Archive for giugno, 2010

Pellegrinaggio delle Suore Francescane Alcantarine

lunedì, giugno 7th, 2010

“Eravamo 105 in pellegrinaggio alla tomba di San Pio e al Santuario di San Michele Arcangelo”. Così iniziano il racconto di un loro pellegrinaggio le suore Francescane Alcantarine. In autentico stile francescano hanno vissuto un pellegrinaggio che ha accomunato desideri e speranze, gioie e attese, ideali e potenzialità, fatiche e sofferenze. Sempre cercando di vivere in perfetta letizia.

Molte sorelle sono partite sin dalle prime ore del mattino dalle fraternità per raggiungere San Giovanni Rotondo e visitare insieme le 3 Basiliche all’interno delle quali è custodito il corpo di San Pio. Giunte sul sagrato principale abbiamo iniziato la nostra visita guidata alla Cripta inferiore della Basilica dove abbiamo contemplato i magnifici mosaici di P. M. Rupnik, artista e teologo che con sapienza spirituale ha allestito tutta la rampa di accesso alla cripta con mosaici raffiguranti momenti della vita di san Francesco d’Assisi e P. Pio.

Giunte nella Cripta, la prima immagine abbagliante è stata rivolta al soffitto completamente rivestito di oro. Sicuramente un immersione nella santità e nella bellezza, ma soprattutto nella misericordia. Ogni peccatore che torna all’amore del Padre è una vita che torna a splendere come oro nei cieli della vita eterna. P. Pio confessore e padre spirituale per anni è stato strumento nelle mani di Dio per far tornare a splendere nella fede tanti peccatori.

Al termine della visita abbiamo avuto il privilegio di Celebrare l’Eucarestia nella Cripta di San Pio sfidando i molti pellegrini giunti quest’oggi a San Giovanni Rotondo.

In fraternità abbiamo consumato piacevolmente il pranzo e poi abbiamo proseguito il nostro pellegrinaggio verso San Michele Arcangelo dove siamo giunte inondate dallo spirito ma anche e soprattutto dalla pioggia.

Nel santuario del perdono ciascuna ha potuto vivere un momento di preghiera personale.

Ringraziamo il Signore per questa giornata trascorsa insieme nella letizia, nella preghiera e nell’ascolto”. (dal sito: www.alcantarine.org).

Capitolo Generale delle suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret

lunedì, giugno 7th, 2010

Un buon gruppo di suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret ha dato inizio il 1 giugno scorso al 19° Capitolo Generale. Oltre le sorelle che vi partecipano per diritto o per elezione, sono presenti 7 giovani suore dall’Europa, due juniores, 10 laici che condividono il loro carisma. Scrivono:

«La Parola di Dio é al centro del nostro incontro … è nostra luce, nostra guida … l’abbiamo scelta nel capitolo 4 di San Giovanni ed è: l’incontro di Gesù con la samaritana. Questa parola ha ispirato il tema del capitolo:

“È ora il tempo di misurarci con la nostra fede…

È il momento di essere insieme profeti e santi”.

La passione che ci anima è la missione nel mondo di oggi.  Figlie della Chiesa, ci impegniamo a continuare il cammino tracciato da Santa Giovanna Antida, secondo il suo carisma, riconosciuto dalla Chiesa … con tutti gli amici laici e tutti coloro che vanno incontro ai poveri, per promuovere la vita, la pace, la giustizia, l’amore… e per lasciarsi convertire ed evangelizzare da loro».

La sottolineatura della parola insieme è significativa; come significativo è stato il luogo scelto per dare inizio a questo loro evento. Infatti, sono state tre giorni a Napoli, nella casa dove la loro Fondatrice è giunta or sono 200 anni, precisamente il 18 novembre 1810. Hanno pregato e condiviso la Parola nella chiesa dove ella ha pregato, nella camera dalla quale è partita per ricongiungersi con il Padre che l’aveva teneramente amata, scelta e inviata.

L’USMI augura loro di essere capaci di scrivere quella “nuova pagina di santità e di profezia” che è nel loro programma. La loro storia conta su tre “sante”

Commissione internazionale di Comunicazione

lunedì, giugno 7th, 2010

Le suore Figlie di Maria Ausiliatrice, attualizzando gli input che vengono dal Magistero, soprattutto negli ultimi documenti pontifici che parlano della necessità della valorizzazione – per la pastorale nei suoi diversi ambiti – del complesso mondo digitale, hanno costituito nel mese di marzo scorso “la Commissione internazionale di Comunicazione, finalizzata ad un processo di ricerca e di confronto sulla cultura della comunicazione”. Hanno così “riaffermato la consapevolezza che della comunicazione oggi è intrisa la vita: siamo immersi nei media – scrivono nella loro rivista dma - diventati un ambiente fatto non solo di mezzi o strumenti, ma di una nuova sensibilità, una diversa mentalità in cui si ritrovano soprattutto i giovani, i cosiddetti “nativi digitali”.

Questa iniziativa diventa così anche la concretizzazione dell’interesse che la Chiesa che è in Italia sta dimostrando per questo ‘nuovo mondo’, complesso, variegato, a volte indefinibile. La CEI, anche con gli interventi espressi dai vari relatori durante il Convegno Testimoni digitali, è cosciente che il Vangelo deve essere annunciato sempre e dovunque e che la Carità nella verità oggi si fa anche nel mondo digitale.

