Appuntamento atteso e vissuto a Roma

 La Beata Enrichetta Alfieri
delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret:

libro e docu-fiction di Paolo Damosso

Quello di sabato scorso, 26 novembre c.a. è stato un appuntamento atteso a Roma dopo l’altro di Milano realizzatosi nel giugno scorso: l’incontro con il dott. Paolo Pellegrini e con il dott. Paolo Damosso, rispettivamente Direttore e Regista della Nova – T, all’interno della quale sussiste una nostra frequentazione più che decennale, con una corrispondenza attenta, creativa, felice.

Siamo attratti dal dott. Paolo Damosso, giornalista, scrittore, regista mentre apre il cuore e le braccia intorno alla vita di Suor Enrichetta Alfieri, nostra sorella, suora della Carità, proclamata beata dalla Chiesa il 26 giugno scorso. Egli dà vita, attraverso la scrittura del libro “E lei invece sorride” e attraverso la produzione del DVD allegato “La vita è un cinematografo”, a trame che si intrecciano e tessono un profilo splendido che elargisce quei messaggi che aprono alla fiducia e alla possibilità di vivere anche noi alla sua stessa stregua.
E, dunque nel salone delle riunioni della Curia generalizia, alle ore 17.00 di sabato 26 novembre scorso ha avuto luogo la proiezione del lavoro sulla beata Enrichetta Alfieri, preceduta dal saluto della Postulatrice Suor Anna Antida Casolino, dalla presentazione dell’attività della Nova – T da parte del suo direttore, dott. Paolo Pellegrini, dal racconto della genesi e della realizzazione del  prodotto della docu-fiction da parte del dott. Paolo Damosso e dal benvenuto a tutti della Superiora Generale, Suor Nunzia De Gori.

A fine proiezione su tutti i volti si leggono compenetrazione, ammirazione, elevazione di pensieri, di desideri di realizzazione. Gli applausi  rivelano adesione e volontà di azione proprio come si chiude la fiction con l’immagine finale del Ciak che indica appunto un inizio dinamico, suggellato benevolmente dalle dichiarazioni finali di Suor Battistina Ferraris, presente e collaborante in qualità di Superiora provinciale dell’Italia nord, durante la preparazione e la realizzazione, con gli attori, con l’équipe delle riprese, e con i due periti storici della causa di beatificazione: suor Wandamaria Clerici e Suor Maria Guglielma Saibene.

Il film può essere uno strumento di evangelizzazione secondo il regista: da tutto l’insieme emerge chiara la sua intenzione di comunicare attraverso le immagini, le parole, il montaggio, tutto il suo vissuto profondo fatto di emozioni, di riflessioni, di scoperte. E’ sua l’intenzione pura di farcene dono, perché egli crede fermamente che a tanta ricchezza  tutti possiamo attingere.
La persona di Suor Enrichetta vista da lui, soprattutto nel momento della sofferenza dell’arresto, della condanna, della detenzione, viene fatta emergere nei suoi tratti umani che trasudano amarezza, paura, terrore e nel contempo nella sua netta direzione verso Dio con l’accettazione della sua volontà.

Nell’ambito di questa esperienza esplorativa e contemplativa, lo sguardo di Damosso si compiace della saldezza di Enrichetta che non si rassegna mai davanti alle difficoltà, ha il coraggio e l’audacia di accettarle, perché le considera come opportunità che le permettono di andare oltre. Entrata nel mondo del carcere a lei sconosciuto, la Beata si mette in ascolto di questo mondo, lo assume, lo condivide e supera i conflitti di qualsiasi genere perché, come tutti la riconoscono, è una madre.
Questo è un forte monito a ripensare l’atteggiamento di rassegnazione nella nostra vita.

Citando il Card Martini “nel carcere è presente il brutto della vita e di conseguenza anche il bello” il nostro regista fa riferimento al bello di Suor Enrichetta Alfieri: alla sua fiducia in Dio, alla sua serenità, al suo equilibrio; virtù delle quali tutti, oggi, con i tempi che stiamo vivendo, abbiamo un immenso bisogno.

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