Archive for maggio, 2015

A viso e cuore aperti

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 19 2015

Ogni storia comincia sempre dal sentirsi riconosciuti e amati. Ne scaturiscono gioia e voglia di imparare ad amare con la vita. Poi con l’apertura dei cuori gli uni verso gli altri e gli uni attraverso gli altri, la ricerca condivisa della verità si fa storia comune.  

‘Parresia’ …
Parola pentecostale (cfr At 4,13), dono di Dio e frutto di preghiera. Sempre. Da intendersi come il contrario di ipocrisia e di astuzia, in cui c’è sempre differenza fra ciò che uno pensa e ciò imagesche dice. Esprime la potenza della Parola in chi si affida ad essa, a cominciare dagli uomini semplici e senza studi delle prime comunità cristiane. E dice franchezza verso Dio, che si radica in Cristo e fonda la franchezza verso gli altri con i quali si vive. Nel tempo fino ad oggi se ne perdono le tracce e, con le tracce – fra falsità sottili e accomodanti, cercate forse per amor di pace, o solo per etichetta – in qualche modo va in disuso anche il coraggio di “dire la verità”, soprattutto nelle attuali comunità interculturali. Papa Francesco ne fa invece i binari su cui esorta a camminare. Per un autentico cammino comune chiede di “parlare con parresìa e ascoltare con umiltà”. Ed entrando nel dettaglio dei compiti, aggiunge: “… bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire: senza rispetto umano, senza vigliaccheria. Al tempo stesso si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli”. Egli stesso ne dà testimonianza concreta con il suo parlar chiaro in ogni occasione e anche denunciando il male quando intorno regna un silenzio complice e assodato.

… e vita comunitaria cristiana
Chi vuole davvero seguire Cristo fino in fondo – in una realtà come quella attuale che più o meno consapevolmente cerca successo, godimento e potere a ogni costo – prima o poi si ritrova emarginato, ‘fuori dal giro’. Ma il discepolo sa che la verità di se stessi in Cristo si manifesta nell’amore realizzato in modo pasquale. La vita nella comunità perciò è e rimane il luogo di una conversione permanente. Vivendo in essa per esperienza si conosce che esprimere la verità senza frapporre filtri o deformazioni o censure fra ciò che si pensa e ciò che si dice non è mai una scelta gratuita. E non è sempre ‘conveniente’. Impone anzi rischi e richiede coraggio. Rinunciare a compiacere può mettere infatti in pericolo il consenso ricevuto, la stabilità conquistata, la propria adulata soddisfazione… La parola che critica il potere – qualsiasi potere, piccolo o grande che sia – per il potere criticato, di fatto è sempre inopportuna… Ma guai – come afferma S. Martinez – se nella vita insieme albergano le distanze generate dal rispetto di sé o da un’idea alta di sé, o un semplice anonimato …

Si tratta allora di esercitarsi su una via che è la più sicura per la costruzione di una fraternità reciproca autentica: preferire le avversità per amore della verità (Gregorio Magno). Perché – come afferma Florenskij – “la verità manifestata è l’amore”. E l’amore è ‘il’ comandamento del Signore per chi vuole seguire la Sua strada. Orientarsi perciò con tale bussola, ognuno e tutti insieme, non qualcuno a nome di tutti; e iniziare, senza paura di sbagliare, sapendo che c’è sempre tempo per correggersi… Ne scaturisce uno stile di vita che è cammino fatto insieme con veri frutti di gioia.

Lungo la via, situazioni e ‘regole’ utili
Si fa spiritualità fraterna quando non si trascura che si è “fratelli tra fratelli”. Sempre. Ma ignorare che l’uomo ha una natura ferita e incline al male, nel cammino che si fa insieme è causa di gravi errori che spesso si proiettano in una esigenza di idealità fraterna, che inevitabilmente rimane sempre delusa. E finisce per tradursi in cortesia di facciata e fiducia di protocollo.1618657_1428258527412052_482752960_n Certo ognuno sa che oltre agli interlocutori esterni, c’è un interlocutore interno con il quale confrontarsi per scandagliare la propria ombra e le cantine delle propria anima. Il messaggio è dire a se stessi, almeno a se stessi, la verità. Ma è tanto facile lungo la via illudersi di seguire Gesù mentre si rimane invece chiusi dentro ambiti ‘protetti’, dove si riesce a nascondersi dietro gli altri; si riesce a evitare i confronti decisivi e a non giocarsi mai in prima persona… Come uscire dal sonno dei luoghi comuni, da tutto ciò che permette di non essere sinceri nemmeno con se stessi per affrontare realmente le difficoltà quotidiane nella vita insieme? Alcune ‘regole’ possono essere utili anche se le ispirazioni dello Spirito Santo le scavalcano sempre e comunque… La correzione fraterna, per esempio, come evangelicamente suggerita e applicata, non è una dimensione facoltativa e riguarda tutti coloro che formano la comunità, nessuno escluso. Certo deve essere realizzata in modo coerente e corretto per evitare che si trasformi in atto di giudizio, irreversibile e persecutorio. Il piacere di correggere, comunque, questo non viene da Dio – insegna papa Francesco. In ogni caso, la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Se una comunità invece ignora diplomaticamente la correzione fraterna per evitare che il fratello possa rattristarsi o altro, in realtà non ha a cuore il vero bene dei fratelli, ma solo l’apparenza di rapporti umani e spirituali.

