Una Fondazione condivisa

Una nuova Fondazione tra le Figlie della Carità, l’Arcidiocesi di Torino e la Fondazione Don Gnocchi è sorta a Torino il 19 ottobre 2011. Un nuovo soggetto autonomo, nella forma di una Fondazione di Partecipazione a rilevanza regionale, assumerà la gestione del presidio sanitario “Gradenigo”, storica struttura sanitaria del capoluogo piemontese, gestita dagli inizi del ‘900 ad oggi dalla Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. I nuovi partner contribuiranno, anche in termini economici, al consolidamento e al rilancio dell’ospedale, al fine di preservare la presenza di una significativa realtà privata di ispirazione cristiana nel panorama della sanità piemontese.   

La nuova Fondazione a cui verrà conferita la proprietà del ramo d’azienda – comprendente anche gli immobili – sarà governata da un Consiglio di Amministrazione composto da 7 membri: 2 nominati dalla Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli (tra i quali verrà indicato il presidente); 2 dall’Arcidiocesi di Torino e 3 dalla Fondazione Don Gnocchi, a cui spetterà anche la proposta di nomina del direttore generale.  Il “Gradenigo”, uno dei più grandi presidi sanitari privati non profit della città, è una struttura storicamente integrata nella rete sanitaria piemontese, da sempre apprezzata da istituzioni e cittadini.  .

Il significativo interessamento dell’Arcidiocesi, il rinnovato impegno delle Figlie della Carità e il pieno coinvolgimento della Fondazione Don Gnocchi consentono di percorrere vie gestionali innovative. Il modello individuato costituisce infatti una delle possibili soluzioni esemplificative del superamento dell’attuale crisi delle strutture sociosanitarie di ispirazione cristiana in Italia.  

La soluzione individuata garantisce inoltre la continuità occupazionale per tutti gli operatori, di ogni ordine e grado, ai quali vanno riconoscenza e gratitudine, con l’invito all’assunzione di generose responsabilità, insieme a un rinnovato slancio per la costante ricerca e realizzazione di una possibile sintesi tra scienza e prossimità, ingegno e carità, efficienza e solidarietà, con la massima attenzione alla persona sofferente e alla sua dignità.

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