Il 14 gennaio, presso la casa delle Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento in via A. di Torlonia 6, don Virgilio e don Michele dell’Ispettorato si sono incontrati
con le Religiose, rappresentanti delle Referenti regionali (suor Annuccia Maestroni, suor Fabiola Catalano e suor Itala Gallo) e con la sottoscritta, in rappresentanza dell’USMI Nazionale.
Insieme si è raccolto e condiviso il frutto del lavoro svolto in questi mesi di ricerca riguardo a quanto le Religiose svolgono all’interno del carcere (catechesi e ascolto) e all’esterno (case di accoglienza) per verificare l’esistenza di possibili momenti di lavoro comune o eventuali percorsi di formazione da offrire in collaborazione con l’USMI.
Purtroppo finora, nonostante l’unica esperienza realizzata di confronto e scambio nel Triveneto tra USMI e Suore che operano in carcere, nessuna responsabile regionale USMI ha mai portato all’ordine del giorno l’attenzione al mondo carcerario. C’è bisogno forse che si abbandonino certi settori di intervento delle religiose per investire maggiormente sulle povertà, ridonando freschezza al proprio carisma e recuperando quel senso di fiducia nella Provvidenza che ha caratterizzato la vita iniziale delle diverse Congregazioni religiose. Forse è questo che intravedono oggi le giovani che scelgono di consacrare la loro vita non più negli Istituti religiosi tradizionali, ma in queste nuove forme. Se si esclude l’esperienza del Triveneto e il tentativo che si sta muovendo in Lombardia, a livello regionale, risulta molto difficile costruire rapporti di dialogo con l’USMI. Nel contatto con le diverse regioni, le referenti regionali notano come in questi anni diverse suore hanno lasciato il ministero carcerario (per motivi legati all’età, al trasferimento ad altre regioni o altri tipi di servizio o perché decedute …) senza che si sia creata concretamente la possibilità di una sostituzione.
La mia presenza rassicura i membri della Consulta a intravedere una certa sensibilità da parte dell’Usmi Nazionale alla realtà del carcere, considerata una delle marginalità che hanno caratterizzato la nascita delle diverse Congregazioni religiose nei secoli scorsi. Anche il richiamo che papa Francesco ripetutamente rivolge ai preti e alle religiose di prestare attenzione alle periferie della società, come luogo privilegiato di testimonianza e di annuncio del Vangelo non può lasciare indifferenti a questa urgenza.
Alla domanda come avviene che una suora entri in carcere, don Virgilio offre diverse modalità. L’ideale è che una religiosa entri attraverso:
- la presentazione del cappellano, per indicare la collaborazione pastorale e la comunione ecclesiale che caratterizza il proprio servizio nell’Istituto di Pena;
- La Congregazione religiosa che si rivolge alla direzione del carcere per costruire una sorta di convenzione con l’Istituto di Pena per sostenere alcune attività del carcere (lavanderia, servizio infermieristico, ascolto …) o una qualsiasi volontaria, una semplice cittadina che si rivolge alla direzione del carcere svolgere alcune attività;
La domanda rivolta alla direzione, passa attraverso il Magistrato di Sorveglianza e viene rilasciato dal Carcere un permesso annuale secondo l’art. 17 (volto all’inserimento sociale) o l’art. 78 (volto al sostegno morale) dell’Ordinamento penitenziario.
Per quanto riguarda un possibile percorso di formazione, non ci sono al momento proposte da parte dell’USMI che possano essere di particolare interesse per chi opera nel mondo carcerario. Mentre sorge la proposta di un Convegno per tutte le suore, visto il forte interesse di incontrarsi e condividere le proprie fatiche e aspirazioni.
Tra gli interessi emersi, don Virgilio propone l’idea di lavorare sulla rilettura del carisma dei diversi Istituti religiosi rispetto alle nuove povertà. La proposta trova il consenso di tutti e insieme si cerca di abbozzare il tema: “Il carcere: luogo di Dio, incarnazione del tuo carisma”. Si pensa ad un convegno di una giornata soltanto e si individua come data possibile il 2 e il 3 settembre 2014, con inizio alle ore 15 del martedì e termine con il pranzo del giorno successivo. Si sceglie inoltre di anteporre al convegno l’incontro delle referenti regionali alle ore 10 del giorno 2 settembre.
Esperienze da dentro il carcere
Sr Fabiola Catalano, delle Orsoline di san Carlo, la lavora nel carcere di Velletri e si occupa, con altri volontari, di una sezione di massima sicurezza dove i detenuti non
possono avere nessun contatto con gli altri e quindi sono completamente isolati.
Questa la sua voce: “La nostra preoccupazione è far studiare i detenuti, far prendere, a chi non lo abbia, il diploma di terza media, offrire corsi di aiuto grafico pubblicitario. Si fanno far loro dei lavoretti in gesso, legno o altro materiale semplice che poi noi volontari vendiamo nei mercatini per offrire il ricavato alle loro famiglie. Insieme abbiamo scritto un libro sulle loro vite . Attualmente stiamo preparando un libro di ricette di cibi da sperimentare in carcere. Cerchiamo di rendere la loro vita più umana e dignitosa. In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, abbiamo fatto un teatro scritto da loro, anch’io ho partecipato nel ruolo di madre abbadessa. Quest’anno in occasione dell’Epifania, mi sono vestita da Befana e ho distribuito 150 calze ai bambini dei detenuti. E’ stata per loro una grande gioia e per le famiglie un gesto di attenzione per i figli che hanno gradito molto”
Sr Itala Maria Gallo, appartenente alla famiglia religiosa delle “Suore di carità dell’Immacolata Concezione”, lavora nel carcere di Poggioreale e di Secondigliano.
Cosi si racconta. Sono vent’anni che lavoro e vivo con i poveri fuori e in detenzione. Per me è un continuo discepolato. I poveri “Gesù tra noi” mi insegnano tanto. Hanno ridimensionato la mia vita, mi conducono giorno dopo giorno all’unico essenziale: Cristo e il suo regno tra noi. Questi fratelli mi insegnano che le parole valgono ben poco. Per loro necessario è mostrare Gesù con la vita, con l’attenzione continua, affettuosa, discreta, attenta alla loro persona e ai loro problemi. Entro in carcere, in genere, tutti i pomeriggi, incontro i fratelli detenuti, ascolto le loro richieste e i loro problemi, cerco di fare il possibile per risolverli. Non sempre è facile soddisfare le loro richieste, ma faccio sempre di tutto per ascoltarli con simpatia ed empatia.
Sr Emma Zordan