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Tre suore uccise

lunedì, settembre 8th, 2014

L’USMI partecipa con forte emozione all’immane tragedia che ha colpito le suore missionarie saveriane di Parma. Tre loro consorelle – sr Olga Raschetti, sr Lucia Pulici, sr Bernardetta Boggian – sono state massacrate nella loro casa di Kamenge. Il loro era un servizio di animazione di un centro per i giovani fondato dai Saveriani che promuove la convivenza tra etnie diverse. Da decenni tutte e tre le religiose erano presenti nel continente africano dove offrivano un servizio nella dedizione piena e gioiosa.

Vive in tutte noi la certezza che “il sangue dei martiri fu semente di nuovi cristiani”. Così è e sarà oggi e domani. (B.M.)

Faro di luce

venerdì, settembre 5th, 2014

Blessing, Joi, Emmanuel, Deborah, Gloria, Amadu, Mohammed, Ahmed, Mustafà…

Nomi, volti, timbri di voce, sguardi di dolore e sorrisi di gratitudine che mai più potremo dimenticare. Il Signore ha visitato le sue spose col dono della maternità senza confini, né frontiere, una maternità che allarga il cuore e spalanca le braccia.

E’ ciò che, incredule, meravigliate, colme di riconoscenza, abbiamo vissuto noi, Sorelle Francescane della Carità, lo scorso settembre, nella nostra fraternità di Pozzallo, presso la Chiesa Maria Madre della Fiducia… Il Prefetto e la Protezione Civile, hanno bussato alla nostra porta facendosi voce di una parte di quell’umanità in esodo dalle coste Africane. Hanno chiesto un posto sicuro e confortevole per questi fratelli colorati (così ci piace chiamarli!), provenienti dall’Eritrea, dalla Nigeria, dal Ghana, dal Camerun, dall’Egitto e dal Senegal, e per le famiglie Siriane in fuga dalla guerra.

Dal nostro arrivo qui a Pozzallo, c’è sempre stato un filo diretto col Centro di prima accoglienza, un legame voluto tenacemente già dal nostro amato P. Giovanni Botterelli, fatto di carità concreta, preghiera, visite frequenti e animazione con canti, danze e giochi…Ma ora il Signore ci chiede di più, ci chiede di portarli a “casa nostra”, ci chiede di spalancare non solo le nostre braccia per accoglierli in un gesto di umanità profonda, ma anche le porte del nostro convento così come pochi giorni prima ci esortava a fare anche Papa Francesco, Dono di Dio al mondo intero.

Mai come in questi giorni ci siamo sentite quelle “intrepide pellegrine nel gran mare del mondo” così come amava definirci il nostro fondatore don Vittorio Cordisco, il quale, nel 1948 descriveva le opere di carità delle Sorelle Francescane, come una Palma piantata nel deserto: “Le radici nell’acqua, l’onda occulta e benefica della carità; la chioma ai venti, alla luce, al sole e ai fianchi il deserto; una raccolta di poveri affranti nel corpo e afflitti nello spirito, cui quando arrivano, non domandiamo se abbiano un nome, ma solo se abbiano un dolore”.

Così abbiamo visto arrivare adolescenti con una infinita nostalgia della loro famiglia, spose separate accidentalmente dal loro coniuge, giovani che approdano nella nostra terra per riscattarsi e costruirsi una vita migliore e più dignitosa, e perfino bambini siriani con gli occhi spenti e impauriti di chi fugge dall’orrore . Il loro unico disegno era la bandiera nazionale dipinta col pastello nero.

Siamo diventate per loro, mamme, sorelle, maestre improvvisate d’italiano, confidenti e amiche. Abbiamo giocato insieme, ascoltato le loro traversie, inventandoci una lingua nuova fatta di parole, suoni, gesti, scritti, il linguaggio dell’amore, di chi vuole a tutti i costi comunicare all’altro che ora è al sicuro, non ha più nulla da temere, non sarà più solo… E insieme a noi, una moltitudine di persone, venute a conoscenza di questi nostri ospiti speciali, hanno iniziato una gara di solidarietà nel donare panni, scarpe, giochi e quanto  suggeriva loro la fantasia dell’amore.

