Archive for settembre, 2014

Religiose ‘con’ gli anziani

martedì, settembre 23rd, 2014

Sono sorte nel 1839 a Saint Servan (Francia) per opera di Jeanne Jugan – nell’Istituto prese il nome suor Maria della Croce – e da allora si definiscono Piccole Sorelle dei Poveri. Scrivono nel loro sito: “Il nostro servizio nasce dalla risposta alla chiamata di Gesù, a consacrare la nostra vita a Dio nel servizio agli anziani poveri. La Congregazione è stata ed è totalmente impegnata a seguire con fedeltà lo spirito della Fondatrice, “cercando soluzioni che corrispondano alle nuove necessità degli anziani, utilizzando i nuovi mezzi della scienza e delle tecnologie”. Nelle loro case “la vita quotidiana degli anziani si svolge in una laboriosa tranquillità dove ciascuno prende parte alle attività più consone alla sua persona. Queste attività caratterizzano ‘lo scorrere regolare dei giorni’ e permettono ai Residenti di integrarsi con la vita della casa e danno loro la possibilità di sentirsi utili a vantaggio del bene comune. Sovente questa ‘routine’ viene interrotta da qualche evento straordinario, come l’organizzazione di feste e di gite”.

Dal 5 gennaio c.a, con la dedicazione di una nuova chiesa parrocchiale ad Acireale, dove sono presenti, possono dire di aver ‘più vicina’ la loro Fondatrice. Nell’altare di essa infatti sono state poste anche le reliquie di lei (Da Incontri sereni, Anno LIII, n. 211, 2014). (B.M.)

Noi la ricordiamo così…

venerdì, settembre 19th, 2014

E’ tornata alla casa del Padre ieri, 18 settembre 2014, sr Maurizia Pradovera, appartenente alla Congregazione delle Figlie di Santa Maria dell’Orto dette Gianelline. Aveva 67 anni. Religiosa umanamente vivace, intraprendente, innamorata della propria vocazione, è stata superiora generale prima e poi superiora provinciale del suo Istituto; attualmente era consigliera generale. Negli anni 2003-2006 ha vissuto con passione il compito di Presidente regionale dell’USMI della Liguria

S. Antonio Maria Gianelli, loro fondatore, ricordava spesso nei suoi scritti che “educare è cosa del cuore”. E così è vissuta sr Maurizia, anche in osservanza di quanto dice la loro Regola di vita: “Come Maria, prima discepola, donna del Fiat e del Magnificat, siamo ‘chiamate a scommettere sulla carità vivendo l’impegno di un amore operoso e concreto verso ogni essere umano’.

Grazie, sr Maurizia, per quello che hai fatto, ma soprattutto per come hai vissuto (B.M.)

Credo nella Chiesa…SANTA

venerdì, settembre 19th, 2014

Sabato 20 settembre si svolge infatti nella Cattedrale di Como il solenne rito di beatificazione di madre Giovannina Franchi, la fondatrice della Congregazione delle Suore Infermiere dell’Addolorata, cui fanno capo numerose realtà ospedaliere e di assistenza socio-sanitaria a Como, tra cui l’ospedale Valduce, nel resto della Lombardia, nel Canton Ticino e in Argentina (a Buenos Aires). Ella sintetizzava così le finalità della sua nascente congregazione: “Glorificare Dio nella quotidiana santificazione attraverso il servizio ai malati” e curare gli infermi “ma con gran cuore”.

Il 17.c.m. Papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione di tre decreti riguardanti:

1. Una nuova santa italiana – la beata Maria Cristina dell’Immacolata Concezione, fondatrice dell’Istituto Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, votato all’adorazione, alla riparazione delle offese fatte al Cuore di Gesù, e ad opere assistenziali: infanzia e anziani, attività culturali ed educative, scuole di ogni ordine e grado.

2. Un nuovo beato, il venerabile Pio Alberto Del Corona, fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dello Spirito Santo. Anch’esse si dedicano ad una attività specificatamente conforme alle esigenze odierne: l’assistenza a donne anziane autosufficienti; continuano nell’attività  dell’insegnamento coadiuvate da insegnati laiche.

