Fiducia / Sospetto (2)

fiduciaNoi esseri umani viviamo spesso nel sospetto: sospettiamo innanzitutto di noi stessi, non ci consideriamo quasi mai all’altezza delle sfide quotidiane, non ci sentiamo autentici e veri. Sospettiamo quindi delle altre persone, del loro affetto nei nostri confronti, pensiamo che ci siano ostili, che ci minaccino, e perciò tendiamo a difenderci, a chiuderci, ad isolarci. Più in profondità sospettiamo della bontà della vita, temiamo di essere perduti e abbandonati in un universo ostile, temiamo che non sussista alcun Dio, alcun senso, alcuna protezione, e per questo restiamo chiusi a riccio, entro gli stretti confini delle nostre rigidissime difese. Questi tre livelli del sospetto: verso se stessi, verso gli altri, e verso Dio, sono in realtà strettamente correlati, e possiamo attenuarli solo con una lunga pedagogia, imparando ogni giorno a fidarci un po’ di più, ad allentare le nostre difese, e ad aprirci al respiro caldo della vita. Questo lavoro non è affatto facile, e non bastano certo le buone intenzioni o le arringhe morali, dobbiamo invece ammorbidire la sostanza della nostra anima, elaborare con cura i motivi delle nostre rigidità, e lasciare che lo Spirito di Cristo, della nostra nuova umanità tutta aperta e quindi pienamente fiduciosa, ci trasfiguri in sé. Io credo che oggi questo passaggio costante dal sospetto/chiusura all’apertura/fiducia richieda nuovi strumenti spirituali, una nuova formazione alla trans-formazione e alla libertà.

Marco Guzzi
Saggista Scrittore
www.darsipace.it

 

Fiducia e Sospetto: un’alleanza possibile!

Dalla Fisica sappiamo che: “Condizione necessaria e sufficiente affinché un punto rimanga in quiete è che la risultante di tutte le forze in gioco sia nulla”. Se, con uno sforzo di fantasia, ci immaginiamo che il punto in questione siamo ognuno di noi e le forze in gioco sono fiducia e sospetto, capiamo che finché queste forze hanno uguale valore e ci spingono, come ci si spingono, in direzione contraria, la risultante è: la quiete. Cioè? L’equilibrio!

Allora serve un “dialogo” tra queste due forze, cioè tra aspetti della nostra umanità che sono entrambi, allo stesso modo, istintivi e necessari.

Senza una fondamentale fiducia nell’altro moriamo! Fiducia è un termine che ha la sua radice, etimologica e non solo, nella fede. Per sopravvivere abbiamo bisogno di credere nella bontà dell’altro, del mondo che ci circonda e anche nella bontà di noi stessi, abbiamo bisogno di aprirci alla relazione, non ci bastiamo da soli, l’autoreferenzialità non solo non ci porta lì dove desideriamo, ma a lungo andare ci svuota, ci fa avvizzire.

Ma… moriamo, purtroppo, anche se ci lanciamo, sprovveduti, in ogni situazione e/o relazione.

In questo senso un po’ di “sano sospetto” aiuta! Anche in questo caso l’etimologia è illuminante. La radice della parola sospetto è nel verbo vedere (in latino spicere). Si tratta dunque di avere gli occhi bene aperti, di guardare sotto, al di sotto delle cose non prendendole così di primo acchito, ma analizzandole in profondità.

Sospetto e fiducia possono dunque essere due atteggiamenti che, messi l’uno al servizio dell’altro, ci aiutano. Anche Gesù ci invita all’integrazione di queste due “forze!”: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16) e ce lo dice mentre ci invia a restituire con gratuità quello che gratuitamente abbiamo ricevuto.

Semplici e prudenti, aperti e attenti, spontanei e previdenti…

La via del Vangelo è dunque quella di un equilibrio, di una sintesi che è possibile solo se si fonda sulla fiducia che Gesù per primo ripone in noi e che ci serve da punto di partenza per camminare dietro di Lui sulle strade di quel Regno che, anche oggi, è vicino!

sr Francesca Carotenuto,
Suore Apostoline

 