Non sono mancati neanche i momenti di festa vissuti insieme agli animatori adolescenti, giovani e adulti dell’Oratorio Francescano. Abbiamo condiviso un mega buffet di dolci e con la chitarra, abbiamo unito i nostri canti con le loro danze.

Aprendo le porte a questi fratelli colorati, siamo state quel ponte necessario perchè l’altro (che porta un nome strano, prega Dio inginocchiandosi verso la Mecca e parlando una lingua mai udita), venga riconosciuto come nostro fratello, creato dall’unico dio con l’unico desiderio di ogni uomo: vivere una vita dignitosa e felice. E questo messaggio è giunto fino a loro in modo semplice e chiaro.

I ragazzi Egiziani, tramite una suora di lingua araba, ci hanno ringraziate perché finalmente erano trattati come esseri umani, nella giustizia e nella carità.

Ma noi siamo solo dei nani sulle spalle dei giganti, come ha tenuto a sottolineare don Salvatore Cerruto durante la solenne celebrazione della festa di s. Francesco, il 4 ottobre scorso, alla presenza del primo cittadino di Pozzallo, del Maresciallo della G.d.F. e di varie autorità civili, militari, scolastiche ivi convenute insieme a circa 130 fratelli colorati…

Questa piccola città di frontiera, idealmente radunata nella Chiesa di s. Maria di Portosalvo, è divenuta faro di luce e annuncio di profezia per i popoli del Mediterraneo e per il mondo intero. Ai piedi di quell’altare si materializzava visivamente la continuazione del viaggio di s. Francesco nel 1219 a Damietta, in Egitto, per implorare dal sultano Malik-d-Kamil, il dono della pace. Mentre infuriava con violenza inaudita la V Crociata, s. Francesco, a mani nude, si reca nell’accampamento della mezzaluna chiedendo di incontrare il terribile sultano. Condotto da lui, gli rivolge l’augurio della pace, annunciandogli con coraggio che la pace è una persona: Gesù Cristo, Figlio di Dio. Il Sultano, con grande meraviglia dei presenti, lo ascolta interessato e scosso nell’anima e nel corpo e alla fine lo congeda dicendo: “Prega per me, perché Dio si degni di rivelarmi quale legge e fede gli è più gradita”. A distanza di otto secoli, vogliamo pensare che questi fratelli colorati, alcuni giunti proprio dal vicino Egitto, fossero giunti a noi, a Pozzallo e all’Italia intera (di cui san Francesco è il Patrono), per ricambiare la visita di pace compiuta dal Serafico Padre.

Non vogliamo poi dimenticare l’uomo profetico e lustro di Pozzallo, sindaco santo di Firenze e precursore di nuovi orizzonti. Così scriveva già nel 1958 Giorgio La Pira a Papa Pio XII: “Il Mediterraneo, « lago di Tiberiade» del nuovo universo delle nazioni: le nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; del Dio vero e vivo. Queste nazioni, col lago che esse circondano, costituiscono l’asse religioso e civile attorno a cui deve gravitare questo nuovo Cosmo delle nazioni: da Oriente e da Occidente si viene qui: questo è il Giordano misterioso nel quale il re siro (e tutti i «re» della terra) devono lavarsi per mondarsi della loro lebbra (4 Re V, 10).

E praticamente cosa fare? Cosa deve fare l’Italia cristiana? Preoccuparsi (con la preghiera, con la meditazione e con l’azione prudente, ma intelligente e a «largo respiro») della «unificazione», della convergenza, di queste nazioni mediterranee: svolgere la propria azione politica, economica, culturale, sociale (religiosa) ecc. in vista della costituzione di questo «centro» del nuovo universo delle nazioni: in vista della costituzione di questo punto di attrazione e di gravitazione delle nazioni: perché da Oriente e da Occidente le nazioni «vengano a bagnarsi» in questo grande lago di Tiberiade, che è, per definizione, il lago di tutta la terra. Beatissimo Padre, non è questa la «terza forza» di cui si va in cerca con tanto affanno? Non è proprio questa la pietra d’angolo politica e civile sulla quale si può edificare la nuova casa dei popoli e delle nazioni? Non è proprio questo il «punto» di rilancio della fede -meglio: della civiltà teologale- in tutte le direzioni della terra? A me la cosa pare così chiara: mi pare tanto evidente che la crisi del mondo trovi qui la sua soluzione fondamentale: la «resurrezione» della civiltà teologale si opera qui: e da qui essa riparte per la sua nuova avventura storica che avrà per prospettiva i secoli futuri e le nazioni future”.

