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L’uomo, le sbarre: sorprendente positività

mercoledì, febbraio 19th, 2014

“Mammagialla” carcere di Viterbo, un enorme scatolone grigio, austero, seduto in una spianata, fuori dalle mura dalla città, lontano dalla vita normale, spesso teatro di litigi, purtroppo anche di uccisioni. E’ il secondo carcere per ampiezza del Lazio dopo quello più conosciuto di Rebibbia.

Là dentro vivono 700 detenuti anche quelli del 41 bis di massima sicurezza. A reggerlo come Direttrice c’è una giovane donna: il suo volto porta i segni della fatica, del dolore, di una immensa pena per i suoi ‘ospiti’. Pure lei, in un certo senso, è ‘detenuta’, non tanto per il suo ruolo, ma per la normalità di impegni, profonde preoccupazioni e condivisioni che tessono le sue giornate.

E’ sabato, 7 Dicembre. Sorella Rita mi invita ad accompagnarla, perché là, insieme al gruppo dei giovani del Centro Internazionale di S. Lorenzo in Roma verrà portata la Croce delle Giornate Mondiale della Gioventù, benedetta e consegnata dal Beato Giovanni Paolo II ai ragazzi di tutto il mondo. Un evento straordinario preparato con cura come il rito religioso che è stato loro proposto.

Fa un certo effetto entrare per la prima volta in un Istituto Penale. Cercavo di impostare il mio volto, preparare alcune parole, non far capire il mio imbarazzo nel guardarli negli occhi, nessun giudizio nella mia mente e nel mio cuore, solo accoglienza.

Invece, ancora una volta il “povero” mi è stato maestro. Infatti, dopo aver percorso il lungo tragitto per raggiungere il salone dove erano riuniti più di duecento uomini, all’entrare, mi si è aperta una scena evangelica: una folla contenta, curiosa, accogliente, ben disposta. Che meraviglia! Tutti cercavano di catturare uno sguardo, un sorriso, una parola. Il mio imbarazzo dell’attesa di incontrarli rimase, ma al contrario. I detenuti mi hanno ‘aiutato’ e facilitato l’incontro con loro.

Le sbarre, forse, non hanno ferito fino in fondo il loro cuore; dalle loro disgrazie sanno trarre la forza di vivere, di continuare a sperare nonostante l’evidenza buia del loro futuro.

Li ho guardati con dignità, con stima. Mi sono detta: “quanta furbizia corre nei nostri comportamenti per simulare, respingere o camuffare gli sbagli, le colpe, o anche, semplicemente, riconoscerli”. Invece le loro colpe sono conosciute, segnate a dito, discusse, magari rinfacciate, pagate. Quante umiliazioni… Hanno sbagliato e il mondo lo sa.

Tutti siamo ‘in’ colpa. Non passino mai dentro di noi discriminazioni, giudizi, selezioni definitive, perché anche là, nel carcere di Mammagialla di Viterbo ci sono uomini che hanno sì, sbagliato, ma sempre uomini capaci di relazioni, convivenza, voglia di futuro e di vita.

‘Ero prigioniero e MI avete ‘visitato’.

Sr. Maria Colombo, canossiana

“… E SE NE ANDARONO CON GIOIA”

lunedì, febbraio 10th, 2014

A Genova continuano gli incontri tra i Giovani della Pastorale giovanile, dell’Azione Cattolica e di altri gruppi; l’ultimo ha avuto luogo in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Lo raccontano così: “E’ un sabato sera diverso dal solito: no pub, no discoteca, no riunioni scout… e per noi religiosi fuori dal convento! I giovani della Diocesi di Genova hanno riproposto, in occasione della Festa della Vita Consacrata, di incontrare i religiosi delle diverse Congregazioni presenti sul territorio. Un desiderio condiviso anche dai consacrati stessi per avvicinarsi e rispondere alle domande che rischiano di rimanere spesso senza risposte esaurienti.

Il salone dell’Oratorio della Parrocchia di N. S. della Assunta di Genova Sestri Ponente è stato teatro di una numerosa partecipazione: frati, suore, seminaristi, novizie hanno accolto i ragazzi in una gioiosa atmosfera di fraternità. Con un simpatico gioco si sono formati tanti piccoli gruppi misti animati da un religioso/a. Sono nati interrogativi sulla vita consacrata: nello specifico questioni riguardanti il capire la chiamata del Signore, la scelta dell’ordine religioso, l’importanza della preghiera, l’obbedienza, come si superano i momenti di difficoltà. Nella condivisione i ragazzi si sono sentiti talmente coinvolti che hanno manifestato il loro bisogno di essere ascoltati e amati, parlando di sé.

