“Eccellenze femminili” di Roma capitale
L’amministrazione capitolina ha dedicato – anche nel 2011 – un premio particolare ad alcune “eccellenze femminili romane, segnalate dai vari ordini professionali o associazioni, che si sono distinte per il ruolo sociale e professionale rivestito”. Partendo da una ipotetica risposta: “da grande farò il pompiere”, ha rivolto loro alcune domande. Tra queste: “Cosa sognavi di diventare?”.
Suor Maria Luigia Aguzzi, fmda, sognava di ‘fondare un circolo giovanile femminile con l’aspirazione di fare del bene’. Per lei la figura di donne da imitare era Armida Barelli, coraggiosa contestatrice del fascismo e la sua massima aspirazione era ‘fare il bene, operare per il bene’ e per questo ha speso e sta spendendo tutte le sue energie, anche oggi con i suoi 90 anni. L’esperienza professionale più bella è stata la realizzazione di molte opere della Madonna, soprattutto la costruzione del “Centro della gioia” che rappresenta – per i numerosi abitanti del vasto territorio del Santuario del Divino Amore – ‘una risorsa enorme capace di colmare una grave lacuna sociale’. Per il futuro spera nel Paradiso.
Per suor Maria Pia Boccacci, non ci sono stati uomini che potesse “considerare importanti” nella sua vita perché – confessa -“solo Cristo è stato e sarà il mio sostegno e la mia forza”. E a tutti i piccoli incontrati nella sua storia ha dedicato “puro affetto, cure, notti insonni, angosce, fatiche di ogni genere per migliorare la loro situazione”. Per questo la sua “esperienza più bella è l’incontro con i giovani cresciuti nelle comunità che ritornano con i loro bambini in braccio e le mogli o i mariti accanto”. Ammette: “ho intrapreso la vita religiosa perché sono stata scelta, secondo la parola di Gesù: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Per il futuro vorrebbe “che i grandi tornassero a vivere e a trasmettere i veri valori per gli anni futuri”.
A suor Eugenia Bonetti, mc, non sono state poste domande. Il suo continuo viaggiare non lo ha permesso. Dopo 24 anni di presenza in Kenya – dove ha lavorato soprattutto nei settori dell’educazione e formazione di catechisti e insegnanti, nella pastorale parrocchiale e vocazionale – rientra in Italia. Si inserisce in un “centro di ascolto e accoglienza caritas’ a Torino e comincia quell’opera che la caratterizzerà negli anni a venire: l’attenzione appassionata, instancabile, diuturna, coinvolgente, al mondo della tratta di donne e minori. Per lei non esistono ostacoli né confini. I molti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale con cui è stata incastonata la sua vita in questo più che decennale periodo, sono la prova di un’esistenza veramente donata giorno dopo giorno, ora dopo ora, quasi minuto per minuto, perché per lei anche i minuti contano. Attualmente coordina anche 250 religiose di 80 diverse Congregazioni che lavorano in case di accoglienza, sparse in tutta Italia. Con sagacia ha saputo valorizzare l’importanza dell’editoria: nel 2011 pubblica in collaborazione con Anna Pozzi il libro Schiave (San Paolo) e nel 2012, sempre con Anna Pozzi, un secondo libro Spezzare le catene (Rizzoli).
Suor Ruggera Sartor, stfe, provata dalla sofferenza ancora fanciulla, ha ammesso:”il mio sogno è sempre stato quello di essere per gli altri”, mentre un incontro importante nella sua formazione è stato quello con la sua “insegnante delle scuole primarie” che – ammette – “era per tutti noi madre, maestra, amica. Ci ha insegnato i valori veri: l’onestà, il donarsi a chi è nel bisogno”. Per lei il gioco preferito era ‘imitare il missionario che predicava e aiutava i malati”. Per lei l’esperienza più bella è stata quella di ‘camminare nei villaggi dell’Alto Egitto per visitare i malati, vivere in silenzio vicino a chi è nel dolore, gioire con chi è nella gioia. Aiutare le mamme nel dare alla luce i loro figli. Soccorrere i feriti di guerra nell’ospedale militare di guerra a Kartoum in Sudan’. Al futuro non ci pensa proprio. Lo lascia nelle mani di Dio e della Provvidenza. Per lei santa Francesca Romana e Rita Levi Montalcini sono i nomi al femminile che hanno fatto grande la storia di Roma. (Cfr Roma Capitale delle donne, pagg 123-139)
Biancarosa Magliano