Archive for novembre, 2012

Dal “paese” della lontananza…

Senza categoria | Posted by usmionline
nov 26 2012

Con una mente inquieta, spesso stracarica di passato o ansiosa per il futuro, l’uomo di oggi è facilmente ”altrove” rispetto al suo presente. Febbre di correre… ma verso dove?

Come “fanciulli in balia delle onde” (Ef 4,14)
Qualcuno ha definito l’uomo occidentale “uomo in viaggio”, “uomo al volante”, sempre più lontano da se stesso e dal ‘mistero’ della vita in cui è immerso. Il movimento (sia esso fisico, o lavorativo, o comunque umano) in realtà scandisce un po’ tutto, come se fossimo investiti dal diritto-dovere di correre. I viaggi in cui siamo impegnati, per piacere o per lavoro, rappresentano un po’ il sintomo di una frenesia che sembra proprio difficile riuscire a contenere, ma che ci porta lontano da noi stessi e dal presente.

Con calcoli di riuscita
Abbiamo iperorganizzato ogni ambito dell’esistenza. Il che richiede attenzioni crescenti e competenze sempre più specifiche. Mille impegni riempiono la nostra agenda quotidiana: le tasse da pagare e le bollette da controllare; le riunioni alla scuola dei figli e i loro problemi; le attività sportive dei piccoli, quelle di catechesi e la necessità di accompagnarli e tornare a riprenderli. E poi il lavoro, la spesa e la rete sempre più fitta di comunicazioni: telefonate, e-mail, SMS, segreteria telefonica… Così, mentre la vita con il tempo che ci è dato sembra sfuggirci di mano, le parole – sempre più parole – ci immergono in un’accelerazione convulsa.

…in ricerca del Mistero
L’attivismo sembra essere dunque la parola d’ordine del nostro tempo, quasi un’ossessione… Poco importa che esso sia finalizzato a fare soldi o a cambiare il mondo; a fare semplicemente quello che fanno gli altri schizzando a destra e a sinistra per sbarcare il lunario, o nell’illusione di valere di più, quasi ci fosse una coincidenza fra il fare e l’essere.

-Una ricerca della Federazione di Asl e Ospedali (Fiaso) ha messo in luce che un dipendente su quattro riporta sintomi conclamati di stress da lavoro. L’assenteismo per stress in Europa fa perdere ogni anno 20 miliardi di euro. Pare che i fattori di rischio possano essere ridotti soltanto dalle aziende capaci di ascoltare i propri dipendenti e di trattarli con rispetto.

-Anche i nostri bambini appaiono stressati, ansiosi e stanchi, tanto che in molti casi hanno perduto persino l’abitudine al gioco. Abbiamo organizzato le loro giornate fin nei minimi dettagli, eliminando praticamente i momenti liberi tra scuola e attività extra scolastiche. Così sempre più spesso capita che i più piccoli manifestano il loro malessere con l’iperattività, oppure con il suo esatto contrario, l’apatia e la noia… Campanelli d’allarme che chiedono di provare a rallentare i ritmi.

-La cosa buffa è che anche coloro che potrebbero risparmiare energie, come i pensionati, si lamentano per troppi impegni.

-Se proviamo poi a interrogare le nostre vite per capire come in esse stanno realmente le cose, forse troveremo la conferma di ciò che andiamo annotando: anche in noi non sono sempre ben chiare le priorità…

Chissà, forse è vero che persone di maggiore qualità sono quelle tentate di disperazione, perché molto si aspettavano e nulla è venuto!

La vera posta in gioco
In realtà la grandezza di uno spirito si misura dal grado di verità che è capace di sopportare e la vera posta in gioco è l’apertura all’invisibile, l’esperienza del Trascendente. C’è “una leggerezza, una grazia tutta speciale nel puro e semplice fatto di esistere, al di là di tutti gli impegni professionali, dei sentimenti intensi, delle lotte politiche e sociali” (Françoise Héritier). Per sperimentare la verità di tali parole, è necessario imparare a riappropriarsi di se stessi e ad apprezzare l’attimo; ripensare, a tutti i livelli, la gerarchia dei nostri impegni per stabilire un corretto e giusto ordine delle priorità.

