NON SI PUO’ EVANGELIZZARE SENZA PROSSIMITA’
Evangelizzare significa donare agli altri l’esperienza che ognuna di noi ha fatto di Cristo. Tutto l’amore che Gesù Cristo ha dato a me, riesco a trasmetterlo facendo conoscere a chi incontro il suo amore nei miei confronti.
Il primo approccio fondamentale nell’evangelizzazione è la testimonianza della mia vita di consacrazione, è rendere “concreto” e “leggibile” il mio incontro quotidiano con Gesù che avviene nell’incontro con i miei fratelli e le mie sorelle.
Siamo donne consacrate, ‘chiamate e radunate’ dai punti più lontani della terra e viviamo la comunione sapendo che seguire più da vicino Cristo significa rispondere al comandamento nuovo: “amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato”. Noi Oblate viviamo la carità fraterna “nell’oblazione, quale amore reciproco incondizionato”.
“Non siamo chiamate a vivere una vocazione individualista, ma siamo convocate per condividere, insieme ad altre sorelle, il progetto di Dio nell’esistenza quotidiana.”… Questa è una delle cose più difficili da realizzare, considerando i limiti personali, le diversità di carattere, di cultura, di età.
Posso affermare che ogni giorno “combattiamo” una battaglia che vinciamo ogni volta che ricominciamo da Colui che ci ha insegnato a servire e non ad essere serviti, cosa vuol dire misericordia … solo così possiamo ripartire tra di noi.
Farmi prossimo nei confronti di mia sorella, significa anticiparla nel chiederle e nel donarle il perdono, realizzando così la comunione che Cristo vuole e che è ‘fonte di gioia, sostegno a perseverare’ nell’ amore reciproco.
Evangelizzare comporta quell’amore che è
• cura nel donare la verità, rispetto per quella situazione umana,
religiosa e spirituale delle persone che incontri nel luogo in cui sei mandata, rispetto della loro coscienza e delle loro convinzioni, senza nessuna forzatura o durezza;
• attenzione a non ferire l’altro con affermazioni e comportamenti che
possono essere fonte di turbamento e di scandalo.
Farsi prossimo significa condividere ciò che gli altri non hanno, accettando di privarmi di qualcosa e facendomi così vicina a chi mi vive intorno.
Rimanendo fedele al mio voto di povertà, posso comprendere le necessità del povero che incontro e che vive accanto.
Farsi prossimo significa incontrare il giovane universitario, che vive lontano da casa, accoglierlo, sostenerlo, incoraggiarlo e cercarlo, conoscendo le sue necessità.
sr Anna Bulgarella
Oblata di Maria Vergine di Fatima
Stagione indimenticata e indimenticabile
La mia presenza all’USMI Nazionale nell’Ufficio FIRE (1975-1990) è stata una stagione indimenticabile. Fu un periodo di lavoro intenso e impegnativo con convegni nazionali nelle varie località d’Italia, particolarmente Roma e Milano, per rendere la scuola cattolica sempre più all’avanguardia. Erano convegni desiderati, partecipati, e molto sentiti. Ognuna lavorava con grande responsabilità, collaborazione e gioia. Devo dire che molto ho ricevuto dall’esperienza fatta all’USMI, soprattutto dal rapporto con le persone dei vari uffici, in modo particolare dall’Ufficio FIRE. Il mio grazie particolare ora va a Madre Campanile, Padre Zigrossi, madre (salesiana) sr Veronica Aleandri, ASC, molto attiva, dinamica e propositiva. A loro devo molto in termini di crescita spirituale, culturale e umanitaria. Non posso dimenticare i rapporti di amicizia intessuti con le innumerevoli partecipanti ai convegni, incontri di vario genere. Il mio, certamente, è stato un piccolo contributo che sicuramente il Signore non ha mancato di benedire a vantaggio di quante ricorrevano a noi per avere consigli, suggerimenti e aiuto.
Ringrazio l’USMI e assicuro il mio ricordo nella preghiera, perché continui, soprattutto in questi tempi difficili, a dare il meglio di sé per la Vita Religiosa che è in Italia.
