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Affidate ad una promessa – IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA

ASSEMBLEA NAZIONALE 2010 | Posted by usmionline
apr 09 2010

9 marzo 2010. L’internazionalità delle nostre Congregazioni oggi è presente anche nel canto: introduttivo, espressione della fede gioiosa di tutta l’assemblea.
La comunione e la decisa volontà di collaborazione è documentata inoltre dalla presenza del Presidente della CISM, don A. Lorenzelli, sdb, dal presidente del CNEC, P. Giorgio Del Col omi, dal presidente dell’AGIDAE. Tutti e tre questi enti celebrano quest’anno il loro 50° di fondazione. Questa molteplice e qualificata presenza costituisce un momento particolarmente utile e arricchente. Insieme – dice sr. Azia, nell’introdurre la giornata – possiamo oggi avere occhi di Pasqua e credere come Pietro e Giovanni che vanno al tempio e come i discepoli di Emmaus che, dopo aver ascoltato l’esegesi biblica proposta da Gesù e averlo riconosciuto nello spezzare del pane, se ne tornano a Gerusalemme convertiti alla fede in Gesù risorto.

La lectio divina su At 4,1-12 che è riassunta nel tema: La pietra scartata da costruttori è diventata testa d’angolo è stata guidata dalla prof.ssa Rosanna Virgili, docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano.

Nota In attesa che il testo integrale venga pubblicato sul n.7-8/luglio-agosto di Consacrazione e Servizio è possibile leggere un “abstract” inviato dalla stessa relatrice. Leggi tutto

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Il secondo momento della mattinata è stato caratterizzato da alcune comunicazioni. Uno di questi momenti era stato significativamente definito così: Dai discorsi ai percorsi. M. Viviana, Presidente, infatti, ha presentato la sintesi di quanto era stato detto nei laboratori del giorno precedente. Esso dovrà indicare piste di ricerca, di studio, di proposte, programmi e realizzazioni per l’anno che ci separa dalla prossima Assemblea: 2010-2011.  Leggi tutto

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La presidente dell’USMI regionale, Nazarena Di Paolo, superiora generale delle suore Zelatrici del Sacro Cuore, fondate all’Aquila, ha informato sulle dolorose vicende vissute dalle suore durante dopo il fatidico sisma. Ha affermato che con il terremoto è stato colpito il ‘cervello’ dell’Aquila. Le suore si sono cercate, si sono ritrovate, si sono aiutate e sono state di sostegno per molti sacerdoti. Tutte le loro case sono state danneggiate; sono di categoria E, la peggiore. Esse però sinora non hanno avuto aiuti neppure dalla Caritas perché questo ente offre il proprio contributo soltanto per  opere sociale. Questo stesso istituto ha avuto distrutte la casa di formazione e la sede del Governo generalizio. Ora ci sono ancora suore che vivono in roulotte. Ha ringraziato le Superiore presenti per gli aiuti offerti in piena gratuità e ha invocato: Stateci vicino!

M. Viviana, a nome di tutto l’USMI, ma soprattutto della Presidenza, ha letto un comunicato nel quale parla della situazione delle religiose viventi e operanti nella zona terremotata, della sua visita a queste sorelle. Ha dato una relazione dettagliata di quanto le religiose hanno offerto attraverso l’USMI nazionale o l’USMI regionale e ha invitato a continuare in gesti di solidarietà. Leggi tutto

M. Viviana ha anche invitato le Superiore a soffermarsi sui pannelli esposti che ‘dicono’ in forma simpatica la vita dell’USMI, ossia quanto in essa le religiose che vi lavorano in piena gratuità pensano, organizzano, realizzano per offrire alle religiose tutte tempi e modalità di formazione spirituale, liturgica, catechetica, missionaria, di pastorale sociale, sanitaria., familiare, migrantes.

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Il responsabile della Fondazione Talenti, dottor Mario Quarta, ha informato sulla proposta di abilitazione di due Case, una nella zona di Velletri e una a Casalotto. In queste sedi intendono offrire collaborazione a quelle Congregazioni nelle quali sono presenti suore anziane e/o ammalate alle quali non possono prestare la necessaria assistenza. In queste sedi vi sarà la parte per suore autosufficienti dello stesso Istituto che potranno continuare a vivere la loro spiritualità e vita comunitaria e quella per le sorelle non più autosufficienti bisognose di assistenza continua.

