Archive for maggio, 2015

Al carcere di Paliano la Croce della Gmg

giovedì, maggio 28th, 2015

Prosegue il pellegrinaggio della Croce della Gmg. Sabato 23 maggio, il simbolo per eccellenza delle Giornate Mondiali della Gioventù ha fatto visita ai detenuti del carcere di Paliano, in provincia di Frosinone.

La grande Croce di legno, che Giovanni Paolo II decise di affidare ai ragazzi del Centro Internazionale giovanile San Lorenzo di Roma, ha varcato ieri le imponenti mura della Casa di reclusione di Paliano. Il simbolo delle Giornate Mondiali della Gioventù è stato accolto e portato in spalla dai suoi ospiti che hanno pregato ai piedi della Croce. Tanta la commozione all’interno di una struttura che ha una peculiarità: quella di ospitare unicamente collaboratori di giustizia. Per questo, la presenza di questa Croce ha assunto un significato particolare. Così come ci ha spiegato la direttrice, Nadia Cersosimo:

“In questo Istituto ha un significato particolare. In tutti gli Istituti di pena, ma in tutti i posti in cui c’è un dolore, un disagio, comunque la Croce rappresenta una rinascita. Tuttavia qui, ciò avviene maggiormente, perché i nostri detenuti aspettano il momento del confronto con la Croce di Cristo. Attraverso di essa, passa il loro percorso di vita. Rendono alla Croce quello che è stato il male fatto e loro assumono il peso della Croce. Solo in quel momento si rendono conto di quello che è il passaggio della loro vita: da una vita di delinquenza, di male, ad una vita nuova. È quindi, una rinascita a nuova vita, a risorsa per la società”.

L’emozione e la commozione nella testimonianza di Claudio, uno dei ragazzi del Centro San Lorenzo che ha consegnato la Croce ai detenuti prima della liturgia:

“È stata una gioia, una grande gioia! Un’emozione talmente forte che mi riempie veramente il cuore di gioia. Portare la Croce qui, nel carcere di Paliano, è stato un motivo per dare ai detenuti qualcosa in cui credere. È stato davvero emozionante non solo per loro, ma anche per tutti noi del Centro San Lorenzo, perché vogliamo dare ai detenuti un’occasione di crescita”.

Alla vigilia del Giubileo della Misericordia, eventi come questi assumono un significato straordinario. Ne è convinto Don Bartolo Calderone, Missionario del Preziosissimo Sangue, che ha accompagnato gli ospiti durante la riflessione, proponendo loro alcuni brani del Vangelo:

“La Croce è il segno della misericordia di Dio, il segno di una misericordia che non conosce confini, che scende sin nelle profondità del male per recuperarlo al bene. Nella nostra vita, nella nostra storia, noi pensiamo che la vittoria sia dei crocifissori; invece sono i crocifissi quelli che vincono il mondo. E lo vincono quando entrano, insieme con Gesù, nel percorso della loro Via Crucis. Quando ci abbandoniamo anche noi, con la nostra personale croce alla Croce di Cristo, è Lui che la porta, è Lui che la redime, è Lui che ci salva”.

Pax Christi compie 70 anni

mercoledì, maggio 27th, 2015

Betlemme (Israele). Dal 13 al 17 maggio suor Milena Zadravek e suor Lina Abou Naoum delle Figlie di Maria Ausiliatrice, hanno partecipato all’evento Pax Christi nel suo 70esimo anniversario di Fondazione a Betlemme. Il tema “Pellegrini sulla via della pace” ha coinvolto circa 150 partecipanti membri del movimento di molte nazioni, un tema ricco e opportuno per approfondire vari aspetti del conflitto nel Medio Oriente. Il punto di partenza è stato quello di guardare alle sfide attuali. I partecipanti hanno scelto un “sentiero da percorrere”, per osservare dapprima l’attuale situazione socio-politica della Terra Santa, visitandone i luoghi ed ascoltando le storie dei suoi abitanti. Nei giorni successivi sono state messe in relazione le problematiche locali con altre situazioni simili a livello internazionale. Un altra tappa è stata quella di pianificare il futuro con uno scambio a livello di metodologie, abilità e strategie.

