Archivio di febbraio 2013

PostHeaderIcon Fraternità in formazione – sr Judit e sr Rosa

PostHeaderIcon Gli ingredienti della vocazione – Federica

PostHeaderIcon USMI: storia di vita e di vite

Si sa che la storia dei primi 50 anni dell’USMI è una “storia di vita e di vite”. Perché non farla  conoscere? Soprattutto farla conoscere a chi incontra le suore per strada, le vede ancora negli ospedali, nelle scuole, animatrici di belle celebrazioni liturgiche, o in diversi e difficili luoghi di frontiera, i luoghi più disparati, dove con coraggio, portato all’eroismo, offrono un servizio qualificato? E la domanda è stata: come rendere luminose e vere tante vite di persone e di istituti? Renderle luminose nella linea della verità e della giustizia. Si voleva un libro di non molte pagine. Fresco e vivo, come viva è la storia.

Posso dire e con gioia che l’USMI ha cadenzato la storia della mia vita dal 1961 ad oggi. Ero giovanissima maestra di formazione in Spagna e per decisione della venerabile Tecla Merlo, mia superiora generale, ho frequentato i tre corsi proposti dall’USMI negli anni 1961.62.63 per le maestre di formazione. Venivano le nostre anche dall’estero Giappone, Stati Uniti, Brasile, ecc. E so di aver valorizzato tanto in Spagna come in Argentina le lezioni di p. Ballestrero, p. P. Philippon, p. Gambari. Rientrata in Italia dalle mie esperienze dell’America Latina, (Argentina, Perù) dopo altre esperienze di animazione internazionale all’interno del mio Istituto fui mandata a Verona come superiora di una comunità non piccola la cui età media –allora- nel 1980 era di 39 anni – e là si collaborava molto bene conla FIR(Federazione Italiana Religiose) della quale era segretaria una deliziosa sr Leopoldina delle Orsoline Figlie di Maria Immacolata fondate da Don Zeferino Agostini. Dopo quasi 7 anni fui mandata ad Alba e lì la prima cosa che mi si chiese fu di fare la segretaria USMI diocesana e mi ci misi per intero e conla Presidente M.Beatrice delle suore Oblate di san Luigi Gonzaga, visitavamo le comunità e organizzavamo incontri formativi che si tenevano allora come oggi nella nostra casa. Dopo un anno ero a Bologna di nuovo superiora e lì’ subito mi si chiese la stessa cosa, accettai di fare l’animazione spirituale-liturgica. Allora era segretaria la ‘famosa’ sr Nicolina delle suore Minime dell’Addolorata fondate da santa Clelia Barbieri, canonizzata proprio in quegli anni, la fondatrice più giovane della storia, patrona dei catechisti dell’Emilia Romagna. Due religiose e due istituti non nominati nel libro, perché – ne eravamo coscienti – non potevano essere nominati tutti, ma che hanno inciso sul loro territorio e sulle strade di quel mondo. Dopo Bologna, dal 1991, sono all’USMI nazionale.

Nello scorrere i documenti – stampe e foto – che abbiamo avuto in mano posso affermare che dovremmo tutte e tutti inchinarci, ammirate e commosse. Per quello che tante suore dalle Alpi alla Sicilia, dalla Sardegna al Veneto e nelle varie sedi di Roma hanno fatto per la promozione della vita religiosa femminile, perché essa fosse all’altezza dei tempi, scopritrice dei segni dei tempi e desse le risposte che realmente hanno dato con generosità estrema, in molta sintonia e sinergia con la Chiesa. Ein periferia e in centro attente all’evolvere della storia, della cultura, del pensiero, della tecnica. In quale comunità oggi non si parla di internet per il quale sono stati fatti corsi di preparazione all’USMI? Penso a nomi recenti: m. Celestina Barella, presidente dell’USMI della Lombardia, m. Teresa Trombatore, presidente dell’USMI della Sicilia, penso a sr Concetta Liguori delle Ancelle del Sacro Cuore, presidente della regione Campania sino al 2011, e a sr Giselda Moretti fma, per anni responsabile economato nazionale, tutte e quattro decedute da poco. Ma penso a tante altre dal nord al sud il cui nome è e sarà scritto nei cieli e che non conosceremo mai. Quanta passione, creatività, dedizione. Soprattutto quanto volontariato, quanta gratuità. Mi permetto citare qui con emozione due sorelle: sr Teresa Costa delle Suore di Carità di S. Giovanna Antida e sr Sandra Grosso delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo, donne limpide che, ormai ultraottantenni, hanno lavorato al Centro Studi, ma mai sotto i riflettori. Molto colta sr Teresa, già Preside, che se ne intendeva di film e di letteratura, di pedagogia e di musica, quella classica, quella italiana e quella russa, onesta, precisa con bella calligrafia…  ma lì sempre pronta a un giudizio obiettivo; i miei editoriali prima di andare in stampa passavano da lei… e sr Sandra Grosso delle Adoratrici del Sangue di Cristo con cui ho collaborato per 18 anni, sempre precisa, sempre pronta anche agli straordinari, perché le scadenze della rivista e i supplementi con gli strumenti di allora… non c’era il computer. In ufficio trovai giustamente una macchina da scrivere olivetti manuale. Erano gli anni in cui il 23,6 % quindi più di 23.000 religiose in Italia ogni mese leggevano Consacrazione e servizio (dal libro Cosa leggono le suore?). Senza pensare a quelle dell’estero dall’Australia alla Russia, al Brasile e all’Etiopia…  E lo hanno fatto in gratuità e tanta gioia. Sono nomi e sono figure – mai apparse in pubblico – scritte nel libro della vita di Dio e a Lui non sfugge proprio nulla. E penso a sr Cecilia Libreri, anch’essa delle suore di carità di S. G. A. Dal 1969 attraversa la porta d’ingresso per un servizio preciso, ordinato, sereno. E penso a chi collabora oggi e nomino sr Luciagnese Cedrone delle suore di Maria Consolatrice che con i suoi scritti, il suo dinamismo culturale, dà lustro al sito dell’USMI. Come non soffermarmi su M. Giuseppina Alberghina, da decenni ‘presente e operante’, donna di pensiero e di azione, esperta animatrice soprattutto nell’ambito della formazione e della spiritualità. E i laici, collaboratori preziosi, in settori diversi: segreteria, portineria, lavoro tecnico tra i quali ricordiamo Salvatpre Lamantia, da l1978 eccellente nella sua disponibilità alle varie richiese di servizio.