Sr Antonietta Sangregorio, asc
Vita consacrata: resistere… nell’amore
Qualche settimana fa, in occasione del 25° anniversario della professione religiosa, una mia consorella mi ha scritto un messaggio particolare, che mi ha fatto molto pensare: Auguri per il tuo 25° di resistenza e di lotta continua, ma il grande capo è Cristo.
Sì, 25 anni di resistenza. Prima di tutto resistenza a Dio, all’azione della sua grazia, alla forza della sua Parola che mi chiama a conversione, a diventare creatura nuova in Cristo Signore, a realizzare la mia identità di figlia nel Figlio, di apostola del suo Vangelo. Ma anche resistenza come determinazione ad andare avanti, ad accogliere la sfida, a ricominciare ogni giorno. Resisto perché esisto, non per affermare chissà quale carisma personale o privilegio di “casta”, ma perché Dio è con me, con noi, non ha paura delle mie e nostre fragilità, mi guida, mi attende nei quotidiani percorsi di dispersione, di temporaneo allontanamento da lui, mi ama.
La vita consacrata è resistenza all’amore e nell’amore. È lotta continua, per conoscere e testimoniare che il “grande capo Cristo” è la fonte e la motivazione della mia e nostra resistenza: impariamo da lui la resistenza alle ottusità, ai turbamenti; impariamo da lui la fraternità vera, il perdono, la carità. Lui è il misericordioso, l’amato, il desiderato, lo sposo, che “… realizza non tanto i nostri desideri, ma le sue promesse” (D. Bonoeffer). Lui è “l’autore e il perfezionatore della nostra fede”.
Resistere è un altro modo per dire credere. E chi crede, comunica un messaggio di vita, di salvezza e di speranza, comunque.
Collesei
MEMORIA E FUTURO
Il mio primo incontro con l’USMI Nazionale risale al 1974 quando venni invitato a tenere alcune lezioni sulla vocazione alle Maestre di formazione. L’invito mi giunse da P. Andretta, l’Assistente Generale e dalla Presidente. Da allora iniziai un lungo cammino con l’USMI condividendo iniziative e scelte, sogni e ricerca, sofferenze e speranza, titubanze e coraggio. Conobbi l’amore per la vita consacrata delle Presidenti, quali Madre Angela Maria Campanile, Madre Annoni, Madre Lilia Capretti e di chi è venuta dopo.
Ricordare un nome è rendere presente tutte le persone che con loro operavano, soffrivano, cercavano le vie per rinnovare la vita consacrata e le opere apostoliche, per dare fiducia e aprire prospettive. La mia collaborazione ricopriva principalmente il campo della formazione iniziale, ma in seguito anche ambiti più vasti, soprattutto quale Presidente Nazionale della CISM. Ricordo qualche particolare: lo sviluppo dell’Ufficio Formazione e le iniziative per le postulanti, la scuola per le novizie, i Convegni di Collevalenza le cui destinatarie erano prima di tutto le Maestre di Formazione e successivamente le juniores e le novizie. Nacque con queste ultime il desiderio di incontrare il Papa; avvenne nell’udienza riservata alle novizie il 10 aprile 1989; il discorso di Giovanni Paolo II rimane una fonte d’ispirazione. Le novizie gli dedicarono due canti – a Pietro e a Maria – composti da loro.
Il coinvolgimento delle nuove generazioni restava un obiettivo principale. Ricordo che alcuni religiosi italiani in Roma scrissero al Papa, alla vigilia del Sinodo sulla Vita Consacrata, per dirgli che come gli “adulti” avevano i loro Convegni di preparazione (l’USG aveva organizzato, ad esempio, il I Convegno Mondiale. Carismi nella Chiesa per il mondo), così volevano anche loro dare un proprio contributo. Essendo i tempi piuttosto ristretti, Giovanni Paolo II incaricò il Prefetto della CIVCSVA , il Card. Martinez Somalo – e questi l’USG ela UISG– a provvedervi dopo il Sinodo. Nacque così il Congresso Internazionale del 1997: “Vidimus Dominum” (il cui nome è stato assunto per il sito dell’USG/UISG). Tutti noi ne siamo stati coinvolti attivamente. La memoria di queste realtà fa toccare con mano che il Signore opera nella storia, anche se per noi appare buia, e che tutto ha un sento ed una meta. Anche le stesse crisi, i nuovi germogli ed altre espressioni, nuove o classiche, di vita consacrata che fiorivano nel mondo, rientrano in un disegno di Dio. Per aiutare e promuovere la vita consacrata nella Chiesa, durante la nostra presidenza, rispettivamente della CISM e dell’ USMI, inseriti in alcune strutture della CEI abbiamo cercato di portare avanti alcune iniziative. Tra l’altro, la preparazione, sotto la responsabilità della Commissione Mista Vescovi-Religiosi, di un volume – un sorta di manuale – sulla vita consacrata per i seminari (una copia è stata sta data a tutti i Padri Sinodali).
