Archivio di luglio 2012
Vita consacrata: resistere… nell’amore
Qualche settimana fa, in occasione del 25° anniversario della professione religiosa, una mia consorella mi ha scritto un messaggio particolare, che mi ha fatto molto pensare: Auguri per il tuo 25° di resistenza e di lotta continua, ma il grande capo è Cristo.
Sì, 25 anni di resistenza. Prima di tutto resistenza a Dio, all’azione della sua grazia, alla forza della sua Parola che mi chiama a conversione, a diventare creatura nuova in Cristo Signore, a realizzare la mia identità di figlia nel Figlio, di apostola del suo Vangelo. Ma anche resistenza come determinazione ad andare avanti, ad accogliere la sfida, a ricominciare ogni giorno. Resisto perché esisto, non per affermare chissà quale carisma personale o privilegio di “casta”, ma perché Dio è con me, con noi, non ha paura delle mie e nostre fragilità, mi guida, mi attende nei quotidiani percorsi di dispersione, di temporaneo allontanamento da lui, mi ama.
La vita consacrata è resistenza all’amore e nell’amore. È lotta continua, per conoscere e testimoniare che il “grande capo Cristo” è la fonte e la motivazione della mia e nostra resistenza: impariamo da lui la resistenza alle ottusità, ai turbamenti; impariamo da lui la fraternità vera, il perdono, la carità. Lui è il misericordioso, l’amato, il desiderato, lo sposo, che “… realizza non tanto i nostri desideri, ma le sue promesse” (D. Bonoeffer). Lui è “l’autore e il perfezionatore della nostra fede”.
Resistere è un altro modo per dire credere. E chi crede, comunica un messaggio di vita, di salvezza e di speranza, comunque.
Collesei
MEMORIA E FUTURO
Il mio primo incontro con l’USMI Nazionale risale al 1974 quando venni invitato a tenere alcune lezioni sulla vocazione alle Maestre di formazione. L’invito mi giunse da P. Andretta, l’Assistente Generale e dalla Presidente. Da allora iniziai un lungo cammino con l’USMI condividendo iniziative e scelte, sogni e ricerca, sofferenze e speranza, titubanze e coraggio. Conobbi l’amore per la vita consacrata delle Presidenti, quali Madre Angela Maria Campanile, Madre Annoni, Madre Lilia Capretti e di chi è venuta dopo.
Ricordare un nome è rendere presente tutte le persone che con loro operavano, soffrivano, cercavano le vie per rinnovare la vita consacrata e le opere apostoliche, per dare fiducia e aprire prospettive. La mia collaborazione ricopriva principalmente il campo della formazione iniziale, ma in seguito anche ambiti più vasti, soprattutto quale Presidente Nazionale della CISM. Ricordo qualche particolare: lo sviluppo dell’Ufficio Formazione e le iniziative per le postulanti, la scuola per le novizie, i Convegni di Collevalenza le cui destinatarie erano prima di tutto le Maestre di Formazione e successivamente le juniores e le novizie. Nacque con queste ultime il desiderio di incontrare il Papa; avvenne nell’udienza riservata alle novizie il 10 aprile 1989; il discorso di Giovanni Paolo II rimane una fonte d’ispirazione. Le novizie gli dedicarono due canti – a Pietro e a Maria – composti da loro.
Il coinvolgimento delle nuove generazioni restava un obiettivo principale. Ricordo che alcuni religiosi italiani in Roma scrissero al Papa, alla vigilia del Sinodo sulla Vita Consacrata, per dirgli che come gli “adulti” avevano i loro Convegni di preparazione (l’USG aveva organizzato, ad esempio, il I Convegno Mondiale. Carismi nella Chiesa per il mondo), così volevano anche loro dare un proprio contributo. Essendo i tempi piuttosto ristretti, Giovanni Paolo II incaricò il Prefetto della CIVCSVA , il Card. Martinez Somalo – e questi l’USG ela UISG– a provvedervi dopo il Sinodo. Nacque così il Congresso Internazionale del 1997: “Vidimus Dominum” (il cui nome è stato assunto per il sito dell’USG/UISG). Tutti noi ne siamo stati coinvolti attivamente. La memoria di queste realtà fa toccare con mano che il Signore opera nella storia, anche se per noi appare buia, e che tutto ha un sento ed una meta. Anche le stesse crisi, i nuovi germogli ed altre espressioni, nuove o classiche, di vita consacrata che fiorivano nel mondo, rientrano in un disegno di Dio. Per aiutare e promuovere la vita consacrata nella Chiesa, durante la nostra presidenza, rispettivamente della CISM e dell’ USMI, inseriti in alcune strutture della CEI abbiamo cercato di portare avanti alcune iniziative. Tra l’altro, la preparazione, sotto la responsabilità della Commissione Mista Vescovi-Religiosi, di un volume – un sorta di manuale – sulla vita consacrata per i seminari (una copia è stata sta data a tutti i Padri Sinodali).
Durante l’Assemblea Generale della CEI sulla vita consacrata (ottobre 1993) il Presidente, il Card. Camillo Ruini, chiese di presentare, con una relazione documentata, la situazione e le prospettive della vita consacrata in Italia. A questa esperienza, aggiungo quella della costituzione di un organismo di collaborazione tra tutti gli enti che si occupano delle nostre Istituzioni: è la nascita del Comitato di Coordinamento sotto la responsabilità dei nostri due organismi che l’avevano maturata; in alcuni momenti il lavoro del Comitato è stato determinante anche di fronte alle autorità civili. Sono solo dei cenni di una esperienza personale vissuta con altri consacrati e consacrate, con laici e sacerdoti, ma dentrola Chiesaperché non abbia a impallidirsi il dono della vita consacrata e la vita religiosa “non lasci mancare un raggio della divina bellezza che illumini il cammino dell’esistenza umana” (VC 109). Ringrazio le Presidenti e tutte le religiose che hanno dato fiducia e con cui abbiamo camminato insieme. Sono delle Testimoni.
