CERTEZZE/DUBBI

certezze dubbi “Donna, chi cerchi?”. E’ la domanda più vera che mai sia stata posta nel corso della plurimillenaria storia umana. Domanda posta dal Figlio di Dio, fatto uomo, morto e risorto, da Lui, Maestro, che aveva definito se stesso Via, Verità e Vita, a una donna innamorata, in dolorosa struggente ricerca. E lei, interrogata, aveva la sua certezza: si sapeva carica d’amore per quell’Uomo che l’aveva accolta, perdonata, redenta, senza mai farle memoria delle sue fragilità. Anzi, l’aveva difesa: “ha molto amato”. Amore e Verità; amore e certezze. Le certezze danno sicurezza; spingono alla fiducia, all’amore. Il dubbio è cicatrice aperta: è sofferenza latitante o, anche, esperita, vissuta, lancinante.

In fondo siamo tutti dei cercatori. “E’ una persona in ricerca … “. “E’ una intelligenza inquieta…”. Si dice, volendo definire or l’una or l’altra persona. Due giudizi, riferiti a persone diverse, e che vogliono dire la stessa cosa. E non è un giudizio negativo. Ammette la realtà umana. Chi è totalmente sicuro su tutto? Chi non ha forti e profondi interrogativi? In altre parole: chi possiede soltanto certezze; chi è libero, soprattutto oggi, dalle strangolature prodotte dal dubbio?

Viviamo in una inedita complessità di situazioni. Ascoltiamo discorsi che, a volte, sembrano fuorvianti. A chi, in chi; a cosa credere, allora? Tutti, nessuno escluso, siamo abitati da grandi domande su noi stessi, sulla nostra esistenza, sul mondo, sul male; tutti abbiamo bisogno di certezze, di una persona senza reticenze, che non mentisca mai, di una libro che apra gli orizzonti; di una comunicazione senza distingui. Molière sosteneva che ‘i dubbi sono più crudeli della peggiore delle verità’, ma è pur vero quanto sosteneva Pirandello: “è meglio avere dubbi che false certezze”. Il dubbio ti pone in ricerca appunto. La falsa certezza ti butta nel buio della notte.

Anche se Norberto Bobbio affermava che “il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi e non già di raccogliere certezze”, la verità esiste e va cercata senza inutili o pericolose dilazioni. Va cercata insieme, con tutte le forze, nella giustizia, nella mutua lealtà, anche per non prendere facilmente abbagli. Il confronto nella ricerca, il dibattito, la comune analisi, – onde raggiungere possibili certezze, – costituiscono un passaggio ineludibile per superare i dubbi, terreno molto e sempre ingombrante.
                                                 Sr Biancarosa Magliano
                                                  Direttore responsabile

È bello poter vivere di certezze, camminare lungo i sentieri della vita, a volte impervi, sostenuti da quelle sicurezze che ti permettono di superare gli inevitabili scogli. E queste certezze esistono perché non riguardano il superficiale, che cambia di per sé e non è mai certo, ma albergano nelle profondità. Esse non si apprendono dai manuali di psicologia, di filosofia o di religione, ma dalla Vita. E può succedere che nel movimento della vita qualche certezza venga meno. Quando la vita reale, quotidiana, non risponde più né ai principi né agli ideali che ti sei dato, quando essa ti si presenta diversa da come l’avevi progettata, quando ti sferza con la sua concretezza a volte incomprensibile, essa ti può indurre a dubitare di tutto e di tutti (anche della certezza di un Dio amore, di un Dio che si prende cura di ogni sua creatura, anzi forse questa è la prima certezza a crollare perché spesso legata a un’immagine sbagliata di Dio e del suo agire nel mondo). E ti chiedi: ma ciò in cui credo (Amore, Amicizia, Dio, Bene, Famiglia, ecc.) ha ancora senso, è ancora vero o è una fragile impalcatura? Non si tratta di rinnegare le certezze acquisite ma di ridefinire e arricchire la nuova realtà del portato di quella certezza che era venuta meno. E cominciare a ricostruire, a raccogliere le tessere andate all’aria cercando di ricomporre il mosaico su un nuovo disegno poggiato sulle nuove certezze costruite proprio in virtù dei dubbi che le hanno messe in discussione. E così, nella dialettica tra dubbi e certezze, si attraversa la vita.
                                                  Sr Nadia Bonaldo, fsp
                                                  Esperta in comunicazione