La fiducia costituisce il nucleo fondamentale delle relazioni umane. Ciò è vero anche riguardo al nostro rapporto con Dio in quanto sommo Bene. In verità, l’essenza stessa della fede in Dio è la nostra fiducia nel suo amore infinito e nella sua misericordia. Ma una tale fiducia non può essere solo intellettuale, deve essere anche esperienziale e radicata nella realtà quotidiana della vita. C’è un legame intrinseco tra la nostra esperienza umana di fiducia e la nostra capacità di confidare in Dio mediante la fede. Solo chi sperimenta che qualcuno gli dà fiducia, sarà in grado di aver fiducia in se stesso e negli altri. In ultima analisi, la fiducia si costruisce tramite l’esperienza che facciamo di essere amati e apprezzati dagli altri, soprattutto dalle persone più significative per noi. Se una persona è incapace di fidarsi degli altri o se è costantemente sospettosa, significa che è insicura e che non riesce ad avere fiducia in se stessa e non si considera amabile e preziosa. Ecco perché il ruolo della famiglia è così importante. Solo in una famiglia fiduciosa e amorevole, si cresce come persone mature, in grado di avere fiducia in se stesse, e gioiose nel servire e nel donarsi agli altri. La Sacra Famiglia di Nazareth è il modello migliore di una famiglia sana che si prende cura dell’altro.

Sr Preetha Varajilan

 

Molte volte, attraverso gli occhi curiosi e la spontaneità di mio figlio, mi ritrovo a dover tentare di spiegare l’indifferenza generale che ci spinge imperturbabili lungo i nostri cammini di ordinarietà, insensibili, o peggio quasi infastiditi, dalle tante persone che popolano i crepuscoli bui delle nostre città. Persone povere, persone sporche e senza dimora, persone che si accasciano sui selciati dei marciapiedi divenendo, quasi per scelta e rassegnazione, parte di quella zona grigia fatta per essere percorsa in fretta, attraversata e con altrettanta fretta dimenticata. La cultura del sospetto che a volte diventa esigenza forzata di sopravvivenza in una società di apparenza e consumi sfrenati ci porta via l’essenza stessa della nostra umanità: l’ascolto, la fiducia, la comunione. Qualche giorno fa ero in stazione con mio figlio in attesa di un treno per raggiungere i miei genitori, guardavo i viaggiatori con i loro carrellini cigolanti, i loro sguardi abbassati e i passi veloci. Non un viso che sia rimasto impresso ai miei occhi, magari un cappello strano, una scarpa vistosa, i diversi modi per ingannare le attese o per cercare di orientarsi, nulla di più. Poi è arrivato un signore con una grigia barba incolta ed un cuscino in mano, ha guardato mio figlio e si è seduto proprio accanto a noi. In un primo momento ho subito pensato di allontanarmi ed ho appoggiato d’istinto la mano alla borsa. Invece quel mite signore trasandato e segnato dalla sua vita errabonda ha regalato a mio figlio un sorriso così amorevole che mi ha commossa. Gli ha offerto il suo cuscino e quando ci siamo avviati ci ha salutati con la mano. Inevitabilmente ho pensato all’insegnamento spirituale di santa Teresa di Lisieux, alla fiducia nelle piccole cose. Quelle che in questo mondo sopraffatto dalla velocità ci sfuggono. Alle paure che immancabilmente ci assalgono e scandiscono impietosamente le nostre scelte, dettando condizioni alla nostra fede. In fondo l’amore ha bisogno di poco, ha bisogno di tutta la spontaneità e la fiducia che nasce da un cuore puro. Viene dal poco, ma è contenitore dell’intelligenza del mondo!

Romina Baldoni
bibliotecaria a mamma

 

“Diamo alla bambina l’astuccio verde, nella speranza della promozione” disse la commessa a mio papà che stava comprandomi l’occorrente per iniziare la seconda elementare -. “Non c’è bisogno  del verderispose papà. – Erma è brava e sarà sicuramente promossa”.

A questa fiducia donatami fin da bambina devo, nella vita, la fiducia in me stessa, la serenità nei vari avvenimenti, la propensione a non sospettare e la certezza che in ogni persona c’è un tesoro da far emergere, il coraggio di osare e di rischiare con la speranza che i progetti possono riuscire.

*** *** ***

“Attenta che si rompe” – urlò papà da terra, mentre io stavo sulla loggetta di casa a battere sulla ringhiera la pala di legno usata per infornare il pane. Non finì di dirlo e mi rimase in mano solo il manico. Io mi girai verso di lui dispiaciuta, ma ormai era fatta e papà per tutta risposta mi allargò le braccia ed io mi lanciai verso di lui che mi prese al volo e mi strinse forte.

