Archivi per la categoria ‘Testimonianze’
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente!
Questo è il canto di lode che sento nascere dentro di me in questo giorno del mio ingresso in Noviziato! Sono certa che se sono arrivata fin qui è grazie a Lui, è perché Lui lo vuole e incessantemente mi chiama. Su questa certezza si basa la mia vita, anche e soprattutto nei momenti di dubbio e di difficoltà. Sto sperimentando nella mia vita che Dio sempre si prende cura di me e mi aiuta nelle scelte che devo fare. La mia gioia più grande è sperimentare la bellezza di un Dio che è Amore, che non giudica, non castiga, ma ama, perdona, accoglie. Per questo ho scelto di affidare il mio cammino di consacrazione al Padre misericordioso. Conosciamo tutti la parabola che ci parla di Lui. Dio è proprio questo per me: un Padre che non si lascia scalfire dai miei limiti, dai miei peccati, ma sempre mi accoglie, mi perdona e ha fiducia in me.
Il cammino che ho intrapreso non è facile: prove e difficoltà sono all’ordine del giorno. Nel libro dell’Apocalisse San Giovanni scrive: “Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo”. Questa per me è una chiave di lettura molto importante per capire che tutto, se letto con gli occhi della fede, serve ad un cammino di crescita e di comunione con Dio. Un giorno ad Assisi una clarissa mi ha detto: “In tanti anni di clausura non ho vissuto un giorno in pace: ogni giorno è una sfida, perché l’amore è esigente!”. Con altre parole San Paolo scrive: “L’amore di Cristo ci spinge”. L’amore da sapore alla vita e mi spinge a superarmi e a superare le difficoltà. L’amore è creativo, dinamico, cresce nella misura in cui lo gustiamo, è una forza collettiva, nessuno se lo può dare da sé, ma tutti abbiamo bisogno di sperimentarlo prima di darlo. E qui un altro preziosissimo grazie mi sorge nel cuore. Grazie alla mia famiglia, che con amore e dedizione si è presa cura di me, mi ha educata e incoraggiata in tanti momenti di difficoltà. Grazie specialmente ai miei genitori che mi hanno fatto dono del Battesimo e di tanti gesti di affetto che a volte io non ho saputo comprendere. E poi grazie alle suore e alle novizie che mi sono state vicine, che hanno pregato per me e che mi hanno accolta nell’istituto. Tutti questi sono stati segni importanti della presenza di Dio nel mio cammino.
Concludo con un testo delle fonti francescane in cui San Francesco ci dice ciò che saremo se perseveriamo nella via del Signore e che rappresenta per me un vero programma di vita.
“E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere in esempio per gli altri”.
Pierpaola Mazzaro
“Amare è perdersi, perdersi per ritrovarsi”
C’è una espressione che mi accompagna da sempre: “il dono di me stessa”.
È un richiamo sentito fin da quando la chiamata di Dio alla consacrazione religiosa si faceva lentamente chiarezza nella mia vita. Era una voce che mi chiamava e alla quale io dovevo rispondere donandomi. Ancora non Lo conoscevo, ma mi sentivo attratta dal Signore. Era come un invito a gettarmi in un futuro sconosciuto, un mondo pieno di novità e vita, sfide e crescita.
La mia prima grande decisione è stata giustamente il “lasciare tutto”: genitori, fratello, amici, parenti, città … e abbracciare un mondo nuovo. Altri fratelli, amici, figli e figlie. Ma perché? Per chi?
Non mi era ancora chiaro il Suo volto, anche se cercavo di capire quello che le persone mi dicevano di Lui.
E io mi sfidavo nel dono di me stessa, nella lotta di non vivere per me, ma per Colui che mi chiamava ogni giorno. Sapevo solo che dovevo proseguire, darmi, lavorare per il Regno, ascoltare, crescere nell’essere persona.
Il tempo è passato e ogni esperienza è stata vissuta con intensità, la sofferenza come anche la gioia. Giustamente perché le esperienze vissute con intensità lasciano qualcosa, cambiano qualcosa; mi hanno il più delle volte dato tanto, portando luce nella mia crescita personale e spirituale.
Giorno dopo giorno, il dono fatto di me, quello ricevuto dagli altri, esperienza dopo esperienza… sono stati ‘incontri’ che mi hanno fatto incontrare un Volto, una Persona che da sempre era accanto a me nel quotidiano sia quando me ne accorgevo, sia quando non riuscivo a vederla.
