos’è? Paura, perché? Paura è inibizione, è imbrigliamento; è sentirsi stretti, impediti tra gabbie psicologiche insuperabili; paura è sospetto di sé e degli altri; include sfiducia, diffidenza. È interdizione dalla capacità decisionale della persona. E’ l’annichilimento del valore più vero insito dal Creatore nell’animo umano: la libertà. Secondo Howard Phillips Lovecraft “la paura è la più antica e potente emozione umana”. In verità la prima frase pronunciata dall’uomo là nell’Eden, riportata dal Testo sacro italiano suona così: “Ho udito il tuo passo nel giardino e ho avuto paura”. E’ la risposta di Adamo a Dio che lo interroga sul perché del suo nascondersi. Nella pagine bibliche il tema è frequente: Mosè ha paura del futuro di novità a cui Dio lo chiama; il popolo ebraico nel suo viaggio verso la terra promessa, i profeti per il Primo Testamento; gli apostoli tremanti sulla barca sballottata dal vento e là sul Monte della Trasfigurazione nel Nuovo. Avvolto nella bruma della propria finitezza e incapacità l’uomo può aver paura. Effettivamente la vita è un strada piena di tornanti e non si sa mai cosa possa esserci dopo la curva.
Il contrario della paura – la sicurezza – è la piena e lucida coscienza della propria identità, dei propri valori, della propria significativa presenza nella storia. Solo chi assapora quella vera libertà che abita il cuore dell’uomo può vivere nell’ambito della pace che è anche sicurezza. E può pregare con il salmista. “Nell’ora della paura io in te confido. In Dio di cui lodo la parola, in Dio confido, non avrò timore: che cosa può farmi un essere di carne? (Sal 56(55)
Biancarosa Magliano
Direttore responsabile
Tra i sostantivi che meglio esprimono il comune stato d’animo dei tempi presenti, “paura” e “sicurezza” sono certamente in pole position… Anzitutto per la forza del loro significato intrinseco: per “paura” si intende un forte sentimento di disagio in ordine alla propria incolumità – fisica o psicologica – nei confronti di un oggetto ben definito, determinato (es. paura del temporale, paura degli esami…), mentre il “timore” è verso qualcosa di indefinito, non materializzato, e quindi più gestibile; “sicurezza”, anche nell’aspetto onomatopeico, indica una stabilitas della persona nel proprio essere materiale e spirituale, sempre nei confronti di una entità ben presente all’essere umano.
Oggi purtroppo di “paura” si può trattare, in vari ambiti della vita umana, anche per la quantità e la definizione dei pericoli di vario genere, fisici e psicologici, che la vita quotidiana ci presenta e mette sotto i nostri occhi di genitori, educatori, operatori nel sociale… Una specie di “terrorismo psicologico” rischia di essere rivolto soprattutto a chi si affaccia alla vita: stupri, disoccupazione, terremoto, fallimento, droga… E’ indubitabile a questo proposito il vantaggio che il credente semplice, genuino, sodo, può avere rispetto a questo sentimento: neppure “la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada” – come afferma San Paolo – possono minare la “sicurezza” dell’amore di Cristo, che, nel concreto, significa anche la sicurezza della propria buona coscienza, dell’onestà del proprio lavoro, dell’efficacia delle proprie azioni condotte in “scienza e coscienza”. Dunque, facciamo sintesi: “coraggio”!
suor Anna Monia Alfieri
Responsabile Ufficio Scuola Usmi Lombardia
Di cosa dobbiamo aver paura? Ad un certo punto i bambini hanno paura e piangono. Si chiama l’età della paura ed è legata al distacco della madre. La madre è nella stanza dietro di lui ma non la vede, oppure sogna che non c’è. La sicurezza la ritrova nelle sue braccia. La paura, come l’ira, è una risposta al dolore o alla sua percezione è un’intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto, ma paradossalmente la paura ha una funzione positiva, così come il dolore fisico, di segnalare uno stato di emergenza ed allarme, preparando la mente e il corpo alla reazione che si manifesta come comportamento di attacco o di fuga. Se la paura però viene estremizzata e resa eccessivamente intensa, diventando quindi ansia, fobia o panico, perde la funzione fondamentale E qui ci abbracciamo alla sicurezza, dal latino “sine cura”: senza preoccupazione.
Adriana Moltedo
Esperta di comunicazione istituzionale
La carità come visione positiva del mondo. La paura è una delle emozioni primarie. Nasce dall’istinto che per sua natura mira alla sopravvivenza dell’individuo. Questa emozione si sviluppa tra le pieghe delle incertezze più diverse: futuro, carattere, imprevisti, situazioni imprevedibili, nuovi rapporti umani verso cui temiamo di non essere all’altezza, ecc. ecc. Afferma Zygmunt Bauman: “ la paura c’è e satura quotidianamente l’esistenza umana, mentre la deregulation lanetaria penentra fin nelle sue fondamenta e i baluardi difensivi della società civile cadono in pezzi”, E in tutto questo baillame, il cuore batte e la ragione ne resta oscurata
Al contrario, chi è sicuro di sé, distingue, fra le varie occasioni offerte dalla vita, quelle che offrono buone opportunità nei campi più diversi: professionale, relazioni umane, nuovi traguardi esistenziali e occupazionali. Chi sperimenta, anche soltanto poche volte nella sua vita, quanto sia efficace affrontare con sicurezza di sé le situazioni, capisce che molto gli deriva dalla visione positiva verso gli altri, verso la società e la natura in genere. E questa visione positiva è il frutto dell’amore come carità, ossia l’amore con la A maiuscola.