E infine, come faro che splende sul nostro cammino di oratorio francescano, vogliamo fare memoria di un altro gigante, che nonostante la sua breve esistenza, è vivo tra noi come profezia di cieli nuovi e terra nuova. E’ la Beata chiara Luce Badano che, nel giorno della prima comunione appunterà nel diario queste parole: “Io sogno il giorno in cui i figli degli schiavi e i figli dei loro padroni si siederanno insieme al tavolo della fraternità come Gesù con gli Apostoli”.

Qui vi si legge naturale il richiamo ai paesi schiavi ed emarginati del cosiddetto Terzo Mondo e i paesi che la fanno da Padroni, ricchi e sfruttatori. Ma in Chiara Luce l’attenzione e l’amore per i fratelli colorati è uno stile di vita e va ben oltre queste parole appuntate in un giorno speciale…Lei sognava di andare missionaria in Africa per curare i bambini e i malati e intanto inviava periodicamente i suoi risparmi ad un sacerdote missionario per i bisogni più urgenti. Perfino il suo ultimo atto di carità fu rivolto a questi fratelli colorati: fu sua volontà che il ricavato delle offerte al suo funerale andasse ancora una volta in Africa per i più poveri. Allora, coraggio! La strada è aperta, una luce si è accesa, una profezia è stata lanciata. Mettiamoci con umiltà alla scuola di questi giganti che hanno saputo vedere oltre i loro giorni, sicuri che Dio ama chi dona con gioia! E poi vogliamo rivelarvi un segreto….I poveri, gli ultimi, gli indifesi a cui noi spalanchiamo la porta qui in terra, saranno coloro i quali ci spalancheranno la Porta in cielo!

Dall’11 ottobre 2013, quando abbiamo accolto 24 fratelli ‘colorati’…la storia continua…

Sorelle Francescane della Carità
Chiesa S. Maria della Fiducia
Tel. 0932 953292 begin_of_the_skype_highlighting
97016 Pozzallo (Ragusa)
mancino.giuseppina@alice.it

“Fateli sedere…

venerdì, settembre 5th, 2014

… Erano circa cinquemila”(Gv.6,1-15)

Il Vangelo di Giovanni meditato in questi giorni potrebbe essere la risposta di un orecchio attento alla Parola e un cuore aperto al Divino, di fronte ai tanti perché e alle tante preoccupazioni che affollano la mente di noi tutti: sbarchi continui, confusione, morti, malattie, assedio delle forze dell’ordine! Cento, quattrocento, ottocento, milleduecento fratelli nostri chiedono aiuto. Cosa fare? Il Maestro ci indica la strada da percorrere: “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli; alzati gli occhi, vide una grande folla che veniva da Lui” (Gv.6).

La grande folla crea agitazione nei discepoli che, ignari di ciò che sta per accadere, mormorano verso il Maestro: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. E Gesù, pieno di compassione, risponde: “Fateli sedere”. L’Evangelista aggiunge: erano circa cinquemila. Di fronte ai tanti immigrati che approdano sulle nostre spiagge, anche noi ci facciamo prendere dallo sgomento….dalla paura….dal disinteresse…. a volte anche dalla rabbia. La scena si ripete.

Leggiamo le notizie, guardiamo e ascoltiamo il telegiornale, si parla per strada, al bar, sul posto di lavoro, a scuola. Perché non leggiamo questi avvenimenti per alzare gli occhi verso i nostri fratelli colorati e guardare la realtà del nostro mondo stanco? Occorre portare speranza, gridare speranza, generare speranza.

Speranza è condivisione con tutti coloro che non hanno potere, che soffrono nell’attesa della pace e le cui lacrime sono raccolte da chi opera e s’impegna, senza tregua e senza riposo, per un progetto di amore, giustizia e libertà, nonostante le difficoltà, le persecuzioni, gli oltraggi.

