Archivio di settembre 2013

PostHeaderIcon Testimonianza di Sr. Valentina

PostHeaderIcon LAVORARE TRA LE PERSONE, CON LE PERSONE

 

La Madonna Pellegrina nel Carcere “Mammagialla” di Viterbo

Il carcere è il luogo straordinario per conoscere l’uomo, nel suo mistero di bene e di male. E’ un ambiente che non offre grandi risultati ma che riempie di senso il servizio e il ministero di chi vi opera. E questo lo abbiamo verificato ancora una volta il 28 maggio scorso nell’Istituto di pena di Viterbo “Mammagialla”, dove è entrata per la prima volta la Madonnapellegrina. Accompagnata dal vescovo, mons. Lino Fumagalli, dal cappellano padre Antonio Bagnulo e dall’immancabile Suor Rita Del Grosso, la statuetta mariana ha varcato le imponenti mura dell’istituto di pena ed è stata accolta e portata in spalla fino alla cappella del carcere, dove lo stesso presule ha presieduto la santa messa. “Sono venuto qui per un atto di devozione nei confronti della Madonna” ha sottolineato nel corso dell’omelia mons. Fumagalli. “Tutti abbiamo bisogno di sentire vicino la mamma e in Maria troviamo una mamma che si prende cura di noi” ha continuato. Poi, rivolgendosi agli ospiti ha detto: “Fate sempre quello che Gesù vi dirà, stringete amicizia con lui”. Riprendendo le parole di Papa Francesco, pronunciate in occasione della visita del pontefice a Casal Del Marmo, ha invitato i detenuti a non perdere la speranza. “Sperare non solo di uscire presto da qui, ma anche di vivere questa esperienza pienamente, perché la vita ha senso anche in un istituto di pena. La si può accettare con serenità stringendo rapporti di amicizia con i compagni oppure dandosi da fare come e quanto è possibile”.

Oltre un centinaio gli ospiti hanno voluto pregare ai piedi della Madonna a conclusione del mese mariano. Tra loro anche c’è stato chi per la prima volta si è avvicinato al Signore facendo la Prima Comunione e chi, invece, ha voluto partecipare ugualmente nonostante di fede ortodossa. Nella cappella, infatti, c’erano fedeli georgiani, romeni, russi ed ucraini. La liturgia è stata animata dal coro Musica Insieme, diretto da Ida Scanu. Al termine della messa, i detenuti sono rimasti in chiesa per la recita del Santo Rosario.

“Il nostro è un istituto complesso che ospita oltre 700 detenuti appartenenti a circuiti diversi” ha detto la direttrice, Teresa Mascolo. “A fronte delle difficoltà economiche e della carenza di risorse umane, cerchiamo di puntare sui rapporti personali. Non solo con le persone ristrette, ma anche con gli operatori. Il nostro Istituto, purtroppo, sale alla ribalta delle cronache solo quando accadono episodi negativi. Oggi non è così, e ne sono molto fiera. Torno in ufficio con il cuore rallegrato”.

Padre Bagnulo, il cappellano, presta servizio a Viterbo dal 2000 e in tredici anni ha visto raddoppiare la struttura. “Quello di oggi è stato un evento partecipato che ha toccato i cuori dei detenuti. Coltivare la dimensione religiosa in carcere ha un valore profondamente educativo per i ristretti. Stringere un rapporto con il soprannaturale, li aiuta a far riscopre un futuro diverso da quello che li ha portati qui”.

Ma tra il recupero del condannato e la sicurezza dei cittadini, può esserci sinergia o solo contrapposizione? “Non dimenticando quello che è il nostro compito principale, ovvero quello della rieducazione, ritengo che non possiamo svolgere questo lavoro se non credessimo in questo principio, peraltro costituzionalmente riconosciuto. Garantire la sicurezza negli istituti di pena, indirettamente garantisce la sicurezza anche del cittadino fuori da qui” ha evidenziatola Direttrice, aggiungendo che “E’ necessario concentrarsi sulla persona e non sul reato commesso. Sono convinta che curare la relazione con le persone ristrette possa essere una formula di successo per migliorare le condizione difficili soprattutto negli istituti caratterizzati da una grande sovraffollamento. Lavorare tra le persone, con le persone. Siano esse operatori o detenuti. Questo è il nostro motto”.

Davide Dionisi
Giornalista della Radio Vaticana