Echi da Lampedusa!

Sono Suor Paola, della comunità “Don Morinello” di Lampedusa. A distanza di 8 mesi di presenza sull’isola desidero condividere alcuni eventi significativi che abbiamo vissuto e condiviso con la gente di Lampedusa. Quelli che più hanno segnato la nostra vita e memoria riguardano gli sbarchi dei migranti avvenuti fino adesso e con i quali abbiamo avuto la possibilità di condividere generi di prima necessità. Ciò che rimane impresso nel cuore sono gli sguardi dei migranti, a volte preoccupati, a volte sereni, a volte perfino allegri. E la loro serenità è comprensibile perché l’approdo sull’isola significa la fine di un incubo, di un pericolo, di una forte paura di non farcela. Alcuni, con i loro album fotografici fra le mani, non potevano fare a meno di ripensare con nostalgia, a genitori, fratelli, figli, e anche noi ne eravamo assorbite in questi loro sentimenti profondamente umani e pienamente condivisi. Certamente la questione dei migranti solleva in Italia idee contrastanti che vanno dovere dall’accoglienza incondizionata, per alcuni, al rifiuto apertamente espresso o comunque coltivato nel cuore da parte di altri. Non possiamo negare che esso sta diventando un vero e proprio business: un conto è il rispetto della dignità della persona umana, l’accoglienza e il sostegno di chi sfugge alla guerra, alla fame, ad una vita senza alcuna dignità e tutt’altra cosa è far diventare questo fenomeno occasione per dividere fette ingenti di denaro lasciando ai margini  ed escludendo dal sostengo proprio coloro ai quali esso è indirizzato. Ciò dovrebbe far riflettere!

Un evento celebrativo significativo qui a Lampedusa, è stato la settimana di preparazione e riflessione in occasione dell’anniversario della venuta del Papa a Lampedusa l’8 luglio 2013. Sono stati giorni carichi di eventi, incontri, riflessioni, informazione sulle cause attuali dell’evento migrazione da parte di diverse persone, associazioni e rappresentanti di associazioni. E’ stata allestita per questa occasione una mostra fotografica aperta da luglio fino a metà ottobre 2014. La mostra fotografica presentava istantanee dei momenti tragici di arrivi di migranti nelle condizioni reali in cui arrivavano, che rivelano lo stile spontaneo di accoglienza della gente di Lampedusa, ma anche momenti della presenza del Papa sull’Isola con le diverse celebrazioni in memoria dei migranti che hanno perso la vita nel Mare Mediterraneo.

Un altro evento è stato il memoriale della tragedia avvenuta il 3 ottobre 2013 nel suo primo anniversario caratterizzato da vari incontri e testimonianza: incontro interreligioso di preghiera al quale hanno partecipato rappresentanti di tante religioni presenti in Italia, ma anche dall’estero; dibattito sull’immigrazione a cui hanno preso parola anche alcuni esponenti politici; omaggio floreale da parte delle persone che hanno vissuto la tragedia, parenti delle vittime e anche da parte delle autorità religiose, civili e politiche per le 368 vittime che hanno perso la vita il 3 ottobre 2013; marcia al Giardino della Memoria, un posto dove, sono stati piantati 368 alberi in memoria delle vittime; incontro di preghiera interconfessionale nella Parrocchia, organizzato dalla Comunità di S. Egidio, al centro del quale sono stati proclamati i nomi di tutte le 368 vittime del 3 ottobre 2013 mentre venivano accese 368 candele in loro memoria; la marcia guidata da due sacerdoti eritrei, dalla Chiesa verso la Porta d’Europa, eretta come simbolo del passaggio dalla terra africana in Europa, un altro punto che ricorda la tragedia di tante persone che sono partite in un viaggio della speranza e che si è trasformato nell’ultimo viaggio della loro vita. Noi, suore e abitanti di Lampedusa ammiravamo in silenzio e davamo lode a Dio per la tenacia con cui si pregava sotto la pioggia sferzante, i lampi che squarciavano il cielo nel mare davanti a noi e sopra di noi, proprio alla Porta d’Europa. Quanto più aumentava l’intensità del temporale, tanto più si rispondeva con forza alla preghiera, senza preoccuparsi delle intemperie. Nessuno sconto, nessuna riduzione del tempo della preghiera, anzi! E anche se non capivamo le preghiere che venivano fatte, partecipavamo in silenzio insieme a loro. Non bastano le parole per descrivere quei momenti, la loro intensità, e anche la loro drammaticità. Potrei dire soltanto che avevamo la sensazione di compartecipare anche noi, in minima parte, a quello che hanno provato loro l’anno scorso; soltanto che noi eravamo su terraferma, mentre loro lo avevano vissuto in mezzo alle onde con l’angosciante interrogativo se si salvavano oppure no. Al ritorno, continuava a piovere forte; sempre a piedi, tutti uniti tra di loro camminavano cantando a voce alta, imponente, canzoni nella loro lingua, mentre noi, in mezzo a loro partecipavamo silenziosamente.

Parlando con un giovane che fa da intermediario e interprete dei gruppi di profughi eritrei, diceva che questi tre momenti: l’omaggio floreale nel mare, la marcia alla Porta d’Europa e la preghiera al Giardino della Memoria sono stati dei momenti forti in cui i ragazzi hanno scaricato moltissimo la tensione e hanno avuto modo di elaborare lo shoc della tragedia vissuta l’anno scorso.

Molte volte Lampedusa si trova coinvolta senza volere in tante situazioni ed eventi che nemmeno immaginava ed è proprio questa realtà che ha formato la gente all’accoglienza incondizionata lasciandosi toccare il cuore dall’appello spesso disperato di chi viene catapultato dal mare sulle coste di Lampedusa in situazioni di totale povertà, ma con la grande speranza nel cuore di un futuro migliore in cui possa ritrovare la propria dignità e diritto di vivere. Noi Suore di Don Morinello rendiamo grazie a Dio per l’opportunità di essere qui a Lampedusa e condividere la nostra vita con quanti abitano o sono di passaggio sull’isola.

Sr. Paola

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