Papa Francesco ha parlato più volte della saggezza degli anziani, un bene da valorizzare e una voce da ascoltare. In un’omelia tenuta ai fratelli Gesuiti del Brasile ricordava: “Il mondo ha bisogno di saggezza. Di quella saggezza che possono offrire quanti sanno di essere anello della catena della storia del mondo. Una storia già iniziata il cui futuro è ancora tutto da scrivere» (26 luglio 2013). È più che mai evidente che oggi questa saggezza rischia di essere ignorata, insieme a quella di tutti i “piccoli” … bambini compresi.
Ci vuole l’esperienza di tutta una vita per arrivare bene all’anzianità e la sapienza viene solo passo dopo passo.
In questo senso la vita religiosa ha una sua potenzialità e armonia di fondo perché si fonda nell’abbandono fiducioso al Dio fedele, che si è cercato di amare con fedeltà per tutta la vita e, nell’obbedienza al suo lavoro che continua dentro di noi sempre, anche attraverso i successivi distacchi che la vita chiede. Jean Danielou scrive: «Nulla gli è tolto che non abbia già dato». È una spogliazione profondamente acconsentita.
Ciò che fonda la sapienza della donna e dell’uomo avanti negli anni è la possibilità di guardare indietro per fare memoria e avere quella finezza spirituale di chi può fare sintesi riconoscendo nel dispiegarsi della propria storia il manifestarsi dell’amore di Dio, ricevuto e ridonato. In questo modo anche la crescita vocazionale si realizza nelle varie età della vita e si svolge attraverso le fasi vitali che caratterizzano il cammino della persona. Nell’anzianità, molto più che in altri momenti della vita, la vera sapienza sta semplicemente nel restituire tutto ciò che si è ricevuto.
«Tradizione non è / culto delle ceneri / ma custodia del fuoco» (Gustav Mahler), è tenere acceso un fuoco ardente per le generazioni future! È il grande compito della trasmissione della fede, della consegna della fiaccola ad altri, così come la vita concede di farlo: anche nella fedeltà silenziosa o nella comunicazione in forma di testimonianza. Solo così si può «trovare l’Alba dentro l’imbrunire».
Lorenza Favetta
Suora Apostolina che vive questa stagione
La vecchiaia è un tempo della vita che preoccupa e forse spaventa chi è in giovane età. Eppure è il tempo del raccolto, il tempo che porta alla luce il lavorio interiore realizzato nel corso degli anni. E’ il tempo in cui la speranza assume i colori intensi di un’esistenza spesa giorno per giorno a servizio di un ideale, di un amore, di un pensiero forte, di una fede che è passata nel crogiuolo dei dubbi, delle incertezze, delle prove e della purificazione. Così, mentre le rughe aumentano e gli acciacchi pure, la sapienza si fa strada come capacità di donare un sorriso luminoso, un consiglio disinteressato, un saluto cordiale.
Sapienza e vecchiaia sono complementari: crescono nel distacco e nella speranza, nell’abbandono e nella coerenza, nella fiducia e nel coraggio, nel dono e nell’amore. Il salmista prega dicendo: “donaci la sapienza del cuore” e il Piccolo Principe che è in ciascuno di noi, constata che “non si vede bene che con il cuore”. Ecco, la sapienza della vecchiaia è quella che vede con il cuore. E il vecchio lo sa, anche se non risponde con le parole, in che cosa consista il vedere con il cuore.
Cristina Beffa
Giornalista – Professionista
Devo la mia vocazione al Signore che mi ha chiamato e al fascino di alcune Sorelle giovani che ora sono mie carissime Consorelle ma è la testimonianza della Consorelle più anziane che mi ha accompagnato e fatto crescere nei momenti di difficoltà e nel quotidiano. La loro presenza è sufficiente. Il loro andare lento, carico di saggezza, la loro parola pacata, la memoria che trabocca nella conversazione sono olio e balsamo sulla fretta e sull’affanno delle nostre giornate dove tutto sembra urgente ed importante ed il ritmo del convento accelera con la stessa frenesia che avvolge il nostro tempo. Fermati, ascolta, ricorda, pensa, valuta, scegli … Consigli preziosi che arrestano la corsa, danno fiato all’anima, sciolgono interrogativi tormentosi, disegnano un futuro di lieta speranza.
“Sorella, dammi la tua saggezza! Dimmi: come è possibile perdonare? Tu, che conosci la perseveranza, svelami il segreto per non essere travolta dalla tristezza. Come hai fatto a sopportare l’ingratitudine, l’insulto, la menzogna, il tradimento senza diventare “amara”? Come hai fatto a vivere di giustizia e di amore, a comporre l’attenzione ed il rispetto alla persona senza dimenticare la custodia del gruppo?