Cammini silenziosi
In un’era critica come la nostra, la gente – credente e non credente – vuole riassaporare in tutto ciò che fa e che è, il gusto della vita, nei suoi attimi più semplici. È come se sentisse il desiderio di distrarsi dai suoi problemi quotidiani, che oggi in gran parte sono di ordine finanziario; avverte il bisogno di dimenticare quel certo vento amaro e rabbioso che tutti sentiamo soffiare sul nostro Paese.

Ma nella realtà nessuno degli istanti di cui sono fatti i nostri giorni può essere mai definitivamente posseduto e tanto meno comperato con il nostro ‘correre’ e darci da fare. Continuano a vivere in noi infatti quelle ragionevolissime paure (che si possono riassumere tutte nella paura della morte: quell’ultimo atto che inesorabilmente ci separerà da chi amiamo!), che ci tentano alla corsa e alla fuga. Ma se nella febbre di correre per andare sempre più in là, si perdono le vere motivazioni del ‘viaggio’, allora si rischia grosso. La tentazione più grande è quella di spegnere il desiderio e di fermare il cammino, di sentirsi arrivati, dominatori di un oggi che vorrebbe arrestare la fatica del viaggio. Ogni essere umano infatti è un cercatore di senso, bisognoso di un orizzonte che vinca il silenzio della morte e dia valore alle opere e ai giorni. 

Nelle istantanee del quotidiano: grandi resistenze…   
Se penso di valere qualcosa solo perché “quello che ho me lo sono guadagnato”, allora la fede non è cosa per me. È possibile invece – ci ricorda Benedetto XVI – vivere senza ansia o paura, facendo della nostra vita come «una scommessa, un esodo, un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze e schemi mentali», per affidarsi a Dio; e imparando ad ascoltare la voce profonda dei desideri che lo Spirito mette nel cuore di ogni sua creatura.

…e tracce di felicità
Se “la gioia cristiana suppone un uomo capace di gioie naturali” – come si esprime Paolo VI – rimane però vero per tutti (non solo per i cristiani) il fatto che l’abitudine a cogliere con occhi nuovi e con gratitudine le piccole cose felici che formano la quotidianità, fa sentire vivi. Così le piccole e spesso banali esperienze di vita, i suoi attimi d’intensità, guardati da un’altra prospettiva, svelano il loro significato più intimo e diventano di grande spessore.

Importante è avere l’abitudine a cercare e ri-cercare sempre, la pazienza di farsi prossimo a qualcuno gratuitamente e senza guardare l’orologio che corre, la fiducia nell’onnipotenza dell’amore che è onnipotenza inerme. Siamo mistero a noi stessi e la vita è un attimo. Resta solo l’eterno amore che sopravvive a noi perché Dio è amore e il ‘sale’ della vita può essere trovato davvero dappertutto, anche nell’accarezzare la pelle dolce e rugosa della vecchia signora, che abita accanto a noi.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Voglia di buona Europa

Senza categoria | Posted by usmionline
nov 15 2012

 

L’economia si muove verso un respiro umanistico
Quest’anno il Nobel per l’economia è stato assegnato agli americani Alvin Roth e Lloyd Shapley, due docenti esperti di scienza economica. Hanno insegnato una cosa semplice e grande: il mercato – che è interazione tra persone – non è per forza più efficiente se affidato al metro del denaro. I due esperti lo dimostrano insegnando strade diverse, molto più furbe, per ottimizzare la vita economica di una comunità. Arrivano a tale conclusione dopo aver dedicato gran parte del loro tempo ad osservare e studiare il comportamento delle persone. In particolare: Roth ha collaborato a ridisegnare meccanismi per la selezione di medici al primo incarico, per le scuole superiori di New York e le scuole elementari di Boston. E Shapley ha dimostrato come la creazione di un metodo per far incontrare domanda e offerta può beneficiare sistematicamente una o l’altra parte di un mercato.