La serata si è conclusa nella Chiesa parrocchiale dove è stato proiettato un video con la presentazione dei vari carismi delle congregazioni presenti, seguito dalla testimonianza vocazionale di fra Angelo, carmelitano scalzo della Comunità di S. Anna.

Il culmine dell’incontro è stata l’adorazione eucaristica durante la quale, in forma di preghiera, sono state lette le riflessioni formulate nei vari gruppi. A sorpresa, alla fine, alcune religiose indiane hanno danzato sulle note del canto “Vieni e seguimi” esprimendo la gioia dell’appartenenza al Signore e della testimonianza. Infine un ricordo per i genitori che ci hanno donato la vita: senza di loro non ci sarebbero neppure suore, frati, sacerdoti e persone consacrate.

All’uscita della chiesa si poteva leggere una gioia strana nei volti dei giovani e dei consacrati: da una parte l’avvicinamento ad un mondo nuovo e sconosciuto, la vita consacrata, per superare pregiudizi e la paura di andare oltre, forse fino a chiedersi: “e se il Signore chiamasse anche me?”. Dall’altra un’apertura fraterna ad un mondo giovanile così colmo di contraddizioni, ma con il cuore bello e semplice per seguire una Bellezza che incanta, come ha attratto e affascinato in tutti questi anni della storia della Chiesa tanti giovani che hanno donato totalmente la vita al Signore.

Tante vite, tanti volti, tante strade verso un’unica meta.

E tutti se ne andarono pieni di gioia!”

Sr Francesca Neve

Richiesta accolta…

giovedì, febbraio 6th, 2014

Con questo messaggio desidero condividere la nostra richiesta fatta precedentemente a Papa Francesco di istituire per tutta la Chiesa una specifica giornata annuale contro la tratta di esseri umani da celebrarsi nella festa liturgica di Santa Bakhita e precisamente l’8 febbraio.

Richiesta accolta con interesse da Papa Francesco, durante il nostro incontro con lui nel mese di settembre scorso e nuovamente riproposto durante il convegno in Vaticano del mese di novembre.

Tale richiesta è stata accolta e condivisa da diverse conferenze episcopali in varie parti del mondo tra cui le Conferenze Episcopali degli USA, dell’Australia, dell’Africa, dell’Inghilterra ed altri paesi ancora per cui in tale giornata sono state organizzate incontri di sensibilizzazione, riflessioni e preghiere per debellare questa terribile piaga che come il Papa dice sempre è “un crimine contro l’umanità”.

Noi celebreremo questa giornata con le donne di Ponte Galeria.
Sr Eugenia Bonetti

TUTTO PER IL VANGELO

giovedì, febbraio 6th, 2014

Dal 5 febbraio, 50° anniversario della morte di Maestra Tecla, cofondatrice delle Figlie di San Paolo, è online il sito www.tuttoperilvangelo.it, realizzato dalle Paoline della Provincia italiana, con l’obiettivo di far conoscere la vocazione paolina ai nostri contemporanei, in particolare alle nuove generazioni, e di suscitare in loro il desiderio di accostarsi al carisma paolino e di comunicare Cristo nell’era digitale.

Il contenuto del sito è presente anche sui diversi social network: Facebook, Twitter, Youtube e Google Plus.


Una Chiesa viva …

lunedì, gennaio 27th, 2014

… è questo il sentire che noi Consacrate e Consacrati abbiamo potuto toccare con mano il 21 gennaio 2014 quando per la prima volta – avvenimento storico dunque – i Vescovi Liguri guidati dal loro Arcivescovo il Cardinal Angelo Bagnasco si sono incontrati, presso il seminario di Genova, con i consigli di Presidenza USMI, CISM e CIIS. L’incontro, nato e maturato all’interno della Vita Consacrata Ligure che, ormai da anni, cammina in comunione, è stato preparato con cura coinvolgendo la base, le segreterie diocesane, il Vescovo delegato Mons. Luigi Ernesto Palletti. La Vita Consacrata si è presentata nelle sue associazioni e nella sua identità ecclesiale. Nella vita consacrata, infatti, il termine “territorio” ha una ricchezza peculiare ed indica un territorio ecclesiastico “umano, apostolico, spirituale, carismatico”, chiamato Istituto che si estende su più luoghi fisici. Questo “territorio” è vitale mentre il luogo fisico può variare e non rispettare né i confini della regione né quelli della nazione.