Come una roccia hai affrontato l’esistenza, l’hai vinta vivendola intensamente dentro e fuori, ed ora ci presenti, umile e luminosa, il risultato: i tuoi occhi di luce, penetranti e saggi, e il tuo cuore di carne, caldo, palpitante.
Fa’ che così sia il mio e si compia in tutte noi questa strana metamorfosi evangelica che testimonia come il dono della vita ai fratelli, alle Sorelle, a Dio rende intensamente felici e …
… valga per te quello che i giovani, alle prese col primo amore, si ripetono spesso “Non ti dimenticherò mai!” perché la forma di quello che sei ha inciso indelebilmente sulla mia vita anzi sulla nostra vita”.
Grazie!Sr Rosangela Sala
Superiora generale Immacolatine di Genova
Presidente USMI ligure
“… è dura diventare vecchi…” mi ripete ogni tanto mio papà e aggiunge: “Lo diceva spesso la mia mamma, e sì che è morta a 72 anni, io, invece, ne ho quasi 89! Allora mi sembrava un’esagerazione, ma adesso…”.
Io cerco di consolarlo dicendogli che la sua è un’età autorevole, che non è facile raggiungere e che gli conferisce una grande saggezza… “Sarà – mi dice – ma non salgo più le scale a due gradini per volta, come facevo..”
Eppure non è sempre così; basta che si esca da casa e papà si “trasforma “!
Ai giovani genitori dice:” noi abbiamo distrutto l’Italia con il fucile in spalla, ora toccherà a questi bimbi ricostruirla..” passando idealmente il testimone tra generazioni.
E poi, con gli anziani, di solito più giovani di lui (non ci vuole molto…) dichiara che vorrebbe imitare Matusalemme… se ci è riuscito lui, perché non io?
Quel che è certo che riesce sempre a strappare almeno un sorriso e non è poco, visti i tempi!
Cinzia Tornaghi
Insegnante di Matematica al Liceo
Vecchiaia e sapienza: due parole che, spontaneamente associo, fin dall’età giovanile. Ho avuto la fortuna di avere vicino persone in età avanzata, a volte molto avanzata (nonni, zii, amici di famiglia, conoscenti …) e grazie a loro ho potuto conoscere realtà che mai avrei immaginato… una ricchezza inesauribile, un esempio vivente … Bello leggere un romanzo storico e lasciarsi coinvolgere dal suo contenuto! Ma quanto è bello ascoltare l’esperienza vissuta dalla voce di chi ne è stato protagonista? A contatto con i ragazzi della scuola Media, mi capita spesso di sentirli parlare del “vecchi” di famiglia…. alcuni addirittura mi raccontano vicende dei loro bisnonni…. Che bello! Che invidia!!!! Sono consapevole che non sempre la vecchiaia è sinonimo di sapienza; avverto comunque un forte senso di rispetto per coloro che hanno vissuto a lungo e hanno saputo affrontare situazioni che a noi, oggi, sembrano assolutamente insostenibili … ma come hanno fatto loro? Loro sanno come hanno fatto, e ci trasmettono un grande esempio. Diventare vecchi non è una disgrazia! A volte mi arrabbio perché mi rendo conto che il passare degli anni lascia un segno….evidente! (lo specchio è impietoso….) ma se penso a ciò che il Buon Dio mi ha dato negli anni finora trascorsi, non esito ad implorare da Lui lunga vita! E nell’umiltà assoluta cerco di trasmettere ai più giovani la consapevolezza che il contatto con la vecchiaia è semplicemente un dono, un tesoro da sfruttare alla ricerca della sapienza.
Anna Viganò
Insegnante Scuola Media IMC Milano
Quando la vecchiaia era saggezza…
Di saggi non credo di averne mai conosciti, di anziani dotati di buon senso sì. Ma forse la saggezza non è altro che esperienza insaporita dal buon senso. E allora ho conosciuto anche dei saggi. Ma erano altri tempi. E i ritmi del vivere umano – perlomeno nel nostro paese – erano decisamente più adeguati al suo essere. Crescendo si imparava, si rifletteva sulle proprie esperienze, si cercava di renderle più funzionali, utili, piacevoli e quindi, col passare degli anni, ogni cosa assumeva un senso proprio, importante e solitamente utile. A sé e agli altri, se volevano ascoltare. Oggi non c’è più tempo per essere saggi perché l’esperienza vale ben poco – le cose cambiano troppo velocemente e non si ha modo di farle proprie – e il buon senso, purtroppo, si è perso del tutto. Chi si avvicina alla vecchiaia deve cercare di galleggiare in un mondo dove anche chi sa nuotare non sa bene in che direzione muoversi. E quando si prova a verificare se il proprio sapere possa essere saggezza si viene maltrattati e derisi perché non al passo con i tempi. Io non so molte cose, ma il progresso è davvero questo?Merati Matteo
Insegnante
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