Cristina Beffa
Giornalista professionista
c.beffa@paoline.it
La paura è un sentimento umano primordiale, legato al bisogno di sopravvivenza. Fisicamente la paura si manifesta con un freddo dietro alle reni e con un irrigidimento fisico per cercare rapidamente delle soluzioni di sopravvivenza, questo nell’immediato. Spesso reagiamo alla paura in maniera immediata prima che avvenga un processo di consapevolezza e solo dopo che ce ne siamo resi conto, ci iniziano a tremare le gambe, le braccia e la mascella. Nel renderci conto dello scampato pericolo ci viene ancora più paura, una paura riflessa.
La paura riflessa crea stati ansiogeni e spesso rende la vita misera e genera infelicità perchè rappresenta un limite spicologico che spesso ci viene autoimposto. Lo sforzo di analisi e di riflessione mentale è utile per capire quanto di quella pura riflessa sia reale e quanto solo il frutto di uno shock psicologico non superato.
La sicurezza è un concetto più culturale e sociale della paura. Pensiamo a pubblica sicurezza e anche a tutto ciò di cui la società si è dotata per esorcizzare la paura e creare sicurezza per i suoi aderenti.
Daniela Carosio
Director Sustainable Equity Value Ltd.
Poteva essere la scena di un film in tv, o il buio della notte; o un rumore strano in casa, una sera. L’ istinto mio immediato di bambina, a quattro anni, ma lo ricordo bene, era gettarmi fra le braccia di mia madre. Ne so ancora il tepore, e il profumo. In lei mi sentivo assolutamente sicura.
E non sarebbe quasi la stessa cosa, ora che sono adulta, gettarmi in Cristo, quando morde la paura – e non più della notte, o di ombre, ma di prove dure, e un giorno, alla fine, dalla morte?
Sì, solo che io Cristo non lo vedo e non lo tocco. E allora quel rifugiarmi, quel chiedere asilo resta sospeso nell’ immateriale. Così domando, e cerco quell’abbraccio; ma non ritrovo lo stesso tepore di un tempo; e come orfana mi guardo attorno nel buio. Non ho fede abbastanza per riconoscermi amata e abbracciata, e sicura.
Marina Corradi
Editorialista di Avvenire
Paura, non paure: è qualcosa di profondo, che ci abita dentro e ci rende fluttuanti, in balìa del vento, senza un ancoraggio. È proprio vero che “nel buio, tutti i gatti sono leopardi” (proverbio africano). Dal latino pavere ha la stessa radice di pavimento, di qualcosa che è livellato come la terra battuta. Ma in questa paura (non patologica), una Voce ci raggiunge, voce di speranza certa, voce di un Risorto che, come una corda che annoda e sostiene, incoraggia a continuare nella fede il cammino: “Non abbiate paura”. Questo grido è la radice della sicurezza: sicurezza di chi si sente protetto o di chi sa dove andare? Il salmo 105, un canto al Dio che guida gli Ebrei nel deserto, dice: il Signore “distese una nube per proteggerli”(v. 39). Interessante la traduzione, letterale, che ne dà Erri De Luca: Dio “stese una nuvola come tappeto”. Il Signore dispiega in cielo la nube ed essa, con la sua ombra, disegna sulla terra un tappeto, chiaro segnale della direzione da seguire, e scioglie il nodo della paura. “Quando c’è una meta anche il deserto diventa una strada” (proverbio tibetano). E se la nostra strada è sempre a fisarmonica, fatta di passi avanti e di ritorni, non cessa mai di risuonare in cuore la Voce, ormai familiare: “Non abbiate paura”. E la sicurezza torna ad abitare la nostra vita.
Suor Patrizia Graziosi –
Suore di San Giuseppe
Il pensiero, depauperato sempre più di spazio e tempo, si allontana dall’azione che risulta fragile e imprecisa. Ne consegue che l’individuo ha modificato il livello di coscienza e conoscenza generando una dicotomia tra corpo e mente. I giovani, privati di progettualità, ideali e futuro, atrofizzano il pensiero che staziona in ambienti comodi e protettivi, “virtualmente verosimili”. I meno giovani arrancano nella speranza di un cambiamento che riduca il divario tra vecchio-inadeguato e nuovo sconosciuto.
Il dubbio, necessario per la crescita e l’autonomia individuale, non è più una condizione transitoria per raggiungere un modesto livello di sicurezza, ma diventa continuo e martellante generando paura e incertezza.
Il sistema universale vigente risulta quindi, senza né radici né ali.
Avere un atteggiamento propositivo, utilizzando le infinite risorse possibili, è necessità urgente per mitigare la paura e ridare fiducia.
Roberta De Toma
Pubblicitaria art-director
Oggi abbiamo più paura di ieri!
In tempi di crisi e incertezze, i timori ci assalgono e a volte sembriamo non trovare via d’uscita o il coraggio per affrontarli.
Le nostre paure sono dettate dalla mancanza di sicurezze, negli affetti, nella stabilità economica e sociale ma soprattutto nel futuro che sembra non vedersi mai.
La triste realtà ci consuma, ma la cosa più grave è la ricerca di sicurezza in vane speranze o temporanei piaceri. Ci rivolgiamo a persone sbagliate che sembrano avere tutte le soluzioni ai nostri problemi e che trovano beneficio nell’alimentare sempre di più le nostre paure.
Dovremmo, invece, fermarci un istante e farci questa domanda: “Esiste qualcuno che può darci soltanto amore e sicurezza? Conforto, sollievo, Verità?”
La risposta Esiste e soprattutto è tutta intorno a noi.
Soltanto avendo fede, fede e ancora fede possiamo trovare sempre quella sicurezza che ci serve.
La paura, infatti, può vincere soltanto quando smettiamo di credere.
Fabiola Zimmardi
Finalmente Sud Sicilia
Scuola Politica PD
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