Preghiere, relazioni su temi attuali, lavori in gruppo, discussioni, attività, visite a organizzazioni non governative (ONG) e ad attivisti per la pace, pellegrinaggi, testimonianze.. tutto al fine di sostenere i molteplici interventi di Pax Christi sui processi di pace mondiali e nazionali in diversi parti del mondo con un accento particolare al bisogno del popolo palestinese di una pace giusta e duratura.

La ricorrenza del “Nakba Day”, che commemora la nascita dello Stato di Israele a scapito della perdita della Terra palestinese e dell’esilio e fuga di molti palestinesi, ha accentuato l’attenzione sulla necessità della pace tra due popoli in conflitto da decenni.
La “nonviolenza” come via radicale per costruire la pace è stata giudicata non solo via per scegliere il dialogo, il disarmo e la non violenza, ma come forza solidale e perseverante di resistenza a più livelli, che spinga verso decisioni internazionali per riconoscere lo Stato palestinese.
Il coraggio del Vaticano con la guida di papa Francesco nel dichiarare la Palestina uno Stato non è passato indifferente per questa assemblea mondiale che sta studiando situazioni emergenti che richiedono forze maggiori per muovere le coscienze e spingere alla solidarietà nei confronti degli sfollati, degli emarginati, dei perseguitati, dei rifugiati… il diritto alla vita, alla pace, al pane, ad una via umana degna di figli di Dio è il grido che Pax Christi si assume da 70 anni e di cui continua a farsi carico per il Bene dell’umanità.

La presenza delle fma è stata significativa proprio per poter intessere relazioni e “lavorare in rete”, associandosi ad altri che lavorano a favore e per i poveri. Nell’ispettoria Gesù Adolescente (MOR) ancora preoccupate per l’ondata di guerre, il terrorismo fatto di barbarismo e fanatismo, spinge la comunità ispettoriale a ripensare la pace, a sognarla con altri, ad imparare a trasmetterla attraverso nuove vie. L’educazione alla pace continua ad essere il cuore dell’impegno delle fma per i giovani e le famiglie. (dal sito: cgfma.org).

Opera di S. Dorotea

lunedì, maggio 25th, 2015

Calcinate, 14 Giugno 2015
I 200 anni dell’Opera di S. Dorotea

Opera di S. Dorotea

Suor Fernanda Barbiero

Un’opera di misericordia
Vorrei confidare qualche mio sparso pensiero sull’OSD facendomi aiutare da alcune immagini.

  • Una barca  affidata al mare
  • Il cielo
  • Un tetto
  • Un volto
  • Il mantello della misericordia

La prima immagine è di Origene e  mi è utile per esprimere il mio stato d’animo nel parlarvi di una realtà tanto forte come è l’Opera di S. Dorotea: opera di misericordia o per restare nel vocabolario di Don Luca opera di carità spirituale.
Origene dice così: «Come chi, messosi in mare su di una barchetta, viene preso da immensa angoscia nell’affidare un piccolo legno all’immensità delle onde, così anche noi soffriamo mentre osiamo inoltrarci in così vasto oceano di misteri» (Origene, In Genesim Homiliae IX, PG 12, 210).
È lo stato d’animo di chi sente una sproporzione quando si mette di fronte al mistero della carità, della misericordia di Dio. Parlare dell’Opera di Santa Dorotea, è lanciare la nostra barchetta nell’oceano della misericordia di Dio.
Non c’è dubbio, l’Opera di S. Dorotea è un’opera di misericordia. Così l’ha intesa il Beato Luca Passi, che l’ha espressa quale esercizio di misericordia e al dono della misericordia l’ha finalizza.
Parlare dell’Opera di Santa Dorotea è entrare in una questione molto seria.
La misericordia è uno dei grandi temi che, come un filo incandescente, attraversa, unisce e illumina tutta la Bibbia. Si trova nell’AT come attributo tipico di Dio e la ritroviamo nel NT, con quella continuità che è perfezionamento (cf Mt 5,17), come punto nodale del messaggio di Gesù.
Allora la misericordia è una questione anzitutto teologica. Perché? Perché riguarda Dio. E poi approda a una misura ecclesiale, antropologica e spirituale.