Con il loro contributo, il pensiero umano si avvicina, lentamente e inesorabilmente, ad una faticosa conquista: il denaro non è la misura di tutto! Se, per esempio, l’accesso a una risorsa limitata come l’istruzione universitaria viene riservato a chi porta più denaro; se nei  concorsi le raccomandazioni continuano a vincere sui meriti; se il progetto Erasmus – nato con lo scopo di cementare l’unione tra i giovani della Comunità europea – è diventato più elitario perché sono diminuiti i fondi e così i giovani avranno meno esperienza di vita … Tutto questo oggi non è più solo ingiusto! Shapley e Roth lo hanno dimostrato e insegnato: è semplicemente stupido, perché il mercato è da gestire e non da subire.

Il messaggio che ci viene da questo Nobel rende meno triste la ‘scienza triste dell’economia’. Ci rivela che la cultura globale si muove nella direzione del respiro umanistico, la via lungo la quale il Vangelo potrà penetrare anche nella cultura oggi emergente. Tutto questo apre certamente il cuore alla fiducia. In tal senso ci sono già segnali positivi nel mondo: imprese che hanno scelto di mettere la persona al centro del proprio processo economico; banche che non fanno speculazione, ma più semplicemente finanza per il mercato. Il modello di società in cui viviamo, insomma, non è l’unico possibile, ma è solo il frutto delle nostre decisioni.

La speranza e gli scartati 
D’altra parte il segnale da Facebook è chiaro: la voglia di buona Europa cresce e si fa sempre più forte su tutti i fronti … E l’altro Nobel, quello assegnato all’Unione Europea - che è stato letto soprattutto come un riconoscimento ai Padri che seppero intravvedere il percorso della pace e dell’Unione – mentre riconosce all’Europa il merito della pace più lunga mai vissuta dal Continente, incita tutti a sognare e a muoversi nella direzione di una speranza più fondata.

Ma è necessario svegliarsi dal sonno della logica ancora dominante e da quello delle coscienze. Conosciamo bene infatti i guai economici dell’Europa (… per riferirci al nostro continente), i discordi interessi tra le nazioni e le classi sociali; conosciamo il lavoro precario, le diseguaglianze crescenti e la disperazione; ci giungono quasi ogni giorno notizie intorno alla corruzione che ha inquinato le nostre istituzioni, mentre nelle cronache giudiziarie italiane si susseguono notizie di arresti clamorosi e condanne per reati commessi da personaggi ufficialmente impegnati a servire l’economia nazionale.

Richiami e drammi della storia
In tale situazione sembra che nessuno abbia voglia di ricordare che:
- è in fermento anche un’altra realtà: quella globale
- si rischia la guerra tra Israele e Iran
- la Palestina è disperata
- la popolazione siriana è all’estremo delle sue forze
- l’Africa è sempre percossa da flagelli e da conflitti tribali
- Con l’elezione del Presidente negli Stati Uniti si gioca in qualche modo il destino del mondo …

Economia non è solo profitto …  
La diffusa convinzione della nostra società è che il potere (a partire da quello che si concretizza nel denaro) è un bene, e che chi lo possiede non può fare altro che desiderarne di più. Così circondati da tanto potere è facile cedere alla tentazione di ricercarlo come fanno tutti gli altri. Occorre invece non rassegnarsi alla supremazia del mercato, dove la produzione a tutti i costi cancella ogni valore. È necessario cioè saper leggere e interpretare i fenomeni sociali determinati dalla globalizzazione “con intelligenza e amore della verità”. Un bisogno crescente di giustizia vive in ogni angolo della terra. Lo spazio dunque è quello globale.

… è umanizzare la globalizzazione
Il punto è trovare nuove regole, nuovi vincoli e garanzie, nuovi incentivi e nuovi orizzonti per un’economia di liberazione e una democrazia realizzata. E la via è tornare al centro, al cuore, per non perdere le motivazioni che orientano al bene comune; raccogliere le speranze e le angosce dei poveri, anche quando questo significa rischiare la persecuzione. Perché l’autentica e grande speranza (quella trascendente) può essere mantenuta in tutti solo con i segni della speranza storica. Il mondo dei poveri ci insegna come deve essere l’amore cristiano, che cerca sicuramente la pace, ma smaschera il falso pacifismo, la rassegnazione e l’inattività.
Centinaia di migliaia di persone rischiano ogni anno la vita per arrivare in Italia e in Europa, trovarvi un lavoro e mettere su casa. Lasciano dietro di sé una tragica scia di morti pur di fuggire dall’inferno in cui vivono. Per loro l’Europa è la ‘speranza’ anche se a molti europei d’oggi sembra piuttosto una terra di desolazione.

