Donna / Madre (2)

D.M.3La donna è l’altro genere, l’altra polarità dell’umanità, complementare all’uomo, che grazie alla maternità consente la continuità della vita. Rappresentata nell’iconografia primitiva come vaso, ricettacolo portatore di vita. Dedicata alla cura e all’accudimento della prole, accogliente e legata fortemente ai misteri della natura. Donna e maternità dunque. Con l’emancipazione degli anni settanta del secolo scorso, prevale la richiesta di un riconoscimento del ruolo sociale della donna non solo nella vita privata, ma anche nella sfera pubblica sociale, politica ed economica. Donna e potere politico ed economico. I due ruoli non si sono ancora pienamente armonizzati.

Ho vissuto in pieno questo passaggio e credo di esserne stata influenzata, mio malgrado. Sono donna, ma non sono madre. Non ho generato figli. Una parte di me avrebbe voluto fortemente, un’altra aveva paura di farlo. Non mi sentivo adeguata al compito. Così mi sono molto emancipata politicamente ed economicamente. Oggi che probabilmente la maternità è divenuta difficile da un punto di vista biologico, stranamente mi sentirei pronta ad esserlo, sia dal punto di vista psicologico, ma soprattutto spirituale.

Nell’ultimo anno, forse facendo i conti con la sopraggiunta impossibilità di generare biologicamente, mi sono chiesta come dare valore alla maternità in senso ampio e più spirituale. E mi sono interrogata su come questo poteva accadere e su come desideravo che accadesse. Ho iniziato a pensare alla bellezza dell’adozione. Ed il mio cuore si è aperto ed innamorato di bimbi adottati, della loro grande vitalità e della meravigliosa sensibilità … Sto anche apprezzando la maternità di un progetto, un progetto di vita, di arte, di amore …

Mi sono fatta tante domande e ho capito che la maternità, lungi dall’essere biologica è profondamente e radicalmente spirituale. Ho pensato alla Madre di tutte le Madri, alla Vergine Maria, alla donna che ha saputo accettare il mistero della nascita del Dio fattosi Uomo, che ha saputo accogliere questo profondo sconvolgimento di senso, senza conoscere il dubbio … sicuramente avrà avuto paura, come la dipinge Simone Martini nell’Annunciazione che si trova agli Uffizi, ma lo ha accolto nel suo grembo in una veglia estatica e lo ha sempre accompagnato fino alla croce e dopo, accogliendo insieme agli apostoli lo Spirito Santo.

Ho chiesto alla Vergine Madre un aiuto speciale per imparare da lei l’umiltà, l’ascolto, l’accoglienza … tutte virtù che stavo dimenticando con le sfide della vita. La Beata Vergine mi è venuta in soccorso e mi sono sentita amata, protetta e pronta ad essere madre anche io, nelle forme, nei modi e nei tempi in cui il disegno del nostro Padre che sta nei cieli vorrà.

Daniela Carosio
Director Sustainable Equity Value Ltd.

Devo essere sincero? Quando da bambini si partiva per le gite scolastiche, restavo significativamente male se alla stazione si presentava il prof e non la prof. Lasciare mio padre o mia madre, che mi avevano fin lì accompagnato, per mettermi nelle mani del prof. invece che della prof. era il modo peggiore per iniziare la gita. Come quando a colazione scopri che hai finito il latte, il caffè e pure i biscotti. Da un certo punto di vista la presenza di un uomo avrebbe dovuto essere più rassicurante e invece no. D’altronde noi non si andava in guerra, non si aveva bisogno di un rambo, ma si andava in gita, e a molti chilometri lontano da casa, e in prima media, queste cose pesano e il sorriso di una donna non ha sostituzioni possibili.