La misericordia di Dio è come il cielo
Una seconda immagine la prendo da Lutero. Mi sembra indovinata per definire la misericordia. Dice così: “La misericordia di Dio è come il cielo che rimane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, dovunque ci troviamo”..
Nella Bibbia il cielo è considerato come una calotta metallica (il “firmamento”) che incombe stabile sulla terra. È un’immagine per descrivere la bontà misericordiosa di Dio.
Essa è il tetto della casa del mondo ove gli uomini e le donne vivono, agiscono, peccano, pregano, amano.
Dio, il misericordioso non è un occhio fisso che atterrisce. Certo “il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio”. E la scoperta che spesso fa è “che essi sono tutti traviati, tutti corrotti” (Salmo 14, 2-3). C’è, dunque, uno sguardo di giustizia; ma a prevalere è l’occhio sorridente dell’amore di un Padre.

Offrire un tetto a Dio
E a questo punto vorrei accostare un’immagine che ho trovato nel Diario di Etty Hillesum, donna ebrea olandese di grande intelligenza e spiritualità, assassinata dai nazisti, dove lei con una immagine “buffa”, eppur profonda, dice che vuole offrire un tetto a Dio perché dimori con noi e in noi. Ecco le sue parole: “Ti prometto, o Dio, che cercherò sempre di trovarti una casa, un ricovero. Io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono tante case vuote, te le offro come all’ospite più importante”.
L’OSD, ecco, oggi,  io la percepisco così: darsi da fare per offrire casa a Dio.
L’esercizio di misericordia in fondo lo si fa per aprire casa a Dio nel cuore del fratello. E la cosa straordinaria è che questo è il modo più sicuro per essere noi per primi spazio, dimora in cui Dio prende casa. Aiutarci, da fratelli, a farci casa per Dio, a essere la casa di Dio, perché Egli dimori con noi, sia di casa in noi.

Il volto dell’OSD
Ecco il volto dell’OSD: la misericordia!
Di fronte alla testimonianza all’esempio di Dio Padre che sempre perdona e sempre si china su chi è misero e infelice anche il credente si riconosce “misericordioso”. È ciò che Gesù ci ha mostrato e vuole da noi: “Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro” (Mt 6,36). Chi vive così vive bene, vive felice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7).
Allora  le cose si mettono in questo modo: la misericordia viene da Dio, passa attraverso Cristo, arriva ai cristiani nei quali opera lo Spirito, secondo una logica cara ai Padri della Chiesa: “Come il Padre si rende visibile nel Figlio, così il Figlio si rende presente nello Spirito” (S. Basilio, Su lo Spirito Santo, 26,64 PG 32,186). L’amore di Dio Padre, Figlio e Spirito, l’amore trinitario, si concretizza nella misericordia cristiana che si distingue dalla filantropia o da qualsiasi iniziativa sociologica di compassionevole bontà, perché la misericordia di Dio è il prototipo e la causa della misericordia umana. È infatti il Dio della misericordia a chiedere ai suoi fedeli di praticare la stessa benevolenza verso i loro fratelli.

Arrendersi alla misericordia
Arrendersi è un verbo grande e terribile, alto, da spendere con grande attenzione. Non va confuso con la rinuncia inerte della personalità passiva o dipendente, ma si identifica con la coraggiosa capacità di abbandono. Esso ci parla di libertà, di distacco da sé che è il vero principio  e fondamento  della vita spirituale. Solo per questa via si possono avviare circuiti relazionali di cui l’OSD ha bisogno. Se non ti fai umile, se continui a sovra-dimensionarti, invece che ri-dimensionarti, non potrai donarti agli altri, non prenderà vita nessuna passione per la salvezza delle anime. Non è possibile. Non  si può.  “Chi vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, vale a dire chi vuole partecipare alla Pasqua della salvezza, chi vuole dare carne alla salvezza dei fratelli, ha bisogno di sperimentare questa inevitabile trasformazione.
L’Opera di S, Dorotea è amore capace di rigenerare, non è fatta per permettere ai migliori di primeggiare, ma per permettere agli umili di essere recuperati e custoditi. Essa offre occasioni non per mettersi alla testa, ma per precipitarsi ai piedi degli altri in atteggiamento di trasparente servizio. Occorre entrare in questo flusso d’amore lasciando che evapori ogni atteggiamento competitivo, per dare carne alla misericordia.
Perché? Perché la salvezza è un esercizio continuo di misericordia, così l’aveva profondamente vissuta Don Luca Passi. E alla misericordia, Don Luca  ha voluto dare carne, dare volto con  l’Opera di S. Dorotea. Opera – appunto – di misericordia.