Sull’esempio di Gesù anche noi possiamo “alzare gli occhi” verso questa “folla”. E’ questo il primo gesto d’amore, l’attenzione che tutti possiamo avere verso questi fratelli colorati. Alzare gli occhi mi porta ad andare verso l’altro, è un gesto bellissimo che di colpo distrugge ciò che di orribile è dentro di noi: il nostro egoismo. Una simile “attenzione” non costa nulla, ma cosa provoca? Provoca il miracolo dei pani, cioè la moltiplicazione della carità. Cristo non è un estraneo a tutti questi sbarchi, è lì sul barcone che ripete: “Non temere, Io sono con te”. E’ un fratello dell’uomo che avanza nella storia, che cammina con noi, che ci apre all’accoglienza: “Fateli sedere”…. date loro importanza, un posto nel vostro cuore, un posto..sì! “Amatevi gli uni gli altri perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”(Gv 15).

La vera gioia che, come ricordava Papa Francesco in una sua omelia, non viene dalle cose, dall’avere, ma nasce dall’incontro, dalla relazione, dal sentirsi accettati, compresi, amati. E questo non per l’interesse di un momento, ma perché l’altro è una persona. Gioia è sentirsi dire: “Tu sei importante per me”. Facciamo sentire a questi nostri fratelli l’odore della speranza e la gioia di camminare e crescere insieme. Forse sarà solo una goccia nell’oceano della disperazione, della miseria e della violenza, ma siamo certe che il Signore saprà moltiplicare, oltre il pane, anche i nostri piccoli e semplici gesti di carità. A volte basta veramente poco a ridare dignità ad un uomo..basta alzare gli occhi e tendere l’orecchio.

In questi giorni il nostro Oratorio Francescano “Chiara Luce”, ha avuto la presenza speciale di cinquanta ragazzi minorenni approdati sulle nostre coste. Hanno giocato, ascoltato musica, appreso qualche termine italiano, e tra una battuta in inglese e una domanda sul nostro abito di sorelle francescane, in un clima di grande accoglienza, qualcuno ha mostrato delle cicatrici profonde alla testa e alla braccia, segno indelebile della violenza subita nel tragitto lungo il deserto e sulle coste libiche..era come quando la sera un figlio torna a casa dopo aver giocato e corso per tutto il giorno e, con le lacrime agli occhi, mostra alla mamma tutte le ferite e i graffi, e racconta tutti i pericoli e le peripezie.

Noi possiamo essere quella mamma che hanno lasciato al villaggio tra la fame e la guerra, quella mamma che torna e ritorna nei sogni di un ragazzo ancora bisognoso di un abbraccio e un bacio, quella mamma che consola e dona dignità ai figli.

Non ci viene chiesto nulla da questi fratelli colorati, nulla che non sia alla portata di tutti, nulla che il nostro cuore non sia in grado di offrire, perché creato ad immagine del cuore di Dio. “Non abbiamo né oro, né argento”, ma un posto nel nostro cuore per riaccendere in tutti la luce della speranza che rende possibile l’impossibile.

Le Sorelle Francescane della Carità
Pozzallo, 12 maggio 2014

In piena gratuità

giovedì, settembre 4th, 2014

Quattro suore dell’Istituto Adoratrici del Sangue di Cristo – tra le presenti negli Stati Uniti – secondo modalità diverse, hanno prestato ore senza numero di servizio di volontariato. Per la loro scuola questa è stata un’esperienza unica: le suore insegnano inglese agli studenti che non lo conoscono e alle loro famiglie. E lo hanno fatto secondo la specifica preparazione ed esperienza di ognuna. C’è chi ha fatto da interprete per i genitori che parlano solo spagnolo; chi ha insegnato inglese e le peculiarità della cultura USA. Chi ha insegnato inglese attraverso il racconto di storie e spiegazioni di immagini e chi ancora si è resa presente per rafforzare l’abilità di lettura degli studenti. Tutte e quattro hanno alle loro spalla anni di insegnamenti anche in Paesi diversi. Per tutte quattro in piena comunione ammettono che l’esperienza è stata bella e hanno già deciso che torneranno a fare le ‘volontarie’ anche l’anno prossimo. Complimenti e auguri dall’Italia. (B.M. dal loro sito).