Di assolutamente certo, solo la cabina prenotata per lunedì, sulla nave verso l’Italia. Di dubbi, il solito drappello di ronda quotidiana, ma quel venerdì anche le soldatesche mercenarie dell’Imprevisto. Sulla lunga strada da Turen a Caracas, per 15 ore, come Lanzichenecchi i punti di domanda mettono a ferro e fuoco tutto quello che possono, con la loro picca arricciata cercano di strappare per rapire, ma la Suora resiste, sia all’andata che al ritorno, con i punti fermi schierati a rosario. Anche se sa che probabilmente non è finita lì: il Signore continua a volerci bene, tanto bene perché le prove non sono finite.

In nunziatura a Caracas ha dovuto decidere lei per tutte, subito (e senza essere ai tempi di internet).

Ci fermiamo in Venezuela, ho capito che era giusto fare così per il bene della nostra congregazione e soprattutto mi sembra chiaro che il Signore vuole che ci fermiamo, anche se non è più possibile a Turen.  Non nego che tutto questo stato di cose mi agiti tanto, ma io voglio essere strumento nelle Sue mani… anche se alla natura costi tantissimo… ho detto che non è quello il motivo che deve farci tornare indietro. Lunedì partiamo per Caracas…ma per ricominciare dove? come? quando? Borquisimeto? Ciudad Bolivar? Fiat o mio Dio! Siamo nelle mani di Dio, il Signore tira i suoi fili e ci vuole condurre dove vuole Lui… Contente di fare la Sua volontà, abbiamo dovuto disfare i bagagli: fuori la roba bianca, dentro la roba nera… è così che ci si fa sante, speriamo…
Madre, ci aiutino tanto tanto con la preghiera. Non deve essere stato facile.

Nello scavo dell’ultima lettera che la Suora scrive da Turen, si leggono ancora bene gli strati di incendio; i resti della torre difensiva più interna, molto evidenti, hanno l’architettura inconfondibile con pianta a croce, i materiali correlati –  i saluti degli abitanti, cocomeri, meloni, ananas, arance, polli, uova, dolci, caffè ecc. ecc. in regalo e purtroppo nessuna voglia di mangiarli – parlano di una frequentazione del sito della missione di Turen non molto lunga – un anno – ma intensa.

Il culmine della battaglia è avvenuto la domenica. I Lanzichenecchi pensano di giocare d’astuzia, aspettano il momento propizio e mandano avanti i bambini e la loro semplicità.

Il Padre ha celebrato nella nostra Cappellina e ha portato via il Signore, fa tanto senso vedere la casa nuda, deserta. I bambini non ancora convinti che las hermanas se van, girano per casa come padroncini. E chiedono: “E Gesù, anche Lui non c’è più?”.

Colpo lancinante per qualsiasi cristiano, o almeno così dovrebbe essere. Per una suora Rosaria, che vive tutta per Gesù Eucarestia e per il bene dei bambini, potrebbe essere perfino fatale, pensano probabilmente i Lanzi.

La risposta della Suora non si sa. Dopo la trascrizione della domanda dei piccoli e prima dei saluti finali, nella lettera rimangono solo dieci segni di dattilografo (spazi compresi), ma eloquenti tra gli strati: –  Basta – . Sembrano resti di scudo, anche se quello spazio bianco battuto in più potrebbe indicare comunque che la picca ha toccato: è largo abbastanza e compatibile, soprattutto se confrontato con gli avvenimenti successivi.