I segni della misericordia
La misericordia, dunque, si visibilizza in opere perché non è un’idea, un vago sentimento. Essa prende le forme concrete dell’intervento tutte le volte che il caso lo richiede.
E poiché tutti abbiamo sperimentato la misericordia di Dio, dobbiamo essere pronti a darla, (cf Col 3,12-13). La missione dei discepoli è testimonianza di vita: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16). Ed è saggio colui che ascolta e mette in pratica le parole di Gesù (cf Mt 7,24-27).
Non dimentichiamo quello che A. Manzoni, nei Promessi Sposi, fa dire a Lucia: “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!”.
Il catechismo distingue tra opere di misericordia spirituale e opere di misericordia corporale, fissando due gruppi di 7, cifra simbolica del linguaggio biblico per esprimere una compiutezza, una totalità. Tra le sette opere di misericordia spirituale: c’è quella che ha ispirato Don Luca, la terza: Correggere i peccatori. Il peccato agli occhi della fede, è la peggior disgrazia che possa capitarci.
Dare una mano al fratello perché se ne liberi, significa volergli bene davvero. “Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,20). Le 14 opere di misericordia sono state chiamate il “breviario dei nostri doveri verso il prossimo”. C. Angelini, ha avvertito: “Fin che nel mondo c’è la possibilità di compiere un’opera di misericordia, la vita è bella e vivere è divino”.

Guarire dal proprio autismo spirituale
Quali sono le opere di misericordia spirituale? una volta si imparavano a memoria e si ripetevano come una preghiera[1]. Si tratta, lo sanno in tanti per esperienza diretta e personale, di opere di misericordia difficili da definire e da esercitare, in un momento di grande relativismo culturale.
Ci vuole umiltà e attenzione. E anche ci vogliono parole nuove: come consolare, oggi, gli afflitti? E come consigliare, rispettando le persone e le loro storie, chi si trova nel dubbio? Come correggere i peccatori? Don Luca con la sua Opera ci ha consegnato la correzione fraterna come una traccia di ricerca, come impegno quotidiano da assumere con creatività, come prendersi a cuore il fratello: come preparare nel nostro cuore un tetto per lui.
Ammalati come siamo di indifferenza gli uni verso gli altri, non sappiamo neppure che la correzione fraterna è uno degli atteggiamenti cristiani più decisivi per la salvezza della persona e per la stessa comunità cristiana, per la chiesa.
Se non ci si sente custodi, responsabili del fratello, della sorella, dell’altro… – ricordate Gen 4,9: “Sono forse io il custode di mio fratello?” – allora dobbiamo confrontarci con quella forma di autismo che non ci fa guardare agli altri, che non ci avvicina all’altro.

Il mantello della misericordia di Dio
Come dunque si può praticare la correzione del fratello? Vi sembrerà strano, ma è così!
Innanzitutto presta attenzione, tenendo fisso lo sguardo sul Signore (cf. Eb 12,2).  A partire da questo esercizio a guardare con attenzione il Signore si diventa capaci di guardare i fratelli, le sorelle e gli eventi della storia quotidiana facendo su di essi discernimento, cioè leggendoli nella loro verità profonda e cercando di guardare l’altro con lo sguardo che a lui avrebbe rivolto Cristo stesso.
Solo chi ha assunto lo sguardo, i sentimenti, il pensiero di Gesù, può anche vedere l’altro nella verità. Occorre sforzarsi di vedere l’altro come lo vedrebbe Gesù. Solo allora può prendere vita l’Opera di S. Dorotea, solo così  è possibile gettare sui fratelli, su tutti noi, il mantello della misericordia di Dio che ci copre con un amore più grande del nostro peccato.


[1] Opere di misericordia spirituali: Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, correggerei peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare per i vivi e per i morti.