L’identità e il ruolo di questi nostri Organismi certamente matura con il tempo, ma la collaborazione va voluta e ricercata in chiave di comunione perché è una esigenza della natura comunionale della Chiesa ed una testimonianza profetica (cf. VC 53). E quanto più ogni persona ed ogni istituzione è se stessa secondo il disegno di Dio, tanto più il segno diventa luminoso e l’operare evangelico tra la gente diventa fecondo, guidato dalle leggi d’amore del mistero pasquale. La memoria rimanda alle radici evangeliche e carismatiche della vita consacrata e porta a costruire nel presente protesi in avanti. L’augurio è di non lasciare mai nulla di intentato per annunciare il Cristo Redentore ed il Padre suo e, con la forza dello Spirito, percorrere le strade dei Popoli di oggi e delle culture in trasformazione con semplicità, fede profonda, gioia, nel dono di noi.
P. Sante Bisignano OMI
L’USMI NAZIONALE: UN LUOGO PER EDIFICARE LA COMUNIONE
Il mio primo incontro con la sede nazionale dell’USMI risale al 1989 ed è legato al Corso Triennale estivo per catechiste parrocchiali, organizzato dall’Unione Superiore Maggiori – Segretariato per la Pastorale per le Religiose. In esso svolgevo rispettivamente le lezioni su La Divina Rivelazione, Il mistero di Cristo e Il mistero della Chiesa. In realtà dal 1981 ero impegnata nel Corso Triennale per Catechisti del Vicariato di Roma ove la presenza delle religiose era consistente. Però dal 1989 ho potuto conoscere direttamente la sede nazionale e il servizio encomiabile che le religiose, ivi impegnate, offrivano ed offrono tuttora alle religiose d’Italia e non solo, perché fin dall’inizio vi sono state suore non italiane, che hanno valorizzato i Corsi USMI per la loro preparazione spirituale e professionale.
Non è questo il luogo per passare in rassegna la molteplicità delle offerte formative, tutte tese alla crescita nella vita evangelica, ad illuminare sui problemi, sulle sfide e sulle opportunità socio-culturali e socio-religiose della svolta culturale in atto, in vista di un discernimento spirituale. Nel corso degli anni le suore hanno trovato nella sede nazionale la possibilità di aggiornamento e rinnovamento. Anzi la sede è stata concretamente il luogo di conoscenza, apprezzamento e stima tra religiose di diverse Congregazioni: una possibilità di comunione non retorica in cui si è attuato lo scambio e arricchimento reciproco di saperi e di esperienze.
Una particolare attenzione è stata data alla ricomprensione della vita consacrata secondo le indicazioni del Magistero conciliare e post-conciliare, secondo lo sviluppo della teologia e secondo le esigenze che sono emerse dai contesti di evangelizzazione nuovi e tradizionali. Un singolare rilievo è stato dato al cammino di maturazione della propria identità femminile, una consapevolezza che ha assunto una espressione più esplicita e critica dopo la pubblicazione della Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II.
Penso ai numerosi Corsi programmati per la formazione delle Maestre delle novizie, delle Econome generali e provinciali; penso alle iniziative formative e apostoliche svolte dai diversi settori dell’USMI, da quello della ricerca a quello dell’immigrazione e della tratta, a quello delle nuove frontiere di povertà.
Penso alle Assemblee annuali delle Superiori maggiori. In particolare ricordo come i giornali si siano sbizzarriti nel raccontare l’Assemblea del 1992 ove fu tematizzata la dimensione femminile della vita consacrata, una tematizzazione già in atto nella rivista Consacrazione e Servizio. Ricordo lo stupore del Prof. Stefano Zamagni nell’Assemblea del 1993, quando, nel proporre la sua riflessione, ha visto davanti a sé un pubblico così numeroso e attento di religiose, una risorsa enorme, ma così poco ri-conosciuta.
L’enorme attività svolta è stata percorso sempre dal filo rosso della spiritualità e professionalità, offerte a tutte le religiose, con un particolare riguardo per quelle che vengono da contesti formativi meno attrezzati.
Penso al Centro studi messo in moto in questo senso.
Penso al lavoro fatto dall’USMI, insieme alla CISM, per preparare il Sinodo sulla vita consacrata: una serie di iniziative messe in modo nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle associazioni, fino alla celebrazione della 38ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, I carismi della vita consacrata nella Chiesa comunione, svoltasi a Collevalenza (Perugia) dal 25 al 28 ottobre 1993; e ai contributi redatti sui Lineamenta del Sinodo, in vista della elaborazione dell’Instrumentium laboris.
Mi piace pure ricordare come l’USMI e la sua rivista siano entrate nelle strutture accademiche con il coinvolgimento di docenti universitari e anche con tesi di laurea. Nel 1994 è stata discussa alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” la tesi di Laurea di Laura Bianco su L’apporto della donna consacrata alla Nuova Evangelizzazione. Analisi della rivista Consacrazione e servizio (1985-1994).
La prossima Assemblea sinodale dei vescovi sarà sulla Nuova Evangelizzazione. Noi religiose d’Italia siamo interpellate ad offrire un apporto singolare che parte dal radicalismo evangelico vissuto al femminile. La rivista Consacrazione e servizio, la riguardo, ha proposto e propone nuovi sentieri di riflessione e di azione.
Mi auguro da parte delle religiose che operano in Italia una voce profetica limpida e coraggiosa.
Suor Marcella Farina Figlia di Maria Ausiliatrice