Il prossimo numero di USMINFORMA riporterà notizie più dettagliate.

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P. Giovanni e p. Ignazio, responsabili della vita religiosa in Albania hanno informato sulla situazione di precarietà che vivono i religiosi, ma soprattutto le religiose presenti in Albania. Hanno affermato che la prima formazione deve essere formata sul posto. Tra le religiose sta venendo meno quello spirito missionario con cui erano arrivate i quelle terre. E’ necessario un flusso nuovo di calore evangelico. Effettivamente l’Albania è piena terra di missione ad gentes. La Chiesa albanese è giovane e sta crescendo. Non ha strutture. Il clero è scarso. Si necessita pertanto una maggiore collaborazione anche tra vescovi e religiosi/e. La collaborazione vera infatti, diventa ricchezza.

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Durante la celebrazione eucaristica D. Angelo Lorenzelli, sdb, ha commentato il vangelo proposto dalla liturgia: la terza apparizione di Gesù ai discepoli: quella sul mare di Tiberiade; là dove si trovavano prima che Gesù li chiamasse; lì si conclude una storia. Vanno a pescare, ma la notte della pesca si conclude a mani vuote. Nulla per sé; nulla da condividere. Gli apostoli che avevano abbandonato le reti per essere apostoli, ora sono tornati pescatori e non pescano nulla. Sulla parola di Gesù gettano le reti e queste tornano in alto colme di 153 grossi pesci. Davvero senza la luce del vangelo, senza la parola del Signore, è impossibile dare frutti e frutti duraturi. Con Gesù sì, si può fare: gli apostoli credono, ascoltano, buttano la rete e pescano… Cristo è risorto. E’ lui che ci dà la speranza! E’ lui che ci dà le certezze, anche se esige una molteplice e certa professione d’amore: Pietro, mi ami tu?

Del resto, la prima testimonianza vocazionale sta nel raccontare con il cuore il nostro incontro con il Risorto. Se non ci credono è perché non diamo testimonianza vera. La gente attende che siamo voci di speranza. Guardare con occhi di speranza la nostra realtà è scoprire che questa speranza esiste nelle nostre Congregazioni che qui sono rappresentate.

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Nel pomeriggio l’Assemblea è stata galvanizzata dalla suadente parola di fr. Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose. Il tema a lui affidato suonava così: La pedagogia di Gesù nell’educare alla vita di fede. Fr Enzo ha saputo coniugare in modo singolare i termini educare, fede e la linea fondante di tutta l’Assemblea: In cristo per umanizzare la vita. Ha ringraziato per l’invito rivoltogli che gli permette di essere presente in termini di fraternità e per il tema particolarmente umano, cammino per una autentica vita cristiana. Formulazione audace:effettivamente, quaerere Deum m est quaerere hominem.

Il nostro è un tempo di ostilità per la fede, che, sembra, non interessa più di tanto all’uomo d’oggi sia egli anziano o giovane. La fede di oggi è a corto respiro, incapace di cambiare la vita. anche la trasmissione della fede è difficile, anche perché c’è rottura con il passato.

Cristiani non si nasce e la Chiesa richiama alla educazione alla fede; a trasmettere la fede in nuove concezioni antropologiche proporre, in sintesi la vita tracciata da Gesù. Egli è stato e resta un pedagogo, un iniziatore alla vita di fede. Gesù è pedagogo e ha tracciato per noi la via, che è via di umanizzazione. La fede, infatti, è anche primariamente atto umano: io credo, io mi fido, io ho fiducia. E’ dire:amen. Non si può vivere senza avere fiducia in qualcuno. La nascita ci pone al mondo immaturi. Per questo abbiamo bisogno di qualcuno su cui puntare con la nostra fede.

La fede è fatica; non è spontanea. Gesù ha dato prova della necessità della fede con la sua coerenza tra vita e parola. Non lasciava spazio tra ciò che conosceva e ciò che diceva. Per questo è opportuno inserire la nostra fede in quella di Gesù. E’ fidarsi di lui, che accoglieva tutti così come essi erano, come uomini o donne nella loro umanità; egli era uomo che sapeva far emergere gli altri alla fede. Senza vita di fede rischiamo di rendere vano il nostro annuncio del Vangelo.