Gioisce ed esulta…

martedì, maggio 19th, 2015

L’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata “gioisce ed esulta”: due verbi usati da loro stesse all’inizio di quest’anno 2015, per il riconoscimento da parte della Chiesa, “della ‘beatitudine’ di una sua figlia: suor Irene Stefani, “donna umile e coraggiosa che intraprese la sequela di Gesù, mossa dal fuoco interiore del Suo amore, e la visse con grande coraggio, umiltà, accoglienza di tutti ed eccezionale passione missionaria, fino al dono della vita per i più piccoli, i più poveri e i più emarginati”. Fu un realizzare anticipato di quello che papa Francesco ha detto il 16 maggio 2015, quando ha parlato della maternità della donna consacrata esplicitata nella concretezza di ogni giorno. “Le suore sono l’icona della Chiesa e della Madonna… La fedeltà, l’espressione dell’amore della donna consacrata, – ma ‘deve’ no… sì ‘deve’, ma non come un dovere, ma per connaturalità – rispecchiare la fedeltà, l’amore, la tenerezza della Madre Chiesa e della Madre Maria”. Di fatto suor Irene nel linguaggio locale fu chiamata dagli Africani: ‘Nyaatha’, cioè “madre misericordiosa, perché in tutti coloro che avvicinava, lasciava profondamente impresso il segno dell’amore e della carità”.

Il Miracolo dell’acqua del fonte battesimale avvenuto per sua intercessione continua a dissetare tutti senza esaurirsi.

Sr Eugenia Bonetti, Missionaria della Consolata, da molti anni responsabile del settore tratta donne e minori dell’USMI nazionale, in data 18.05.2015 scrive: “sono in partenza per il Kenya dove oltre a partecipare ad un grande convegno sulla missione ed evangelizzazione in Africa oggi, avrò la gioia di prendere parte alla beatificazione di Sr. Irene Stefani, Missionaria della Consolata, vissuta e morta in Kenya che si terrà a Nyeri sabato 23 maggio, vigilia di Pentecoste”.

L’USMI “gioisce ed esulta” con tutto l’Istituto per questo riconoscimento ufficiale di “beatitudine” e accompagna sr Eugenia nella sua ardua missione con stima, affetto, preghiera. (B.M.)

Nuovo Beato

lunedì, maggio 18th, 2015

“Una istituzione educativa cattolica si modella sulla carità e mansuetudine sulle quali il Santissimo Redentore modellò la sua soave religione”. E’ una delle tante affermazioni di Mons. Luigi Caburlotto, proclamato beato sabato 16 maggio c.a. in piazza san Marco, a Venezia, dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi. Il neo beato, fondatore della Suore Figlie di san Giuseppe – dette appunto del Caburlotto – diede vita nel 1850 all’Istituto con un fermo e quasi specifico ideale o modalità educativa: un carisma ispirato all’incarnazione e alla famiglia di Nazaret: “Figlie mie, io non vi parlerei che di dolcezza…”. Un personaggio, il nuovo beato, che ha incarnato, nella sua esistenza, varie mansioni: parroco, fondatore, educatore: “un prete convinto che, per il risanamento di una società occorresse, l’impegno in campo educativo” ha affermato sabato il card. Angelo Amato nel descriverne la personalità e ha aggiunto: “La fede gli dava conforto, forza e pace nelle incomprensioni, nelle difficoltà, nelle angustie dello spirito. E così formava le sue figlie spirituali”.

Un nuovo beato, quindi, che interessa anche, in modo specifico, la vita consacrata… Inoltre quattro religiose sante ci ha donato domenica 17 maggio 2015 papa Francesco ed è gaudio immenso per la Chiesa intera: Giovanna Emilia De Villeneuve, francese, Maria Alphonsina Danil Ghattas e Maria di Gesù Crocifisso, palestinesi, Maria Cristina Brando, italiana. Da esse “un nuovo grande impulso missionario, ha ammonito papa Francesco.

L’USMI esprime la più vera partecipazione alla gioia dei singoli Istituti. (B.M.).

FIDAE alla Fiera della Formazione

giovedì, maggio 14th, 2015

Anche la Fidae, la Federazione delle scuole paritarie cattoliche, vivrà il suo Expo. Sarà infatti presente a Expo Training, Fiera Milano City, nei giorni 3-4-5 Giugno 2015 con un proprio stand di 200 mq e con lo slogan: Chi ben comincia. Insieme per la buona scuola. Una manifestazione dedicata alla formazione e all’istruzione che si terrà, in occasione dell’Esposizione Universale appena avviata, alla quale sono invitati tutti i docenti, i genitori e gli studenti delle scuole pubbliche, statali e paritarie.