Nel dialogo con i responsabili Ecclesiastici della Regione Ligure è emersa, con ancora maggiore chiarezza, quanto ci accomunano le stesse sfide, problematiche e speranze, segno, anche questo, di un cammino comune nella medesima Chiesa. Ci si è confrontati serenamente su quanto fatto presente alla CIVCSVA, nei nostri confronti, durante la visita ad limina del febbraio 2013, sulla missione, sulla modalità delle chiusure e sulle conseguenze, sulla destinazione dei vari tipi di strutture, sulla necessità di una pastorale vocazionale di contatto, su una maggiore conoscenza della specificità ecclesiale della Vita Consacrata nella formazione del Clero, sulla Celebrazione Eucaristica domenicale e su quanto questi argomenti, all’ordine del giorno, richiamavano.

L’incontro, durato circa tre ore, ha permesso un sereno scambio e comune arricchimento conclusosi con un convito fraterno curato dal Rettore del Seminario e dai Seminaristi. A tutti il nostro grazie e l’augurio di una comune perseveranza su questo cammino.

Sr. M. Rosangela Sala
Presidente Regionale USMI Ligure

Al Giordano

lunedì, gennaio 27th, 2014

Noi Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo esprimiamo il nostro carisma scegliendo di occuparci degli Ultimi , in particolare  di quelli di cui non si occupano gli altri.

La comunità “Al Giordano” per donne in alternativa al carcere, nasce come realizzazione di questo intento.

L’Istituto delle Suore delle Poverelle ha creduto e investito da anni per creare modi e spazi diversi per alternative al carcere (Bergamo, Brescia, Sassari e da un anno a Vicenza).

Qui a Vicenza con la ristrutturazione di alcuni ambienti dell’istituto, abbiamo costruito uno spazio familiare di accoglienza per quattro donne detenute e tra queste anche mamme con figlio minore gestito  in tutte le sue fasi da una suora.

Progetto accoglienza
Nello specifico del progetto vi è uno spazio di accoglienza per donne con problematiche giudiziarie o con misure limitative della libertà.

Il servizio si propone di accogliere ed ospitare, per periodi medio-lunghi, donne che hanno i requisiti per usufruire di misure alternative alla detenzione, ma che non possono accedere ai benefici previsti dalla legge perché senza un adeguato domicilio legale.

Modalità di accoglienza
La suora responsabile della comunità entra nelle carceri femminili del Veneto per l’ascolto e l’accompagnamento delle donne detenute.

In questa prima fase c’è la proposta del progetto della comunità dove si propone uno stile di condivisione e si chiede un cammino di riflessione personale rivedendo la propria storia in una prospettiva di vita diversa da quella vissuta.

Dopo alcuni incontri, se c’è intesa tra le due parti si chiede al Giudice di competenza che la persona detenuta possa scontare la pena non più in carcere ma nella comunità.

Con la disponibilità del Giudice avviene il passaggio. Da qui inizia la seconda fase del cammino.

(Nella linea della collaborazione intercongregazionale stiamo facendo anche un cammino di conoscenza e condivisione con tutte le suore delle diverse Congregazioni che lavorano nelle carceri italiane. Questo metterci in rete permette con più facilità di metterci in contatto con donne detenute che desiderano fare un cammino di recupero chiedendo per loro accoglienza.)

I servizi offerti dalla comunità prevedono:

  • L’accoglienza, l’ascolto, l’accompagnamento e il sostegno nel difficile percorso verso l’autonomia personale e l’inserimento sociale.
  • Alcuni spazi riservati all’ospitalità, per periodi brevi, dei familiari delle donne ospitate al fine di favorire il recupero dei rapporti interpersonali forzatamente interrotti dalla carcerazione: si tratta di un importantissimo passo verso la completa riabilitazione sociale e la ricostruzione delle relazioni familiari.
  • La possibilità di una occupazione ergo-terapica come primo momento di osservazione, con la collaborazione di operatori già presenti in struttura e che fanno da tutoraggio alle singole persone affidate, ricerca e collaborazione con Cooperative già presenti nel settore sociale con disponibilità a successivi inserimenti  lavorativi.
  • Proposte a corsi di alfabetizzazione e/o percorsi scolastici svolti all’interno della struttura con possibile conseguimento di diploma.