Non importa se quella prof. sia mamma nella vita, la donna è mamma. Lo so che schiere di femministe staranno sbuffando come tori incolleriti contro di me ora, ma c’è una dimensione di accoglienza, di farsi dono, di farsi casa che le donne hanno stampato negli occhi, nelle mani, nel cuore e anche nella voce. Per carità, streghe ne abbiamo conosciute tutti e d’altro canto gli uomini sono capaci di dolcezze paterne che costituiscono vette inarrivabili pure per le donne, e tuttavia, con la prof. in gita, era tutt’altra cosa. Ora mettila come vuoi, ma io una differenza tra donne e mamme non la so proprio fare. E che delusione quelle donne che tentano di praticarla.

Rosario Carello
Giornalista RAI

 

Il tema della donna, dopo i decenni della questione femminile, è ancora attuale, ma per ragioni  ben diverse dall’emancipazione. Il femminicidio, le quote rosa nelle aziende, in politica, nella Chiesa ecc. ecc., è tutto un susseguirsi di parole con al centro la donna. Ma più se ne parla, più la sua funzione, il suo ruolo,  la sua femminilità ne sembrano mortificate. È come se  le venisse cucito addosso un modello che non le appartiene, né per natura né per cultura,  e la rendesse prigioniera dentro la sua stessa identità. È pur vero che di “vera donna” non ce n’è una sola, ma tante, a seconda dell’appartenenza:  la donna dei credenti, per esempio, è differente da quella delle femministe. Ma mai come oggi, balza all’occhio sempre più chiaramente come le donne restino “usate”, anzi, “abusate” dalla pubblicità, dal consumismo, dai media e dai social network.  Anche gli schieramenti politici la “abusano”, anzi, in molti casi la rendono insignificante, intortata dentro le stesse parole che usa dietro suggerimento del capo. C’è  però un ambito che la riscatta quasi sempre: l’essere madre. Sovente si sente dire che la maternità trasforma una donna e spesso la rende migliore di quanto lo fosse prima. Divenuta feconda, infatti, è capace di tenerezza e tenacia, di generare e accudire, di prendersi cura e far crescere. E questo vale anche per la maternità spirituale. Essa compie un grande miracolo, quello di «saper trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù», per dirla con la Evangelii gaudium (n.286).

Cristina Beffa
Giornalista professionista
c.beffa@paoline.it

 

Ogni donna, che prende consapevolezza del proprio essere, si sente chiamata a realizzare il dono che ha ricevuto nell’essere donna e a riconoscere che in ogni donna è inscritta la vocazione alla maternità, nei vari modi con cui essa può essere realizzata. Lo sguardo alla realtà odierna, infatti, stimola ciascuna di noi ad essere creativa nel dono di sé, a ricevere e donare vita, perché la vita si ossigena e si nutre di altra vita! Stiamo vivendo il tempo liturgico dell’Avvento che celebra l’attesa del Signore! E’ tempo dello Spirito Santo, perché egli è l’autore dell’Incarnazione di Cristo nel grembo di una donna Maria, vergine e madre! Che bello contemplare il piano di Dio e vedere come agli inizi la donna è protagonista della vita! E la Vergine Maria è la donna nuova, la nuova Eva che ristabilisce e ricapitola nel disegno di Dio il mistero della salvezza per l’obbedienza della fede! La solennità dell’Immacolata Concezione, appena celebrata, porta a contemplare questa donna, che è “la benedetta fra le donne”, la “vergine”, la “sposa di Giuseppe”, la “serva del Signore”, la “Madre del Verbo incarnato”! Ogni donna, e in particolare ogni consacrata, può sentire vera la sua vita specchiandosi nella realizzazione della Vergine Maria! Ella che ha unito in sé la perfetta verginità e la vera maternità, illumina il senso profondo della nostra donazione al totale servizio di Cristo e dei fratelli! E così ringrazio il Signore per le tante donne che si sono spese e si stanno donando nelle missioni più povere, alle tante che si offrono per consolare persone sole ed emarginate, a quante compiono dei servizi preziosi nel nascondimento e/o collaborano mettendo a frutto i propri talenti, i doni di grazia e di natura, o consegnano con gioia “l’unica moneta” che hanno! Ma ringrazio il Signore anche per le tante donne che, come Maria che sta sotto la Croce, portano la loro “croce” nel quotidiano, con fortezza e dignità, sperando nelle situazioni più difficili! Nuova maternità, rigenerazione sempre in atto! Grazie ad ogni donna!

