Quattro detenuti che si trovano rinchiusi nella casa di reclusione di Rebibbia hanno ricevuto il 5 aprile 2015 il Sacramento della Cresima dal Vescovo, mons. Guerino Di Tora. Una
Pasqua davvero speciale che ha visto in molti attenti e commossi a partecipare e condividere quanto con trepidazione i giovani ragazzi stavano per vivere. Un evento speciale per non dire straordinario quello di ammettere alla cerimonia, all’interno della struttura ove si trova la cappella, i familiari dei cresimandi. Il Direttore del Carcere, dott. Stefano Ricca, sensibile e rispettoso della dignità della persona, nel ringraziare i ragazzi per essersi impegnati in un cammino che li ha portati ad accogliere i Sacramenti, ai parenti presenti ha raccomandato di accompagnare questa scelta sia dentro sia fuori del carcere. Ammettendo, in maniera davvero del tutto eccezionale, i congiunti alla partecipazione dell’evento, il direttore ha voluto significativamente renderli partecipi, e responsabili nell’accompagnarli sia durante il periodo di detenzione sia accogliendoli fuori, una volta conquistata la libertà, riconoscendo loro doveri e diritti insieme.
Durante la concelebrazione, animata da canti da un gruppo di detenuti e dai seminaristi dell’Istituto del Preziosissimo Sangue, si è svolto il rito della Confermazione, con l’unzione sulla fronte con il sacro crisma. “Ricevete il sigillo dello Spirito Santo – ha ricordato il Vescovo – che ci unisce alla Chiesa e ci rende testimoni di Gesù nel mondo“. Il conferimento della Cresima – ha aggiunto il Vescovo – è un motivo di speranza, il segno di quello che Gesù ha fatto subito dopo essere risorto mandando il suo Spirito. Solo quando abbiamo motivi per sperare riusciamo a vivere! Solo Gesù Cristo può dare ragioni di vita, di speranza anche nei momenti di disperazione, dentro queste mura. Senza questi atteggiamenti – ha concluso il Vescovo – non si fa altro che contribuire ancora di più a crescere, se non nella disperazione, nell’indebolimento della speranza.
Ho chiesto a uno dei quattro cresimandi, ad Andrea, di esprimere sensazioni, sentimenti ed emozioni nell’accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e, per la prima volta, al Sacramento della Santa Comunione.
Questa la sua riflessione:
“La preparazione ai due sacramenti – dice – è stato un cammino fondamentale per me, soprattutto perché mi ha portato a una meta significativa per la vita di un cristiano. Ho capito che, senza questi due sacramenti, è come se si rimanesse a metà dell’opera, come se non ci si affidasse del tutto al nostro buon Dio, lasciando dentro di noi un vuoto incolmabile. Questo è stato per me un cammino di fede e di conversione e, anche, un cammino introspettivo. Affidandomi alla Parola di Signore, alla sua immensa misericordia, mi sono ritrovato davanti a me stesso, alla mia vita. Con l’aiuto impagabile di Sr Emma e don Nicola, ho capito quali devono essere le priorità nella mia vita. Sono certo che se non avessi affidato il mio cuore al Signore, ora non vedrei la mia vita con occhi nuovi. Da quando ho ricevuto la cresima e la prima comunione – sembra scontato dirlo – mi sento molto meglio, perché so che ora potrò finalmente cominciare una vita nuova sotto l’occhio amorevole del Signore nostro Dio. Senza Sr Emma a guidarmi in questo cammino, con il suo affetto e la sua pazienza, la sua immensa fede, credo fermamente che sarebbe stato tutto molto difficile. Mi piace pensare che non l’abbia incontrata per caso, ma che è stato il nostro Dio a farmi incontrare un suo angelo e non smetterò mai di ringraziarlo per questo. In questi mesi di cammino mi sono molto legato a lei e posso tranquillamente dire che le voglio bene come potrei volere bene ad una mamma (nulla togliendo a mia madre). Come lei ce ne sono una su un milione ed io le sarò eternamente grato, perché so che nella mia vita nulla si può dare per scontato e nulla ci è dovuto, quindi, a maggior ragione, penso che lei sia un vero angelo di Dio.
Queste le sensazioni regalate da Giuseppe, un detenuto che ha preso parte al rito della Confermazione nel quale erano direttamente coinvolti e protagonisti i quattro giovani.
Giuseppe scrive:
Ogni cerimonia religiosa di una certa importanza produce sempre emozioni, ed induce, certamente e in proporzione alla sensibilità e allo spessore religioso dello spettatore, riflessioni e considerazioni. Quando la funzione religiosa riguarda i giovani, acquista sempre un significato ancora più particolare, perché spinge lo spettatore indietro con i ricordi, riportandolo al suo passato e alla sua gioventù, sia perché un giovane che si accosta con fede a un sacramento è sempre un motivo non solo di maggior fede, ma anche di maggior fiducia in una futura società migliore. Assistere in un carcere penale alla Cresima di quattro giovani detenuti, già segnati dalla vita e provati dalla Provvidenza, spinge, anzi … costringe, ad ancora maggiori riflessioni.
Guardando bene la loro serenità, la loro palese gioia, la presenza dei familiari cui la direzione aveva concesso di assistere alla funzione liturgica, è stato giocoforza pensare che non tutto è perduto, come troppo spesso siamo portati a pensare leggendo le cronache: anche in un carcere, anche in giovani dalla vita travagliata, anche in cuori che si penserebbe avulsi dal credere e dal voler credere sempre di più, la Provvidenza sa colpire, sa portare il proprio messaggio, sa far entrare la Grazia di Dio e il Credo più vero, più convinto, più rieducativo, non solo per il credente stesso, ma per chi ne segue l’insperabile cambiamento. Dio può entrare in tutti i cuori, il Suo messaggio può sradicare ogni scetticismo e ogni resistenza, e assistere alla Cresima in un carcere è una splendida lezione di vita e di fiducia nell’Onnipotenza di Dio.
Personalmente, ringrazio Andrea, Fatmir Marco e Vincenzo che hanno seguito e creduto nel percorso di formazione cristiana. Li ringrazio per il loro impegno e soprattutto per la loro serenità, la loro accoglienza e il loro grande affetto e gratitudine dimostratimi.
Sr Emma Zordan, asc
Referente Carceri USMI Nazionale