Il Nobel all’Unione europea allora significa – insieme al riconoscimento per la pace realizzata in 60 anni – un augurio, un’esortazione e la fiducia che i giovani, con l’intelligenza e la passione che li caratterizza, sappiano raccogliere il meglio di questa nostra Europa, lo facciano crescere e diventare storia quotidiana.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

In cerca di cielo

Senza categoria | Posted by usmionline
nov 05 2012

Nel mondo occidentale l’odore dei soldi toglie lucidità a troppi e chiude il cielo. Nei pochi che con la bellezza di una fede radicale lo tengono aperto, è tutta l’umanità che trova la sua via per uscire vincitrice da tempi tanto insicuri.

Figli di polvere corrotti dal potere…
Troppi gli scandali in questo nostro tempo, tanto che la vera notizia è qualcuno ‘in alto’ che non ruba. Così anche sulle pagine dei nostri quotidiani il denaro, realtà o sogno che sia, occupa tutti gli spazi. La vita è uno schifo, comincia cinicamente a pensare qualcuno! Comanda solo chi ha le tasche piene e il più delle volte lo fa per riempirsele meglio. Anche il Papa, ricordando l’invettiva di san Giacomo contro “i ricchi disonesti”, ha richiamato con forza alla equità e moralità, a tutti i livelli.

…e realtà viventi
Eppure esistono in mezzo a noi realtà di cui si parla troppo poco. Nel nostro Paese c’è chi vuole e sa vedere; chi ha il coraggio civile di porsi e porre domande e si dà da fare in prima persona per cambiare le cose anche quando sembra che non ci siano intorno orecchie per ascoltare. Gran parte del Paese reagisce agli scandali della politica e alla corruzione. Dalla gente comune viene un grido di opposizione contro lo strapotere del denaro che detta le regole e crea una società ingiusta scrivendo sulla filigrana delle banconote il futuro dei padri e dei figli. Le nuove generazioni, che hanno gli occhi più puliti e riescono a vedere più chiaro, percepiscono l’angoscia del momento – anche attraverso lo sbandamento dei genitori di fronte all’urto della crisi – e scendono in piazza. Dunque non siamo ‘morti’. Dunque se si vuole si può fare resistenza a ciò che è disonesto, perché nella vita c’è altro. E lo sbocco ad ‘altro’ si può trovare con intelligenza, con forza e senza violenza.
In tutto questo non si tratta di costruire un mondo a misura della propria pretesa o attesa. Nemmeno di smussare e bacchettare continuamente il mondo in cui viviamo perché diventi di nostro gradimento. Il senso alla propria vita, infatti, nel ‘mondo’ di ogni tempo, non lo danno gli amici o i nemici,  il buio o la luce degli avvenimenti, ma il come vengono vissuti.  
Anche quello in cui viviamo è semplicemente e sempre il mondo concreto e insostituibile che ‘Dio ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito’ (Gv 3,16): il luogo del nostro incontro con Lui.

Responsabilità individuale e ordine sociale
Il cambiamento della società è di secondaria importanza; esso avverrà naturalmente, inevitabilmente, quando voi, come esseri umani produrrete questo cambiamento (…) Voi siete il mondo.” Sono parole che Jiddu Krishnamurti -filosofo apolide di origine indiana – amava ripetere. Ma è possibile davvero diventare capaci di cogliere e di agire questo rapporto vitale fra noi e il ‘mondo’, fra ciò che siamo ‘dentro’ (e che interiormente condiziona i nostri rapporti umani) e la struttura sociale esteriore? Comunque sia ci vuole un grande coraggio per avviare in sé una rivoluzione interiore seria e coerente, da cui possa prendere forma una rivoluzione sociale.