Infatti alla fine non è stato né Borquisimeto, né Ciudad Bolivar, e neanche più Venezuela, perché pochi mesi dopo la Suora e le sue tre sorelle sono rientrate per sempre in Italia, e passeranno molti anni prima di un nuovo impegno missionario.

Ma a dispetto dei Lanzichenecchi, da quella ferita aperta, invece, è scaturito più chiaro il senso del seme che muore, come si può leggere nelle nuove costituzioni ad experimentum del 1971, alla regola n. 153, sulla forma di espressione della vita apostolica missionaria :

La certezza che la grazia e la virtù di Gesù Cristo agiscono in coloro che avviciniamo, al di là della nostra azione e dei suoi effetti esteriori, ci rende instancabili nella fatica e perseveranti nonostante ogni insuccesso e incomprensione.

La risposta della Suora ai bambini di Turen è qua dentro! Ma ecco di nuovo anche i Lanzichenecchi, che puntano verso le Rosarie piu giovani: carne tenera, non hanno ancora assorbito la n. 153 a sufficienza per fare effetto, pensano i Lanzi. Ma cascano male, soprattutto con quella nata il primo giorno di primavera. I Lanzi non dovevano avvicinarsi cosi tanto a suor Primavera… perché anche la grazia e la virtù di Gesù prediligono la carne tenera… e hanno agito… con effetti imprevisti della n. 153 proprio su di loro, le soldatesche mercenarie dell’Imprevisto! Infatti è andata a finire  che i mercenari si sono offerti gratis per le domande di collaborazione che suor Primavera ha scritto a diversi padri missionari. Colpo di grazia o grazia del colpo?! I Lanzi spediti in Sudamerica sono quelli che prendono in consegna la prima entusiasta risposta, quella da cui, il tre ottobre 1976, ricomincia per le suore Rosarie la storia della missione. Ricomincia in Bolivia, con la gente di padre Sono partito solo a patto di rimanere qui per sempre e dei suoi fratelli: bambini, uomini,  donne e… altri Lanzi, anche lì, sempre pronti al soldo dell’Imprevisto. Diventare segno personale della presenza e dell’amore di Cristo, essere carità al di sopra di tutto è la risposta su Gesù che suor Primavera vuole dare di persona ai Lanzi, ai piccoli, alla missione, a noi, camminando fino alla fine del mondo, proprio laddove fiorisce anche il deserto, al di sopra delle nostre certezze e dei nostri dubbi.
                      Simona Melchiorre
                       Responsabile archivio e ricerca storica
Istituto delle Suore della B.V. Maria Regina del Santo Rosario – Udine

L’Epistème, la verità assoluta è qualcosa di irraggiungibile. Sia la scienza che la metafisica hanno dei limiti ontologici costituiti da un’oggettività apparente, da una previsione di oggettività.

Ecco allora che sia ciò che è reale, sia ciò che è frutto di idee, vengono risucchiati impietosamente nella ciclicità del divenire di tutte le cose. Non possiamo mai far corrispondere la certezza ad un assoluto, non possiamo rivestirla della nostra volontà di potenza e onnipotenza. Il destino dell’uomo, di qualunque uomo, è quello di dubitare o comunque di costruirsi certezze interiori passando dalla strada dell’interrogativo e dell’imprevedibilità. Può essere certo che noi siamo, che noi esistiamo, ma vi è incertezza sulla dimensionalità e sull’assolutezza di questo starci in quanto materia. L’uomo ha bisogno di senso ed il vero senso parte da un’ammissione di impotenza, è quindi paradossalmente la negazione stessa dell’epistème.