Gesù sa decentrarsi. Non fa riferimento a sé. Con l’intera sua vita racconta Dio, rende Dio una buona notizia. Dopo l’incarnazione il termine uomo non può più essere abbandonato. Solo credendo in Dio si può credere nell’uomo. La via della sequela è una via di umanizzazione. La vita religiosa è una vita che ha senso: e il cammino di umanizzazione è un cammino cristiano. Tutto deve essere vissuto in forma umanizzata: farsi santi con tutta la nostra umanità.

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Biancarosa Magliano
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Affidate a una promessa – IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA

ASSEMBLEA NAZIONALE 2010 | Posted by usmionline
apr 08 2010

8 marzo 2010. Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lev 19,1) e “Cristo ci ha liberati, perché restassimo liberi”, sono affermazioni bibliche presenti nella preghiera introduttiva di questa seconda giornata assembleare che sarebbe stata, in quanto a offerta di contenuti, non meno impegnativa della prima.

Dopo la preghiera, sr Azia Ciairano smrp, superiora generale, da esperta e vivace facilitatrice, ha presentato il primo relatore della giornata: don Massimo Grilli, docente di Filosofia e Teologia presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, con Licenza in Sacra Scrittura e Dottorato in Scienze Bibliche, presso il Pontifico Istituto Biblico di Roma, ma anche valido e stimato ‘collaboratore’ nell’impegno formativo dell’USMI nazionale. Offre infatti il suo apprezzato apporto nei corsi per Maestre di Formazione e durante il convalidato Trimestre sabbatico.

Don Massimo, ha considerato le figure femminili bibliche di Agar e Sara (Gen 16,1-15) come due donne diverse dalle “altre”, donne emblematiche per una comprensione di situazioni ambigue che si possono vivere nelle relazioni umane. Secondo lui esse sono un’icona espressiva de “La promessa di Dio e le lacerazioni umane”. La loro, infatti, “è la storia di due donne che vivono in una situazione lacerata da divisioni classiche e sessiste, e sperimentano queste lacerazioni sulla propria pelle. E’ la storia di due donne vittime dell’ingiustizia, da cui una è più colpita dell’altra, ma è anche la storia di un Dio che vede, abbattendo i muri della separazione”.

Don Massimo ha poi ‘presentato’ questa storia presente in due racconti (Gen capp 16 e 21) in cinque situazioni:

1. Il Signore ha promesso un figlio. Sara, sterile, pensa di poter risolvere lei il problema e offre ad Abramo la sua schiava. Per Sara e per Abramo Agar è un oggetto. Di lei non si dice mai il nome: “la tua schiava”, dirà Sara di quella donna senza stato sociale e senza volto.

2. Rivincita di Agar: Quando Agar s’accorge di essere incinta sorge la competizione tra lei e Sara. La competizione tra donne è classica nell’immaginario maschile. Sara è gelosa, si lamenta col marito, perché si pensa disprezzata e Abramo incredibilmente se ne tira fuori. Agar è soltanto una schiava: la schiava è in tuo potere¸ falle quello che ti par bene!

3. Vendetta di Sara che ‘scaglia’ la propria gelosia sulla neo-genitrice. La opprime con tale forza e litigiosità che la obbliga a fuggire. Agar scappa. E quando nel deserto l’angelo di Dio le rivolge la parola acquisisce una diversa percezione di sé: anche lei avrà una numerosa discendenza… Le vie di Dio sono imperscrutabili.

4. Agar e Sara sono nuovamente insieme, non certamente per loro scelta e vivranno ancora una situazione di conflitto. Abramo si appella al Dio che vede, ma Agar deve partire.

5. Agar, sola nel deserto, sola con il bimbo assetato, affamato, assolato. E Dio interviene. Anche per lei e suo figlio ci sarà un popolo numeroso.

Ecco due donne che portano sulla loro pelle anche la lacerazione di un mondo forgiato al maschile.