Suor Maria Grazia Comparini, SMR
Centro mariano “Beata Vergine Addolorata”  Rovigo

 

Definire che cos’è una vera donna nella società odierna è complesso. Quello che le donne in questo preciso momento storico stanno rischiando di perdere è proprio la femminilità: la capacità di essere sane, vive e donne in maniera naturale e decisamente non artefatte. Mio padre ha sposato mia madre perché era bella, ma una bellezza ad acqua e sapone. Mia madre riusciva a essere elegante con poche cose, altruista e generosa nonostante la famiglia numerosa, dignitosa e onesta nel grande bisogno. Oggi che non c’è, riesco a tracciare un profilo vero di mia madre: donna forte, coraggiosa, fedele, libera interiormente, con capacità di fronteggiare discriminazioni laceranti e le mille difficoltà di un tempo che chiedevano strategie per costruire il presente e dare un futuro. Mia madre è stata una vera donna: può sembrare una frase banale, ma in molte famiglie di oggi è ben lontana dall’essere una realtà.

Mia madre è stata donna e madre insieme per l’educazione dataci e l’esempio lasciatoci. Oggi il concetto di madre è totalizzante rispetto a quello di donna. I bambini faticano a riconoscere nella mamma una figura di donna, con desideri e diritti propri. Tra tutte le donne che incontrano, l’ultima che gli viene in mente come portatrice di diritti è proprio la madre. Rinforzare l’asse materno e l’emancipazione della madre è molto importante, e migliora anche la buona riuscita di un figlio. I tempi storici nei quali stiamo vivendo, ci fanno vedere una figura di “madre” diversa da quella che una volta si aveva. Madre ora non sembra essere più colei che mette al mondo un figlio, o colei che con amore lo cresce, che si occupa principalmente della sua educazione e lo prepara alla vita. Abbiamo una serie di “nuove madri”. Ci sono mamme per vocazione e madri che vogliono diventarlo per forza. A questo punto l’essere “madre” cosa significa realmente? Che senso ha? Forse bisognerebbe riguardare cosa sia la maternità, dove nasce e a cosa tende, perché se per maternità si deve intendere l’avere un figlio per forza, un costruirlo in laboratorio, distruggendo per esso altri figli, allora la maternità non è più questa, non si può chiamare tale. Madre è colei che si sacrifica per la vita di suo figlio e può esserlo anche, e forse di più, chi, per varie ragioni, non ha avuto la gioia di generarlo. Essere madre significa unicamente essere pronta a sacrificare la vita per i propri figli: ma non è una cosa nuova, è sempre stato così ogni volta che si accetta la vita quale dono da amare, custodire e far crescere.

Sr Emma Zordan, asc
Responsabile Ufficio Famiglia USMI nazionale

Un punto interrogativo…

“Donna ecco tuo figlio!” e al discepolo: “ecco tua madre!”. Per parlare del binomio donna /madre, mi lascio dire da Gesù, l’Uomo Nuovo, che genera Nuova Umanità dall’alto della Croce e che per parlare di questo momento finale ai suoi non ha saputo descriverlo se non con il paragone della madre che sta per dare alla luce un “uomo”. Maria, ai piedi della croce diventa Madre di ogni figlio nel Figlio ma per Gesù è la Donna. Fermi restando i tanti richiami biblici di questo termine forte con cui è designata la Madre di Dio, mi limito ad una interpretazione più personale ponendomi una domanda: “Perché, ora, nell’Ora suprema della tua vita, Gesù, chiami tua madre, Donna? Non sarà forse perché la sola condizione per divenire Madre, per Maria, ma anche per ogni donna, è quella di liberarsi della preoccupazione materna verso  quelli che riteniamo “nostri figli” generati nelle doglie del parto, ma anche dalle fatiche e dai sacrifici fatti per loro, per aprirsi ad una maternità che è quella del lasciarsi donare come Madre e Donna accogliente della Vita ad ogni figlio/a dell’uomo, solo perché è tale e perché affidato a me dal Dio che ha donato il suo Figlio senza calcolo alcuno, per dei figli che sono liberi anche di non riconoscerne la paternità?

sr Maria Grazia Neglia
Figlie di S. Giuseppe del Caburlotto

 

“Son tutte mamme le donne del mondo…”. Così cambierei le parole della nota canzone, per esprimere che non c’è femminilità che non sia chiamata a realizzarsi nella maternità.

