PostHeaderIcon Testimonianza sr. Teresa

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PostHeaderIcon Testimonianza M. Annalisa

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PostHeaderIcon Video “Sognare si può”

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PostHeaderIcon Colpa della Parola

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PostHeaderIcon “Amare è perdersi, perdersi per ritrovarsi”

C’è una espressione che mi accompagna da sempre: “il dono di me stessa”.

È un richiamo sentito fin da quando la chiamata di Dio alla consacrazione religiosa si faceva lentamente chiarezza nella mia vita. Era una voce che mi chiamava e alla quale io dovevo rispondere donandomi. Ancora non Lo conoscevo, ma mi sentivo attratta dal Signore. Era come un invito a gettarmi in un futuro sconosciuto, un mondo pieno di novità e vita, sfide e crescita.
La mia prima grande decisione è stata giustamente il “lasciare tutto”: genitori, fratello, amici, parenti, città … e abbracciare un mondo nuovo. Altri fratelli, amici, figli e figlie. Ma perché? Per chi?

Non mi era ancora chiaro il Suo volto, anche se cercavo di capire quello che le persone mi dicevano di Lui.
E io mi sfidavo nel dono di me stessa, nella lotta di non vivere per me, ma per Colui che mi chiamava ogni giorno. Sapevo solo che dovevo proseguire, darmi, lavorare per il Regno, ascoltare, crescere nell’essere persona.
Il tempo è passato e ogni esperienza è stata vissuta con intensità, la sofferenza come anche la gioia. Giustamente perché le esperienze vissute con intensità lasciano qualcosa, cambiano qualcosa; mi hanno il più delle volte dato tanto, portando luce nella mia crescita personale e spirituale.

Giorno dopo giorno, il dono fatto di me, quello ricevuto dagli altri, esperienza dopo esperienza… sono stati ‘incontri’ che mi hanno fatto incontrare un Volto, una Persona che da sempre era accanto a me nel quotidiano sia quando me ne accorgevo, sia quando non riuscivo a vederla.
Sul Signore Gesù tenevo gli occhi fissi, ricercandolo, vedendolo oppure no. Occhi fissi nel Suo sguardo, nella direzione che Lui prendeva, nei suoi gesti, nelle parole che mi diceva…

Ora posso dire che l’amore con cui sono amata, l’ho amato e lo amo, mi sostiene. Che ogni cosa fatta è stata un dono di Lui e a Lui. Si, mi sono persa in Lui, non c’è un’altra ragione nelle mie scelte, nella continua lotta di non essere più me stessa, nella battaglia quotidiana di donarmi completamente a Colui che mi ha dato tutto, che mi ha salvata, mi dà la vita e la gioia.

Mi sono persa in Lui, e in Lui mi sono trovata a casa mia.

Solange Novaes

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PostHeaderIcon Sogna e risogna…

Mi chiamo Giulia e sono una novizia passionista. Vivo a Ciampino, la mia comunità svolge un intenso apostolato tra la gente della parrocchia e della cittadina. Il mio sogno fin da piccola era di andare in Africa.  Il desiderio di fare un’esperienza in quei luoghi, tra quella gente, era qualcosa che prima o poi avrei sicuramente voluto fare, anche se ancora non pensavo proprio di diventare suore. Vedevo alla TV quei bambini magrissimi e non lo sopportavo, volevo fare qualcosa. Pensavo:sì, si può fare del bene dappertutto, ma è lì che ce n’è maggior bisogno.

Cercavo nel mio piccolo di impegnarmi anche dove vivevo, ma sempre con l’idea che in Africa avrei potuto fare di più. Sognavo di sposarmi e, oltre che fare figli naturali, adottare qualche bimbo povero, andare in qualche Paese povero, starci forse anche a lungo, fare lì tante cose utili.

Sogna e risogna, finalmente nel 2007, quando già avevo iniziato a scoprire la chiamata del Signore, ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza in Africa, precisamente in Tanzania e in Zambia, un’esperienza breve ma che ha stravolto il mio modo di pensare. Mi sono scontrata con la realtà: ero una goccia e potevo fare ben poco. Ma soprattutto, e qui sta la cosa più importante, non ho trovato in quei Paesi la situazione che immaginavo: quella gente non era triste e derelitta. Erano poveri, sì, ma pieni di vita, energia, speranza, gioia. Era gente di fede, gente forte e vivace, che conosce il senso della propria vita e non aspetta certo l’uomo bianco che vada a concedere un po’ di compassione.

Tornata a casa è arrivato lo “shock”: venivo dal contatto con una  realtà così piena di vita e mi sono ritrovata tra volti, al confronto, scontenti, amici che nel frattempo avevano litigato fra loro, altri giù di morale per problemi di vario genere, mille situazioni in cui per più motivi il grigiore era il colore di fondo. E lì ho capito: l’Africa è povera, ma ha Dio. Noi abbiamo tutto materialmente, ma stiamo perdendo la fede. E mi sono resa conto che il bisogno più grande, più vero, è qui. Ho capovolto il mio punto di vista: sì, nei Paesi poveri c’è bisogno, è utile e necessario aiutare , ma il mio posto è qui, tra la mia gente, la cui ricchezza da donare non è denaro o medicine, ma la gioia di avere scoperto l’amore di Dio, che dà un senso alla nostra vita fin nei minimi dettagli.                 

                                                                                                                                                         Giulia

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PostHeaderIcon Testimonianza Madre Annamaria

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PostHeaderIcon Paura feconda

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PostHeaderIcon Lasciare che Cristo

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PostHeaderIcon Pregare è stare in relazione

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