Ora l’USMI è aperta ad altri Paesi con i vari uffici: l’Ufficio Tratta Donne e minori, Servizi Sociali, Mobilità Etnica. La Rivista continua il suo viaggiare per il mondo, il Sito al quale accedono navigatori dalla Federazione Russa agli Stati Uniti, dall’Africa, all’America latina. Per questa apertura cito anchela Biblioteca frequentata nella sua maggior parte da studenti estere che frequentano le università romane. Questo aiuta la formazione di prossimi opinion leaders perché torneranno ai loro Paesi e avranno impegni di animazione nelle loro chiese locali o nei loro Istituti.

Ma non potevamo scrivere una storia senza consultare persone ancora viventi che per l’USMI hanno speso e/o stanno spendendo, amore e tempo, vita e passione.

Sono state chieste testimonianze. Gli interpellati e le interpellate hanno risposto. La trepidazione, a momenti l’angoscia, mi rimangono in cuore perché non è stato possibile pubblicare i loro testi per intero, data la caratteristica che il libro doveva avere. Saranno pubblicate sul sito dell’USMI. 

Nella sede attuale dell’USMI, ogni angolo, ogni ufficio, le scale, la cappella, l’aula magna, la biblioteca, o altre aule più ridotte frequentate da centinaia di novizie e decine di postulanti e juniores, per la loro formazione, sono testimoni di tanta vita, di tanta storia, di tanta passione e generosità da parte di chi si è impegnata e si sta impegnando perché la ‘formazione’ a giovani e non più giovani risulti efficace, attuale, integra, vera.

Sono vite sacrificate, sono vite ‘sprecate’ – uso un aggettivo caro a M. Viviana -  per Dio, perla Chiesa, per la umanizzazione e la cristianizzazione del mondo…

Sono convinta che oggi la vita religiosa femminile si trova di fronte ad interrogativi e sfide che emergono e che deve affrontare con coraggio e speranza senza pensare ai numeri (Abramo, Gedeone – Elisabetta). La sfida della speranza e della precarietà, della compartecipazione – non solo collaborazione – dei giovani, del mondo digitale e di una cultura che evolve esponenzialmente.

L’USMI non è sbocciata e non è cresciuta come erba di primavera. Ha una sua storia. Ed è giusto e doveroso soppesare il passato ma con l’equilibrio tranquillo di chi sa che c’è un futuro al di là delle apparenze. E questa non è solo speranza; è certezza, la nostra certezza.

Mentre l’uomo della strada a volte vive l’attimo fuggente in maniera emozionale e cangiante senza porsi troppi problemi sulla qualità della propria esperienza esistenziale, la persona consacrata propone valori altri, vive tensioni diverse: è attenta alle persone cariche di dolore, di drammi, di tragedie, forse di rimorsi. E allora eccola in carcere pronta all’ascolto, alla consolazione offerta con profondità di sentire e di pensiero; eccola nella case-famiglia ad accudire bimbi non suoi, a sostenere e formare mamme; eccola davanti a un personal computer per inviare un messaggi di pace e di fraternità; eccola impegnata a preparasi per offrire un buon apporto alla costruzione o ricostruzione della famiglia, dopo una frattura; eccola sulla strada di notte per sottrarre giovani donne al vilipendio di sé. Eccola docente universitaria, eccola accogliente con gli immigrati, se necessario od opportuno anche a Lampedusa.

Sappiamo in chi abbiamo posto la nostra fiducia. E come nel finale di una poesia di Sophia de Mello Breyner Andresen possiamo recitare:

“So soltanto che cammino
come chi è guardato, amato e conosciuto.
E perciò in ogni gesto colloco
solennità e rischio”.

Sr Biancarosa Magliano, fsp