Le idee, così come la fede, la saggezza così come l’esperienza contemplativa non si muovono sul piano della certezza ma dell’intuizione. La pretesa di controllo, la pretesa di basare l’essenza in qualche cosa di rigido, di inespugnabile, di privo di dubbi e interrogativi è vanità, è ambire ad una perfezione che ci snatura e ci toglie sensibilità. Il nostro misurarci è sempre -e deve essere- una conoscenza di coscienza. E’ forse per questo che ogni realizzazione e ogni senso di appagamento derivano dalla forza-certezza dei nostri sentimenti e delle nostre passioni. E’ certa ed è vera la nostra propensione ad aprirci e farci prossimo, ad accogliere il mistero della nostra creazione come evento prodigioso. In noi e nelle nostre speranze sono racchiuse le potenzialità di crescita e maturazione che consistono sia nel dubitare che nel trovare nel proprio animo e nella propria interiorità la forza di guardare oltre ai dubbi e alle paure. La fede, l’integrità morale che ci orienta al bene possono diventare certezza solo nell’umile cella del nostro cuore.
Romina Baldoni
Biblioteca USMI Nazionale

“Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente”, scrive Benedetto XVI nell’Enciclica Spe salvi. Il Vangelo di Cristo – spiega il Pontefice emerito – non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che cambia la vita: “La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova”.

In tale prospettiva l’uomo, anche se immerso nella tribolazione, possiede la certezza evidente e feconda, non meramente consolatoria, che la sua esistenza ha un “senso” e che le sue sofferenze non si riducono all’oscuro e penoso travaglio di una materia corporea soggetta alla corruzione.

L’amara realtà del dolore è, in verità, una conseguenza inevitabile sia della nostra finitezza sia del male presente nel mondo, impossibile da estirpare del tutto. Eppure Gesù, con la sua Passione, ha accettato di subire ogni sorta di sofferenza, fisica e morale, proprio per riscattare il grave peso del male e del peccato. Il cristiano può quindi essere sicuro che, se porta la sua croce ogni giorno (Lc 9,23) mettendosi alla sequela del Signore, troverà un significato al dolore proprio e altrui, e vedrà aprirsi innanzi la porta della Vita eterna: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11,25-26). Le parole di Cristo sono assertive: non fanno riferimento a una dimensione vaga e indefinita, ma a una realtà vera e presente. Non vi è spazio per l’incertezza.

Occorre allora domandarsi se il dubbio possa essere considerato condannabile.

Sul piano delle realtà materiali e terrene, bisogna rispondere di no. La scienza, per esempio, procede attraverso il cosiddetto “dubbio metodico”: un’attitudine mentale che induce gli studiosi a ripensare costantemente ai risultati conseguiti, al fine di ottenerne sempre di nuovi, migliori rispetto ai precedenti. Senza il dubbio, in questo caso, la conoscenza non farebbe passi avanti.

Ma, se si parla della salvezza eterna dell’uomo, i termini della questione devono essere riformulati. Il dubbio può in effetti costituire una fase positiva di avvicinamento dell’anima inquieta a Dio, spesso caratterizzata da un forte affanno morale. Tuttavia non di rado esso si manifesta – al contrario – come un allontanamento dalla presenza del Signore e dalla fede viva professata dai credenti. Appunto per questa ragione, la Chiesa ha sempre annoverato il “consigliare i dubbiosi” fra le opere di misericordia spirituale.
                                        Lorenzo Terzi
                                       Bibliotecario e Archivista

Certo è il cammino di chi procede su vie di verità, / impervie ferrate verso un’unica vetta,  /purché dubiti d’averla trovata ad ogni angolo/ e non tema di rischiare tutto per l’ardua fatica…

Incerto il passo e ferito il cuore, solo l’umile / lascia al dubbio socchiusa la porta…

per intima sete e segreto desiderio /di contemplare, nella notte, l’essenza della luce…

Non potrà abbagliare la Verità /colui che non cercherà di possederla,

né  Fede potrà offendere dell’uomo intelletto /sollecitata dal dubbio a cercare oro tra la sabbia…

Negli anni ho scoperto che il senso della vita /è una fragile catena di tanti dubbi e rare certezze: i primi assillano e torturano mente e sonno,/le seconde sembrano chimere e miraggi, ma pace e speranza concedono ai mortali /dissipando viltà e paure, tra sismi e tempeste….

