Forse è incapace di riposo, di speranza, di giustizia, eppure ogni uomo possiede la capacità naturale di conoscere la verità e di essere felice; sa che il vero sapere non è il potere, ma la sapienza che comprende in modo nuovo la natura… Saprà il genere umano diventare saggio e dare finalmente il via al futuro ecologico del pianeta Terra?
Umiltà cosmica…
Con i suoi occhi ognuno vede le ‘cose’ del mondo, ma forse per nessuno è altrettanto facile imparare a guardare; rimanere in silenzio e percepire la bellezza di un albero, l’essenza di un fiore; lasciarsi impressionare da quanto e da chi ci sta di fronte; abbracciare il mondo intero e sentire che Dio attende ognuno in tutto ciò che è dato incontrare sul proprio cammino; e amarLo, con tutti i sensi, nelle creature del suo amore. La terra è la ‘casa’ degli uomini: c’è forse un riconoscimento maggiore e un amore più forte della fede nella presenza di Dio nella terra e nelle sue condizioni di vita? Ma oggi, al “cuore inquieto” degli uomini, sempre più corrisponde un mondo inquieto, e anche l’urgente bisogno di una nuova teologia ecologica. Pascal insegna che Dio si nasconde “in uno strano segreto”, ma “si rivela a coloro che lo cercano”, a chi ha l’animo disposto ad accoglierlo.
Terra è cielo …
“Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104, 29.30). Secondo le tradizioni bibliche Dio non ha infuso il suo spirito divino soltanto nell’uomo, ma in tutte le sue creature. E l’uomo c’è soltanto perché ci sono gli animali e le piante, l’aria e l’acqua, la luce e l’alternarsi del giorno e della notte, e il sole, la luna e le stelle… Se la terra con tutte le sue creature può vivere senza gli uomini – e lo ha fatto per milioni di anni – l’uomo invece non può vivere senza la terra. In fondo egli è solo l’ultima creatura di Dio e anche la più dipendente. Eppure dalla caducità e dalla morte non sarà salvato “da” questa terra, ma “con” questa terra. È proprio necessario perciò per l’uomo passare dall’arroganza del dominio sul mondo, all’umiltà cosmica!… Sì, ma come? Certo è che nessuno può “custodire” il creato se prima non custodisce se stesso nella pienezza spirituale di questo termine; se non apre cioè in sé quelle ‘finestre’ che lasciano entrare l’aria di Dio e circolare il vento dello Spirito, principio della nuova creazione nella quale non ci sarà più la morte, ma la diffusa presenza del Risorto.
… che chiama l’uomo alla custodia del creato
L’umanità è parte di un universo continuamente in evoluzione. Ma perché esiste qualcosa e non piuttosto il nulla?… Le moderne scienze non hanno risposta per le questioni che riguardano il fondamento e il senso delle cose, ma solo per ciò che ha a che fare con il come esse funzionano. L’arroganza del potere sulla natura e la libertà di fare di essa ciò che si vuole, in realtà non competono a nessuno, credente o non credente. All’uomo compete piuttosto «umiltà cosmica» appunto, e la considerazione attenta per tutto ciò che si fa alla natura. Ma malgrado tale maggiore attenzione – cresciuta soprattutto nel periodo del Romanticismo – l’umanità non è stata in grado di anticipare la crisi ecologica del Novecento. E anche i cristiani non hanno saputo reagire con particolare rapidità.
“Non lasciamo che segni di morte e distruzione accompagnino il cammino di questo nostro mondo”, esorta con forza Papa Francesco. E richiama al fatto che la vocazione del custodire il creato non riguarda soltanto i cristiani, perché la sua dimensione – che è semplicemente umana – precede e, perciò, riguarda tutti. “Vorrei chiedere, per favore – continua il Papa – a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo custodi della creazione e del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro e dell’ambiente”. Ma, fra il sentire e il voler fare più o meno di tutti ci sono di mezzo milioni di interessi della politica, del potere, del quotidiano egoismo umano… Così è inequivocabile la responsabilità delle attività umane nei confronti dei cambiamenti climatici. Decisamente urgente è operare per un cambiamento culturale e per la formazione di una nuova coscienza ecologica. Anche perché, se un tempo i vertici internazionali contribuivano alla presa di coscienza delle problematiche ambientali, ora essi sembrano produrre solo l’effetto di un rumore di fondo da cui è difficile estrapolare le emergenze reali.
Virtù ecologiche …
Sempre più forte è la sete di Dio in questa nostra terra ‘riarsa’, dove la ‘bella’ vita di alcuni è costruita sulla sofferenza di altri, il piacere di pochi sull’agonia delle moltitudini. È facile in realtà dilapidare il dono della vita quando si pensa che tutto viene dal caso; altrettanto è difficile percepire e decidere in quale modo agire per proteggere e promuovere il bello e il buono, dentro e intorno a sé. Ma è possibile colmare il divario – che per altro si fa sempre più ampio – tra l’incremento della conoscenza scientifica e l’inadeguatezza delle ‘risposte’ umane, a partire da quelle politiche. Basterebbe rendersi conto che i beni naturali sono una res omnium – vero patrimonio di tutto il genere umano e delle generazioni future. E si sentirebbe l’esigenza di rivedere in chiave ecologica le proprie virtù umane e l’uso delle risorse naturali; sarebbe più facile coltivare un rapporto rispettoso con ogni essere creato; e anche fare l’opzione forte per una giustizia che dia spazio alle istanze di tutti, soprattutto di coloro che non hanno voce e che sono più esposti alle conseguenze delle catastrofi ambientali. La prudenza allora orienterà ognuno a lasciarsi guidare, nelle scelte quotidiane, da un sapere ecologico adeguato alla responsabilità umana. E non mancherebbe il coraggio civile per un impegno corrispondente alle proprie convinzioni, riconoscibile nell’uso sobrio delle risorse.
… ed esercizi di cosmopolitismo locale per una economia ecologica
Solo sogni? Dà fiducia il fatto che questioni legate all’ecologia abbiano assunto un’importanza crescente: l’umanità ha preso coscienza delle conseguenze dell’inquinamento causato dall’uso industriale delle risorse naturali del pianeta e ha ‘visto’ la potenza devastatrice delle armi nucleari. In qualche modo ha compreso che scommettere sull’ambiente è centrale per rilanciare un’economia ecologica che abbracci tutti i settori produttivi e in particolare l’edilizia – così legata alla sicurezza antisismica, alla riqualificazione del patrimonio esistente e al risparmio energetico.
Tale economia nuova richiede di mettere in campo competenze “fresche”, innovative e non viziate. In esse la dimensione cosmopolita entra naturalmente in gioco permettendo di riconoscersi cittadini del mondo, legati agli altri da doveri che prescindono dalle differenze di nazionalità. Insieme e in rete, saranno proprio queste competenze sane lo strumento per orientare politiche ambientali capaci di coinvolgere contemporaneamente tutti i livelli: locale, nazionale e globale. Per tutti l’impegno – coerente e fedele – è a spazzare la Terra, ‘casa’ di tutti, affinché essa non smetta di essere abitabile, non smetta di essere ‘nostra’.
Luciagnese Cedrone
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