Opera di S. Dorotea

Calcinate, 14 Giugno 2015
I 200 anni dell’Opera di S. Dorotea

Opera di S. Dorotea

Suor Fernanda Barbiero

Un’opera di misericordia
Vorrei confidare qualche mio sparso pensiero sull’OSD facendomi aiutare da alcune immagini.

  • Una barca  affidata al mare
  • Il cielo
  • Un tetto
  • Un volto
  • Il mantello della misericordia

La prima immagine è di Origene e  mi è utile per esprimere il mio stato d’animo nel parlarvi di una realtà tanto forte come è l’Opera di S. Dorotea: opera di misericordia o per restare nel vocabolario di Don Luca opera di carità spirituale.
Origene dice così: «Come chi, messosi in mare su di una barchetta, viene preso da immensa angoscia nell’affidare un piccolo legno all’immensità delle onde, così anche noi soffriamo mentre osiamo inoltrarci in così vasto oceano di misteri» (Origene, In Genesim Homiliae IX, PG 12, 210).
È lo stato d’animo di chi sente una sproporzione quando si mette di fronte al mistero della carità, della misericordia di Dio. Parlare dell’Opera di Santa Dorotea, è lanciare la nostra barchetta nell’oceano della misericordia di Dio.
Non c’è dubbio, l’Opera di S. Dorotea è un’opera di misericordia. Così l’ha intesa il Beato Luca Passi, che l’ha espressa quale esercizio di misericordia e al dono della misericordia l’ha finalizza.
Parlare dell’Opera di Santa Dorotea è entrare in una questione molto seria.
La misericordia è uno dei grandi temi che, come un filo incandescente, attraversa, unisce e illumina tutta la Bibbia. Si trova nell’AT come attributo tipico di Dio e la ritroviamo nel NT, con quella continuità che è perfezionamento (cf Mt 5,17), come punto nodale del messaggio di Gesù.
Allora la misericordia è una questione anzitutto teologica. Perché? Perché riguarda Dio. E poi approda a una misura ecclesiale, antropologica e spirituale.

La misericordia di Dio è come il cielo
Una seconda immagine la prendo da Lutero. Mi sembra indovinata per definire la misericordia. Dice così: “La misericordia di Dio è come il cielo che rimane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, dovunque ci troviamo”..
Nella Bibbia il cielo è considerato come una calotta metallica (il “firmamento”) che incombe stabile sulla terra. È un’immagine per descrivere la bontà misericordiosa di Dio.
Essa è il tetto della casa del mondo ove gli uomini e le donne vivono, agiscono, peccano, pregano, amano.
Dio, il misericordioso non è un occhio fisso che atterrisce. Certo “il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio”. E la scoperta che spesso fa è “che essi sono tutti traviati, tutti corrotti” (Salmo 14, 2-3). C’è, dunque, uno sguardo di giustizia; ma a prevalere è l’occhio sorridente dell’amore di un Padre.

Offrire un tetto a Dio
E a questo punto vorrei accostare un’immagine che ho trovato nel Diario di Etty Hillesum, donna ebrea olandese di grande intelligenza e spiritualità, assassinata dai nazisti, dove lei con una immagine “buffa”, eppur profonda, dice che vuole offrire un tetto a Dio perché dimori con noi e in noi. Ecco le sue parole: “Ti prometto, o Dio, che cercherò sempre di trovarti una casa, un ricovero. Io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono tante case vuote, te le offro come all’ospite più importante”.
L’OSD, ecco, oggi,  io la percepisco così: darsi da fare per offrire casa a Dio.
L’esercizio di misericordia in fondo lo si fa per aprire casa a Dio nel cuore del fratello. E la cosa straordinaria è che questo è il modo più sicuro per essere noi per primi spazio, dimora in cui Dio prende casa. Aiutarci, da fratelli, a farci casa per Dio, a essere la casa di Dio, perché Egli dimori con noi, sia di casa in noi.

Il volto dell’OSD
Ecco il volto dell’OSD: la misericordia!
Di fronte alla testimonianza all’esempio di Dio Padre che sempre perdona e sempre si china su chi è misero e infelice anche il credente si riconosce “misericordioso”. È ciò che Gesù ci ha mostrato e vuole da noi: “Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro” (Mt 6,36). Chi vive così vive bene, vive felice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7).
Allora  le cose si mettono in questo modo: la misericordia viene da Dio, passa attraverso Cristo, arriva ai cristiani nei quali opera lo Spirito, secondo una logica cara ai Padri della Chiesa: “Come il Padre si rende visibile nel Figlio, così il Figlio si rende presente nello Spirito” (S. Basilio, Su lo Spirito Santo, 26,64 PG 32,186). L’amore di Dio Padre, Figlio e Spirito, l’amore trinitario, si concretizza nella misericordia cristiana che si distingue dalla filantropia o da qualsiasi iniziativa sociologica di compassionevole bontà, perché la misericordia di Dio è il prototipo e la causa della misericordia umana. È infatti il Dio della misericordia a chiedere ai suoi fedeli di praticare la stessa benevolenza verso i loro fratelli.