3.Una nuova beata, la venerabile canadese Maria Elisabetta Tourgeon, nata a Beaumont (Canada) il 7 febbraio 1840 e morta a Rimouski (Canada) il 17 agosto 1881,fondatrice della Congregazione delle Suore  di Nostra Signora del santo Rosario. La congregazione è stata fondata in Canada il 12 settembre 1875 Le Suore si dedicano all’istruzione e all’educazione cristiana della gioventù. Sono presenti in Guatemala, Haiti, Perù, Repubblica Dominicana e Stati Uniti d’America

L’USMI, come sempre, partecipa alla gioia dei singoli Istituti. Il riconoscimento ufficiale della santità dei loro Fondatori o Fondatrici conferma la validità del carisma di ognuno di essi. Sono ‘vie’ tracciate su cui si può camminare con fede e coraggio. (B.M.)

Viva partecipazione

lunedì, settembre 15th, 2014

L’USMI partecipa con commozione al dolore della Società San Paolo per l’improvvisa morte del Superiore generale don Silvio Sassi. Estende le proprie condoglianze a tutta la Famiglia Paolina della quale fanno parte quattro Congregazioni femminili: Figlie di san Paolo, Pie Discepole del Divin Maestro, Suore di Gesù Buon Pastore (Pastorelle), Istituto Maria Regina degli Apostoli (Apostoline). Il giorno 20 agosto u. s. membri di tutte le istituzioni di detta Famiglia hanno fatto memoria nella città natale (ALBA) del loro centenario di fondazione. Il primo nucleo dei Paolini infatti si formò ad opera del Beato don Giacomo Alberione il 20 agosto del 1914. In quella occasione don Silvio diede il suo saluto a tutti partecipanti ricordando le meraviglie che il Signore aveva compiuto nella Chiesa e nella società, attraverso la “Mirabile Famiglia” (così definita dallo stesso Fondatore in occasione del 40 di Fondazione) in questi primi cento anni della sua storia. (B.M.).

Il nuovo Governo generale

venerdì, settembre 12th, 2014

La Congregazione delle Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata, fondata nel 1579, ha celebrato il Capitolo Generale dal 1 al 19 agosto a Villa Assunta (Luvigliano – Padova).

Le Sorelle Capitolari, provenienti da quattro Continenti, dopo aver pregato e riflettuto sul tema proposto all’intero Istituto: «Unite in Cristo per servire donandoci ai fratelli», alla luce dell’icona della «Lavanda dei piedi» (Gv 13,15), hanno eletto la nuova Superiora Generale, Suor Ottavina Predebon, e le sue Consigliere: Suor Igina Frigeri e Suor Fabrizia Baldo (Italia), Suor Helen Wambui Wambugu (Kenya) e Suor Maria da Conceiçao da Silva (Brasile). Per la prima volta il Consiglio Generale rispecchia l’internazionalità della nostra Famiglia religiosa e diventa un segno concreto di comunione nella diversità.

«Mentre esprimiamo di cuore la nostra riconoscenza a Madre Giampaola Busolo, che con sapienza, umiltà e coraggio ha guidato la nostra Congregazione per diciotto anni, affidiamo al Signore la nuova Madre Generale e il suo Consiglio, perché continuino a guidare la nostra Famiglia sulle vie del Vangelo e del carisma del nostro Fondatore, il Ven. P. Antonio Pagani».

L’USMI augura al nuovo Governo e a tutto l’Istituto – presente in Italia, Kenya, Brasile, India – quella “conformità d’amore a Cristo Crocifisso” che è espressa nella definizione del loro Carisma.

Prima Beatificazione in una giovane Chiesa

martedì, settembre 9th, 2014

In data 4 settembre 2014, Papa Francesco ha autorizzato la Beatificazione di Suor Irene Stefani, Missionaria della Consolata che avverrà sabato 23 maggio 2015 a Nyeri – Kenya,  terra di missione, dei primi missionari e missionarie della Consolata.

