Archive for gennaio, 2014

Una Chiesa viva …

lunedì, gennaio 27th, 2014

… è questo il sentire che noi Consacrate e Consacrati abbiamo potuto toccare con mano il 21 gennaio 2014 quando per la prima volta – avvenimento storico dunque – i Vescovi Liguri guidati dal loro Arcivescovo il Cardinal Angelo Bagnasco si sono incontrati, presso il seminario di Genova, con i consigli di Presidenza USMI, CISM e CIIS. L’incontro, nato e maturato all’interno della Vita Consacrata Ligure che, ormai da anni, cammina in comunione, è stato preparato con cura coinvolgendo la base, le segreterie diocesane, il Vescovo delegato Mons. Luigi Ernesto Palletti. La Vita Consacrata si è presentata nelle sue associazioni e nella sua identità ecclesiale. Nella vita consacrata, infatti, il termine “territorio” ha una ricchezza peculiare ed indica un territorio ecclesiastico “umano, apostolico, spirituale, carismatico”, chiamato Istituto che si estende su più luoghi fisici. Questo “territorio” è vitale mentre il luogo fisico può variare e non rispettare né i confini della regione né quelli della nazione.

Nel dialogo con i responsabili Ecclesiastici della Regione Ligure è emersa, con ancora maggiore chiarezza, quanto ci accomunano le stesse sfide, problematiche e speranze, segno, anche questo, di un cammino comune nella medesima Chiesa. Ci si è confrontati serenamente su quanto fatto presente alla CIVCSVA, nei nostri confronti, durante la visita ad limina del febbraio 2013, sulla missione, sulla modalità delle chiusure e sulle conseguenze, sulla destinazione dei vari tipi di strutture, sulla necessità di una pastorale vocazionale di contatto, su una maggiore conoscenza della specificità ecclesiale della Vita Consacrata nella formazione del Clero, sulla Celebrazione Eucaristica domenicale e su quanto questi argomenti, all’ordine del giorno, richiamavano.

L’incontro, durato circa tre ore, ha permesso un sereno scambio e comune arricchimento conclusosi con un convito fraterno curato dal Rettore del Seminario e dai Seminaristi. A tutti il nostro grazie e l’augurio di una comune perseveranza su questo cammino.

Sr. M. Rosangela Sala
Presidente Regionale USMI Ligure

Al Giordano

lunedì, gennaio 27th, 2014

Noi Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo esprimiamo il nostro carisma scegliendo di occuparci degli Ultimi , in particolare  di quelli di cui non si occupano gli altri.

La comunità “Al Giordano” per donne in alternativa al carcere, nasce come realizzazione di questo intento.

L’Istituto delle Suore delle Poverelle ha creduto e investito da anni per creare modi e spazi diversi per alternative al carcere (Bergamo, Brescia, Sassari e da un anno a Vicenza).

Qui a Vicenza con la ristrutturazione di alcuni ambienti dell’istituto, abbiamo costruito uno spazio familiare di accoglienza per quattro donne detenute e tra queste anche mamme con figlio minore gestito  in tutte le sue fasi da una suora.

Progetto accoglienza
Nello specifico del progetto vi è uno spazio di accoglienza per donne con problematiche giudiziarie o con misure limitative della libertà.

Il servizio si propone di accogliere ed ospitare, per periodi medio-lunghi, donne che hanno i requisiti per usufruire di misure alternative alla detenzione, ma che non possono accedere ai benefici previsti dalla legge perché senza un adeguato domicilio legale.

Modalità di accoglienza
La suora responsabile della comunità entra nelle carceri femminili del Veneto per l’ascolto e l’accompagnamento delle donne detenute.

In questa prima fase c’è la proposta del progetto della comunità dove si propone uno stile di condivisione e si chiede un cammino di riflessione personale rivedendo la propria storia in una prospettiva di vita diversa da quella vissuta.

Dopo alcuni incontri, se c’è intesa tra le due parti si chiede al Giudice di competenza che la persona detenuta possa scontare la pena non più in carcere ma nella comunità.