Durante l’Assemblea Generale della CEI sulla vita consacrata (ottobre 1993) il Presidente, il Card. Camillo Ruini, chiese di presentare, con una relazione documentata, la situazione e le prospettive della vita consacrata in Italia. A questa esperienza, aggiungo quella della costituzione di un organismo di collaborazione tra tutti gli enti che si occupano delle nostre Istituzioni: è la nascita del Comitato di Coordinamento sotto la responsabilità dei nostri due organismi che l’avevano maturata; in alcuni momenti il lavoro del Comitato è stato determinante anche di fronte alle autorità civili. Sono solo dei cenni di una esperienza personale vissuta con altri consacrati e consacrate, con laici e sacerdoti, ma dentrola Chiesaperché non abbia a impallidirsi il dono della vita consacrata e la vita religiosa “non lasci mancare un raggio della divina bellezza che illumini il cammino dell’esistenza umana” (VC 109). Ringrazio le Presidenti e tutte le religiose che hanno dato fiducia e con cui abbiamo camminato insieme. Sono delle Testimoni.
L’identità e il ruolo di questi nostri Organismi certamente matura con il tempo, ma la collaborazione va voluta e ricercata in chiave di comunione perché è una esigenza della natura comunionale della Chiesa ed una testimonianza profetica (cf. VC 53). E quanto più ogni persona ed ogni istituzione è se stessa secondo il disegno di Dio, tanto più il segno diventa luminoso e l’operare evangelico tra la gente diventa fecondo, guidato dalle leggi d’amore del mistero pasquale. La memoria rimanda alle radici evangeliche e carismatiche della vita consacrata e porta a costruire nel presente protesi in avanti. L’augurio è di non lasciare mai nulla di intentato per annunciare il Cristo Redentore ed il Padre suo e, con la forza dello Spirito, percorrere le strade dei Popoli di oggi e delle culture in trasformazione con semplicità, fede profonda, gioia, nel dono di noi.
P. Sante Bisignano OMI
L’USMI NAZIONALE: UN LUOGO PER EDIFICARE LA COMUNIONE
Il mio primo incontro con la sede nazionale dell’USMI risale al 1989 ed è legato al Corso Triennale estivo per catechiste parrocchiali, organizzato dall’Unione Superiore Maggiori – Segretariato per la Pastorale per le Religiose. In esso svolgevo rispettivamente le lezioni su La Divina Rivelazione, Il mistero di Cristo e Il mistero della Chiesa. In realtà dal 1981 ero impegnata nel Corso Triennale per Catechisti del Vicariato di Roma ove la presenza delle religiose era consistente. Però dal 1989 ho potuto conoscere direttamente la sede nazionale e il servizio encomiabile che le religiose, ivi impegnate, offrivano ed offrono tuttora alle religiose d’Italia e non solo, perché fin dall’inizio vi sono state suore non italiane, che hanno valorizzato i Corsi USMI per la loro preparazione spirituale e professionale.
Non è questo il luogo per passare in rassegna la molteplicità delle offerte formative, tutte tese alla crescita nella vita evangelica, ad illuminare sui problemi, sulle sfide e sulle opportunità socio-culturali e socio-religiose della svolta culturale in atto, in vista di un discernimento spirituale. Nel corso degli anni le suore hanno trovato nella sede nazionale la possibilità di aggiornamento e rinnovamento. Anzi la sede è stata concretamente il luogo di conoscenza, apprezzamento e stima tra religiose di diverse Congregazioni: una possibilità di comunione non retorica in cui si è attuato lo scambio e arricchimento reciproco di saperi e di esperienze.