Guardando il futuro della comunità
Un obiettivo per la comunità che ci siamo date come Istituto Religioso, è poter contare su una collaborazione costante con un gruppo di persone con competenze diverse nel territorio di Vicenza.

Come abbiamo detto l’accoglienza che offriamo alle donne accolte necessita di una accompagnamento con molteplici bisogni (lavoro, relazioni amicali, sostegno economico, casa …)  per  questo è importante e fondamentale lavorare in rete per creare e assicurare nel tempo un sostegno alla comunità.

Nel contempo potremmo diventare anche uno stimolo alla città di Vicenza, insieme ad altri, per una cultura di accoglienza e di promozione nell’amministrazione della giustizia di forme di pena non carcere e di cammini di riconciliazione.

sr Annuccia Maestron

Appello delle Religiose che lavorano nelle carceri

mercoledì, gennaio 22nd, 2014

Il 14 gennaio, presso la casa delle Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento in via A. di Torlonia 6, don Virgilio e don Michele dell’Ispettorato si sono incontraticon le Religiose, rappresentanti delle Referenti regionali (suor Annuccia Maestroni, suor Fabiola Catalano e suor Itala Gallo) e con la sottoscritta, in rappresentanza dell’USMI Nazionale.

Insieme si è raccolto e condiviso il frutto del lavoro svolto in questi mesi di ricerca riguardo a quanto le Religiose svolgono all’interno del carcere (catechesi e ascolto) e all’esterno (case di accoglienza) per verificare l’esistenza di possibili momenti di lavoro comune o eventuali percorsi di formazione da offrire in collaborazione con l’USMI.

Purtroppo finora, nonostante l’unica esperienza realizzata di confronto e scambio nel Triveneto tra USMI e Suore che operano in carcere, nessuna responsabile regionale USMI ha mai portato all’ordine del giorno l’attenzione al mondo carcerario. C’è bisogno forse che si abbandonino certi settori di intervento delle religiose per investire maggiormente sulle povertà, ridonando freschezza al proprio carisma e recuperando quel senso di fiducia nella Provvidenza che ha caratterizzato la vita iniziale delle diverse Congregazioni religiose. Forse è questo che intravedono oggi le giovani che scelgono di consacrare la loro vita non più negli Istituti religiosi tradizionali, ma in queste nuove forme. Se si esclude l’esperienza del Triveneto e il tentativo che si sta muovendo in Lombardia, a livello regionale, risulta molto difficile costruire rapporti di dialogo con l’USMI. Nel contatto con le diverse regioni, le referenti regionali notano come in questi anni diverse suore hanno lasciato il ministero carcerario (per motivi legati all’età, al trasferimento ad altre regioni o altri tipi di servizio o perché decedute …) senza che si sia creata concretamente la possibilità di una sostituzione.

La mia presenza rassicura i membri della Consulta a intravedere una certa sensibilità da parte dell’Usmi  Nazionale alla realtà del carcere, considerata una delle marginalità che hanno caratterizzato la nascita delle diverse Congregazioni religiose nei secoli scorsi. Anche il richiamo che papa Francesco ripetutamente rivolge ai preti e alle religiose di prestare attenzione alle periferie della società, come luogo privilegiato di testimonianza e di annuncio del Vangelo non può lasciare indifferenti a questa urgenza.

Alla domanda come avviene che una suora entri in carcere, don Virgilio offre diverse modalità. L’ideale è che una religiosa entri attraverso:

-          la presentazione del cappellano, per indicare la collaborazione pastorale e la comunione ecclesiale che caratterizza il proprio servizio nell’Istituto di Pena;

-          La Congregazione religiosa che si rivolge alla direzione del carcere per costruire una sorta di convenzione con l’Istituto di Pena per sostenere alcune attività del carcere (lavanderia, servizio infermieristico, ascolto …) o una qualsiasi volontaria, una semplice cittadina che si rivolge alla direzione del carcere svolgere alcune attività;

La domanda rivolta alla direzione, passa attraverso il Magistrato di Sorveglianza e viene rilasciato dal Carcere un permesso annuale secondo l’art. 17 (volto all’inserimento sociale) o l’art. 78 (volto al sostegno morale) dell’Ordinamento penitenziario.