In particolare giovedì 4 giugno è in programma il convegno La parità scolastica in Italia, non un sogno, ma un diritto. Inizierà alle ore 14,45 con il saluto di don Stefano Mascazzini, vicepresidente Fidae Lombardia che introdurrà i lavori. Seguirà l’intervento del prof. Pierpaolo Triani, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema: Un sistema scolastico integrato per un servizio educativo di maggiore qualità, efficacia, efficienza per tutti.

Alle 15.45 una Tavola Rotonda moderata dalla giornalista Annalisa Teggi, alla quale interverranno i responsabili scuola dei diversi schieramenti politici italiani: l’on. Luigi Berlinguer padre della Legge della parità scolastica n. 62/2000; l’assessore alla Formazione e Lavoro della Regione Lombardia on. Valentina Aprea; la dott.ssa Delia Campanelli, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regione Lombardia; la sen. Francesca Puglisi (Pd); l’on. Elena Centemero (Fi); l’on. Gianluigi Gigli (Per l’Italia); l’on. Simonetta Rubinato (Commissione Bilancio); l’on. Luigi Morgano (deputato al parlamento Europeo).

Dopo un breve confronto in aula, alle 16.50 è previsto l’intervento della sen. Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca.

Alle ore 17.15 suor Anna Monia Alfieri, presidente Fidae Lombardia, concluderà i lavori.

L’appuntamento è veramente di alto interesse, e farà il punto sull’annosa questione della piena parità scolastica, anche economica, oggi riconosciuta – in varie forme – in tutti gli Stati della UE, escluse l’Italia e la Grecia. Una condizione che pone la scuola del nostro Paese al di fuori delle possibilità di rilancio e di sviluppo come avviene in altre Nazioni e come attestano gli studi di settore. Ma il lavoro è ancora tanto e la parità scolastica – come titola il convegno – non potrà restare un sogno, perché è un diritto.

Al proposito Suor Anna Monia Alfieri si sta impegnando al massimo, personalmente e mediante la Fidae Lombardia, per favorire l’unità fra le numerose associazioni delle scuole paritarie convocate ai vari tavoli regionali e non solo, indispensabile per raggiungere gli obiettivi che le paritarie si propongono. «In questi anni – afferma – abbiamo compiuto, in Regione Lombardia, un proficuo e affascinante percorso con le 12 Associazioni del mondo della scuola. La libertà di scelta educativa della famiglia italiana, ingannata per troppi anni, domanda azioni congiunte per poter essere realizzata. Ringrazio gli amici delle 12 Associazioni per il coraggio, il tempo donato per superare quegli steccati che hanno reso la nostra buona battaglia meno efficace, perché nessun diritto verrà mai garantito senza l’unità.»

Nei tre giorni previsti, presso lo stand della Fidae, dalle ore 9 alle 18, verrà fatta conoscere al grande pubblico la significativa realtà delle scuole paritarie con la diffusione di video. Sono stati creati da diversi istituti scolastici con passione e creatività, coinvolgendo nella realizzazione gli stessi alunni.

I ragazzi del Movimento Scuole Cattoliche animeranno le tre giornate introducendo i nostri allievi, bambini e ragazzi alle tematiche sensibili del mondo della scuola paritaria, già trattate nel blog attivato dalla Fidae fin dal novembre scorso: la famiglia cellula fondante della società, l’autonomia, la sussidiarietà, la libertà di educazione e di insegnamento, l’educazione integrale dell’allievo, il sistema scolastico integrato, l’internazionalizzazione, le alleanze educative.

Per evitare code all’ingresso (gratuito) di Expo Training, si consiglia l’iscrizione online sul sito dell’ Expo Training  (http://www.expotraining.it/).