Una particolare attenzione è stata data alla ricomprensione della vita consacrata secondo le indicazioni del Magistero conciliare e post-conciliare, secondo lo sviluppo della teologia e secondo le esigenze che sono emerse dai contesti di evangelizzazione nuovi e tradizionali. Un singolare rilievo è stato dato al cammino di maturazione della propria identità femminile, una consapevolezza che ha assunto una espressione più esplicita e critica dopo la pubblicazione della Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II.
Penso ai numerosi Corsi programmati per la formazione delle Maestre delle novizie, delle Econome generali e provinciali; penso alle iniziative formative e apostoliche svolte dai diversi settori dell’USMI, da quello della ricerca a quello dell’immigrazione e della tratta, a quello delle nuove frontiere di povertà.
Penso alle Assemblee annuali delle Superiori maggiori. In particolare ricordo come i giornali si siano sbizzarriti nel raccontare l’Assemblea del 1992 ove fu tematizzata la dimensione femminile della vita consacrata, una tematizzazione già in atto nella rivista Consacrazione e Servizio. Ricordo lo stupore del Prof. Stefano Zamagni nell’Assemblea del 1993, quando, nel proporre la sua riflessione, ha visto davanti a sé un pubblico così numeroso e attento di religiose, una risorsa enorme, ma così poco ri-conosciuta.
L’enorme attività svolta è stata percorso sempre dal filo rosso della spiritualità e professionalità, offerte a tutte le religiose, con un particolare riguardo per quelle che vengono da contesti formativi meno attrezzati.
Penso al Centro studi messo in moto in questo senso.
Penso al lavoro fatto dall’USMI, insieme alla CISM, per preparare il Sinodo sulla vita consacrata: una serie di iniziative messe in modo nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle associazioni, fino alla celebrazione della 38ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, I carismi della vita consacrata nella Chiesa comunione, svoltasi a Collevalenza (Perugia) dal 25 al 28 ottobre 1993; e ai contributi redatti sui Lineamenta del Sinodo, in vista della elaborazione dell’Instrumentium laboris.
Mi piace pure ricordare come l’USMI e la sua rivista siano entrate nelle strutture accademiche con il coinvolgimento di docenti universitari e anche con tesi di laurea. Nel 1994 è stata discussa alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” la tesi di Laurea di Laura Bianco su L’apporto della donna consacrata alla Nuova Evangelizzazione. Analisi della rivista Consacrazione e servizio (1985-1994).
La prossima Assemblea sinodale dei vescovi sarà sulla Nuova Evangelizzazione. Noi religiose d’Italia siamo interpellate ad offrire un apporto singolare che parte dal radicalismo evangelico vissuto al femminile. La rivista Consacrazione e servizio, la riguardo, ha proposto e propone nuovi sentieri di riflessione e di azione.
Mi auguro da parte delle religiose che operano in Italia una voce profetica limpida e coraggiosa.
Suor Marcella Farina Figlia di Maria Ausiliatrice
Il Nostro Motore
Che sarebbe di noi? Che sarebbe della Vita Religiosa se Gesù non fosse il nostro fondamento?
La nostra fede è in Dio Padre attraverso Gesù il Cristo, l’Unto. Gesù il nome che ci salva. Noi cristiani, noi religiosi seguiamo le stesse orme di Gesù, dell’Emmanuele, del Dio con noi, il Dio vicino a tutta l’umanità. E per la vita religiosa se Gesù non fosse esistito, se non fosse il modello a cui ispirarci, la nostra consacrazione non avrebbe senso. Grazie alla sua incarnazione, infatti, Egli ha dato significanza alla nostra persona e alla nostra vita, al nostro impegno. Egli ci ha insegnato ad amare, a donarci… e anche ad agire con forte ed esplicito senso umanitario, ad avere atteggiamenti di compassione, di bontà, di rispetto…
Egli è il nostro modello che ci insegna come comportarci anche nelle situazioni difficili che ci vengono proposte dalla società molto complessa di oggi, nella quale i veri valori non hanno più importanza, ma sono passati in seconda linea. Egli ci insegna ad essere persone dalla forte carica umana… e ci insegna, come consacrate, a mettere tutta la nostra fiducia nelle mani di Dio.