La Chiesa è presente

giovedì, agosto 28th, 2014

Il Patriarca Latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, ha fatto visita alle varie comunità religiose presenti nella Chiesa Madre, tra esse le Suore Missionarie della Carità, le Suore Carmelitane di Betlemme e le Suore del Rosario. Queste sono state fondate or sono quasi due secoli. Infatti la loro origine porta la data dei tempi della restaurazione del Patriarcato Latino e il loro carisma – nell’Annuario USMI – è così definito: vivere e meditare i misteri del Rosario. Lo traducono in opere concrete attraverso scuole, ospedali, attività pastorali. Le Missionarie della Carità e le Suore del Rosario a Gaza si stanno  preparando ad accogliere nuovi membri ora bloccati a Gerusalemme in attesa di ricevere dalle autorità israeliane i permessi per attraversare il confine con Gaza.

L’USMI le accompagna con la preghiera, con la partecipazione fraterna, perché davvero su tutto il territorio di Israele e Palestina fiorisca finalmente una pace che non abbia confini né di persone né di territorio. (B-M.).

E’ e sarà festa

giovedì, agosto 28th, 2014

E’ festa, per le suore Missionarie di san Carlo Borromeo, dette Scalabriniane, perché sanno che il prossimo 25 ottobre (2014) nella Cattedrale di San Paolo del Brasile, sarà ufficialmente e solennemente dichiarata beata Madre Assunta Marchetti, loro Cofondatrice, quindi perfetta collaboratrice nella realizzazione del progetto di Dio, con san Giovanni Battista Scalabrini. Era tempo di migrazioni la fine del 1800 e loro – ambedue sotto la spinta e la guida dello Spirito – decisero di dare vita anche ad una congregazione femminile i cui membri passassero sulla terra – come Gesù – ‘beneficando tutti”, ma soprattutto quelli che, obbligati dalle emergenze del tempo e della vita, si trovavano obbligati a cercare in altre terre una dignitosa sussistenza.

E ‘sarà festa’ sempre, perché la parola della Chiesa offre certezza. Presenti e operanti in 27 Paesi, sono esse stesse testimoni dell’amore di Dio per l’umanità pellegrinante, soprattutto in questo nostro frammento di storia, in cui i migranti si assommano migliaia a migliaia e in condizioni davvero indicibili.

L’USMI gioisce con le suore scalabriniane ed esprime loro una intensa e sincera ammirazione e gratitudine. Da decenni infatti, – con una loro effettiva presenza nell’Ufficio denominato Mobilità etnica – offrono momenti di preziosa formazione per tutte le religiose che si dedicano ai migranti. Lo fanno con una ‘presenza’ in momenti particolarmente significativi di incontri internazionali, con l’organizzazione di convegni in Italia o in altre città d’Europa. A loro, soprattutto – se ci è consentito – a sr Etra Modica, da poco eletta vicaria generale del suo Istituto – augura un avvenire splendido della luce di Dio che si riverbera sull’umanità intera. (B.M.).

Partire sollecite

mercoledì, agosto 6th, 2014

E’ l’ultimo dei tre momenti in cui hanno suddiviso il loro XVII Capitolo generale le Serve di Maria Riparatrici. Un capitolo particolarmente impegnativo che esse hanno voluto saggiamente suddividere in tre fasi:

  1. Volgere lo sguardo. Durante queste giornate ogni responsabile di governo ha offerto una visione globale della propria realtà.
  2. Confrontare nel cuore. Ormai ‘nel mezzo del cammin’ del loro lavoro si sono soprattutto dedicate alla rivisitazione delle Costituzioni e delle Norme comuni. Questo impegno le ha viste spesso impegnate in vivaci e davvero arricchenti lavori di gruppo: sempre nella condivisione rispettosa, nel confronto aperto e leale, nella comunicazione sincera.
  3. Partire sollecite. Tornare con la sollecitudine di Maria alla propria sede, ai propri impegni o ‘immergersi nel nuovo ministero’ se così si era espressa la volontà di Dio attraverso le elezioni.

Effettivamente il nuovo governo risulta formato da:

- M. Nadia Padovan, riconfermata Superiora generale

- Sr Augusta de Oliveira, Consigliera e vicaria generrale

- Sr Lucia Muraro, Consigliera generale

- Sr Elena Zecchini, Consigliera generale

- Sr M. Helena Cunha, consigliera generale.

Un Capitolo che ha avuto i suoi giusti momenti alternativi di libertà, di preghiera e di ricreazione condivisi con la comunità ospitante.

