Vita consacrata: resistere… nell’amore
Qualche settimana fa, in occasione del 25° anniversario della professione religiosa, una mia consorella mi ha scritto un messaggio particolare, che mi ha fatto molto pensare: Auguri per il tuo 25° di resistenza e di lotta continua, ma il grande capo è Cristo.
Sì, 25 anni di resistenza. Prima di tutto resistenza a Dio, all’azione della sua grazia, alla forza della sua Parola che mi chiama a conversione, a diventare creatura nuova in Cristo Signore, a realizzare la mia identità di figlia nel Figlio, di apostola del suo Vangelo. Ma anche resistenza come determinazione ad andare avanti, ad accogliere la sfida, a ricominciare ogni giorno. Resisto perché esisto, non per affermare chissà quale carisma personale o privilegio di “casta”, ma perché Dio è con me, con noi, non ha paura delle mie e nostre fragilità, mi guida, mi attende nei quotidiani percorsi di dispersione, di temporaneo allontanamento da lui, mi ama.
La vita consacrata è resistenza all’amore e nell’amore. È lotta continua, per conoscere e testimoniare che il “grande capo Cristo” è la fonte e la motivazione della mia e nostra resistenza: impariamo da lui la resistenza alle ottusità, ai turbamenti; impariamo da lui la fraternità vera, il perdono, la carità. Lui è il misericordioso, l’amato, il desiderato, lo sposo, che “… realizza non tanto i nostri desideri, ma le sue promesse” (D. Bonoeffer). Lui è “l’autore e il perfezionatore della nostra fede”.
Resistere è un altro modo per dire credere. E chi crede, comunica un messaggio di vita, di salvezza e di speranza, comunque.
Collesei