Per quanto riguarda un possibile percorso di formazione, non ci sono al momento proposte da parte dell’USMI che possano essere di particolare interesse per chi opera nel mondo carcerario. Mentre sorge la proposta di un Convegno per tutte le suore, visto il forte interesse di incontrarsi e condividere le proprie fatiche e aspirazioni.

Tra gli interessi emersi, don Virgilio propone l’idea di lavorare sulla rilettura del carisma dei diversi Istituti religiosi rispetto alle nuove povertà. La proposta trova il consenso di tutti e insieme si cerca di abbozzare il tema: “Il carcere: luogo di Dio, incarnazione del tuo carisma”. Si pensa ad un convegno di una giornata soltanto e si individua come data possibile il 2 e il 3 settembre 2014, con inizio alle ore 15 del martedì e termine con il pranzo del giorno successivo. Si sceglie inoltre di anteporre al convegno l’incontro delle referenti regionali alle ore 10 del giorno 2 settembre.

Esperienze da dentro il carcere

Sr Fabiola  Catalano, delle Orsoline di san Carlo, la lavora nel carcere di Velletri e si occupa, con altri volontari, di una sezione di massima sicurezza dove i detenuti non possono avere nessun contatto con gli altri e quindi sono completamente isolati.

Questa la sua voce: “La nostra preoccupazione è far studiare i detenuti, far prendere, a chi non lo abbia,  il diploma di terza media, offrire corsi di aiuto grafico pubblicitario. Si fanno far loro dei lavoretti in gesso, legno o altro materiale semplice che poi noi volontari vendiamo nei mercatini per offrire il ricavato alle loro famiglie. Insieme abbiamo scritto un libro sulle loro vite . Attualmente stiamo preparando un libro di ricette di cibi da sperimentare in carcere. Cerchiamo di rendere la loro vita più umana e dignitosa. In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, abbiamo fatto un teatro scritto da loro, anch’io ho partecipato nel ruolo di madre abbadessa. Quest’anno in occasione dell’Epifania, mi sono vestita da Befana e ho distribuito 150 calze ai bambini dei detenuti. E’  stata per loro una grande gioia e per le famiglie un gesto di attenzione per i figli che hanno gradito molto”

Sr Itala Maria Gallo, appartenente alla famiglia religiosa delle “Suore di carità dell’Immacolata Concezione”, lavora nel carcere di Poggioreale e di Secondigliano.

Cosi si racconta. Sono vent’anni che lavoro e vivo con i poveri  fuori e in detenzione. Per me è un continuo discepolato. I poveri  “Gesù tra noi” mi insegnano tanto. Hanno ridimensionato la mia vita, mi conducono giorno dopo giorno all’unico essenziale: Cristo e il suo regno tra noi. Questi fratelli mi insegnano che le parole valgono ben poco. Per loro necessario è mostrare Gesù con la vita, con l’attenzione continua, affettuosa, discreta, attenta alla loro persona e ai loro problemi. Entro in carcere, in genere, tutti i pomeriggi, incontro i fratelli detenuti, ascolto le loro richieste e i loro problemi, cerco di fare il possibile per risolverli. Non sempre è facile soddisfare le loro richieste, ma faccio sempre di tutto per ascoltarli con simpatia ed empatia.

Sr Emma Zordan

Complimenti a…

lunedì, gennaio 20th, 2014

Suor María del Carmen Gomez Calleja, della Congregazione di San Giuseppe, che ha ricevuto il Premio nazionale dei Diritti Umani 2013. Il premio le è stato consegnato in occasione della Giornata Universale dei Diritti Umani, come atto di riconoscimento per quanti svolgono un lavoro che esige impegno, passione, dedizione nella difesa dei diritti fondamentali in Perù. La missionaria, di origine spagnola, lavora a Bagua, nella foresta nord del Perù. Secondo l’agenzia Fides ella si è rifiutata di firmare un rapporto ufficiale che presentava delle irregolarità sul conflitto sociale in Bagua. Le suore di san Giuseppe sono presenti in zona da 45 anni; lei vi lavora da sei anni, e ritiene che la sua esperienza “faccia parte di questa bella storia, in cui la donna Awajún che presenta alcune caratteristiche tipiche della cultura del popolo indigeno amazzonico, è oggi una donna istruita. Le donne insegnanti del nostro centro educativo sono state prima studenti in questo luogo, e quindi il contatto con questa cultura è parte di questo popolo”.