Non tutte le donne diventano madri nella carne, ma tutte lo devono essere nello spirito, attraverso il dono di sé al prossimo e l’attenzione ai piccoli e ai sofferenti.

La donna, per realizzarsi pienamente, deve saper conciliare le giuste aspirazioni professionali con l’attuazione della propria maternità, che ogni donna può vivere se trasmette agli altri qualcosa di sé, perché diventi patrimonio genetico “spirituale”.

La donna è, per sua natura, custode e datrice di vita; per questo cambierei anche le parole di un famoso proverbio, in modo che esprimano meglio la verità di ciò che è la donna: “Chi dice donna, dice dono”.

Sr Marta Gadaleta
Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria

 

Credo che la maternità sia un passo successivo all’amore consolidato tra uomo e donna. Un momento magico e di profondo cambiamento per la donna,  con un aumento improvviso di compiti e responsabilità. Compiti che devono essere affrontati quotidianamente con amore, dedizione e intelligenza, specialmente oggi che la donna non è soltanto madre e moglie ma è una persona  che lavora fuori casa, per cui deve riuscire a fare tutto. Sono contraria, perciò alle madri in affitto; ritengo che un figlio abbia il diritto di conoscere la propria madre biologica non solo a livello emotivo ed emozionale ma in particolare a livello molecolare. Oggi, infatti, è possibile individuare malattie ereditabili grazie allo studio del DNA dei genitori e in questo caso verrebbe meno un importante diritto alla persona. Essere una madre è una libertà, ma anche un profondo rispetto verso il prossimo. Non si diventa persona alla nascita, ma l’anima è viva fin dalla fecondazione. Quindi abortire significa uccidere; uccidere una piccola creatura che non aveva chiesto di venire al mondo. Infine, credo che ogni madre dovrebbe fare riferimento alla Madre Celeste. Colei che senza conoscer marito accettò con gioia e umiltà Gesù, colei che appena seppe della maternità della cugina Elisabetta si mise a sua disposizione… Colei che crebbe Gesù con infinito amore e lo vide morire sotto i suoi occhi, con la peggiore delle morti, causata dalla cattiveria del mondo… e nonostante tutto continua ad amarci e perdonarci dall’Alto dei Cieli.

Marianna Bellantoni
studente universitaria

 

Penso alle donne di tutto il mondo che generano vita, che donano vita, che affiancano e sostengono la vita. Donne semplici che nel quotidiano donano il loro servizio qualificato e semplice affinché sia trasmesso il senso di una vita che va oltre quanto si vede e si tocca per aprirsi ad un orizzonte di speranza che è il disegno che Dio ha su ciascuno dei suoi figli.

Donne che diventano madri aprendosi al dono della vita e offrendo il loro sacrificio, le loro lacrime, le loro fatiche affinché i figli possano cogliere il vero bene della vita, quello che fa sperimentare la gioia di essere accolti e voluti bene, quello che porta racchiuso in sèi gesti e le parole dell’amore gratuito del Dio che si fa uomo. Anche le donne consacrate sperimentano l’essere madri, capaci cioè di generare vita nelle persone che accostano, nei piccoli e nei grandi che sono chiamate a servire. Quando il cuore incontra la debolezza, la solitudine dei fratelli e delle sorelle allora scopre che il dono della propria semplicità, della vicinanza, dell’ascolto della vita nella sua totalità è capace di generare speranza.

suor Flavia Prezza
Istituto Suore B. V. Maria Regina del Ss. Rosario