Chi era e chi è Sr. Irene per le missionarie della Consolata e più ancora per la Chiesa del Kenya che la venera come esempio di santità e donazione e quale prima Beata di questa giovane Chiesa del continente Africano?

Sr. Irene è una delle prime missionarie della Consolata fondate nel 1910, a Torino, dal Beato Giuseppe Allamano. La sua breve ma intensa vita missionaria, può riassumersi in poche righe: amore totale a Cristo e all’annuncio evangelico, attraverso il servizio alla Chiesa e alla missione in Africa, intessuto di tanti gesti di carità, di misericordia e di servizio instancabile ai più poveri, fino a donare la sua giovane vita.

Sr. Irene, al secolo Mercede Stefani, nasce il 22 agosto 1891 ad Anfo nella Val Sabbia (Brescia). Nel 1911 entra nell’incipiente “Istituto delle Missionarie della Consolata” e il 12 gennaio 1912 veste l’abito religioso prendendo il nome di Irene. Il 29 gennaio 1914 emette la professione religiosa e, alla fine dell’anno, parte per le Missioni in Kenya, dove allora l’evangelizzazione era agli inizi e, quasi inesistenti, le scuole e i servizi sanitari.

Dal 1914 al 1920, si dedica all’assistenza negli ospedali militari, che dell’ospedale avevano solo il nome, trattandosi di capannoni organizzati alla meglio, per i portatori africani, denominati ‘carriers’, arruolati per trasportare materiale bellico al tempo della Prima Guerra Mondiale. In questo ‘inferno’ sociale, suor Irene trascorreva le sue giornate, di giovane missionaria, negli ospedali di Voi, Kilwa e Dar-es-Salaam in Tanzania; lavando, medicando, fasciando piaghe e ferite, distribuendo medicine e cibo ma soprattutto, donando amore, attenzione, compassione e consolazione e molti, prima che morissero tra le sue braccia materne, ricevevano il Battesimo.

La seconda tappa della sua vita, dal 1920 al 1930, la trascorre nella missione di Gekondi, diocesi di Niery, dedicandosi all’insegnamento scolastico e alle visite dei villaggi, con una particolare cura per le donne e i bambini. Istruiva le giovani consorelle giunte da lei per il tirocinio missionario, circondandole di affetto e attenzioni. Pur con le difficoltà di quel tempo, continuò a seguire per corrispondenza, i suoi ‘figli’ africani che si spostavano più lontano, nelle città del Kenya: Mombasa, Nairobi, ecc., facendo anche giungere notizie delle loro famiglie. E tutta la corrispondenza la scriveva di notte, al lume di una candela.

Curando un ammalato di peste, contrasse il morbo e, dopo tre giorni di agonia, morì il 31 ottobre 1930, vigilia della festa di tutti i Santi, a 39 anni d’età, di cui 16 trascorsi ininterrottamente in Kenya.

La famiglia delle Missionarie e dei Missionari della Consolata si uniscono alla gioia della Chiesa Africana, per questo evento di grazia; ringraziando il Signore e la Vergine Consolata per questo dono alla Chiesa e alla missione nell’anno dedicato alla vita consacrata.

Possa la vita e l’esempio di questa pioniera della missione essere di esempio a tante giovani chiamate, anche oggi, a lavorare tra i poveri e gli ultimi.

Sr. Eugenia Bonetti mc

Tre suore uccise

lunedì, settembre 8th, 2014

L’USMI partecipa con forte emozione all’immane tragedia che ha colpito le suore missionarie saveriane di Parma. Tre loro consorelle – sr Olga Raschetti, sr Lucia Pulici, sr Bernardetta Boggian – sono state massacrate nella loro casa di Kamenge. Il loro era un servizio di animazione di un centro per i giovani fondato dai Saveriani che promuove la convivenza tra etnie diverse. Da decenni tutte e tre le religiose erano presenti nel continente africano dove offrivano un servizio nella dedizione piena e gioiosa.

Vive in tutte noi la certezza che “il sangue dei martiri fu semente di nuovi cristiani”. Così è e sarà oggi e domani. (B.M.)