Carissime giovani innamorate di Gesù, vi auguro un bel cammino nel Signore!
Luce
La storia è come un fiume…
Sr M. Agnes Quaglini fsp
Scorre rapida e quella che viviamo già non è più. Una cosa però è certa: la nostra storia, quella che si dipana con la nostra umanità spesso sconvolta, la storia delle nostre istituzioni e delle nostre vite è storia di salvezza. In essa Dio è presente.
Non è presunzione riconoscere, quindi, la presenza di Dio nella mia piccola storia, vissuta all’USMI e in particolare al Centro Studi e alla direzione della rivista “Consacrazione e Servizio”. È iniziata per me nell’ottobre del 1977 e si è conclusa nel luglio 1988, quando altre si sono succedute, dedicandosi al servizio della Parola per le consacrate in Italia, ma anche nel mondo.
Era un momento non facile, per motivi rilevanti e anche contingenti. I primi emergono anche dal tema dei Convegni di studio per le superiore maggiori, realizzati nel 1979 sul tema: La ri-fondazione della vita consacrata e dal Seminario di studio sul futuro della vita religiosa, per i quali offrii anch’io un piccolo contributo. Numerosi cambiamenti interpellavano fortemente i religiosi e le religiose. Si avvertiva la necessità di approfondire il ruolo di una vita rinnovata, nel contesto storico contemporaneo, e perciò chiamata a rivedere o cambiare le sue strutture e a rendere più trasparente la stessa spiritualità, se si voleva continuare ad essere lievito per il rinnovamento del mondo. Si è vissuto un momento forte di ricerca e di riflessione. Non sono stati tracciati nuovi progetti di vita religiosa, convinte che è lo Spirito a guidarne il cammino. A noi è richiesto un continuo e più attento ascolto di ciò che vuole sussurrare, attraverso l’apporto di tutti, perché la vita consacrata ritrovi sempre l’originaria verginità e un nuovo dinamismo autenticamente evangelico.
Motivo contingente era il passaggio della direzione del Centro Studi e della Rivista, che erano sempre stati gestiti da Sacerdoti, a una religiosa. Ringrazio per la fiducia veramente fraterna e incondizionata che ho potuto avere dall’indimenticabile Presidente la M. Mariangela Campanile, delle Suore di Maria Bambina e dalla M. Filomena Annoni delle Canossiane, delle quali conservo in cuore il ricordo della loro straordinaria testimonianza al servizio di Dio e della Chiesa e della loro preziosa amicizia.
Altre esperienze hanno poi arricchito la mia vita e mi hanno offerto la possibilità di comunicare il molto che ho ricevuto, nella ricerca dell’identità della vita consacrata, nell’impegno di promozione spirituale e culturale, nell’assillo costante o vivo desiderio di seguire l’invito di Dio ad accogliere soprattutto la sua persona, ad ascoltare la sua Parola, a camminare sui suoi passi per essere presenza profetica nella Chiesa e nella società.
In occasione del mio giubileo di consacrazione avevo scritto che celebrare un giubileo (e questo vale anche per il giubileo dell’USMI) significa, tra l’altro, riandare a visitare tante pagine della nostra piccola storia: pagine di ricerca e di incontri, di fedeltà e di nostalgia per un di più fortemente agognato e talvolta non conseguito. Leggendo la nostra storia nella storia di Dio, avvertiamo un’onda impetuosa di emozioni, di gratitudine immensa, di gioia profonda e intensa per tutto quello che il Signore ci ha donato di vivere e comunicare, per averci chiamate con una vocazione stupenda, e, soprattutto, per aver colmato i nostri giorni della sua presenza. Auguro all’USmi, al Centro Studi e alla Rivista di poter continuare a sviluppare il loro compito di animazione – formazione sulla vita consacrata. E’ stato scritto e citato da molti che “la formazione è il futuro del presente”. Certamente la multiforme azione dell’USMI continuerà ad essere Kairos, dono di salvezza, stimolo alla crescita nello Spirito, per divenire “uomo perfetto”, donne perfette, capaci di essere sempre nuova luce che irradia lo splendore del Vangelo. E questo, senza restare ai margini della storia in movimento, ma ricercando, con umile pazienza, le nuove opportunità e anche i nuovi linguaggi, per dire Dio con la totalità della propria vita e della missione.