In seguito quando la catechista ci spiegò che Dio è Padre buono e misericordioso subito pensai:  come papà quella volta della pala. E iniziai a confidare nel Signore che allora chiamavo il Papà grande, poi Dio misericordioso che ama infinitamente tutti e sempre perdona. Ed ora mi fa dire: quando passerò all’altra sponda, alla vita vera farò come quella volta: Eppuffete nelle braccia amorevoli del mio Signore, Misericordia infinita.

Suor Erma Marinelli smr

 

Fiducia/Sospetto, due aspetti contrastanti che si escludono a vicenda.

È nella vita quotidiana, vissuta a contatto con tante persone, che si scopre la valenza dei due aspetti contrari e contrastanti fra di loro come la fiducia e il sospetto. Si escludono a vicenda. E, mentre la fiducia rende solide le relazioni, il sospetto il più delle volte le rovina e solo raramente è di qualche aiuto, ossia, quando l’atteggiamento dell’interlocutore non convince, allora potrebbe rendersi necessario il sospetto che dietro quell’atteggiamento si celi una richiesta di aiuto. In questo caso il sospetto ci viene in aiuto e ci trasforma in sentinelle vigilanti.

Dare fiducia, dimostrare alla persona che ci sta davanti che noi ci fidiamo del suo pensare, operare, scegliere e decidere, potrebbe metterle le ali verso traguardi impensati.

Ricordo quanto scriveva Etty Hillesum nel suo Diario: «Ho una fiducia così grande, che anche quando le cose mi andranno male, io continuerò ad accettare questa vita come una cosa buona». Traguardo impensabile, appunto, ma generato dalla fiducia «divina e illimitata, che mi fa sentire protetta in ogni circostanza», annotava ancora la giovane ebrea, morta in un lager. A 70anni dalla sua morte, Etty  resta una testimone: «dentro di me c’è una sorgente profonda e quella sorgente è Dio».

Cristina Beffa
Giornalista professionista
cristibeffa@tiscali.it

 

Fiducia sospetto: due aspetti complici della maturità.

Colui che non si abilita a dare e ricevere fiducia non può essere definito persona matura. La fiducia viene data e guadagnata. La fiducia è un punto di arrivo e non di partenza. Il movente di questo cammino è la responsabilità verso noi stessi e verso gli altri. Verso gli altri divento persona degna di fiducia, verso me stesso sono capace di discernere a chi, come e quanto affidarmi affinché il mio essere ne esca migliorato in ogni aspetto.

Nel cammino di discernimento, che permette la personale crescita della fiducia, il sospetto occupa lo stesso posto che nel sapere ha la curiosità. Il sospetto obbliga a non fermarsi, ad approfondire, a non accontentarsi della superficie ad andare a fondo. Il sospetto ci libera da quell’infantilismo che non ha niente di evangelico ma che va a braccetto col comodo e col “non mi scomodare”. Il sospetto ci costringe a verificare ed a verificarci, a correggere ed a correggerci. Il sospetto è il crogiolo attraverso cui l’intelligenza purifica la speranza e la fiducia. Il sospetto non ci fa mai sentire arrivati rispetto alla fiducia ed allontana da noi atteggiamenti non saggi.

Il sospetto – si intende il “sano” sospetto – ci ricorda il limite nostro e dei fratelli, della nostra piccola comunità e della grande società. Vi sono delle immagini bellissime nel Vangelo che ritraggono queste due realtà che debbono coesistere per vivere come seguaci di Cristo: “Siate semplici come le colombe, prudenti come i serpenti” (Mt 10,16). Eliminare il sospetto dalla fiducia sarebbe come credere che nel mondo ci sia solo bene e che il peccato non esista, che esista solo materia ma non lo Spirito. Nel mondo coesistono il bene e ciò che bene non è, ciò che è tangibile e ciò che non può esserlo. Il sospetto scova quanto non è né bene né luce né finito, lo tira fuori e lo espone alla luce del Sole affinché si crei equilibrio tra verità e amore, giustizia e pace, fede e speranza, dando così fondamenti personali e comunitari alla fiducia per poter dire con verità “So a chi ho dato fiducia”! (2Tm 1,12).

