PostHeaderIcon Ritrovare la freschezza del primo amore…

La Chiesa attraverso i Padri Conciliari aveva definito il documento sulla vita religiosa: Decreto PERFECTAE CARITATIS sul rinnovamento della vita religiosa. Molto sinteticamente, com’è richiesto dalla definizione di un’opera, sia essa letteraria, pittorica, musicale, viene evidenziata e precisata la finalità della vita religiosa: “Il raggiungimento della perfetta carità per mezzo dei consigli evangelici”; la storia e l’identità della vita religiosa, infatti, affondano le loro radici nella dottrina e negli esempi del divino Maestro (cfr PC 1). Non era, quindi, un semplice auspicio o un invito.

La Chiesa voleva il rinnovamento, l’adattamento, l’aggiornamento e ne aveva indicate le modalità: un essenziale ritorno alle “origini fondazionali e carismatiche per ritrovare la freschezza del primo amore”. Già consacrati a Dio nel Battesimo, i religiosi e le religiose dovevano – e devono – essere nella Chiesa segno della sequela radicale di Cristo, veri testimoni del Vangelo, annunziatori credibili dei valori del Regno, di quel “non ancora” che ci attende.

Si dovevano cercare e porre come base necessaria chiare coordinate biblico-teologiche, umano-sociologiche in ambito conoscitivo ed esperienziale. Ciò doveva includere e coinvolgere “il modo di vivere, di pregare, e di agire” ed era da farsi a livello istituzionale, con una ricerca particolarmente approfondita attraverso momenti di studio coinvolgenti tutti i membri dei singoli Istituti.

Si proponeva di valorizzare la regola del cercare insieme, dell’interrogarsi, dell’essere premurose, attente e sensibili le une verso le altre, verso chi amava correre e chi invece preferiva camminare forse con troppa prudenza (da Sognare si può, USMI-EDITRICEVELAR- ELLEDICI 2012, pag.63).

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