Sul Signore Gesù tenevo gli occhi fissi, ricercandolo, vedendolo oppure no. Occhi fissi nel Suo sguardo, nella direzione che Lui prendeva, nei suoi gesti, nelle parole che mi diceva…
Ora posso dire che l’amore con cui sono amata, l’ho amato e lo amo, mi sostiene. Che ogni cosa fatta è stata un dono di Lui e a Lui. Si, mi sono persa in Lui, non c’è un’altra ragione nelle mie scelte, nella continua lotta di non essere più me stessa, nella battaglia quotidiana di donarmi completamente a Colui che mi ha dato tutto, che mi ha salvata, mi dà la vita e la gioia.
Mi sono persa in Lui, e in Lui mi sono trovata a casa mia.
Solange Novaes
Sogna e risogna…
Mi chiamo Giulia e sono una novizia passionista. Vivo a Ciampino, la mia comunità svolge un intenso apostolato tra la gente della parrocchia e della cittadina. Il mio sogno fin da piccola era di andare in Africa. Il desiderio di fare un’esperienza in quei luoghi, tra quella gente, era qualcosa che prima o poi avrei sicuramente voluto fare, anche se ancora non pensavo proprio di diventare suore. Vedevo alla TV quei bambini magrissimi e non lo sopportavo, volevo fare qualcosa. Pensavo:sì, si può fare del bene dappertutto, ma è lì che ce n’è maggior bisogno.
Cercavo nel mio piccolo di impegnarmi anche dove vivevo, ma sempre con l’idea che in Africa avrei potuto fare di più. Sognavo di sposarmi e, oltre che fare figli naturali, adottare qualche bimbo povero, andare in qualche Paese povero, starci forse anche a lungo, fare lì tante cose utili.
Sogna e risogna, finalmente nel 2007, quando già avevo iniziato a scoprire la chiamata del Signore, ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza in Africa, precisamente in Tanzania e in Zambia, un’esperienza breve ma che ha stravolto il mio modo di pensare. Mi sono scontrata con la realtà: ero una goccia e potevo fare ben poco. Ma soprattutto, e qui sta la cosa più importante, non ho trovato in quei Paesi la situazione che immaginavo: quella gente non era triste e derelitta. Erano poveri, sì, ma pieni di vita, energia, speranza, gioia. Era gente di fede, gente forte e vivace, che conosce il senso della propria vita e non aspetta certo l’uomo bianco che vada a concedere un po’ di compassione.
Tornata a casa è arrivato lo “shock”: venivo dal contatto con una realtà così piena di vita e mi sono ritrovata tra volti, al confronto, scontenti, amici che nel frattempo avevano litigato fra loro, altri giù di morale per problemi di vario genere, mille situazioni in cui per più motivi il grigiore era il colore di fondo. E lì ho capito: l’Africa è povera, ma ha Dio. Noi abbiamo tutto materialmente, ma stiamo perdendo la fede. E mi sono resa conto che il bisogno più grande, più vero, è qui. Ho capovolto il mio punto di vista: sì, nei Paesi poveri c’è bisogno, è utile e necessario aiutare , ma il mio posto è qui, tra la mia gente, la cui ricchezza da donare non è denaro o medicine, ma la gioia di avere scoperto l’amore di Dio, che dà un senso alla nostra vita fin nei minimi dettagli.
Giulia
Il desiderio più profondo?
Per mia esperienza personale posso dire che il desiderio più grande di una persona che si è innamorata di Dio, è quello di vedere e riconoscere, in ogni persona che le capita di incontrare lungo il suo cammino, il volto di Cristo. Sia che l’incontro avvenga all’interno della comunità in cui vive, sia nell’ambito della sua “missione”. Il contatto con l’altro (migrante, povero, bambino, giovane, malato, anziano e soprattutto “diverso”…) sempre mi permette di sognare e ancora di più di incontrare il Cristo a cui ho donato la mia vita.
A volte ci sono ‘cose’ difficili da capire, e allora è la fede che mi aiuta ad andare oltre e fa crescere in me il desiderio di incontrare Dio nel mio prossimo. Mi piace a questo proposito citare Genesi 1.27 “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò”, perché solo attraverso il prossimo posso dire che Dio esiste. Questa ‘scoperta’ rafforza il mio credo.
Quando tu cominci a gustare Dio, che diventa l’unico principio e l’unico futuro della tua vita, allora non puoi fare a meno di Lui!
Il mio desiderio più profondo è fare continuamente questa esperienza. Non stancarmi mai di cercare Dio in ogni creatura, in ogni situazione, in ogni Paese o Continente dove sarò ‘mandata’, in ogni cultura che incontrerò nel mio quotidiano!
Non smetterò mai di vivere e di dire a tutti che Dio è veramente Amore!