L’USMI porge un augurio speciale a M. Nadia, attualmente anche Consigliera dell’USMI nazionale, a tutto il nuovo gruppo di governo e a tutto l’Istituto, il cui carisma è così espresso. “Testimoniare il Vangelo in comunione fraterna; essere a servizio di Dio  e dell’uomo ispirandosi a Maria, Madre e Serva del Signore; Riparare con la preghiera e l’azione il danno che il peccato reca alla edificazione del Regno” (B.M.: dal sito: www.smr.it).

Presto beata

lunedì, luglio 28th, 2014

Le suore Missionarie di san Carlo Borromeo vivono un momento di particolare gioia. Per decisione di papa Francesco il 25 ottobre 2014 verrà beatificata la loro cofondatrice M. Assunta Marchetti. Accanto a  Giovanni Battista Scalabrini, fondatore, ha saputo cogliere il dono dello Spirito che, attraverso di lui, veniva fatto alla Chiesa e al mondo: “un servizio evangelico e missionario ai migranti e ai rifugiati, specialmente per mezzo della catechesi tra gli orfani e i migranti italiani. Qui eccelse soprattutto per le virtù della carità, dell’umiltà e dell’adesione costante alla volontà di Dio. La Provvidenza se ne servì per tante opere di bene e, prima di tutto, per quella di dare solidità alla sua congregazione, iniziata coraggiosamente con le tre fedeli compagne che, da Piacenza, l’avevano seguita a São Paulo del Brasile. In quella terra, sua patria di adozione, è tuttora ampiamente conosciuta, nonché ammirata e invocata. Nel 1948 morì nell’Orfanotrofio Cristoforo Colombo di São Paulo, dopo anni di acuta sofferenza fisica. Era stata per due sessenni non consecutivi Superiora Generale e, alla sua morte, lasciò la congregazione di Diritto Pontificio, ossia pienamente affermata. Le suore la riconoscono ancor oggi, come “un Angelo mandato da Dio”. (B.M.)

Essere grazia per il popolo

sabato, luglio 26th, 2014

Così è scritto nella definizione del carisma delle Piccole Suore di Teresa del Bambino Gesù.

Sorte nel 1923 a Imola (BO) hanno festeggiato da poco i 40 anni di presenza e di attività nella città di Mauà in Brasile. Le caratterizza davvero lo spirito della santa cui fa riferimento il loro nome: “essere testimoni e partecipi dell’amore misericordioso del Padre tra i “piccoli del Regno”. Umili e fidenti in Dio Padre, seguendo la piccola via dell’infanzia evangelica, si dedicano in qualsiasi opera a favore dei fratelli più bisognosi, in uno “spirito che le renda grazia e dono di gioia per il prossimo”. E questo lo fanno, oltre che in Italia, anche in Brasile, Kenya, Francia, Messico, Svizzera.

L’USMI si felicita per questa loro presenza quarantennale in Brasile, dove, come sappiamo tutti, i bisognosi sono davvero milioni… (B.M.).

75 mila Bibbie nelle Filippine

lunedì, luglio 21st, 2014

“Sia i ricchi che i poveri hanno bisogno di imparare di nuovo dalla Bibbia e rafforzare la loro fede… Ri-evangelizzare il popolo è fortemente richiesto nella società di oggi… La Bibbia è soprattutto necessaria oggi in cui la fede è messa a dura prova dalla povertà generata da disuguaglianze sociali e calamità naturali”. Con queste convinzioni le Figlie di san Paolo delle Filippine si dono proposte varie iniziative per ricordare i 75 anni di presenza e di attività in quella popolosa nazione spesso disastrata da fenomeni naturali.

Con il progetto “Biblia sa Bawat Pamilya” intendono far giungere copie della Bibbia in diversi dialetti in tutto il Paese. Intendono così diffondere 75.000 copie di Bibbia soprattutto tra i poveri. La diffusione del testo sarà accompagnata dalla formazione attraverso l’animazione biblica.

Altre iniziative giubilari includono un progetto per raggiungere i bambini. E vista la popolarità di “telenovelas” fra il pubblico hanno lanciato l’edizione di alcune” telenovelas” promotrici di valori cristiani.

E’ anche questo un modo per realizzare quanto diceva la loro cofondatrice la venerabile Tecla Merlo: “Prestare i piedi al vangelo”. (B.M.)