Il 21 marzo 2015, mentre Papa Francesco visitava le persone detenute nel carcere di Poggioreale a Napoli, la Croce delle GMG, portata da una decina di giovani volontari (i Papaboys)
del Centro Internazionale San Lorenzo in Roma, custodi della Croce istituita da Giovanni Paolo II durante la prima giornata Mondiale della Gioventù, raggiungeva la Casa Circondariale di Frosinone. Un sentire all’unisono con il Papa verso gli ultimi ci dice e ci stimola a considerare questa realtà una priorità nella nostra azione apostolica.
Desiderosi di continuare a essere “Missionari della Croce”, presso le persone sofferenti, questi giovani, non hanno esitato a rispondere all’invito di Sr Rita Del Grosso, religiosa Canossiana, quando per l’ennesima volta chiedeva loro di ripetere l’iniziativa di portare la Croce della GMG anche tra i detenuti del carcere di Frosinone.
Ad accogliere la Croce e l’icona di Maria Salus Popoli Romani il Vescovo della Diocesi, Mons. Ambrogio Spreafico, il Cappellano delle carceri, don Guido Secontino, il Comandante, in sostituzione del direttore dell’Istituto, signor Francesco Cocco, impegnato in attività fuori sede, una Educatrice e un considerevole numero di agenti della Polizia Penitenziaria.
Sono stati gli stessi detenuti a prendere la croce tra le mani e dare inizio alla processione che dall’ingresso dell’Istituto portava a varcare la porta ferrata del carcere fino alla Cappella, luogo dell’incontro. Accompagnava la croce con la recita di preghiere al Sangue di Cristo, don Benedetto Labate, Missionario del preziosissimo Sangue, che con una toccante
riflessione sulla Croce, innalzata ed esposta all’adorazione, ha preparato le persone ristrette al Sacramento della Riconciliazione affinché potessero toccare con mano, attraverso la Croce, la grande misericordia di Dio e ricevere così una speranza nuova. Invitati a sporcarsi le mani, mettendole dentro un vaso ripieno di terra, sono andati con semplicità e spontaneità a liberarsi dello “sporco”, che ciascuno porta con sé, consegnandolo all’amore misericordioso. E’ stata la manifestazione più forte di quanto sia veramente illimitata la misericordia di Dio che qualunque cosa abbiano fatto queste persone, qualunque cosa abbia fatto ciascuno di noi, non fa venire meno la pazienza di Colui che per primo ci ha amato. Vedere questi uomini rendersene conto e fare un passo verso il suo Amore, è stato veramente commovente.
Il Vescovo, che è di casa in questo luogo di detenzione, nel salutare i convenuti a questo straordinario appuntamento e rivolgendosi in modo particolare agli abitanti di questa struttura che accoglie fratelli in situazione di detenzione, assicura che la Croce è donarsi e che Cristo con la sua visita è venuto a donarsi a ciascuno senza distinzione e che da questo dono è nata la speranza della Resurrezione e la certezza che il figlio di Dio non ci abbandonerà mai.
La liturgia penitenziale, iniziata con la proiezione del DVD sulle Giornate Mondiale dei Giovani e sul valore, il senso e l’importanza della Croce, ha avuto grande impatto sui detenuti rappresentativi di tutte le realtà del carcere, senza voler escludere nessuno (ci ha tenuto a precisare il Comandante), neppure quelli in stato di massima sicurezza. Queste persone sono
apparse profondamente colpite dalla forza delle testimonianze dei giovani sul loro incontro con Cristo e dalla verità delle parole di Cristo in Croce. E’ venuto spontaneo proporre anche a loro di portarsi ai piedi della Croce per venerare il simbolo della Passione di Cristo. Sono stati invitati anche a scrivere le loro intenzioni di preghiera, le loro preoccupazioni, le loro sofferenze, le loro attese e a consegnarle all’amore misericordioso.
La Croce, sempre portata dai detenuti, che la baciavano e accarezzavano, ha attraversato corridoi immensi, passando per varie
stanze del carcere quasi a voler toccare con li bracci i vari spazi abitati e vissuti con grande sofferenza da chi forse è stato nella vita meno fortunato di noi, raggiungendo la cappella dove è stata celebrata la Santa Messa. A presiedere la liturgia Eucaristica è stato don Romano Sacchetti, missionario del Preziosissimo Sangue che nell’omelia ha sottolineato la necessità per il chicco di grano di consumarsi, di morire per fiorire e produrre molto frutto. L’accento non è stato posto sulla morte, ma sul produrre la vita. Quel chicco di grano, che è Cristo morto per dare a noi la vita, siamo anche noi, ciascuno di noi, chiamato a produrre molto frutto con il nostro impegno, la nostra dedizione e il nostro servizio di amore ai fratelli affidati alle nostre cure.
I detenuti, che non potranno andare alle Giornate mondiali della gioventù, hanno avuto il privilegio che la Croce andasse a incontrarli “personalmente” per affidare anche a loro l’impegno a essere missionari tra i compagni meno fortunati e più bisognosi.
Vedere la croce lasciare il carcere, sempre portata dai detenuti e accompagnata dalla recita di preghiere al Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza, ha suscitato una emozione tale che in alcuni erano visibili le lacrime scendere sul volto.
Con questo evento – ci dice soddisfatta Suor Rita - abbiamo provveduto ad anticipare l’anno Santo della Misericordia. Siamo profondamente grate a Papa Francesco che non perde occasione di presentarci un Padre, ricco di misericordia, perché anche noi possiamo essere misericordiosi verso le nostre e altrui debolezze.
E allora, a tutti i giovani impegnati, ai sacerdoti presenti, ai membri dell’Istituto carcerario, in particolare al cappellano, che tutto ha predisposto per la riuscita della giornata, e a quanti hanno contribuito a difendere l’ambiente, il nostro grazie. Ma un grazie del tutto eccezionale va ai detenuti che, con gli occhi rossi e alcuni commossi fino alle lacrime, hanno detto di non riuscire a credere che quella Croce, che ha viaggiato in tutti i continenti, fosse andata a trovarli in un luogo che, per molti versi, sembra tagliato fuori dal mondo. Nel congedarsi, ci hanno chiesto di continuare a pregare per loro affidandoli alla Croce perché le loro croci possano essere portate con dignità.
Sr Emma Zordan, asc
Referente carceri- USMI Nazionale