Ragazze straniere che passano dalla strada a un’altra prigione

lunedì, giugno 7th, 2010

Ragazze straniere che passano dalla strada a un’altra prigione, quella del Centro di permanenza temporanea di Roma. Suor Maria Rosa Venturelli, comboniana dal 1971, ha svolto il suo servizio missionario nel campo della pastorale in Italia, nella Repubblica Democratica del Congo e in Polonia. Ora racconta per noi:

“Dal settembre 2007 ho avuto l’opportunità di iniziare ad incontrare alcune giovani immigrate che la Polizia italiana raccoglie dalla strada, dove lavorano, e che non essendo in possesso di un documento d’identità, vengono trattenute presso il Centro di permanenza temporanea gestito dall’Ufficio territoriale del governo di Roma insieme alla Croce rossa italiana. Questo centro è una vera e propria prigione, con tanto di sbarre di ferro e le recluse sono sottoposte a un controllo molto rigoroso per cui è praticamente impossibile scappare. Le ragazze vi rimangono per un massimo di 60 giorni. Se durante questo periodo la situazione viene regolarizzata, la giovane viene rilasciata, altrimenti viene rispedita al suo Paese di origine. In genere, quest’ultima è la prassi più seguita da quanto ho potuto vedere in questo tempo.

Queste ragazze sono fuggite dai propri Paesi a causa di situazioni dolorose e in cerca di una possibilità per un futuro dignitoso. Arrivano qui con tante speranze nel cuore, ma il più delle volte però sono disattese, specialmente quando incappano in persone senza scrupoli che le vendono ai cosiddetti sfruttatori o commercianti di esseri umani, che le inseriscono, contro la loro volontà, nella prostituzione: sulla strada, negli appartamenti privati o nei vari motel lungo le autostrade. Subiscono sempre tantissima violenza fisica, con lo scopo di ridurre la loro resistenza psicologica e piegare la loro volontà, così da avere paura e terrore di fuggire. Le ragazze vengono anche private dei loro documenti personali durante il viaggio verso l’Italia e vengono anche contattate e minacciate le loro famiglie di origine. Questo commercio di esseri umani è davvero una orribile schiavitù, una nuova e moderna schiavitù.

Il centro può contenere al massimo 200 ragazze che sono alloggiate in stanze grandi da quattro, sei o otto posti letto e il numero delle presenze varia da settimana a settimana. Provengono soprattutto dalla Nigeria e dalla Cina, ma anche da altri paesi africani, dal continente latino-americano, nonché dalla Russia, Siberia, Slovenia, Ucraina, Bielorussia, Serbia, Kosovo e Albania.

Queste giovani possiedono solo quello che indossano, non possono avere né orologio, né catenine, né penne per scrivere, né altri oggetti per evitare che possano utilizzarli per tentare il suicidio. In questo centro di Roma è permesso loro di tenere il cellulare, uno semplice, senza possibilità di fare delle foto, ma è vietato alle ragazze ricevere familiari, amici e conoscenti.

In Italia esistono quattordici di questi centri e a Roma è stato permesso ad un gruppo di tredici religiose di diverse nazionalità, di visitare le ragazze ogni sabato per ascoltarle, parlare con loro, offrire un appoggio umano e cristiano, pregare insieme. Il mio compito è anche quello di coordinare questo gruppo di suore e le visite che facciamo al centro.

Molte delle ragazze sono di religione cattolica, alcune sono musulmane, altre dicono di non credere in nulla. A volte qualcuna chiede la bibbia, altre desiderano avere un rosario (sono permessi quelli di plastica), o dei piccoli crocifissi che tengono sul palmo della mano aperta e davanti ai quali pregano. È una scena commovente vedere come pregano intensamente. Ogni settimana io preparo per loro un foglietto con le preghiere più semplici, per aiutarle a riflettere e a mettersi in contatto con il Signore. Con molta facilità si identificano con la prostituta del vangelo o con il figliol prodigo. Per Natale organizziamo una grande veglia di preghiera per accogliere la nascita di Gesù. A tutte viene regalato un piccolo Gesù bambino. Poi si gioca a tombola, si riceve il pacco regalo e il taglio del panettone. E’ stato bellissimo e commovente. Insieme celebriamo diverse feste, come l’epifania, l’ottavario per l’unità tra i cristiani, il venerdì santo si organizza una via crucis all’interno del carcere e le ragazze a turno portano la croce e pregano nelle rispettive lingue di origine.

Una domanda sorge obbligatoria di fronte a queste giovani. Cosa si può fare e che cosa possiamo fare noi? Prima di tutto essere per loro una presenza umana nel posto dove sono rinchiuse. Inoltre, per sconfiggere il male della prostituzione, è importante approfondire le tematiche inerenti alla sessualità. Infine è urgente compiere un’azione preventiva nei Paesi di origine, affinché le giovani esposte a questo traffico ne divengano consapevoli e così evitare di cadere nelle mani di coloro che promettono facili guadagni e una montagna di soldi in poco tempo.

Si tratta cioè di aiutare la nostra società al rispetto per la donna e per il suo corpo. Tutto questo però è frutto del vangelo, per cui è davvero necessaria una nuova evangelizzazione nei Paesi europei, dove noi oggi abitiamo e viviamo”.