Quali considerazioni trarre? Don Massimo ne ha proposto 4:

1. E’ necessario diventare ‘soggette’ della storia; liberarsi da un mondo ancora maschilista. Leggere la Bibbia e farne un esegesi al femminile. La donna è chiamata  a svelare il mistero. Viviamo, purtroppo  in un mondo senza misteri. Il visibile diventa criterio della verità. Le donne oggi, soprattutto le religiose, devono dimostrare che non tutto è in nostro potere.

2. Maternità e nuzialità sono componenti fondamentali dell’umano. La scelta celibataria e verginale porta con sé un desiderio di tenerezza non appagato. Questo può costituire e restare una ferita. Il corpo, il cuore, la mente hanno un vuoto che Dio non colma. La croce allora diventa il luogo del compimento; la croce libera dalla voracità del possesso.. Anche qui ciò che conta non è lo status. Conta l’amore.

3. Il comune argomentare tra uomini e donne è un argomentare per opposizioni; per divisione ed è diabolico. Dio ha uno sguardo simbolico che vede molto al di là delle nostre miopie

4. Agar e Sara dimostrano una competizione che non è storia di salvezza. La competizione va verso l’alto: la salvezza verso il basso. L’uomo è ammalato di onnipotenza. Vuol trovare nel rendimento il proprio successo.

Alla fine dobbiamo sempre ricordare che “la prima parola della Chiesa è Cristo. La crisi della Chiesa è crisi di Dio e risulta dall’abbandono dell’essenziale. La strada di Dio è la kenosis”. Dio non ci salva in forza della sua onnipotenza, ma della sua misericordia. Dio chiede a noi un contributo, ma non per il potere , ma per il servizio.

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Il secondo intervento della mattinata è stato offerto da don Guido Benzi, biblista e direttore  dell’Ufficio catechistico nazionale C.E.I. Dopo aver accennato a motivi di gratuità verso l’Assemblea, ha ricordato la figura di due religiose: una anziana, ancora a servizio di chiunque avesse bisogno di lei, e una giovane, morta di cancro non molto tempo fa. E ha affermato: “Ogni figlio dell’uomo nato in Italia merita queste suore catechiste, che annuncino il Vangelo nelle parrocchie. La Chiesa in Italia ha bisogno di suore catechiste”.

Si è poi addentrato nella trattazione del tema che gli era stato affidato: Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. Hai fatto scorrere il testo della Lettera ai Galati, lettera non facile, anche perché affronta l’affascinante, e non di facile comprensione, tema della libertà. Innanzitutto ha affermato che il contesto di questa Lettera era il fatto che i Galati si erano lasciati ammaliare da ‘altro’ che non era il vangelo di Cristo. Paolo sostiene che non c’è altro vangelo se non quello predicato da lui. Il problema della relazione con l’ebraismo per i Galati è una questione culturale. Effettivamente il problema culturale incide nella evangelizzazione. Cristo e cultura sono interconnessi. Ma non esiste altra libertà vera se non quella offerta da Cristo. E’ vero, l’uomo nasce nella fragilità e fatica a riconciliarsi con la propria nascita, con la vita.

La promessa fatta ad Abramo è offerta a tutti, è sempre vicina, sempre davanti ad ognuno, e si realizza in un crescendo quotidiano se si è capaci di uscire da sé e se si pone il proprio radicamento in Dio. La fede non è un fatto intellettuale, è dimensione di figliolanza. Infatti siamo generati da un Vangelo di libertà, siamo rivestiti di Cristo, partecipi della sua vita. Cristo è la pienezza della storia; il cristiano, in forza di lui. è anche pienezza della storia.

Allora, ben radicati in Cristo, non servi della legge, ma dell’Amore, si diventa come lui compassionevoli, e ci si china con tenerezza su chi chiede cibo, abito, lavoro. Di fatto il cristiano non è un imitatore di Cristo ma un alter Christus. E Cristo camminava per le strade della Palestina, divinamente libero, facendo del bene

Nota Le relazioni nella loro stesura integrale verranno pubblicati sul numero 7-8/luglio-agosto 2010 di Consacrazione e servizio

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M. Azia nella conclusione della mattinata, prima della celebrazione eucaristica, ha coinvolto l’Assemblea nella organizzazione dei gruppi di lavoro che si sarebbero realizzati nel pomeriggio. In precedenza ognuna aveva già scelto in quale ambito offrire il proprio apporto e condividere idee, difficoltà, esperienze.