Giorgio Zucchelli (Direttore de Il Nuovo Torrazzo)

Da 25 anni in Ruanda

martedì, maggio 12th, 2015

Le date hanno un significato e danno un significato anche ai sogni… Sognava l’Africa padre Annibale Maria Di Francia o, meglio, sognava la presenza delle sue Figlie – le Suore del Divino Zelo – perché laggiù compissero opere di animazione vocazionale per le giovani, aprissero scuole di catechesi per ragazzi e adulti e altre opere di formazione umano-cristiana, sino alla possibile apertura di una comunità per le giovani con vocazione per la vita consacrata.

“Nell’anno del Signore 1990 – scrivono le suore nella loro storia – a distanza di 70 anni dal giorno in cui Padre Annibale esprimeva il desiderio di vedere partire le sue Figlie per evangelizzare i popoli, e per prima l’Africa, il profetico ‘sogno’ si avvera. Con grande speranza e gioia dello spirito, il 2 gennaio alle ore 20,00 dall’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma, con volo 463 della Compagnia aerea Sabena, partono per il Rwanda Sr. M. Consolata Ceraldi, Sr M. Laura Adorante e Sr. M. Narcisa Dag-um, accompagnate dalla Madre M. Cuoreina Raffa, Superiora Generale, e dalla Consigliera Madre M. Ambrosina Misuraca”. Sono nomi, sono persone, prime realizzatrici di un sogno antico.

Da allora le opere cui è stato dato inizio sono numerose: scuola di cucito, ricamo, maglieria; poi il lavoro viene meglio identificato: cammino vocazionale e formativo per diverse giovani, scuola di catechesi in preparazione ai sacramenti. In anni successivi dovranno subire anche tutti i disagi di una guerra che le obbliga a lasciare momentaneamente la missione. Ma non demordono. L’ideale è più forte delle difficoltà e ora possono raccontare di “Figlie del Divino Zelo ruandesi che, dopo la formazione in Italia, tornano per servire il loro popolo”. Anzi, dal 2007 laggiù hanno aperto la sede del Noviziato. Il lungo e laborioso cammino delle Figlie del Divino Zelo in questa bellissima terra, chiamata ‘delle mille colline le “riempie di meraviglia perché, pur tra tante difficoltà e sofferenze”, il Signore le “ha accompagnate, custodite e fatte crescere”.

L’USMI partecipa a tutta la loro intensa e comprensibile gioia e porge i migliori auguri per il prossimo avvenire: ad meliora semper! (B.M.)

Misericordia: chiave dell’esistenza cristiana…

martedì, maggio 5th, 2015

Se Dio misericordioso esiste, questo cambia tutta la vita di chi crede!

Virtù esigente, che certo non si limita ad evocare sentimenti di compassione, perché in realtà è fatta di gesti e di comportamenti… Come cristiani siamo chiamati tutti a imitare Dio. Siate misericordiosi sul modello di Dio (Lc 6,36). Perciò nessun cristiano può pensare di amare Dio senza amare anche il suo prossimo.

Nella molteplicità dei doni di Dio alla sua Chiesa esiste una Congregazione la cui spiritualità carismatica consiste appunto – come scrive una di loro  – nell’esperienza, vissuta e donata, della misericordia. Sono le suore di Maria Consolatrice. Pertanto nel lavoro, nella vita insieme, negli impegni quotidiani, nella pastorale, ovunque incontrano qualcuno… sono chiamate a non prender nulla per sé, se non questo tratto del Volto del Figlio di Dio. E cercare di renderlo riconoscibile nel modo di vivere insieme! E in modo così palpabile, che il viverlo si tradurrà in testimonianza. Quest’anno esse si sentono invitate a:

- Aprire gli occhi su comportamenti e gesti che parlano di misericordia e di perdono.

- Nei loro INCONTRI riservare uno ‘spazio’ per raccontarsi reciprocamente i gesti concreti di misericordia che vanno man mano scoprendo nel passare delle giornate; raccontare i gesti, senza nominare le persone e con estrema sincerità e obiettività. L’unico obiettivo: lodare il Signore.

Tutto ciò faciliterà l’uscire da se stesse e il guardarsi reciprocamente con occhi nuovi… Nei gesti concreti di misericordia, poi, potranno riconoscere l’ispirazione e lo stimolo all’imitazione. Tutto ciò favorirà un vero rinascere della mutua fiducia per un rinnovato cammino spirituale comunitario.