Sr Mirela Jaku
Suora Missionaria Scalabriniana
Vita religiosa è…
Per l’esperienza che ne faccio ogni giorno, posso testimoniare che vita religiosa è dono prezioso di Dio che chiama qualcuno; nello stesso tempo, è grande compito della persona chiamata, che si orienta e ri-orienta continuamente per imparare a condividere in concreto tutto ciò che è e che ha ricevuto.
Quando ripenso alla mia vocazione, ritrovo in me la sorgente e anche la pienezza della gioia e della gratitudine. Lasciare ‘tutto’ per il Signore per me ha significato trovare tutto, insieme alla forza e al coraggio necessari per riconoscermi creatura tanto limitata eppure pienamente amata; e per realizzare quotidianamente il lavoro che mi è affidato.
Ho capito che essere fedele al Signore non è altro che essere fedele a quella Sua Verità che è in me e negli altri vicino a me e in tutti senza escludere nessuno. I giorni della nostra vita non sono infiniti e la scelta più giusta è vivere al massimo ogni momento. Sento che Gesù guida i miei giorni, cammina con me da amico e fratello e padre… Ed ho nel cuore la certezza che nemmeno la morte ferma il cammino di chi cerca con amore la verità e non si arrende in questa ricerca.
Ancil
NON SI PUO’ EVANGELIZZARE SENZA PROSSIMITA’
Evangelizzare significa donare agli altri l’esperienza che ognuna di noi ha fatto di Cristo. Tutto l’amore che Gesù Cristo ha dato a me, riesco a trasmetterlo facendo conoscere a chi incontro il suo amore nei miei confronti.
Il primo approccio fondamentale nell’evangelizzazione è la testimonianza della mia vita di consacrazione, è rendere “concreto” e “leggibile” il mio incontro quotidiano con Gesù che avviene nell’incontro con i miei fratelli e le mie sorelle.
Siamo donne consacrate, ‘chiamate e radunate’ dai punti più lontani della terra e viviamo la comunione sapendo che seguire più da vicino Cristo significa rispondere al comandamento nuovo: “amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato”. Noi Oblate viviamo la carità fraterna “nell’oblazione, quale amore reciproco incondizionato”.
“Non siamo chiamate a vivere una vocazione individualista, ma siamo convocate per condividere, insieme ad altre sorelle, il progetto di Dio nell’esistenza quotidiana.”… Questa è una delle cose più difficili da realizzare, considerando i limiti personali, le diversità di carattere, di cultura, di età.
Posso affermare che ogni giorno “combattiamo” una battaglia che vinciamo ogni volta che ricominciamo da Colui che ci ha insegnato a servire e non ad essere serviti, cosa vuol dire misericordia … solo così possiamo ripartire tra di noi.
Farmi prossimo nei confronti di mia sorella, significa anticiparla nel chiederle e nel donarle il perdono, realizzando così la comunione che Cristo vuole e che è ‘fonte di gioia, sostegno a perseverare’ nell’ amore reciproco.
Evangelizzare comporta quell’amore che è
• cura nel donare la verità, rispetto per quella situazione umana,
religiosa e spirituale delle persone che incontri nel luogo in cui sei mandata, rispetto della loro coscienza e delle loro convinzioni, senza nessuna forzatura o durezza;
• attenzione a non ferire l’altro con affermazioni e comportamenti che
possono essere fonte di turbamento e di scandalo.
Farsi prossimo significa condividere ciò che gli altri non hanno, accettando di privarmi di qualcosa e facendomi così vicina a chi mi vive intorno.
Rimanendo fedele al mio voto di povertà, posso comprendere le necessità del povero che incontro e che vive accanto.
Farsi prossimo significa incontrare il giovane universitario, che vive lontano da casa, accoglierlo, sostenerlo, incoraggiarlo e cercarlo, conoscendo le sue necessità.
sr Anna Bulgarella
Oblata di Maria Vergine di Fatima
Vita consacrata: resistere… nell’amore
Qualche settimana fa, in occasione del 25° anniversario della professione religiosa, una mia consorella mi ha scritto un messaggio particolare, che mi ha fatto molto pensare: Auguri per il tuo 25° di resistenza e di lotta continua, ma il grande capo è Cristo.
Sì, 25 anni di resistenza. Prima di tutto resistenza a Dio, all’azione della sua grazia, alla forza della sua Parola che mi chiama a conversione, a diventare creatura nuova in Cristo Signore, a realizzare la mia identità di figlia nel Figlio, di apostola del suo Vangelo. Ma anche resistenza come determinazione ad andare avanti, ad accogliere la sfida, a ricominciare ogni giorno. Resisto perché esisto, non per affermare chissà quale carisma personale o privilegio di “casta”, ma perché Dio è con me, con noi, non ha paura delle mie e nostre fragilità, mi guida, mi attende nei quotidiani percorsi di dispersione, di temporaneo allontanamento da lui, mi ama.
