8 marzo 2010. “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lev 19,1) e “Cristo ci ha liberati, perché restassimo liberi”, sono affermazioni bibliche presenti nella preghiera introduttiva di questa seconda giornata assembleare che sarebbe stata, in quanto a offerta di contenuti, non meno impegnativa della prima.
Dopo la preghiera, sr Azia Ciairano smrp, superiora generale, da esperta e vivace facilitatrice, ha presentato il primo relatore della giornata: don Massimo Grilli, docente di Filosofia e Teologia presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, con Licenza in Sacra Scrittura e Dottorato in Scienze Bibliche, presso il Pontifico Istituto Biblico di Roma, ma anche valido e stimato ‘collaboratore’ nell’impegno formativo dell’USMI nazionale. Offre infatti il suo apprezzato apporto nei corsi per Maestre di Formazione e durante il convalidato Trimestre sabbatico.
Don Massimo, ha considerato le figure femminili bibliche di Agar e Sara (Gen 16,1-15) come due donne diverse dalle “altre”, donne emblematiche per una comprensione di situazioni ambigue che si possono vivere nelle relazioni umane. Secondo lui esse sono un’icona espressiva de “La promessa di Dio e le lacerazioni umane”. La loro, infatti, “è la storia di due donne che vivono in una situazione lacerata da divisioni classiche e sessiste, e sperimentano queste lacerazioni sulla propria pelle. E’ la storia di due donne vittime dell’ingiustizia, da cui una è più colpita dell’altra, ma è anche la storia di un Dio che vede, abbattendo i muri della separazione”.
Don Massimo ha poi ‘presentato’ questa storia presente in due racconti (Gen capp 16 e 21) in cinque situazioni:
1. Il Signore ha promesso un figlio. Sara, sterile, pensa di poter risolvere lei il problema e offre ad Abramo la sua schiava. Per Sara e per Abramo Agar è un oggetto. Di lei non si dice mai il nome: “la tua schiava”, dirà Sara di quella donna senza stato sociale e senza volto.
2. Rivincita di Agar: Quando Agar s’accorge di essere incinta sorge la competizione tra lei e Sara. La competizione tra donne è classica nell’immaginario maschile. Sara è gelosa, si lamenta col marito, perché si pensa disprezzata e Abramo incredibilmente se ne tira fuori. Agar è soltanto una schiava: la schiava è in tuo potere¸ falle quello che ti par bene!
3. Vendetta di Sara che ‘scaglia’ la propria gelosia sulla neo-genitrice. La opprime con tale forza e litigiosità che la obbliga a fuggire. Agar scappa. E quando nel deserto l’angelo di Dio le rivolge la parola acquisisce una diversa percezione di sé: anche lei avrà una numerosa discendenza… Le vie di Dio sono imperscrutabili.
4. Agar e Sara sono nuovamente insieme, non certamente per loro scelta e vivranno ancora una situazione di conflitto. Abramo si appella al Dio che vede, ma Agar deve partire.
5. Agar, sola nel deserto, sola con il bimbo assetato, affamato, assolato. E Dio interviene. Anche per lei e suo figlio ci sarà un popolo numeroso.
Ecco due donne che portano sulla loro pelle anche la lacerazione di un mondo forgiato al maschile.
Quali considerazioni trarre? Don Massimo ne ha proposto 4:
1. E’ necessario diventare ‘soggette’ della storia; liberarsi da un mondo ancora maschilista. Leggere la Bibbia e farne un esegesi al femminile. La donna è chiamata a svelare il mistero. Viviamo, purtroppo in un mondo senza misteri. Il visibile diventa criterio della verità. Le donne oggi, soprattutto le religiose, devono dimostrare che non tutto è in nostro potere.
2. Maternità e nuzialità sono componenti fondamentali dell’umano. La scelta celibataria e verginale porta con sé un desiderio di tenerezza non appagato. Questo può costituire e restare una ferita. Il corpo, il cuore, la mente hanno un vuoto che Dio non colma. La croce allora diventa il luogo del compimento; la croce libera dalla voracità del possesso.. Anche qui ciò che conta non è lo status. Conta l’amore.
