PostHeaderIcon Testimonianza di sr Eugenia Lorenzi

Rendo anzitutto grazie al Signore e alla mia Congregazione che mi ha concesso di “restare” all’USMI per 17 anni (1986 – 2002 ) per un servizio alla Vita Consacrata, alla Chiesa, al mondo.

Al passaggio della Presidenza di Madre Angelamaria Campanile ( mia Superiora generale) a quella di Madre Filomena Annoni ( 1983 ); da quest’ultima è stata fatta una richiesta-promessa  per me provvidenziale: appena terminato il mio mandato di Presidente USMI Calabria e di Superiora provinciale al Sud-Italia, avrei dovuto spostarmi a Roma per incarichi che lei mi avrebbe affidato:

  • coordinare le USMI regionali, nate dal 1970 al 1986
  • prendermi in carico le suore che hanno seguito i nostri emigrati in Europa
  • collaborare con la Caritas nelle “emergenze”.

Presidente USMI dal1988 al 1998 è stata Madre Lilia Capretti: a lei un grazie grande per la fiducia piena che mi ha regalato, accompagnata sempre da stima e coraggio, in tutte le attività che ha seguito personalmente

Coordinamento USMI regionali

Dal 1883 al 1986, ho offerto una presenza saltuaria ( essendo ancora Superiora provinciale al Sud); dal novembre 1986 ho iniziato con entusiasmo, a fianco della Presidente Madre Annoni,e dell’allora segretaria generale, Sr. Mariarosa Zucchetti, a entrare concretamente nella vita religiosa delle regioni: un primo passo che mi ha coinvolto e, contemporaneamente, spalancato la vita, facendomi prendere diretta coscienza ( con immersione nel concreto della vita della gente), delle problematiche che stavano già affiorando, delle prospettive nuove che si delineavano…Tutto un fervore e un “patire” da condividere e da “portare”.

Sono stati anni di grande, fortissima passione…fino a quando il “coordinamento” è stato sostituito – per facilitare un lavoro “ in rete” degli uffici – dalle “tre aree”: formazione, area pastorale ordinaria, area pastorale d’ambiente.

Gli “incontri dei “Consigli regionali” mi hanno permesso di cogliere la “diversità” delle regioni (nel numero delle persone e delle opere, degli “inserimenti mirati”, nella capacità di riflettere sull’evoluzione in atto e, di conseguenza, nella volontà di sperimentazioni concrete….

Una “miniera di esperienze” che, di volta in volta, mi spalancava mente e cuore, perché davano fiato e forza a entrare in campi apostolici di frontiera.

Abbiamo tentato anche, con esperti, di aiutare, specialmente le Superiore maggiori con “laboratori” per intravedere le vie del futuro della vita religiosa, attraverso il ridimensionamento delle opere; trimestri sabbatici per suore stressate, bisognose di ritrovare se stesse per poi aprirsi a nuovi orizzonti apostolici.

Suore italiane in emigrazione

La collaborazione con loro, sparse in Europa e nel mondo, ha ulteriormente arricchito le mie conoscenze; ho visitato circa 50 comunità, inserite nella M.C.I. (Missioni cattoliche italiani), in Francia,Belgio, Germania, Inghilterra, Svizzera, Canada-Toronto, vivendo a fianco delle Suore nei loro Convegni nazionali, nel loro contatto con gli emigrati, portatori di esperienze sofferte, di distacchi mai superati, di accoglienze spesso dure e negative; ho tenuto contatti con le loro Superiore maggiori, per informazioni impegnative, urgenti e delicate; ho organizzato con la Migrantes convegni a livello europeo:  importante quello di Lussemburgo (1992), in cui sono riuscita a far partecipare una decina di suore provenienti dall’Est , perché ci informassero sul loro vissuto!) e nazionali, per avviare ad assumere una coscienza europea.

Immigrazione

Mi sono preparata così a tutte le problematiche degli “immigrati” di oggi, che vivono sulla loro pelle ciò che i nostri italiani hanno vissuto e sofferto nel secolo scorso.

Negli organismi ecclesiali che si interessano alle “migrazioni” ho vissuto e ancora vivo anch’io, sulla mia pelle, lo “scotto” che molti clandestini o irregolari stanno pagando, a caro prezzo, la loro venuta in Italia, per sfuggire alla miseria , alla guerra e alla sottomissione ai dittatori.

Condividere, in profondità e in modo concreto, questi problemi è l’ascesi che anche la vita religiosa è chiamata, oggi, ad assumere e ciò significa non avere spazi per sé, essere lì dove più urgente è il bisogno, è dare il sangue e la vita per il prossimo!

