Archive for gennaio, 2012

La grazia di un tempo di crisi

Senza categoria | Posted by usmionline
gen 19 2012

 Un’angoscia da crisi economica attraversa l’Italia da un capo all’altro segnando la sorte di tante, troppe persone. ‘Suicidi da denaro’ per la perdita di posti di lavoro in continuo aumento. Suicidi di imprenditori strozzati dai debiti: solo nello scorso anno 25 casi. Disoccupazione giovanile oltre il 30%; quella femminile che supera il 40%. Per tutti pochi punti di riferimento comuni e pochissime certezze cui ancorarsi. L’Italia è sempre più il Paese delle disuguaglianze: la “forbice” tra chi sta nell’indigenza e chi vive come se nulla fosse si va ulteriormente allargando. In tutto questo il denaro continua ad alterare la morale comune.

Malattie da denaro

È sotto gli occhi di tutti che molti nel nostro Paese hanno rubato e sprecato a dismisura perché chi poteva fermarli si è lasciato corrompere. E la corruzione purtroppo è diventata un comportamento tanto diffuso da apparire ordinario, persino senza sensi di colpa e senza paura di condanna. La corruzione in realtà è mossa dalla possibilità di avere denaro senza fatica; non servono nemmeno gesti criminali eclatanti (che per altro non mancano!); basta semplicemente scegliere di favorire qualche persona; persino le grandi carriere oggi sono mosse più dal denaro che dal bisogno di affermazione.

E se una volta il popolo era la ‘coscienza’ più vigile per la giustizia e l’uguaglianza, (vox populi, vox Dei- si diceva!), oggi anche molti poveri si sono lasciati corrompere da chi lavora sui loro sogni, più facili certo da soddisfare dei bisogni veri. Quella che stiamo vivendo è crisi economica e anche di valori diffusi. Muoversi nel quotidiano guardando al futuro con speranza è diventato decisamente difficile.

Occasione di rinascita?

Certo il problema di origine economica non può che trovare soluzione economica. Ma l’economia non è un fatto puramente contabile. È un evento umano, nelle sue riuscite come nei suoi fallimenti. E la crisi è un’occasione, visto che essa mai lascia le cose così come le ha trovate dopo il suo insorgere. Anzi, proprio le circostanze in cui è più difficile scorgere sintomi di speranza possono diventare momenti di svolta, i più favorevoli alla ricerca della verità e del senso. È necessario però trovare il coraggio di rinascere. Perché se il denaro serve a vivere, il senso dell’esistenza va al di là di questo utile strumento, è altrove. Lo sanno tutti. E lo dimenticano quasi tutti. Perché?

In realtà solo una fede solida permette in qualsiasi tempo di non cedere alla disperazione. Affidarsi realmente alla fede infatti mette in condizione di conoscere che la misura di tutto è l’amore; dà quindi l’energia necessaria per spingere il proprio sguardo al di là dell’immediato, e di impegnarsi con costanza e intelligenza. La rinascita quindi può avvenire soltanto sul piano dei rapporti. A partire dal rapporto con Dio.

Dimensione umana cercasi nell’uso del denaro

Quante persone nella nostra società vivono per spendere, accumulare  e mostrare quello che possiedono come simbolo del proprio valore, alla ricerca di un “sempre più” che non è mai abbastanza? Solo il barbone guarda il mondo e siede al margine di una strada, come uno spettatore seduto in prima fila a teatro. Si nutre, e quando ha fame va nei cassonetti. Non si cura e non spende in barbiere né profumi. In fondo è il solo che vive come se il denaro non ci fosse. Per la maggioranza degli altri invece non esiste nulla che non sia riconducibile al denaro, come se questo fosse misura di tutte le cose.

Così se si parla, la domanda è: quanto costa? E se un oggetto non ha un prezzo non vale nulla. È nulla. Il significato che ognuno dà al denaro colora la vita; e se si vuole capire una persona e i principi che la guidano nelle sue scelte, elemento centrale è sempre partire dall’osservare il rapporto che ha con il denaro.

Il denaro infatti è capace di dettare il ritmo all’esistenza; di condizionarne qualità di vita e sentimenti; persino di mutare il clima familiare e di essere limite alle relazioni.

A volte è un pretesto per mascherare dissidi di altro tipo, che riguardano comportamenti e relazioni personali. Il dramma del denaro continua addirittura anche dopo la morte: per le pratiche di successione; in Italia si è giunti al 75 per cento di cause legali, con odio e lotte tra parenti che superano ogni immaginazione.

Il denaro in realtà con tutta la sua potenza genera il nulla e la felicità da denaro è solo un sentimento che si consuma, destinato ad essere momentaneo…Occorre ridare ai soldi una dimensione umana, se davvero vogliamo che questo individuo moderno, senza radici né legami, saturo di sé in una desolata solitudine, sia realmente liberato.

E il ruolo dei religiosi?…

 “Nessun momento è fuori dal disegno di Dio, o privo di un senso provvidenziale” (C.M. Martini). Cercare e scrutare attentamente questo cammino provvidenziale è proprio il compito storico dei religiosi, anche oggi. Essi nel nostro mondo sono un ‘piccolo gregge’ e per ora sempre più piccolo. Una condizione ideale, perché essa – svincolata da rapporti di forza e di potere – agisce nella società al servizio di tutti come lievito. Ai religiosi, forse oggi più che mai, si richiede la consapevolezza di questa chiamata a mettere la propria verità umana, verificata continuamente nella fede, a disposizione della crescita di tutti nella giustizia e nella solidarietà.