La vita consacrata è resistenza all’amore e nell’amore. È lotta continua, per conoscere e testimoniare che il “grande capo Cristo” è la fonte e la motivazione della mia e nostra resistenza: impariamo da lui la resistenza alle ottusità, ai turbamenti; impariamo da lui la fraternità vera, il perdono, la carità. Lui è il misericordioso, l’amato, il desiderato, lo sposo, che “… realizza non tanto i nostri desideri, ma le sue promesse” (D. Bonoeffer). Lui è “l’autore e il perfezionatore della nostra fede”.
Resistere è un altro modo per dire credere. E chi crede, comunica un messaggio di vita, di salvezza e di speranza, comunque.
Collesei
Il Nostro Motore
Che sarebbe di noi? Che sarebbe della Vita Religiosa se Gesù non fosse il nostro fondamento?
La nostra fede è in Dio Padre attraverso Gesù il Cristo, l’Unto. Gesù il nome che ci salva. Noi cristiani, noi religiosi seguiamo le stesse orme di Gesù, dell’Emmanuele, del Dio con noi, il Dio vicino a tutta l’umanità. E per la vita religiosa se Gesù non fosse esistito, se non fosse il modello a cui ispirarci, la nostra consacrazione non avrebbe senso. Grazie alla sua incarnazione, infatti, Egli ha dato significanza alla nostra persona e alla nostra vita, al nostro impegno. Egli ci ha insegnato ad amare, a donarci… e anche ad agire con forte ed esplicito senso umanitario, ad avere atteggiamenti di compassione, di bontà, di rispetto…
Egli è il nostro modello che ci insegna come comportarci anche nelle situazioni difficili che ci vengono proposte dalla società molto complessa di oggi, nella quale i veri valori non hanno più importanza, ma sono passati in seconda linea. Egli ci insegna ad essere persone dalla forte carica umana… e ci insegna, come consacrate, a mettere tutta la nostra fiducia nelle mani di Dio.
Carissime giovani innamorate di Gesù, vi auguro un bel cammino nel Signore!
Luce
“Ciò che hai imparato per esperienza diretta”
Personalmente, fra le tante cose importanti, c’è n’è una che ritengo fondamentale per rispondere con gratitudine al dono della mia vocazione religiosa: quella di vivere senza alcun interesse personale, con “cuore sincero davanti a Dio”. Immagino sempre il mio cuore come la piccola casetta di Dio, un edificio che va continuamente rinnovato, pulito, riordinato… una dimora in cui Lui può starci bene se vi trova pace, tranquillità, amore. Devo dire che non è facile vivere con cuore sincero perché richiede molta presenza a me stessa e a quanto sto vivendo e operando momento per momento, senza farmi distrarre da altro (difficoltà o preoccupazioni…) ma solo ponendomi alla presenza del Maestro e lasciando agire il cuore. Quando ci riesco, noto la differenza: ogni azione che faccio con cuore sincero davanti a Lui, riesce sempre bene anche se era destinata a fallire; ogni relazione vissuta col cuore, mi rende sempre più empatica e mi dona di comprendere a fondo chi mi sta davanti; ogni preghiera fatta con cuore sincero è ben accolta da Dio e molto spesso esaudita. Questo è ciò che sento di condividere e che cerco di vivere a piccoli passi, giorno dopo giorno, senza trascurare di chiedere a Dio la Sua grazia, poiché senza la Sua grazia, so bene che non è possibile correggersi, nemmeno negli atti più semplici o scontati.
Sr. Loretta
Gratitudine e gioia
Spesso mi ritrovo a percorrere con la mente i miei quasi 25 anni di vita religiosa. La prima parola che sale dal cuore è: Grazie.
Si, grazie a Gesù perché come Maestro buono mi ha scelta, per essere sua testimone nel mondo attuale. Nella gioia e nella difficoltà la certezza di essere stata chiamata da Gesù, per stare con Lui, e per essere inviata al mondo intero mi ha dato la forza per dire il mio si quotidiano.
I momenti difficili non sono mancati, ma la forza per superarli l’ho trovata nella certezza che la vocazione non è una mia idea, una mia convinzione… ma una chiamata ad annunciare la gioia di appartenere a Lui e a coloro che Gesù mi ha affidato.
E pensare agli altri mi ha fatto raggiungere i confini del mondo (Mc 16,15-18), facendomi il dono di vivere anche due anni in America Latina, esperienza molto ricca, e donandomi la gioia di incontrare tante persone che mi hanno insegnato a dimenticare me stessa per crescere nell’amore gratuito. Questo è l’altro motivo di gratitudine che accompagna la mia vita consacrata.
Cettina Talarico