Punta alla tua meta, preparati ad affrontare i pericoli,/ ascolta il fruscìo del dubbio e indaga il terreno, non guardare troppo in alto, il sole potrebbe abbagliarti.

Ad occhi chiusi vedrai la vetta ad ogni passo fermo, /ad ogni chiodo ben piantato da mani stremate… in cima, infine, potrai scaldarti, riposare /e guardare dall’alto il cammino percorso.

Sarai per altri sempre un puntino invisibile, /ma saprai di esistere e potrai gioire di orizzonti di luce senza fine.

Dubbio… di chi crede e teme, di chi spera poco e male,/ di chi s’illude e non sa che cosa l’attende… Infìdo compagno di tenebra?  /Ombra alla luce del tuo corpo in movimento, /mentre delle membra sollevi il peso…

Nella vita avremo incontrato una tipologia di persone che hanno solo certezze e le ostentano, spavaldi possessori di verità e convinzioni, debordanti, partecipi di un sistema infallibile, qualunque esso sia, spesso quello del giudizio a priori, della soluzione a qualunque problema, del tentativo di manipolare persino la vita di figli e amici… oppure, quasi variazione tematica, persone che all’insicurezza, alla destabilizzazione, agli interrogativi e, persino, ad un quesito quotidiano rispondono con parole altrui o citazioni altisonanti senza possibilità di replica… Ci sono poi coloro che se alla prima domanda inattesa entrano in confusione come studenti che hanno studiato mnemonicamente e ancora non riescono a far proprie le lezioni della vita… anche in fatto di religione e spiritualità.

Spesso, alla ricerca di appigli saldi e di facili soluzioni, anche a noi capita di evitare coloro che hanno dubbi e il coraggio di manifestarli o d’affermare di averne: potrebbe destabilizzarci, mettere in crisi ciò che custodiamo gelosamente e faticosamente nel nostro scrigno ‘sicuro’. I ladri potrebbero portarci via tutto…

Da un’educazione equilibrata, serena, fondata su amore e rispetto reciproco genitori-figli possono scaturire ‘certezze’ esistenziali che l’esperienza sostiene e mantiene nel tempo: credere nell’amore, nell’amicizia, nella fedeltà, nella lealtà, fidarsi ed essere affidabili… valori personali, sociali, religiosi…

‘Ci credo’ se ho ricevuto segni validi, radicati, vitali, se ho sperimentato la bontà e il benessere che ne sono derivati per la mia persona, e non sono stato ferito, mortificato, maltrattato a causa di qualcosa… ciò vale per Dio, la Chiesa, i valori etici, religiosi e civili…

L’amore, infatti, supera la legge e rende possibile accettarne persino i limiti.
L’amore, più di tutto, è certezza, fondamento di fede: non si crede davvero senza avere indagato, cercato un passo dopo l’altro, con sacrificio e aiuti, mediante il confronto e la testimonianza… pur partendo da quel nucleo primario di consegna unica che proviene dall’accoglienza e dall’accudimento amorevole di chi ci ha preso in braccio… In Dio cerchiamo, in realtà, questo amore ideale che il corpo stesso conosce sin dal primo istante di vita… e per questo è ‘certezza fisica, psicologica, esistenziale’…

La fede diviene certezza a partire da un incontro amorevole, da quell’attimo di riconoscimento profondo, da quell’incontro che trasforma e può, poi, essere ricordato, ripreso in ogni difficoltà, resistendo al tempo, divenendo pietra miliare su cui fondare scelte, decisioni, stabilità…