Emergenze Europa dell’Est

La caduta del “muro di Berlino” ( nov. 1989! Ero in Germania, in visita a una comunità, quando è arrivata, di sorpresa, la notizia…) mi ha aperto le porte dell’Est.

La Caritas italiana ( allora rappresentavo l’USMI nel “Consiglio nazionale”….un’esperienza unica per aprirsi al mondo intero!!!) mi ha subito coinvolto, invitandomi a prendere coscienza della vita religiosa nei paesi dell’Est, perché essa, dove aveva resistito all’urto del comunismo, si mettesse al fianco delle Caritas diocesane, immediatamente invitate a farsi carico delle situazioni più disastrate, attraverso un servizio di assistenza “mirato” e, in seguito, di promozione.

Così ho iniziato, subito nel marzo 1990, aperegrinare in Romania, in Albania, in Bulgaria, in Slovenia e, in particolare e a lungo, in Croazia e Bosnia dove era scoppiata la guerra detta “dei Balcani”.. Il mio cuore è ancora gonfio di tutta la sofferenza che ho incontrato, condiviso e che porto “dentro” come la cosa più preziosa che il Signore mi ha regalato…

Ho visitato più volte quelle popolazioni, quelle terre, specialmente Mostar e Sarajevo,ho tessuto relazioni a tutti i livelli: ecclesiale, sociale ecc….ho tentato soprattutto di collegare, di moltiplicare i contatti, sensibilizzando, non lasciando cadere nessuna richiesta, comunicando soprattutto coraggio e speranza.

La vita religiosa italiana, sensibilizzata e orientata all’emergenza, si è fatta “presente” in mille modi, per alleviare, aiutare, accogliere, sia la vita religiosa dell’Est, calpestata, umiliata, osteggiata per decenni, ma rimasta “viva e fedele”, sia la gente che, impreparata perché sottomessa per anni e anni, si affacciava alla ricerca di libertà.

Rileggo i “diari” di quei viaggi: persone e luoghi di massacri sono più che mai “vivi”, dentro di me e dentro la mia preghiera che, nel tempo, assume dimensioni sempre più vaste.

Ma emergenze anche nel mondo: per es. in Salvador, dopo il terremoto che ha distrutto molte case di formazione per le suore; o in Eritrea per aiutare le suore del posto, durante la guerra.

La “tratta”

Nel 1994/95 il fenomeno della “tratta” ci ha fatto vibrare: l’abbiamo affrontato immediatamente, sul piano della riflessione ( a livello interministeriale italiano ed europeo ) e, soprattutto, sul piano concreto: la vita religiosa si è spalancata anche alle “nuove schiave”.

In collaborazione con la Caritase la Migrantese altre associazioni è nato un “coordinamento” che si è dato il compito di tenere costantemente sotto osservazione il fenomeno e di preparare operatrici e operatori ad accogliere in “comunità preparate” le donne che abbiamo definito “prostituite”, in quanto costrette a prostituirsi e che chiedevano aiuto…Queste Comunità di accoglienza lavorano “in rete”, collegandosi anche con tutto ciò che il territorio offre.

Forum Albaniae

Per l’Albania, in particolare, la CEI,attraverso la “Commissione Missionaria per le Chiese sorelle”, ha dato vita al “Forum Albaniae: una commissione che si è allargata a varie associazioni, di cui ho fatto parte anch’io, come rappresentante l’USMI.

Visitando le comunità dove religiosi/e italiani operano promozione ed evangelizzazione in località privilegiate, ci è sembrato di “leggere” gli Atti degli Apostoli del 2001; tanto erano fresche di vita cristiana e tanto era l’entusiasmo dei bambini e dei giovani per scoprire e vivere il Vangelo di Gesù.

Conclusione
Ho dato la precedenza ad alcuni fatti soltanto, ma tra riga e riga si può leggere ciò che in un articolo è impossibile sintetizzare.

Poiché gli impegni e servizi dal 1986 si sono moltiplicati, nel 2001 ho iniziato a cercarmi Suore che mi sostituissero, perché si rendessero  pronte a leggere le situazioni per poi intervenire con intelligenza e con coraggio.

Mi preme sottolineare che, se mi è stato possibile “portare” più servizi per lungo tempo, è perché ho imparato, attraverso molteplici “laboratori” ( circa n. 20 in varie parti d’Italia e all’estero con  categorie diverse di persone, aiutata da un esperto, Padre Angelo Cupini,) a lavorare “in rete”; oggi, più di ieri, il lavoro “in rete” deve diventare una connotazione fondamentale del nostro apostolato! E ciò richiede: umiltà, capacità di relazione e di collaborazione, competenza da acquisire ogni giorno, sia sul piano ecclesiale-pastorale, sia sul piano civile-sociale.

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