… vivere come minoranza

Una minoranza disposta a interrogarsi con sincerità su ciò che realmente pensa e sente in riferimento alla ricchezza in generale, alla ricchezza degli altri, a quella dei propri parenti… E in riferimento anche alla povertà, che sia propria o di altre persone.

Una minoranza che con l’intelligenza e la forza della fede si apre al confronto e può assumersi  il compito di ricostruire intorno a sé una trama di rapporti veramente umani, a partire dai poveri. Non sospetto, quindi, in qualsiasi rapporto, ma collaborazione; non isolamento, ma solidarietà. E non per semplice senso del dovere, ma per amore. Con la certezza nel cuore che in ogni incontro vero c’è sempre da imparare. Allora nella storia rimarrà un seme: lievito di umiltà, di misericordia e di mitezza.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

A 50 anni dall’annuncio di papa Roncalli

Senza categoria | Posted by usmionline
gen 09 2012

Fare insieme

C’è un bisogno vero nell’uomo che troppo spesso, soprattutto nel tempo presente, per molti rimane inascoltato: vivere in una società in cui si è tenuti  in considerazione anche da chi non ci conosce. Non l’esperienza, quindi – così frequente purtroppo – dell’esclusione più o meno nascosta dietro l’apparenza delle buone maniere. Ma il poter cooperare, fare con, fare insieme.

A fare insieme, il 25 dicembre 1961, i vescovi di tutto il mondo furono chiamati da papa Giovanni XXIII per “contribuire più efficacemente alla soluzione dei problemi dell’età moderna”. Egli infatti quel giorno firmava la bolla “Humanae salutis” con cui indiceva il Concilio Vaticano II. E scriveva:“Ci sembra di scorgere in mezzo a tante tenebre, indizi non pochi che fanno bene sperare sulle sorti della Chiesa e della umanità”.

Di fronte ai mutamenti culturali, tecnologici, economici e sociali del suo tempo e mentre tanti nelle attuali condizioni della società umana non sono capaci di vedere altro che rovine e guai”, papa Roncalli sceglie di interrogarsi confrontandosi con i vescovi sul ruolo della Chiesa nella società e nella storia. Desidera riflettere insieme su come annunciare in modo nuovo il Vangelo di sempre. Soprattutto invita tutti a cooperare per affiancare davvero con la forza della fede e del dialogo il cammino dell’umanità nella prospettiva della costruzione del Regno di Dio. Chiede perciò di guardare con apertura al dialogo con tante altre realtà e mostra così una Chiesa capace di affrontare  il mondo moderno.

Mandato: leggere i segni dei tempi

 “La Chiesa è per il mondo. La Chiesa altra potenza terrena per sé non ambisce che quella che la abilita a servire e ad amare” (Paolo VI). Con il mandato di saper leggere i segni dei tempi e di prestare attenzione alle sfide presenti in essi, Papa Giovanni in realtà presagiva il cammino futuro: “rendere più umana la vita dei singoli” aiutandoli a scoprire la propria dignità.  

L’annuncio del Concilio in quel Natale del 1961 comunicava ai cristiani più ‘vivi’ una sensazione di entusiasmo e di gioia ed apriva una stagione importante per la vita della Chiesa cattolica pervasa da una forte carica di rinnovata fiducia nella possibilità di farsi capire e di arrivare quindi, veramente a tutti, non solo ai cattolici. Un Concilio infatti se è veramente tale parla sempre a tutti, anche ai non credenti.

La storia della Chiesa e la storia dell’umanità intera in realtà in quegli anni si avvicinarono e s’intrecciarono fra loro, come forse mai era apparso prima. E quel Concilio, puro fatto di Chiesa, fu anche espressione e segno di un’epoca, di una fase storica, una tappa insomma del cammino umano complessivo. Una grande ricchezza che mantiene intatta tutta la sua attualità e il suo valore.

Noi fra le sfide attuali

Eppure oggi sembra che le parole non abbiano più significati condivisi e non servano per alimentare il confronto e il dialogo, ma solo per alzare steccati. Sarà anche per questo che noi sembriamo aver perso quell’entusiasmo, quella fiducia, quella capacità di sognare che il Vaticano II aveva comunicato alla nostra Chiesa?

Di fatto Benedetto XVI ha annunciato una nuova iniziativa storica perché la passione per la pace e la giustizia contagi di nuovo il mondo intero e riviva.

Nel 50° anniversario del Concilio Vaticano II, egli ha chiamato, infatti, di nuovo tutti i cristiani alla corresponsabilità annunciando uno speciale anno della fede con la lettera apostolica “Porta fidei”. L’inizio è previsto per l’11 ottobre 2012 e la conclusione sarà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’universo.

Il motto: “Scoprire la fede: il Vaticano II un Concilio per oggi!”.

L’obiettivo: proporre agli uomini del nostro tempo “uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico”. Uno sguardo che permetta di ritrovare, nell’ascolto e nel confronto veri l’antidoto all’insulto e all’indifferenza.

Nel Concilio scaturito dal grande cuore di papa Giovanni XXIII, “ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre” (Giovanni Paolo II). La sua lezione però dev’essere ancora pienamente accolta perché molti frutti di quello straordinario evento ecclesiale -oggi purtroppo ancora acerbi- possano giungere a maturazione.

Potrebbe essere utile a questo, per esempio, cominciare, noi, a sottrarci a qualcuno dei numerosi bisogni indotti che tanto malessere e violenza provocano? Decidere responsabilmente insieme di partire dai bisogni veri dell’uomo per poter ridare valore alla persona nella nostra società?

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it