Gli ambiti sono quattro: Teologico, Formazione, Governo, Missione.

Domani, giornata conclusiva, le sintesi verranno comunicate in Assemblea. Da esse si trarranno le linee di percorso per le religiose presenti e operanti in Italia per l’anno 2010-2011.

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Biancarosa Magliano
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Affidate ad una promessa – IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA

ASSEMBLEA NAZIONALE 2010 | Posted by usmionline
apr 07 2010

Mercoledì 7 marzo 2010. Con una vibrante invocazione allo Spirito in canto e con una preghiera comunitaria molto inerente alla vita nella sua ferialità, tratta dagli scritti di Romano Guardini, è iniziata questa prima giornata della annuale Assemblea dell’USMI. Il tema scelto e proposto

Affidate ad una promessa

IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA

ha galvanizzato l’attenzione delle partecipanti per tutta la giornata. Nel suo saluto introduttivo la presidente M. Viviana Ballarin, ha ricordato la data in cui aveva scritto la lettera di convocazione: la festa dell’Epifania, perché in quel fare memoria della visita dei Magi al Figlio di Dio nato a Betlemme aveva intravisto una luce interpretativa per la vita religiosa femminile nella sua mai tramontata ricerca di identità. Infatti il tema proposto “esprime il desiderio che si va trasformando in convinzione: possiamo ritrovare noi stesse ed essere pienamente quelle che dobbiamo essere quanto più siamo radicate in Cristo… Essere memoria vivente del suo modo di essere e di agire di fronte al Padre e di fronte ai fratelli… assumendone i sentimenti e la forma di vita…. E non avuto dubbi né timori m. Viviana nella sua proposta. Ha detto e ha lasciato scritto in grassetto nel testo del suo messaggio accogliendo anche il martirio come dimensione necessaria della nostra missione”. (Vedi Testo)

La lectio sul testo biblico che narra la vicenda dello storpio che alla porta del tempio, vedendo arrivare Pietro e Giovanni “domandò loro l’elemosina” è stata guidata da p. Innocenzo Gargano, noto biblista. Alla richiesta – ha commentato il relatore – i due apostoli vanno oltre l’attesa. Intuiscono una richiesta più profonda, una richiesta di vita e di identità. Essi stessi sono segno di un oltre. Fanno quello che deva fare la Chiesa oggi e all’interno della Chiesa la vita religiosa: dare dei segni, essere segno. Il segno è l’anticipo di una promessa, non è mai concretezza. Il segno è un invito a camminare. E con la nostra missione possiamo offrire segni visibili della città futura. Nessuno deve agire per l’autorealizzazione, per l’autoaffermazione. Tutte, tutto è per la gloria del Padre: “Non possiedo né argento né oro – dice Pietro,ù – ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù alzati e cammina”. Lo storpio volge il suo sguardo verso i due apostoli ed è guarito… Entra nel tempio e loda Dio, evangelizza, annunzia… Matteo, scavato dallo sguardo di Gesù, lasciò tutto e lo segui. In Gesù è tutta la nostra speranza. In Gesù ci sono i segni credibili. Siamo segnati da lui. Crocifissi con lui.

Forse in altri tempi anche noi avevamo argento e oro… Ora non più; ora come i due apostoli dobbiamo soprattutto nel nome di Gesù superare gli sbarramenti che possono intromettersi tra noi e gli altri e indicare Gesù. I servizi rispondono soltanto a una parte delle richieste altrui. Non possiamo né dobbiamo appiattire la Chiesa o appiattire la vita religiosa. Dobbiamo prendere i poveri di oggi nella loro mano destra e aiutarli ad alzarsi. Nel nostro fondo deve esserci quel poco lievito che fa fermentare la massa, quel granello di senape che, nascosto nella terra feconda, può diventare albero. Ma il nostro punto fermo è sempre solo il nome di Gesù. Lasciarsi prendere totalmente da Lui. E’ lui la Parola che tutto rinnova

E p. Innocenzo ha concluso la sua lectio decisamente chiara e provocatoria con una domanda che non lascia dormire sonni tranquilli: Crediamo davvero nella forza del nome di Gesù? E una affermazione che riguarda la vita personale e la missione L’umanizzazione è sempre aperta alla evangelizzazione.

