PostHeaderIcon E’ un seme che cresce e si sviluppa…

Un’ulteriore estensione e una più efficace organizzazione si ebbe dal 1965, quando fu fondato presso l’USMI, il Centro nazionale delle segreterie, affidato a padre Antonio Zigrossi che costituì oltre un centinaio di segreterie diocesane e interdiocesane.

Esse avevano alcune funzioni particolari: essere di aiuto formativo soprattutto alle Congregazioni che avevano minori possibilità, alle case religiose più lontane dalla casa generalizia o provincializia; guidare il coordinamento con la pastorale diocesana e parrocchiale; offrire aggiornamento ad ogni livello.

È il seme che cresce e si sviluppa. Ed è enunciata una novità. Lo sguardo e gli interessi non si posano più soltanto sulle religiose nei loro diversi compiti, all’interno dei loro Istituti e nelle loro specifiche attività. Per la prima volta si parla di “coordinamento con la pastorale diocesana e parrocchiale”. E qui è già presente una piccola scintilla di quella che sarà la fiamma incandescente, frutto delle aperture conciliari: l’attenzione alla Chiesa, particolare e locale, con ferma e sincera disponibilità alla comunione e alla collaborazione.

Durante il mandato di madre Benigna Platter, infatti, sulla Chiesa e sul mondo si riversò tutta la prorompente ricchezza del Concilio Vaticano II (1962-1965). I temi su cui riflettere diventarono “di stretta osservanza”; non se ne poteva fare ameno. E così subito dopo si pose la dovuta, amorosa e, per alcune, quasi ossessiva attenzione al Concilio appena celebrato. Con il proprio stile di vita radicale tradotto in pluralità di forme, la vita religiosa, nata come contestazione dei disvalori del proprio tempo e come attenzione agli interrogativi di fondo dei propri contemporanei, doveva e deve rispondere alla domanda religiosa e umanistica dell’uomo e della donna. “Vivere nel mondo, senza essere del mondo” come propone il Vangelo secondo Giovanni (cfr Gv 7,7; 8,23; 12,19.31.47; 14,27) e si legge nella Lettera a Diogneto: “I cristiani vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera”.

Nelle religiose l’ansia di rinnovamento e di adeguamento ai tempi era esplosa davvero, accompagnata o assecondata anche da un certo rigurgito di femminilità. Siamo a ridosso del ’68… Ma già la rivista ALA, nel n. 5 del 1964, riporta un intervento di Francesco de Dainville dal titolo La vocazione religiosa femminile (da Sognare si può, USMI-EDITRICEVELAR- ELLEDICI 2012, pag.63)

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