3. Il comune argomentare tra uomini e donne è un argomentare per opposizioni; per divisione ed è diabolico. Dio ha uno sguardo simbolico che vede molto al di là delle nostre miopie
4. Agar e Sara dimostrano una competizione che non è storia di salvezza. La competizione va verso l’alto: la salvezza verso il basso. L’uomo è ammalato di onnipotenza. Vuol trovare nel rendimento il proprio successo.
Alla fine dobbiamo sempre ricordare che “la prima parola della Chiesa è Cristo. La crisi della Chiesa è crisi di Dio e risulta dall’abbandono dell’essenziale. La strada di Dio è la kenosis”. Dio non ci salva in forza della sua onnipotenza, ma della sua misericordia. Dio chiede a noi un contributo, ma non per il potere , ma per il servizio.
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Il secondo intervento della mattinata è stato offerto da don Guido Benzi, biblista e direttore dell’Ufficio catechistico nazionale C.E.I. Dopo aver accennato a motivi di gratuità verso l’Assemblea, ha ricordato la figura di due religiose: una anziana, ancora a servizio di chiunque avesse bisogno di lei, e una giovane, morta di cancro non molto tempo fa. E ha affermato: “Ogni figlio dell’uomo nato in Italia merita queste suore catechiste, che annuncino il Vangelo nelle parrocchie. La Chiesa in Italia ha bisogno di suore catechiste”.
Si è poi addentrato nella trattazione del tema che gli era stato affidato: Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. Hai fatto scorrere il testo della Lettera ai Galati, lettera non facile, anche perché affronta l’affascinante, e non di facile comprensione, tema della libertà. Innanzitutto ha affermato che il contesto di questa Lettera era il fatto che i Galati si erano lasciati ammaliare da ‘altro’ che non era il vangelo di Cristo. Paolo sostiene che non c’è altro vangelo se non quello predicato da lui. Il problema della relazione con l’ebraismo per i Galati è una questione culturale. Effettivamente il problema culturale incide nella evangelizzazione. Cristo e cultura sono interconnessi. Ma non esiste altra libertà vera se non quella offerta da Cristo. E’ vero, l’uomo nasce nella fragilità e fatica a riconciliarsi con la propria nascita, con la vita.
La promessa fatta ad Abramo è offerta a tutti, è sempre vicina, sempre davanti ad ognuno, e si realizza in un crescendo quotidiano se si è capaci di uscire da sé e se si pone il proprio radicamento in Dio. La fede non è un fatto intellettuale, è dimensione di figliolanza. Infatti siamo generati da un Vangelo di libertà, siamo rivestiti di Cristo, partecipi della sua vita. Cristo è la pienezza della storia; il cristiano, in forza di lui. è anche pienezza della storia.
Allora, ben radicati in Cristo, non servi della legge, ma dell’Amore, si diventa come lui compassionevoli, e ci si china con tenerezza su chi chiede cibo, abito, lavoro. Di fatto il cristiano non è un imitatore di Cristo ma un alter Christus. E Cristo camminava per le strade della Palestina, divinamente libero, facendo del bene
Nota Le relazioni nella loro stesura integrale verranno pubblicati sul numero 7-8/luglio-agosto 2010 di Consacrazione e servizio
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M. Azia nella conclusione della mattinata, prima della celebrazione eucaristica, ha coinvolto l’Assemblea nella organizzazione dei gruppi di lavoro che si sarebbero realizzati nel pomeriggio. In precedenza ognuna aveva già scelto in quale ambito offrire il proprio apporto e condividere idee, difficoltà, esperienze.
Gli ambiti sono quattro: Teologico, Formazione, Governo, Missione.
Domani, giornata conclusiva, le sintesi verranno comunicate in Assemblea. Da esse si trarranno le linee di percorso per le religiose presenti e operanti in Italia per l’anno 2010-2011.
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Biancarosa Magliano
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