P. Francesco Rossi De Gasperis, da 35 anni docente presso il Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme, ha commentato con sorprendente chiarezza, profondità, precisione, lungimiranza, calore, il testo biblico: Eb 1,1-2. Testo esplicitato nella enunciazione del tema che gli era stato affidato: Per una “evangelizzazione nuova”: raccontare sempre di nuovo l’Alleanza.

Egli ha iniziato affermando la totale perfetta continuità tra umanità e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento. La nuova evangelizzazione, secondo p. Francesco, rimette al centro la nuova alleanza, ed evangelizzare non è tanto insegnare una dottrina, quanto raccontare una storia; anzi, urge fare sintesi tra dottrina e storia. Evangelizzare, infatti, è narrare la storia della salvezza che parte dalla creazione, si innesta nella caduta in Adamo, si snoda negli eventi umani (Abramo e tutto l’Antico Testamento); ha il suo primo compimento nella redenzione operata dal Figlio, nella luce e nella forza dello Spirito e avrà il suo ultimo compimento nella Parusia di Gesù Cristo.

Ha insistito fortemente sulla identità vera della nostra vocazione: essere umani, senza troppe inutili distinzioni: cristiani, cattolici, religiosi. Dobbiamo vivere in pienezza la nostra realtà umana compresa la sua parte fondamentale e insostituibile: il corpo come scrive anche Paolo nella Lettera ai Romani cap. 12, versetto 12. Il Signore non  sa che farsene delle nostre cose. Gesù ha offerto se stesso, nel fare nella sua storia la volontà del Padre. Lo stesso discorso della Montagna indica il primato dell’esistenza su tutto quanto si fa. L’importanza è essere. La preghiera deve essere fatta in solitudine, per l’elemosina non sappi ala tua destra ciò che fa la tua sinistra; per il digiuno: profumati… Ti deve bastare quello che di te vede Dio… Prima l’essere, poi il fare,il dire, i sacramenti, il carisma. La nostra vocazione non sta in quello che facciamo, ma nella risposta a quello che Dio vuole da noi. In Paradiso vale la carità. E oggi qui è affidarsi e fidarsi di Gesù; è dirgli: Gesù, io amo te.

Per giungere a ciò ha molta importanza la familiarità con la Bibbia. Essere impregnati di Bibbia innanzitutto; poi si potranno anche fare corsi specializzati. Essere uomini e donne della Parola. Il nostro riposo è lì.

Gli stessi due discepoli di Emmaus che fuggono da Gerusalemme, vi ritorneranno dopo aver ascoltato da Gesù, quanto la Bibbia dice di lui. Attraverso la lettura delle Scritture si accendono i loro cuori e lo spezzare del pane è il segno: è la presenza reale. I segni sono veri quando aiutano a capire cosa c’è al di là.del segno…  i due discepoli tornano a Gerusalemme capaci partecipare e di condividere ciò che hanno vissuto. Ritornano nuovi, tornano rifatti.

Questo e altro nei vari interventi di P. Francesco Rossi de Gasperis Tutto verrà integralmente pubblicato su n 7-8/2010 di Consacrazione se Servizio.

Hanno arricchito la giornata il saluto di Mons. Natalino Zagotto, Vicario episcopale per la vita consacrata della diocesi di Roma e l’intervento di don Cataldo Zuccaro rettore della Pontificia Università Urbaniana che richiamandosi al racconto di Diogene che in pieno giorno con la lanterna accesa per le strade della sua città andava dicendo: “cerco l’uomo” e di quel folle di Nietzsche che in pieno mattino con la lanterna accesa si aggira nel mercato gridando “Cerco Dio” E aggiunge: da quando abbiamo ucciso Dio non è sempre notte, sempre più notte?” ha affermato che la nostra società è diventata liquida e l’uomo sempre più debole. Effettivamente la domanda su Dio si incrocia con la domanda sull’uomo. La crisi antropologica del nostro tempo nasconde in verità una crisi teologica, anzi cristologica. Urge pertanto mantenere le lampade accese segno dell’attesa dello sposo, che ci aprirà le porte, quando ognuno dovrebbe aver raggiunto la propria pienezza in umanità.

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Biancarosa Magliano
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