Sr. M. Rosangela Sala
 Superiora generale Immacolatine
 Presidente USMI Liguria

  

La fiducia è una parola che automaticamente crea comunione quando viene adoperata. È ingrediente indispensabile per una convivenza veramente umana; facilita la relazione, aumenta l’amore, l’accoglienza, la stima, la comprensione. La fiducia abbatte muri di sospetti e pregiudizi che isolano le persone. Rende simili, crea comunione, condivisione e convivenza. Quando arrivo a fidarmi delle persone, allora sono veramente ‘uomo’, riconosco nell’altro un essere umano come me, al quale posso confidare sogni, dubbi, pensieri, perplessità e condividerli. La fiducia non ha razza, nazionalità, colore. Usa solo il linguaggio dell’amore, “il bianco e nero vivranno insieme”. Anche nella famiglia quando un bambino scopre che i genitori si fidano di lui cresce sano. La fiducia è un balsamo, è salutare. Nella fiducia reciproca io divento depositario dei valori dell’altro. Nella relazione di fiducia è indispensabile il rispetto di ciò che viene confidato. Anche il semplice guardarsi negli occhi, esprime un atteggiamento di fiducia: credo che tu esisti. La fiducia è un accogliere l’altro nella propria intimità: cuore, casa, ambiente, mensa. Tutto ciò esprime fiducia, perché se non mi fido di te, ti ignoro e ti mantengo il più lontano possibile; la fiducia brucia le distanze e avvicina i cuori.

Il sospetto invece è nemico dell’unità e della convivenza umana; costruisce castelli e fortezze, crea muri di separazione e rompe i ponti della relazione umana. Quando si innesca il sospetto in una relazione, nella mente inizia una processione interminabile di pensieri negativi: quella persona è pericolosa, mi vuole nuocere, è meglio evitarla, parla male di me. Il sospetto ha un solo linguaggio “ATTENTO”, proprio l’opposto della fiducia. Una persona sospettosa sta sempre in guardia, vive in perenne paura e sfiducia; per lei diventa difficile instaurare una convivenza serena; la sua paura la porta a sospettare anche di un semplice buon giorno. Il sospetto inculca nella persona un’inquietudine che porta a vivere sempre in stato di ansia, paura, dubbio e diffidenza. Il sospetto è distruttivo; crea barriere. Se evitiamo il sospetto e coltiviamo più fiducia riusciremo a vivere più a lungo perché ciò ci consentirebbe di vivere con meno ansia, più serenità e amore.

sr Monica Chikwe
Ospedaliere della Misericordia, som

 

Parlare di fiducia nel contesto socio-culturale, come quello in cui stiamo vivendo, può suscitare una smorfia di sottile sospetto….e l’interrogativo, banale, ma pur sempre lecito: come si può essere fiduciosi quando si è continuamente bombardati da notizie di morte, di azioni malvagie, di violenza, di aggressività, di menzogna? Tanto da convincersi che esiste solo male, cattiveria, egoismo e tutte quelle altre cose che vengono dal cuore dell’uomo e lo contaminano (cfr. Mc 7,20-23).

Certo è nella natura dell’essere umano, ferito dalla colpa del peccato originale, diffidare, non fidarsi completamente, lasciare un piccolo margine alla fiducia; insomma si può anche dire, prudentemente, che fidarsi è bene non fidarsi è meglio!

Pensiamo cosa sarebbe di noi se anche Dio fosse così intransigente e ponesse un limite alla fiducia che ripone nella sua creatura: non avremmo scampo, perché la nostra salvezza si basa sulla sua fedeltà e sulla sua infinita misericordia. Dio crede in me, ha fede in me, mantiene aperta la porta della fiducia e mi aspetta sempre con il cuore dilatato dall’amore che non si trincera dietro paura e diffidenza (vedi Lc 15,11ss).

Oggi più che mai abbiamo bisogno di crescere in relazioni di fiducia e di comunione: l’essenza del nostro essere cristiani si fonda sull’affidamento a Qualcuno, liberandoci dalle barriere che ci impediscono di amare i fratelli, soprattutto quelli meno amabili.

«La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria» (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014).

Il cristiano povero non ha niente da perdere, si affida più liberamente, sa accogliere il bene e il male, la sua felicità sta nel compiere la volontà di Dio, è prudente ma non diffidente: la carità è il suo linguaggio preferito (1Cor 1,13ss).

«Per tutti, anche per la nostra società che dà segni di stanchezza, se vogliamo salvarci dal naufragio, è necessario seguire la via della povertà, che non è la miseria – questa è da combattere -, ma è il saper condividere, l’essere più solidali con chi è bisognoso, il fidarci più di Dio e meno delle nostre forze umane» (Papa Francesco, Discorso, 4 ottobre 2013).