Con la disponibilità del Giudice avviene il passaggio. Da qui inizia la seconda fase del cammino.

(Nella linea della collaborazione intercongregazionale stiamo facendo anche un cammino di conoscenza e condivisione con tutte le suore delle diverse Congregazioni che lavorano nelle carceri italiane. Questo metterci in rete permette con più facilità di metterci in contatto con donne detenute che desiderano fare un cammino di recupero chiedendo per loro accoglienza.)

I servizi offerti dalla comunità prevedono:

  • L’accoglienza, l’ascolto, l’accompagnamento e il sostegno nel difficile percorso verso l’autonomia personale e l’inserimento sociale.
  • Alcuni spazi riservati all’ospitalità, per periodi brevi, dei familiari delle donne ospitate al fine di favorire il recupero dei rapporti interpersonali forzatamente interrotti dalla carcerazione: si tratta di un importantissimo passo verso la completa riabilitazione sociale e la ricostruzione delle relazioni familiari.
  • La possibilità di una occupazione ergo-terapica come primo momento di osservazione, con la collaborazione di operatori già presenti in struttura e che fanno da tutoraggio alle singole persone affidate, ricerca e collaborazione con Cooperative già presenti nel settore sociale con disponibilità a successivi inserimenti  lavorativi.
  • Proposte a corsi di alfabetizzazione e/o percorsi scolastici svolti all’interno della struttura con possibile conseguimento di diploma.

Guardando il futuro della comunità
Un obiettivo per la comunità che ci siamo date come Istituto Religioso, è poter contare su una collaborazione costante con un gruppo di persone con competenze diverse nel territorio di Vicenza.

Come abbiamo detto l’accoglienza che offriamo alle donne accolte necessita di una accompagnamento con molteplici bisogni (lavoro, relazioni amicali, sostegno economico, casa …)  per  questo è importante e fondamentale lavorare in rete per creare e assicurare nel tempo un sostegno alla comunità.

Nel contempo potremmo diventare anche uno stimolo alla città di Vicenza, insieme ad altri, per una cultura di accoglienza e di promozione nell’amministrazione della giustizia di forme di pena non carcere e di cammini di riconciliazione.

sr Annuccia Maestron

Appello delle Religiose che lavorano nelle carceri

mercoledì, gennaio 22nd, 2014

Il 14 gennaio, presso la casa delle Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento in via A. di Torlonia 6, don Virgilio e don Michele dell’Ispettorato si sono incontraticon le Religiose, rappresentanti delle Referenti regionali (suor Annuccia Maestroni, suor Fabiola Catalano e suor Itala Gallo) e con la sottoscritta, in rappresentanza dell’USMI Nazionale.

Insieme si è raccolto e condiviso il frutto del lavoro svolto in questi mesi di ricerca riguardo a quanto le Religiose svolgono all’interno del carcere (catechesi e ascolto) e all’esterno (case di accoglienza) per verificare l’esistenza di possibili momenti di lavoro comune o eventuali percorsi di formazione da offrire in collaborazione con l’USMI.

Purtroppo finora, nonostante l’unica esperienza realizzata di confronto e scambio nel Triveneto tra USMI e Suore che operano in carcere, nessuna responsabile regionale USMI ha mai portato all’ordine del giorno l’attenzione al mondo carcerario. C’è bisogno forse che si abbandonino certi settori di intervento delle religiose per investire maggiormente sulle povertà, ridonando freschezza al proprio carisma e recuperando quel senso di fiducia nella Provvidenza che ha caratterizzato la vita iniziale delle diverse Congregazioni religiose. Forse è questo che intravedono oggi le giovani che scelgono di consacrare la loro vita non più negli Istituti religiosi tradizionali, ma in queste nuove forme. Se si esclude l’esperienza del Triveneto e il tentativo che si sta muovendo in Lombardia, a livello regionale, risulta molto difficile costruire rapporti di dialogo con l’USMI. Nel contatto con le diverse regioni, le referenti regionali notano come in questi anni diverse suore hanno lasciato il ministero carcerario (per motivi legati all’età, al trasferimento ad altre regioni o altri tipi di servizio o perché decedute …) senza che si sia creata concretamente la possibilità di una sostituzione.