In questo nostro tempo, come in altri del passato, la vita consacrata sembra vivere una situazione di transito, come in mezzo al guado, talvolta un po’ sperduta, come incapace di vedere la riva o di indovinare la direzione giusta del suo andare. È importante saper guardare avanti e ricercare, dentro il nostro presente, i segni di novità e di continuità che contengono germi di futuro. Perché la vita consacrata avrà sempre un futuro. Potranno cadere alcune istituzioni, cambiare le forme di vita e di testimonianza, le modalità con cui la vita religiosa si esprime oggi nel mondo; ma è certo che il Vangelo resta e resterà sempre la sua forza trascinante e coinvolgente per chi ha la grazia di accoglierlo e di uniformarvi la vita. Dio continuerà a chiamare e sempre vi sarà qualcuno che ascolterà la sua voce e si porrà alla sua sequela con amore indiviso. Nasceranno forse nuove forme di aggregazione o di vita comune, forse anche comunità virtuali, con progetti digitali per condividere il pensiero, la spiritualità; altre forme di testimonianza, di apostolato, di vita…
La vita consacrata, tenendo viva la speranza cristiana, lungo il fluire del tempo, ha acceso un fuoco sulla terra. Ha costruito storia e, alimentando vincoli di comunione in un mondo spesso diviso, è divenuta epifania dell’amore totalmente gratuito di Dio. L’Usmi continuerà la sua missione e saprà divenire un “segnale” sempre più trasparente che indichi la via dell’identità religiosa nell’oggi, creando le premesse che la pongano in grado di riconoscere il “nuovo di Dio” che il futuro ci riserva. Auguro quindi, in questo anniversario della sua nascita, di vivere la situazione presente nella speranza, sapendo che, nel Cristo, “le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende” (Gv 2,8).
L’Usmi dei miei anni
Mi trovavo in una nostra missione paolina a Trieste nel lontano 1959, dopo il cammino formativo. Avevo 25 anni.
Dalla nostra Superiora generale venni chiamata a Roma per un servizio “speciale” alla Chiesa, in particolare alla Vita religiosa. Dovevo sostituire una sorella Sr Immacolatina Bianco Figlia di San Paolo che da tempo prestava il suo servizio alla Rivista delle Religiose. Il compito che dovevo assumere era l’organizzazione e amministrazione della Rivista A.L.A. Ardeat Luceat Accendat – Rivista per la vita religiosa.
In quei tempi nella Chiesa, c’era un ”fermento”, un’attesa che anticipava già il cammino preparativo del Concilio. Papa Roncalli, Giovanni XXIII, illuminato dallo Spirito sarà l’uomo di Dio che farà voltare pagina alla Storia della Chiesa.
La Vita religiosa attendeva. Dei significativi passi si continuavano a fare per creare “qualcosa di nuovo”. I Padri Gesuiti, Domenicani, Redentoristi, Francescani, Dehoniani e altri mettevano in comune questa “speranza”. Alcune Madri generali di Congregazioni si rendevano disponibili per una riflessione attorno all’attualità della vita religiosa e alle sue problematiche. Gli incontri avvenivano nell’ambito della Congregazione del Religiosi.
Un po’ di storia per la sede
In quel tempo 1959-1960 i Dicasteri Romani stavano trasferendosi in Piazza Pio XII, immobile occupato per i servizi dell’Anno Santo e ristrutturato per questo servizio universale della Chiesa.