Faro di luce

venerdì, settembre 5th, 2014

Blessing, Joi, Emmanuel, Deborah, Gloria, Amadu, Mohammed, Ahmed, Mustafà…

Nomi, volti, timbri di voce, sguardi di dolore e sorrisi di gratitudine che mai più potremo dimenticare. Il Signore ha visitato le sue spose col dono della maternità senza confini, né frontiere, una maternità che allarga il cuore e spalanca le braccia.

E’ ciò che, incredule, meravigliate, colme di riconoscenza, abbiamo vissuto noi, Sorelle Francescane della Carità, lo scorso settembre, nella nostra fraternità di Pozzallo, presso la Chiesa Maria Madre della Fiducia… Il Prefetto e la Protezione Civile, hanno bussato alla nostra porta facendosi voce di una parte di quell’umanità in esodo dalle coste Africane. Hanno chiesto un posto sicuro e confortevole per questi fratelli colorati (così ci piace chiamarli!), provenienti dall’Eritrea, dalla Nigeria, dal Ghana, dal Camerun, dall’Egitto e dal Senegal, e per le famiglie Siriane in fuga dalla guerra.

Dal nostro arrivo qui a Pozzallo, c’è sempre stato un filo diretto col Centro di prima accoglienza, un legame voluto tenacemente già dal nostro amato P. Giovanni Botterelli, fatto di carità concreta, preghiera, visite frequenti e animazione con canti, danze e giochi…Ma ora il Signore ci chiede di più, ci chiede di portarli a “casa nostra”, ci chiede di spalancare non solo le nostre braccia per accoglierli in un gesto di umanità profonda, ma anche le porte del nostro convento così come pochi giorni prima ci esortava a fare anche Papa Francesco, Dono di Dio al mondo intero.

Mai come in questi giorni ci siamo sentite quelle “intrepide pellegrine nel gran mare del mondo” così come amava definirci il nostro fondatore don Vittorio Cordisco, il quale, nel 1948 descriveva le opere di carità delle Sorelle Francescane, come una Palma piantata nel deserto: “Le radici nell’acqua, l’onda occulta e benefica della carità; la chioma ai venti, alla luce, al sole e ai fianchi il deserto; una raccolta di poveri affranti nel corpo e afflitti nello spirito, cui quando arrivano, non domandiamo se abbiano un nome, ma solo se abbiano un dolore”.

Così abbiamo visto arrivare adolescenti con una infinita nostalgia della loro famiglia, spose separate accidentalmente dal loro coniuge, giovani che approdano nella nostra terra per riscattarsi e costruirsi una vita migliore e più dignitosa, e perfino bambini siriani con gli occhi spenti e impauriti di chi fugge dall’orrore . Il loro unico disegno era la bandiera nazionale dipinta col pastello nero.

Siamo diventate per loro, mamme, sorelle, maestre improvvisate d’italiano, confidenti e amiche. Abbiamo giocato insieme, ascoltato le loro traversie, inventandoci una lingua nuova fatta di parole, suoni, gesti, scritti, il linguaggio dell’amore, di chi vuole a tutti i costi comunicare all’altro che ora è al sicuro, non ha più nulla da temere, non sarà più solo… E insieme a noi, una moltitudine di persone, venute a conoscenza di questi nostri ospiti speciali, hanno iniziato una gara di solidarietà nel donare panni, scarpe, giochi e quanto  suggeriva loro la fantasia dell’amore.

Non sono mancati neanche i momenti di festa vissuti insieme agli animatori adolescenti, giovani e adulti dell’Oratorio Francescano. Abbiamo condiviso un mega buffet di dolci e con la chitarra, abbiamo unito i nostri canti con le loro danze.

Aprendo le porte a questi fratelli colorati, siamo state quel ponte necessario perchè l’altro (che porta un nome strano, prega Dio inginocchiandosi verso la Mecca e parlando una lingua mai udita), venga riconosciuto come nostro fratello, creato dall’unico dio con l’unico desiderio di ogni uomo: vivere una vita dignitosa e felice. E questo messaggio è giunto fino a loro in modo semplice e chiaro.