La mia presenza rassicura i membri della Consulta a intravedere una certa sensibilità da parte dell’Usmi  Nazionale alla realtà del carcere, considerata una delle marginalità che hanno caratterizzato la nascita delle diverse Congregazioni religiose nei secoli scorsi. Anche il richiamo che papa Francesco ripetutamente rivolge ai preti e alle religiose di prestare attenzione alle periferie della società, come luogo privilegiato di testimonianza e di annuncio del Vangelo non può lasciare indifferenti a questa urgenza.

Alla domanda come avviene che una suora entri in carcere, don Virgilio offre diverse modalità. L’ideale è che una religiosa entri attraverso:

-          la presentazione del cappellano, per indicare la collaborazione pastorale e la comunione ecclesiale che caratterizza il proprio servizio nell’Istituto di Pena;

-          La Congregazione religiosa che si rivolge alla direzione del carcere per costruire una sorta di convenzione con l’Istituto di Pena per sostenere alcune attività del carcere (lavanderia, servizio infermieristico, ascolto …) o una qualsiasi volontaria, una semplice cittadina che si rivolge alla direzione del carcere svolgere alcune attività;

La domanda rivolta alla direzione, passa attraverso il Magistrato di Sorveglianza e viene rilasciato dal Carcere un permesso annuale secondo l’art. 17 (volto all’inserimento sociale) o l’art. 78 (volto al sostegno morale) dell’Ordinamento penitenziario.

Per quanto riguarda un possibile percorso di formazione, non ci sono al momento proposte da parte dell’USMI che possano essere di particolare interesse per chi opera nel mondo carcerario. Mentre sorge la proposta di un Convegno per tutte le suore, visto il forte interesse di incontrarsi e condividere le proprie fatiche e aspirazioni.

Tra gli interessi emersi, don Virgilio propone l’idea di lavorare sulla rilettura del carisma dei diversi Istituti religiosi rispetto alle nuove povertà. La proposta trova il consenso di tutti e insieme si cerca di abbozzare il tema: “Il carcere: luogo di Dio, incarnazione del tuo carisma”. Si pensa ad un convegno di una giornata soltanto e si individua come data possibile il 2 e il 3 settembre 2014, con inizio alle ore 15 del martedì e termine con il pranzo del giorno successivo. Si sceglie inoltre di anteporre al convegno l’incontro delle referenti regionali alle ore 10 del giorno 2 settembre.

Esperienze da dentro il carcere

Sr Fabiola  Catalano, delle Orsoline di san Carlo, la lavora nel carcere di Velletri e si occupa, con altri volontari, di una sezione di massima sicurezza dove i detenuti non possono avere nessun contatto con gli altri e quindi sono completamente isolati.

Questa la sua voce: “La nostra preoccupazione è far studiare i detenuti, far prendere, a chi non lo abbia,  il diploma di terza media, offrire corsi di aiuto grafico pubblicitario. Si fanno far loro dei lavoretti in gesso, legno o altro materiale semplice che poi noi volontari vendiamo nei mercatini per offrire il ricavato alle loro famiglie. Insieme abbiamo scritto un libro sulle loro vite . Attualmente stiamo preparando un libro di ricette di cibi da sperimentare in carcere. Cerchiamo di rendere la loro vita più umana e dignitosa. In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, abbiamo fatto un teatro scritto da loro, anch’io ho partecipato nel ruolo di madre abbadessa. Quest’anno in occasione dell’Epifania, mi sono vestita da Befana e ho distribuito 150 calze ai bambini dei detenuti. E’  stata per loro una grande gioia e per le famiglie un gesto di attenzione per i figli che hanno gradito molto”

Sr Itala Maria Gallo, appartenente alla famiglia religiosa delle “Suore di carità dell’Immacolata Concezione”, lavora nel carcere di Poggioreale e di Secondigliano.