Se la casa non può essere costruita sulla sabbia, ma sulla roccia di una certezza per dominare l’incertezza della fragilità quotidiana, la povertà del peccato stesso, le sabbie mobili di certi frangenti… è pur vero che arriveranno bufere e temporali, terremoti e tempi bui in cui i dubbi avranno la meglio, giocheranno il loro ruolo di tentatori e giudici, metteranno a soqquadro la casa e lasceranno il giardino deserto, desolato, dopo aver rubato e strappato ogni radice di certezza… Dubbi che miraggi, emozioni, intensi desideri di cambiamenti immediati, infatuazioni di un istante, interrogativi radicali e improvvisi, tentazioni di abbandono, solitudini sofferte, scrupoli eccessivi e molto altro, potrebbero generare quasi soluzioni alla fatica del combattimento, quando si avverte il dolore di mani e anima che tirano da tempo la corda, per l’incapacità di fermarsi, ristorarsi, attingere al’acqua della Vita…

Dubbi esistenziali, sistematici, diligenti ufficiali di navigazione addetti a fare il punto, a verificare la rotta, a segnalare falle e tempeste in arrivo… dubbi del perfezionista o dell’uomo moderno, di colui che al carpe diem deve aggiungere irrisolte questioni del pensiero debole…

Dubbi di ricerca, verifica e riflessione… di quelli che fanno crescere in umanità ad ogni decisione, che costano silenzio e solitudine, dubbi creativi… che, se non ne avessi sul comodino al risveglio e prima di addormentarmi, esiterei a credere d’essere ancora vivo, capace di pensare o integro di mente…
                               Concetta F. Sinopoli
                            Docente di Bioetica   Scrittrice 

Quasi mille anni fa s. Agostino faceva del dubbio il cammino di ricerca della Verità, un dubbio, da cui hanno origine le certezze di cui l’uomo ha bisogno. Il dubbio è stato oggetto di attenzione da parte di filosofi e pensatori ma oggi cosa significano per noi dubbio e/o certezza?

Nelle età della vita essi convivono,s’intrecciano e scontrano con intensità e modi diversi. Il bambino può dubitare o essere certo dell’amore dei genitori; l‘adolescente mette in discussione le verità che essi gli hanno insegnato e ne sposa altre;il giovane non sa che strada prendere ma ha l’età dalla sua parte; l’adulto pensa di saper già tutto ma… oggi non è sicuro di lavorare domani; molti non sono certi della propria identità; altri s’interrogano se vale la pena mettere al mondo dei figli con i tempi che corrono; di fronte al male e alle tragedie ci si domanda ma Dio dov’è, esiste? Potremmo continuare nella lista dei dubbi che attanagliano la vita nelle sue svariate sfaccettature, così come potremmo fare un elenco di certezze: certezza di un domani migliore, convinzione che il Signore ci ama, sicurezza nelle proprie opinioni e idee, nel denaro. La domanda è cosa intendo per sicurezza, in chi e in che cosa la pongo? In Dio, nell’uomo, nella scienza, in nulla, solo in me…? Il dubbio crea angoscia e pessimismo, a volte provoca tragedie, ma è anche motore di ricerca di verità, di risposte, di creatività. La certezza offre serenità, pace, speranza, futuro, ma l’arroccamento nelle proprie certezze può generare un senso di onnipotenza e ostinazione, incapacità di dialogo e ascolto, immobilità. E Allora? La risposta di Gesù a un padre che chiedeva la guarigione del figlio è illuminante: «Dici: “Se puoi!” Ogni cosa è possibile per chi crede», e la risposta di quel padre: «Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità» è la sintesi esistenziale tra dubbio e certezza, perché se anche dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché il Signore è con me. Il suo bastone e il suo vincastro mi danno sicurezza (cf Sal 22).
                  Sr Maria Luisa Gatto
                 Serve di Maria Riparatrici Ciconia-Orvieto
                 g.mluisa@smr.it