Più fiducia, quindi, nel bene che Dio opera prodigiosamente ogni giorno con l’azione invisibile e straordinaria del suo amore. Meno paura (sospetto?) di lasciarsi avvincere da questo Amore per liberare in noi la forza stessa dello Spirito che ci spinge verso rinnovati rapporti di carità fraterna.

Suor Maria Carmela Tornatore
Suora del Getsemani

 

Perché temere nei giorni tristi ?

Il Signore aspetta al varco; quando nella vita si avverte l’impossibilità di giungere a sera o sprofondare nel baratro della situazione che immaginavi non esistesse.

Solo ai suoi piedi senti con forza “Alzati … leva il capo” (Lc 21,25-36).  Non ci sono sconti sulla sua verità profonda. C’è fiducia in lui, senti l’abbandono, scorga l’affidamento senza riserva.

Tutto ricomincia senza esitazione ed è liberazione definitiva da ogni timore, da ogni paura, da ogni negatività, da ogni sospetto. Quando ti senti “Un buono a nulla” avverti la consapevolezza che, quanto più ci si abbandona a Dio, tanto più si riuscirà a migliorare la gente che ti sta attorno.

 E’ sospetto il pensare che una persona possa essere responsabile di atti o di situazioni riprovevoli senza comprovarne la veridicità verso qualcuno/a. Nasce dall’assenza di prove; in sua presenza facilmente vengono formulati giudizi affermativi o negativi su un individuo. Favorisce un alone di malumore nel gruppo, sviluppa sensazioni prima e sentimenti poi di antipatia, di avversione verso qualcuno, e permette l’esclusione del malcapitato. Inizia quando si pensa male di questa o di quella persona e, facilmente, nasce dal sentito dire, dal sembra che, altri hanno detto questo fatto

Il sospetto assecondato genera distanza, procura indifferenza, ostacola relazioni interpersonali di pace e di comunione fraterna. La verità più accreditata è la mancanza di Dio nella propria vita.

sr M. Alfonsa Fusco
 Segretaria regionale USMI Marche

Sospetto-fiducia sono due sentimenti che coabitano nel cuore umano. Tuttavia l’uno può prevalere sull’altro e ciò determina la qualità relazionale di una persona.

Il sospetto è una sorta di paura dell’altro, è sentimento “antico”, ha le sue radici in Genesi 3.

Il serpente, il tentatore, l’astuto ha insinuato nel cuore di Adamo e di Eva il sospetto  su Dio, sulle sue intenzioni, sulla sua parola.

L’uomo, accogliendo le insinuazioni del serpente, ha lasciato entrare nel suo cuore il sospetto e con il sospetto la paura di Dio e del “fratello” (Gen 4). Di conseguenza le relazioni  tra gli uomini e con Dio sono avvelenate per l’invidia e la gelosia. Diventa allora molto difficile fidarsi ed affidarsi, consegnarsi e accogliere, sia nell’ambito della vita familiare, sia nel lavoro, sia nella vita fraterna in comunità per i religiosi e religiose.

La fiducia è una sorta di profonda pace interiore che nasce invece dall’esperienza di essere gli interlocutori privilegiati di Dio, amati e oggetto della sua cura, di quella dei genitori, delle figure importanti della vita; dall’essere accolti e ri-accolti con benevolenza dopo aver sbagliato, peccato, fallito. La fiducia porta a credere alla parola dell’altro.  “Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu Signore, hai preso Israele tra tutte le nazioni e i nostri padri tra tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto per loro tutto quello che avevi promesso” (Ester 4,17).

La persona che vive prevalentemente nella fiducia può dire con Paolo: “so in chi ho posto la mia fiducia…” (1Tim 1,12). Sa infatti che appartiene a Colui che è la Vita, che la sua vita non cadrà nell’oblio perché custodita nell’eterna memoria di Dio e che in Lui, Verbo del Padre, tutte le altre parole possono essere affidabili.

La fiducia fondata nella consapevolezza che Dio è fedele rimane salda anche nelle avverse situazioni della vita, perché, per la potenza dello Spirito Santo, nessuna situazione storica impedirà di credere e di fidarsi, di dare e di ricevere fiducia.

Allora, sospetto e fiducia possono convivere nel cuore umano, purché l’obbedienza a Dio e alla sua Parola sia l’orientamento e lo stile della nostra vita.

                                                                                                        Sr Filomena

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