L’USMI la ringrazia per la sua testimonianza di fedeltà al proprio carisma, che la spinge a una vita densa e impegnata. “I poveri li avrete sempre con voi”, disse Gesù. Ancora oggi necessitano assistenza, protezione, ma prima di tutto libertà e promozione. (B.M.)

“Tutti là siamo nati”

venerdì, gennaio 10th, 2014

E’ scritto ben visibile davanti a un veramente singolare presepio allestito nel Santuario, basilica, parrocchia Maria Regina degli Apostoli in Roma, gestita dal 1976, per volontà di Paolo VI, dai Sacerdoti della Pia Società San Paolo. E’ la fedelissima riproduzione della casa di fine 800 in cui nacque il beato Giacomo Alberione. Lo ha voluto così il Consiglio parrocchiale – presieduto dal parroco don Mario Monti – in questo centenario (1914-2014) della Fondazione della Famiglia Paolina alla quale appartengono pure 4 Congregazioni femminili: Figlie di san Paolo, Pie Discepole del D. Maestro, Suore di Gesù Buon Pastore (Pastorelle), Istituto Regina degli Apostoli (Apostoline). Per tutti loro è un fare memoria di un inizio umile, semplice, povero: la benedizione della prima macchina da stampa presieduta dal Fondatore, appunto don Giacomo Alberione. Inizio umile, povero. ma gli ideali erano sconfinati. Raggiungere con il tempo tutti gli uomini e tutte le donne del mondo. Già allora il Fondatore li lanciava lontano: “i vostri confini sono i confini del mondo”. Ma, di fronte ad ogni nuova apertura di casa, ad ogni nuova iniziativa apostolica, ripeteva anche sempre: “cominciare da Betlemme, nella povertà, nell’umiltà, nella semplicità”. (B.M.)

Con gioia e speranza

giovedì, dicembre 26th, 2013

Le Ancelle della Carità sono arrivate in Ecuador il 14 dicembre 1984 e il 15 di marzo 1985 sono state ricevute dalla popolazione di Paloquemado. Qui hanno fatto la scelta carismatica: quella dei bambini, dei giovani, dei malati, dei poveri, dei poveri tra i più poveri. Quel territorio è stato il ‘libro aperto sul quale viene letto il dolore e le afflizioni di un popolo’. È lì dove ‘il dolore non ha parole, ma lamenti’. Inoltre vi hanno assunto il compito dell’evangelizzazione nell’organizzazione di scelte pastorali: sanità, lavoro con le donne, pastorale giovanile, pastorale della famiglia; opere di promozione sociale con lo sviluppo di attività tendenti alla formazione e alla crescita della consapevolezza dell’autogestione e della corresponsabilità nell’organizzazione e nello sviluppo del popolo. Con il passare degli anni hanno fondato altre comunità, anche con l’arrivo di giovani, significativamente “contagiate” dalla parola del Vangelo. Ad esse hanno dedicato efficaci iniziative di formazione. “Lo scopo della Congregazione – scrivono – è costruire comunità religiose aperte e solidali”. Questo significa “aprire le porte della comunità per attendere le provocazioni della vita nelle sue mancanze e impossibilità, per l’educazione al dialogo e alla preghiera, le attività religiose comunitarie, la collaborazione solidale, l’accoglienza ai bambini, ai giovani e adulti che desiderano conoscere la vita religiosa; cioè essere parte del conglomerato umano, intraprendere la formazione di missionari laici ecc”.

E ammettono: ”con gioia e speranza le giovani camminano in un processo di formazione umana e religiosa prendendo consapevolezza che il ‘carisma unifica e fortifica l’albero dell’Istituto’, che il vincolo tra le Ancelle e il popolo è la carità. La carità è la missione dell’Istituto. L’Ancella della Carità nel cuore della Chiesa e dell’umanità per il dono dello Spirito si ‘vende alla carità’, si consacra a Dio rivelato in Gesù Cristo, amato e adorato nel mistero della Croce e dell’Eucaristia”.  (dal sito) (B.M.).