Cosi si racconta. Sono vent’anni che lavoro e vivo con i poveri  fuori e in detenzione. Per me è un continuo discepolato. I poveri  “Gesù tra noi” mi insegnano tanto. Hanno ridimensionato la mia vita, mi conducono giorno dopo giorno all’unico essenziale: Cristo e il suo regno tra noi. Questi fratelli mi insegnano che le parole valgono ben poco. Per loro necessario è mostrare Gesù con la vita, con l’attenzione continua, affettuosa, discreta, attenta alla loro persona e ai loro problemi. Entro in carcere, in genere, tutti i pomeriggi, incontro i fratelli detenuti, ascolto le loro richieste e i loro problemi, cerco di fare il possibile per risolverli. Non sempre è facile soddisfare le loro richieste, ma faccio sempre di tutto per ascoltarli con simpatia ed empatia.

Sr Emma Zordan

Complimenti a…

lunedì, gennaio 20th, 2014

Suor María del Carmen Gomez Calleja, della Congregazione di San Giuseppe, che ha ricevuto il Premio nazionale dei Diritti Umani 2013. Il premio le è stato consegnato in occasione della Giornata Universale dei Diritti Umani, come atto di riconoscimento per quanti svolgono un lavoro che esige impegno, passione, dedizione nella difesa dei diritti fondamentali in Perù. La missionaria, di origine spagnola, lavora a Bagua, nella foresta nord del Perù. Secondo l’agenzia Fides ella si è rifiutata di firmare un rapporto ufficiale che presentava delle irregolarità sul conflitto sociale in Bagua. Le suore di san Giuseppe sono presenti in zona da 45 anni; lei vi lavora da sei anni, e ritiene che la sua esperienza “faccia parte di questa bella storia, in cui la donna Awajún che presenta alcune caratteristiche tipiche della cultura del popolo indigeno amazzonico, è oggi una donna istruita. Le donne insegnanti del nostro centro educativo sono state prima studenti in questo luogo, e quindi il contatto con questa cultura è parte di questo popolo”.

L’USMI la ringrazia per la sua testimonianza di fedeltà al proprio carisma, che la spinge a una vita densa e impegnata. “I poveri li avrete sempre con voi”, disse Gesù. Ancora oggi necessitano assistenza, protezione, ma prima di tutto libertà e promozione. (B.M.)

“Tutti là siamo nati”

venerdì, gennaio 10th, 2014

E’ scritto ben visibile davanti a un veramente singolare presepio allestito nel Santuario, basilica, parrocchia Maria Regina degli Apostoli in Roma, gestita dal 1976, per volontà di Paolo VI, dai Sacerdoti della Pia Società San Paolo. E’ la fedelissima riproduzione della casa di fine 800 in cui nacque il beato Giacomo Alberione. Lo ha voluto così il Consiglio parrocchiale – presieduto dal parroco don Mario Monti – in questo centenario (1914-2014) della Fondazione della Famiglia Paolina alla quale appartengono pure 4 Congregazioni femminili: Figlie di san Paolo, Pie Discepole del D. Maestro, Suore di Gesù Buon Pastore (Pastorelle), Istituto Regina degli Apostoli (Apostoline). Per tutti loro è un fare memoria di un inizio umile, semplice, povero: la benedizione della prima macchina da stampa presieduta dal Fondatore, appunto don Giacomo Alberione. Inizio umile, povero. ma gli ideali erano sconfinati. Raggiungere con il tempo tutti gli uomini e tutte le donne del mondo. Già allora il Fondatore li lanciava lontano: “i vostri confini sono i confini del mondo”. Ma, di fronte ad ogni nuova apertura di casa, ad ogni nuova iniziativa apostolica, ripeteva anche sempre: “cominciare da Betlemme, nella povertà, nell’umiltà, nella semplicità”. (B.M.)