Nel nostro Occidente oggi non è certo il messaggio cristiano a fare problema, ma il fatto che esso venga associato a una comunità di credenti, che non si rivela all’altezza della situazione. C’è un deficit di testimonianza nei comportamenti quotidiani. La visione della fede in tanti è ‘mercantile’ e la pratica religiosa spesso è vissuta come un parafulmine contro le disgrazie che a volte la vita riserva. Ma una fede esibita come ‘uniforme’ o solo come gesto esteriore vacuo e contraddittorio certo non cambia né la propria vita, né il contesto sociale.   

E quando in pieno giorno è buio nel cuore?…
A volte nel segreto del nostro cuore cerchiamo e quasi accarezziamo il potere, piccolo o grande che sia, per evitare il confronto alla pari con gli altri, o forse con l’illusione di trovare una specie di rifugio intoccabile che dia la sensazione di essere più al sicuro. Ma i beni materiali e il potere come anche il successo, cercati e usati unicamente per se stessi e non nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, non possono che far deviare nel viaggio della vita, senza per altro condurre a una visione chiara di sé. Aveva visto giusto Marcel Proust quando affermava che “le opere, come nei pozzi artesiani, salgono tanto più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore”, perché è la sofferenza ad esigere che il vero io venga alla luce.  E a ben vedere si scopre che i più clamorosi successi degli ultimi anni (personali, nazionali, economici, artistici…) sono germinati proprio nell’incubatrice del più doloroso ‘flop’. Ma è necessario disporsi ad accogliere che la vita sgorghi dal paradosso della sua stessa negazione, senza pretendere di trattenere ciò che ci piace ed evitare ciò che non ci piace.

Ben vengano allora i tempi in cui ci si ritrova ad affrontare faccia a faccia il nulla di sé, mentre tutto ciò che aveva dato significato alla propria vita viene strappato via; quando sembra venire a mancare l’energia per vivere e lavorare; quando dentro di sé un urlo prolungato impedisce di sentire e all’orizzonte non si riesce a vedere altro che un abisso senza fondo…  

Ma come passare da questa angoscia alla libertà, dalla depressione alla pace, dalla disperazione alla speranza? Come recuperare interesse per i problemi degli altri, affrontare la storia, misurarsi con la vita? Soprattutto come sviluppare una più coerente capacità di dare amore senza aspettarsi sempre in cambio altro amore?

Lo star bene, con se stessi e con gli altri – l’arte del vivere insomma – è qualcosa che si impara in un intenso rapporto con Cristo, ci ricorda Benedetto XVI. Il Signore non ci lascia soli nei combattimenti, nei compiti e nei cammini della vita, anche quando non lo sentiamo. L’incontro con Lui rifà nuova ogni giorno l’innocenza interiore della sua creatura e la mette in grado di attraversare il tempo dell’angoscia senza perdere la fiducia nella Vita. Un cuore ‘piccolo’ infatti sperimenta sempre che Dio, se non preserva nessuno dalla sofferenza, non lascia però che qualcuno la viva da solo. E l’energia che viene dal credere fino in fondo diventa contagiosa, si propaga, abbatte i muri, apre gli orizzonti… Così il mondo cambia.

Il compito che viene dalla fede…
In sintesi il compito che viene dalla fede è quello di permettere alla barca della propria vita che il vento dello Spirito ne gonfi le vele. Con la Sua spinta ognuno potrà lasciarsi alle spalle il porto ‘sicuro’ di se stesso con i pensieri, i sentimenti, gli atteggiamenti, le decisioni da prendere, le azioni da compiere…; potrà mettere i suoi passi su quelli del Figlio di Dio fatto uomo; e andare verso i fratelli in umanità con la capacità di riconoscere in essi tutto ciò che di buono e di bello li abita. Per questa traversata ogni barca va bene, nessuna esclusa, perché per Colui che ci ha creato nessuno è creta inutile. Egli vuole semplicemente  impadronirsi della debolezza profonda di ognuno e lì vuole incarnarsi come lievito e come sole nel fango.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it