I ragazzi Egiziani, tramite una suora di lingua araba, ci hanno ringraziate perché finalmente erano trattati come esseri umani, nella giustizia e nella carità.

Ma noi siamo solo dei nani sulle spalle dei giganti, come ha tenuto a sottolineare don Salvatore Cerruto durante la solenne celebrazione della festa di s. Francesco, il 4 ottobre scorso, alla presenza del primo cittadino di Pozzallo, del Maresciallo della G.d.F. e di varie autorità civili, militari, scolastiche ivi convenute insieme a circa 130 fratelli colorati…

Questa piccola città di frontiera, idealmente radunata nella Chiesa di s. Maria di Portosalvo, è divenuta faro di luce e annuncio di profezia per i popoli del Mediterraneo e per il mondo intero. Ai piedi di quell’altare si materializzava visivamente la continuazione del viaggio di s. Francesco nel 1219 a Damietta, in Egitto, per implorare dal sultano Malik-d-Kamil, il dono della pace. Mentre infuriava con violenza inaudita la V Crociata, s. Francesco, a mani nude, si reca nell’accampamento della mezzaluna chiedendo di incontrare il terribile sultano. Condotto da lui, gli rivolge l’augurio della pace, annunciandogli con coraggio che la pace è una persona: Gesù Cristo, Figlio di Dio. Il Sultano, con grande meraviglia dei presenti, lo ascolta interessato e scosso nell’anima e nel corpo e alla fine lo congeda dicendo: “Prega per me, perché Dio si degni di rivelarmi quale legge e fede gli è più gradita”. A distanza di otto secoli, vogliamo pensare che questi fratelli colorati, alcuni giunti proprio dal vicino Egitto, fossero giunti a noi, a Pozzallo e all’Italia intera (di cui san Francesco è il Patrono), per ricambiare la visita di pace compiuta dal Serafico Padre.

Non vogliamo poi dimenticare l’uomo profetico e lustro di Pozzallo, sindaco santo di Firenze e precursore di nuovi orizzonti. Così scriveva già nel 1958 Giorgio La Pira a Papa Pio XII: “Il Mediterraneo, « lago di Tiberiade» del nuovo universo delle nazioni: le nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; del Dio vero e vivo. Queste nazioni, col lago che esse circondano, costituiscono l’asse religioso e civile attorno a cui deve gravitare questo nuovo Cosmo delle nazioni: da Oriente e da Occidente si viene qui: questo è il Giordano misterioso nel quale il re siro (e tutti i «re» della terra) devono lavarsi per mondarsi della loro lebbra (4 Re V, 10).

E praticamente cosa fare? Cosa deve fare l’Italia cristiana? Preoccuparsi (con la preghiera, con la meditazione e con l’azione prudente, ma intelligente e a «largo respiro») della «unificazione», della convergenza, di queste nazioni mediterranee: svolgere la propria azione politica, economica, culturale, sociale (religiosa) ecc. in vista della costituzione di questo «centro» del nuovo universo delle nazioni: in vista della costituzione di questo punto di attrazione e di gravitazione delle nazioni: perché da Oriente e da Occidente le nazioni «vengano a bagnarsi» in questo grande lago di Tiberiade, che è, per definizione, il lago di tutta la terra. Beatissimo Padre, non è questa la «terza forza» di cui si va in cerca con tanto affanno? Non è proprio questa la pietra d’angolo politica e civile sulla quale si può edificare la nuova casa dei popoli e delle nazioni? Non è proprio questo il «punto» di rilancio della fede -meglio: della civiltà teologale- in tutte le direzioni della terra? A me la cosa pare così chiara: mi pare tanto evidente che la crisi del mondo trovi qui la sua soluzione fondamentale: la «resurrezione» della civiltà teologale si opera qui: e da qui essa riparte per la sua nuova avventura storica che avrà per prospettiva i secoli futuri e le nazioni future”.

