Archivio di novembre 2013

PostHeaderIcon Le mie avventure

 

Vengo da una piccola nazione del corno d’Africa, che si chiama ERITREA. Dopo trent’anni di guerriglia, nel 1993 abbiamo conquistato l’indipendenza dall’Etiopia. La Popolazione conta 4 milioni di abitanti. Siamo metà cristiani e metà musulmani .

Nel 1981, sono venuta in Italia come suora di voti temporanei, per prepararmi ai voti perpetui e per la missione ad gentes. All’inizio del 1983 sono stata  mandata in missione nel Sud del Sudan dove ho lavorato per dieci anni. E poi sono andata in Uganda con le suore Sud Sudanesi che aiutavo nella formazione per tre anni. Sono stata trasferita poi in Kenia e vi sono rimasta 7 anni. Negli ultimi dieci anni sono ritornata al mio paese di origine e ho lavorato come maestra delle novizie.

Nella mia esperienza missionaria ho lavorato nella pastorale giovanile, nella preparazione delle coppie al sacramento del matrimonio, nell’insegnamento della vita cristiana nelle scuole medie e superiori.

 

 Nel 1990-1991 la mia congregazione mi ha preparato per lavorare nella formazione per una congregazione locale del Sud Sudan, che si chiama Missionary Sisters of the Blessed Virgin Mary. Per quattro anni ho lavorato nella formazione delle novizie di questa congregazione. Finito questo, mi è stato chiesto di lavorare nella  formazione iniziale della mia congregazione per undici anni, tra postulandato e noviziato.

La mia congregazione è specificamente missionaria. Lasciamo il paese d’origine per il servizio dell’evangelizzazione, specialmente tra i poveri e abbandonati, dove il vangelo non è ancora conosciuto.

Sento in me il privilegio e orgoglio per la mia esperienza di missione, specialmente per aver lavorato in Sud Sudan, terra dove il mio fondatore, San Daniele Comboni ha lavorato e ha dato la sua vita. ‘Africa o morte’ era il suo motto sin da giovane. E quando fu sul letto della sua morte disse:  ‘Io muoio ma l’opera non morirà’. L’opera continua attraverso di me e delle mie sorelle.

Il Sud Sudan ha avuto l’indipendenza solo l’anno scorso. La guerriglia per l’indipendenza ha incominciato nel 1983, l’anno che io sono andata in missione. Quindi, io posso dire che ho visto solo tanta sofferenza, povertà, miseria e morte. Quel che mi ha segnato specialmente è stato, tra gli anni 1988-1990, lasciare la missione di Rejaf (la mia prima missione) ed entrare in Juba unendoci per motivi di sicurezza alle altre  sorelle che lavoravano lì. Dopo un po’ di tempo che eravamo lì, sono iniziati i bombardamenti  aerei e i combattimenti nella cita’ e nei dintorni. Per questo motivo tutti gli ONG ed alcuni missionari sono scappati dal Paese. Anche noi siamo state incoraggiate dall’ufficio delle Nazione Unite a lasciare il Paese che era in pericolo.

Io, per essere sincera  sentivo tanta paura e spavento specialmente quando le bombe ci cadevano vicino. Quasi volevo anch’io scappare; però in quel momento ero  consigliera del consiglio provinciale, e dopo un serio discernimento ho deciso di rimanere nella missione. E posso dire che il Signore non mi ha solo protetto dalle bombe, ma anche mi ha donato una pace e una gioia grande, che fino ad oggi mi è di sostegno e fiducia.  La gente e tutti i capi della chiesa locale hanno apprezzato la nostra decisione di rimanere con loro e ci hanno tanto incoraggiato e aiutate in tutti i modi. Così anche i nostri superiori maggiori, i missionari che sono usciti fuori dal paese, alcuni degli ONG da dove erano ci mandavano tanti incoraggiamenti. Quindi io posso dire che quello è stato il momento più bello e significativo della mia vita fino ad oggi. C’è più gioia nel dare che ricevere . È dando ( sacrificando)che ci arricchiamo con una gioia grande  e pace interiore.

Sento che la missione è dare la propria vita, ma è anche una ricchezza. Aprendoci agli altri scopriamo, impariamo e riceviamo tante cose belle, come amicizia, saggezza, amore, fede …  Si diventa membri di una grande famiglia, si superano tante barriere culturali, sociali e religiose.  Io sento che la missione mi ha formato e trasformato aiutandomi ad essere più aperta,più accogliente, più rispettosa …

Ringrazio il mio Istituto di questa esperienza missionaria, che mi ha tanto aiutato e arricchito nel mio lavoro di formazione. Ricordo con tanto gratitudine e amore la gente del Sud Sudan, Uganda e Kenya, specialmente le persone che il Signore ha messo nel mio cammino di formatrice, postulanti e novizie che venivano da vari Paesi di Africa, con i quali ho avuto contatto personale di fiducia e di crescita. Ascoltandoli ho ricevuto molto e mi sento arricchita.

All’interno del mio Istituto mi sento una grande responsabilità e impegno per essere donne significative e autentiche nella Chiesa e nel mondo, non tanto col nostro fare ma con il nostro essere. Sento che dobbiamo testimoniare specialmente con il nostro relazionare tra di noi, nelle nostre comunità con amore, aprendoci e accogliendoci  l’un l’altra.    

SR DAHAB KIDANEMARIAM, SUORA MISSIONARIA COMBONIANA

dahabkm@gmail.com