COMUNICATO

Noi Suore Missionarie Scalabriniane esprimiamo profondo dolore per l’ennesima tragedia che si consuma nelle nostre acque mediterranee, siamo atterrite e confuse di fronte alla notizia che altre sorelle e fratelli sono morti di speranza.

I giornali scrivono quanti morti sono galleggianti o inghiottiti nel mare Nostrum, notizie quantitative, ma non dobbiamo dimenticare che i migranti sono prima di ogni altra cosa esseri umani.

Non può esserci ancora un’altra moltiplicazione di vittime e attendere le prossime ondate, che riverseranno corpi a causa di un’immigrazione irregolare, che si chiama tratta e sfruttamento delle persone, con gravi rischi per le donne e per i bambini.

Siamo d’accordo che ogni Stato deve regolare i flussi migratori in vista del bene comune, ma tutto ciò non può essere un sistema politico di immigrazione che uccide le persone.

In fondo al mare Mediterraneo ci sono reti per pescare pesci, che dovrebbero servire per nutrire l’uomo, invece i pesci si nutrono delle persone che aggrappano le loro dita alle reti. Non possiamo abituarci alle tante ‘Lampedusa’ del mondo.

Il Beato Giovanni Battista Scalabrini, Padre dei migranti, scrive in un suo testo, dopo che aveva visto nell’800, migliaia e migliaia di migranti partire dalla stazione di Milano: “Partii commosso. Un’onda di pensieri mesti mi faceva nodo al cuore. Chi sa qual cumulo di sciagure e di privazioni, pensai, fa loro parer dolce un passo tanto doloroso! quanti nella lotta per l’esistenza usciranno vittoriosi (…). Li vedo bagnare con le loro lagrime un solco ingrato”. La storia si ripete. Il Mare Nostrum si gonfia anche per queste nuove ondate di lacrime senza voce, perché affondate. La memoria delle immagini del passato e le scene di questi giorni ci suonino come rimprovero. Il Mare Mediterraneo non è così lontano per non toccare la nostra coscienza; la porta di Lampedusa, monumento ai migranti morti ci ricorda anche coloro che avrebbero dovuto ricostruire le nostre città, l’Italia, l’Europa.

La preghiera che il nostro cuore innalza al Signore della vita è che “Sui fiumi di Babilonia” nessuna madre più pianga, nessun figlio o figlia perché “ognuno torni a cantare in terra straniera” (salmo 136), in attesa di una vita migliore.

Sr. Neusa de Fatima Mariano
Superiora Generale

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