E infine, come faro che splende sul nostro cammino di oratorio francescano, vogliamo fare memoria di un altro gigante, che nonostante la sua breve esistenza, è vivo tra noi come profezia di cieli nuovi e terra nuova. E’ la Beata chiara Luce Badano che, nel giorno della prima comunione appunterà nel diario queste parole: “Io sogno il giorno in cui i figli degli schiavi e i figli dei loro padroni si siederanno insieme al tavolo della fraternità come Gesù con gli Apostoli”.

Qui vi si legge naturale il richiamo ai paesi schiavi ed emarginati del cosiddetto Terzo Mondo e i paesi che la fanno da Padroni, ricchi e sfruttatori. Ma in Chiara Luce l’attenzione e l’amore per i fratelli colorati è uno stile di vita e va ben oltre queste parole appuntate in un giorno speciale…Lei sognava di andare missionaria in Africa per curare i bambini e i malati e intanto inviava periodicamente i suoi risparmi ad un sacerdote missionario per i bisogni più urgenti. Perfino il suo ultimo atto di carità fu rivolto a questi fratelli colorati: fu sua volontà che il ricavato delle offerte al suo funerale andasse ancora una volta in Africa per i più poveri. Allora, coraggio! La strada è aperta, una luce si è accesa, una profezia è stata lanciata. Mettiamoci con umiltà alla scuola di questi giganti che hanno saputo vedere oltre i loro giorni, sicuri che Dio ama chi dona con gioia! E poi vogliamo rivelarvi un segreto….I poveri, gli ultimi, gli indifesi a cui noi spalanchiamo la porta qui in terra, saranno coloro i quali ci spalancheranno la Porta in cielo!

Dall’11 ottobre 2013, quando abbiamo accolto 24 fratelli ‘colorati’…la storia continua…

Sorelle Francescane della Carità
Chiesa S. Maria della Fiducia
Tel. 0932 953292 begin_of_the_skype_highlighting
97016 Pozzallo (Ragusa)
mancino.giuseppina@alice.it

“Fateli sedere…

venerdì, settembre 5th, 2014

… Erano circa cinquemila”(Gv.6,1-15)

Il Vangelo di Giovanni meditato in questi giorni potrebbe essere la risposta di un orecchio attento alla Parola e un cuore aperto al Divino, di fronte ai tanti perché e alle tante preoccupazioni che affollano la mente di noi tutti: sbarchi continui, confusione, morti, malattie, assedio delle forze dell’ordine! Cento, quattrocento, ottocento, milleduecento fratelli nostri chiedono aiuto. Cosa fare? Il Maestro ci indica la strada da percorrere: “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli; alzati gli occhi, vide una grande folla che veniva da Lui” (Gv.6).

La grande folla crea agitazione nei discepoli che, ignari di ciò che sta per accadere, mormorano verso il Maestro: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. E Gesù, pieno di compassione, risponde: “Fateli sedere”. L’Evangelista aggiunge: erano circa cinquemila. Di fronte ai tanti immigrati che approdano sulle nostre spiagge, anche noi ci facciamo prendere dallo sgomento….dalla paura….dal disinteresse…. a volte anche dalla rabbia. La scena si ripete.

Leggiamo le notizie, guardiamo e ascoltiamo il telegiornale, si parla per strada, al bar, sul posto di lavoro, a scuola. Perché non leggiamo questi avvenimenti per alzare gli occhi verso i nostri fratelli colorati e guardare la realtà del nostro mondo stanco? Occorre portare speranza, gridare speranza, generare speranza.

Speranza è condivisione con tutti coloro che non hanno potere, che soffrono nell’attesa della pace e le cui lacrime sono raccolte da chi opera e s’impegna, senza tregua e senza riposo, per un progetto di amore, giustizia e libertà, nonostante le difficoltà, le persecuzioni, gli oltraggi.