Arrendersi alla misericordia
Arrendersi è un verbo grande e terribile, alto, da spendere con grande attenzione. Non va confuso con la rinuncia inerte della personalità passiva o dipendente, ma si identifica con la coraggiosa capacità di abbandono. Esso ci parla di libertà, di distacco da sé che è il vero principio  e fondamento  della vita spirituale. Solo per questa via si possono avviare circuiti relazionali di cui l’OSD ha bisogno. Se non ti fai umile, se continui a sovra-dimensionarti, invece che ri-dimensionarti, non potrai donarti agli altri, non prenderà vita nessuna passione per la salvezza delle anime. Non è possibile. Non  si può.  “Chi vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, vale a dire chi vuole partecipare alla Pasqua della salvezza, chi vuole dare carne alla salvezza dei fratelli, ha bisogno di sperimentare questa inevitabile trasformazione.
L’Opera di S, Dorotea è amore capace di rigenerare, non è fatta per permettere ai migliori di primeggiare, ma per permettere agli umili di essere recuperati e custoditi. Essa offre occasioni non per mettersi alla testa, ma per precipitarsi ai piedi degli altri in atteggiamento di trasparente servizio. Occorre entrare in questo flusso d’amore lasciando che evapori ogni atteggiamento competitivo, per dare carne alla misericordia.
Perché? Perché la salvezza è un esercizio continuo di misericordia, così l’aveva profondamente vissuta Don Luca Passi. E alla misericordia, Don Luca  ha voluto dare carne, dare volto con  l’Opera di S. Dorotea. Opera – appunto – di misericordia.

I segni della misericordia
La misericordia, dunque, si visibilizza in opere perché non è un’idea, un vago sentimento. Essa prende le forme concrete dell’intervento tutte le volte che il caso lo richiede.
E poiché tutti abbiamo sperimentato la misericordia di Dio, dobbiamo essere pronti a darla, (cf Col 3,12-13). La missione dei discepoli è testimonianza di vita: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16). Ed è saggio colui che ascolta e mette in pratica le parole di Gesù (cf Mt 7,24-27).
Non dimentichiamo quello che A. Manzoni, nei Promessi Sposi, fa dire a Lucia: “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!”.
Il catechismo distingue tra opere di misericordia spirituale e opere di misericordia corporale, fissando due gruppi di 7, cifra simbolica del linguaggio biblico per esprimere una compiutezza, una totalità. Tra le sette opere di misericordia spirituale: c’è quella che ha ispirato Don Luca, la terza: Correggere i peccatori. Il peccato agli occhi della fede, è la peggior disgrazia che possa capitarci.
Dare una mano al fratello perché se ne liberi, significa volergli bene davvero. “Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,20). Le 14 opere di misericordia sono state chiamate il “breviario dei nostri doveri verso il prossimo”. C. Angelini, ha avvertito: “Fin che nel mondo c’è la possibilità di compiere un’opera di misericordia, la vita è bella e vivere è divino”.

Guarire dal proprio autismo spirituale
Quali sono le opere di misericordia spirituale? una volta si imparavano a memoria e si ripetevano come una preghiera[1]. Si tratta, lo sanno in tanti per esperienza diretta e personale, di opere di misericordia difficili da definire e da esercitare, in un momento di grande relativismo culturale.
Ci vuole umiltà e attenzione. E anche ci vogliono parole nuove: come consolare, oggi, gli afflitti? E come consigliare, rispettando le persone e le loro storie, chi si trova nel dubbio? Come correggere i peccatori? Don Luca con la sua Opera ci ha consegnato la correzione fraterna come una traccia di ricerca, come impegno quotidiano da assumere con creatività, come prendersi a cuore il fratello: come preparare nel nostro cuore un tetto per lui.
Ammalati come siamo di indifferenza gli uni verso gli altri, non sappiamo neppure che la correzione fraterna è uno degli atteggiamenti cristiani più decisivi per la salvezza della persona e per la stessa comunità cristiana, per la chiesa.
Se non ci si sente custodi, responsabili del fratello, della sorella, dell’altro… – ricordate Gen 4,9: “Sono forse io il custode di mio fratello?” – allora dobbiamo confrontarci con quella forma di autismo che non ci fa guardare agli altri, che non ci avvicina all’altro.

Il mantello della misericordia di Dio
Come dunque si può praticare la correzione del fratello? Vi sembrerà strano, ma è così!
Innanzitutto presta attenzione, tenendo fisso lo sguardo sul Signore (cf. Eb 12,2).  A partire da questo esercizio a guardare con attenzione il Signore si diventa capaci di guardare i fratelli, le sorelle e gli eventi della storia quotidiana facendo su di essi discernimento, cioè leggendoli nella loro verità profonda e cercando di guardare l’altro con lo sguardo che a lui avrebbe rivolto Cristo stesso.
Solo chi ha assunto lo sguardo, i sentimenti, il pensiero di Gesù, può anche vedere l’altro nella verità. Occorre sforzarsi di vedere l’altro come lo vedrebbe Gesù. Solo allora può prendere vita l’Opera di S. Dorotea, solo così  è possibile gettare sui fratelli, su tutti noi, il mantello della misericordia di Dio che ci copre con un amore più grande del nostro peccato.


[1] Opere di misericordia spirituali: Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, correggerei peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare per i vivi e per i morti.

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