Anche gli uffici della FIR (federazione Italiana Religiose) che occupavano gli scantinati di Piazza S. Callisto, dovettero cercare una sede pur provvisoria. Le Figlie della Chiesa M. Oliva Bonaldo, in Viale Vaticano 62, mise a disposizione per un tempo, alcune sale della comunità per gli Uffici delle Religiose. Urgeva trovare una sede che ospitasse gli uffici delle Religiose.
Dopo Viale vaticano, i Padri Redentoristi ci ospitarono nelle loro recenti costruzioni di Via Ezio; da Via Ezio, poi, si passò in Via dell’Erba e Via dei Corridori (Ora Sede dell’Ecumenismo) per arrivare alla attuale sede di Via Zanardelli, 32.
La primavera della Chiesa
Posso dire d’aver vissuto gli “inizi” dell’Unione delle Religiose in un clima di largo respiro ecclesiale: l’ora del Concilio vissuta con persone che credevano al ruolo profetico della vita religiosa.
“L’USMI è stato l’organismo voluto dal Concilio Vaticano II con finalità ben precise: trasmettere il pensiero della Chiesa per costruire la comunione”. Le proposte conciliari e i documenti, erano materiale prezioso per trasmettere contenuti e suggerire applicazioni nelle Assemblee annuali.
La Rivista Ardeat Luceat Accendat che diventerà Consacrazione e servizio porterà una proposta continua sull’approfondimento della Consacrazione dalla quale deriva la qualità del “servizio”- Con la Rivista nasce il Centro Studi che cura le pubblicazioni dell’USMI e delle sue federazioni (Firo, Firas, Fire e Firad) che rispecchiavano al tempo la qualifica dell’apostolato e della missione specifica di ogni congregazione nella Chiesa: Educazione, Apostolato Diretto Assistenza sociale e Assistenza ospedaliera.
A parallelo cammino conciliare, si vedevano impegnate non solo le Superiore Maggiori, ma le intere congregazioni in un cammino di unione e di collaborazione, attraverso il dialogo. E si sono incontrate Persone influenti, ricche di santità, con un grande bagaglio di esperienza apostolica e comunitaria per facilitare il nuovo percorso.
La mia congregazione, di giovane fondazione, s’inseriva tra le altre di grandi esperienze secolari per dire e comunicare il nuovo carisma “Evangelizzazione nel mondo della comunicazione sociale”, al punto da eleggere la nostra Madre Generale: Madre Maestra Tecla Merlo, prima Presidente delle Superiore Maggiori d’Italia.
Io, Figlia di San Paolo, ho lavorato e vissuto per 12 anni una bella collaborazione inter-congregazionale ed ho visto “cadere” tante piccole e grandi barriere che esistevano tra le congregazioni. Si cominciava a guardare nella stessa direzione, ad avere le stesse preoccupazioni e amore per la Chiesa, vita religiosa – vita consacrata. Posso testimoniare di aver partecipato, agli inizi, cominciato da “Betlemme” l’opera attraverso un crescente senso di appartenenza ecclesiale che ha fatto “crescere” la vita consacrata nel mondo.
Fu una esperienza forte ecclesiale che mi avrebbe accompagnato in MISSIONE (già da 35 anni) collaborando alle Unioni delle Superiore Maggiori in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo. Il nome inculturato sarà USUMA Union des Superieures Majeures. Nelle ore decisive del paese l’USUMA ha dato un apporto di grande rilievo, collaborando in sinergia con la Chiesa locale. Oggi l’USUMA continua il suo cammino e promuove incontri a tutti i livelli e va facendo lettura dei “Segni dei tempi” attraverso i documenti della Chiesa e la Storia, sentendosi così membra vive e operanti nelle Chiese sorelle.
Una parola di conclusione e augurio
- Prima di tutto ringrazio il Signore della fiducia datami dai Superiori per questo “servizio” vissuto in clima conciliare
- In secondo luogo ringrazio il Signore per le persone: Sacerdoti e Suore con i quali ho collaborato in quei 12 anni, con intuizioni profetiche e amore alla Chiesa
- L’augurio si fa preghiera perché oggi per la vita consacrata “la Santità” è urgente !
Sr Maria Rosaria Zambello fsp
Fèlicitations à Sr Biancarosa per la “continuità dell’opera! Grazie !