Sull’esempio di Gesù anche noi possiamo “alzare gli occhi” verso questa “folla”. E’ questo il primo gesto d’amore, l’attenzione che tutti possiamo avere verso questi fratelli colorati. Alzare gli occhi mi porta ad andare verso l’altro, è un gesto bellissimo che di colpo distrugge ciò che di orribile è dentro di noi: il nostro egoismo. Una simile “attenzione” non costa nulla, ma cosa provoca? Provoca il miracolo dei pani, cioè la moltiplicazione della carità. Cristo non è un estraneo a tutti questi sbarchi, è lì sul barcone che ripete: “Non temere, Io sono con te”. E’ un fratello dell’uomo che avanza nella storia, che cammina con noi, che ci apre all’accoglienza: “Fateli sedere”…. date loro importanza, un posto nel vostro cuore, un posto..sì! “Amatevi gli uni gli altri perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”(Gv 15).

La vera gioia che, come ricordava Papa Francesco in una sua omelia, non viene dalle cose, dall’avere, ma nasce dall’incontro, dalla relazione, dal sentirsi accettati, compresi, amati. E questo non per l’interesse di un momento, ma perché l’altro è una persona. Gioia è sentirsi dire: “Tu sei importante per me”. Facciamo sentire a questi nostri fratelli l’odore della speranza e la gioia di camminare e crescere insieme. Forse sarà solo una goccia nell’oceano della disperazione, della miseria e della violenza, ma siamo certe che il Signore saprà moltiplicare, oltre il pane, anche i nostri piccoli e semplici gesti di carità. A volte basta veramente poco a ridare dignità ad un uomo..basta alzare gli occhi e tendere l’orecchio.

In questi giorni il nostro Oratorio Francescano “Chiara Luce”, ha avuto la presenza speciale di cinquanta ragazzi minorenni approdati sulle nostre coste. Hanno giocato, ascoltato musica, appreso qualche termine italiano, e tra una battuta in inglese e una domanda sul nostro abito di sorelle francescane, in un clima di grande accoglienza, qualcuno ha mostrato delle cicatrici profonde alla testa e alla braccia, segno indelebile della violenza subita nel tragitto lungo il deserto e sulle coste libiche..era come quando la sera un figlio torna a casa dopo aver giocato e corso per tutto il giorno e, con le lacrime agli occhi, mostra alla mamma tutte le ferite e i graffi, e racconta tutti i pericoli e le peripezie.

Noi possiamo essere quella mamma che hanno lasciato al villaggio tra la fame e la guerra, quella mamma che torna e ritorna nei sogni di un ragazzo ancora bisognoso di un abbraccio e un bacio, quella mamma che consola e dona dignità ai figli.

Non ci viene chiesto nulla da questi fratelli colorati, nulla che non sia alla portata di tutti, nulla che il nostro cuore non sia in grado di offrire, perché creato ad immagine del cuore di Dio. “Non abbiamo né oro, né argento”, ma un posto nel nostro cuore per riaccendere in tutti la luce della speranza che rende possibile l’impossibile.

Le Sorelle Francescane della Carità
Pozzallo, 12 maggio 2014

In piena gratuità

giovedì, settembre 4th, 2014

Quattro suore dell’Istituto Adoratrici del Sangue di Cristo – tra le presenti negli Stati Uniti – secondo modalità diverse, hanno prestato ore senza numero di servizio di volontariato. Per la loro scuola questa è stata un’esperienza unica: le suore insegnano inglese agli studenti che non lo conoscono e alle loro famiglie. E lo hanno fatto secondo la specifica preparazione ed esperienza di ognuna. C’è chi ha fatto da interprete per i genitori che parlano solo spagnolo; chi ha insegnato inglese e le peculiarità della cultura USA. Chi ha insegnato inglese attraverso il racconto di storie e spiegazioni di immagini e chi ancora si è resa presente per rafforzare l’abilità di lettura degli studenti. Tutte e quattro hanno alle loro spalla anni di insegnamenti anche in Paesi diversi. Per tutte quattro in piena comunione ammettono che l’esperienza è stata bella e hanno già deciso che torneranno a fare le ‘volontarie’ anche l’anno prossimo. Complimenti e auguri dall’Italia. (B.M. dal loro sito).