La verità condivisa si fa storia
Parresia – riflette e suggerisce C. M. Martini – è la libertà di dire ciò che sembra giusto e utile davanti a Dio; esprimerlo nel desiderio di edificare  e non di distruggere la comunione. E quando la ‘verità’ diventa contestazione e critica, si può essere certi che è vera solo se nasce dall’amore e se fa penetrare amore attraverso le parole; se non diffonde malanimo, o amarezza, cammini-vocazionali-2014-2015-ragazzi-340x490ma costruisce un’atmosfera di fiducia e di incoraggiamento. Certo occorre capire anche da dove nasce il parlare quando è discreto e delicato. Perché a volte scaturisce solo da un senso di paura o di convenienza. D’altra parte anche l’agitazione interiore può portare a una specie di interventismo nelle scelte personali e comunitarie… L’intelligenza delle cose di Dio è solo un
dono dall’alto, da vivere nella gioia. E la verità del messaggio evangelico passa nella vita come libera parola umana in incontri e confronti autentici, personali, immediati; non per intermediari. Se c’è un capire che si ferma alle parole senza arrivare alle conseguenze che esse implicano, parlare a viso e cuore aperti è invece segno vivente del regno di Dio. “La Chiesa si aspetta da voi frutti maturi di comunione e di impegno” – confidava Giovanni Paolo II ai religiosi.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

 

 

Vivere d’incontri

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 08 2015

In un mondo che sembra aver perso il contatto con il proprio cuore e che rischia di sperperare ogni fiducia in un gioco di monologhi, il grido più profondo è una domanda di testimoni che sappiano creare “altri luoghi” dove mettere in comune ciò che realmente si è. E con umiltà, ci si riconosca nella verità di una comunione sempre aperta all’incontro. 

Verità è vocazione al ‘noi’
Non basta certo portare un sorriso stampato sulle labbra o indossare un distintivo che recita  “penso positivo” per  dire che si è a proprio agio nel mondo reale. Solo la verità può rendere Novena__S._Teresa_G.B._2010_html_m10afab39liberi e certo non è cosa facile. Più facile invece è nascondersi dietro l’immagine di un falso io da mostrare agli altri. Ma accettare che la propria personalità profonda sia nascosta dietro il bisogno di provare qualcosa agli altri è impossibile, se prima non si scopre di essere amati per ciò che si è; se non si impara ad essere pazienti verso tutto ciò che di insoluto c’è nel proprio cuore (R. M. Rilke). Crescere nella verità che porta all’incontro autentico (con se stessi, con gli altri, con l’Altro…) in realtà è un processo molto graduale. E nel fallimento, quando si cammina nel buio perché non ci si sa più ‘incontrare’ o ci si ‘incontra’ male, l’unica certezza che sostiene davvero viene dalla fede. Ogni creatura umana – ferita e mortale, con le proprie pulsioni di potere e le proprie depressioni, nelle situazioni concrete che si trova a vivere… – è amata da Dio alla follia; e per questo è in grado di camminare verso una liberazione più grande e profonda. Fonte e via per orientarsi davvero al ‘noi’ – ripete ad ognuno Gesù – è Lui stesso; è il Vangelo, vissuto in una interiorità condivisa; anteponendo la presenza e l’ascolto all’attività; con l’obiettivo non di sapere o d’insegnare, ma d’imparare e imparare insieme…

La verità è nel noi – dice H. U. von Balthasar. È comunitaria e sta in cammino; è un farsi, un divenire, un crescere insieme; in incontri dove ci si ascolta reciprocamente come fanno i bambini che bevono la tua persona e non solo le tue parole. Incontri capaci di liberare dalla paura paralizzante che a nessuno importi niente della ‘tua’ vita.

Il mistero della vulnerabilità …
È incredibile la capacità che le persone hanno di fare il male in nome del bene… Lo testimoniano tutte le guerre che la storia ci racconta: raramente sono state combattute per odio! Basta images (1)solo la ‘mia’ verità contro la ‘tua’… ed esplodono i conflitti, a cominciare da quelli piccoli e quotidiani della vita comune! Certamente ognuno fa del suo meglio per servire Dio, come sa e può; fa del suo meglio anche per vivere. E allora da che cosa nasce quel bisogno di provare almeno a qualcuno che si è ‘capaci’? Perché ci si difende anche da attacchi che tali non sono? Perché è così difficile tentare di vivere amando appassionatamente ogni traccia di vita che Dio regala proprio ad ognuno? Certo non si può diventare fecondi negli incontri se ci si crede ‘diversi’ e migliori, se si vuol credere che il povero è all’esterno e non dentro la propria persona. Più facile in questi casi è ascoltare gli altri in modo impaziente come chi sa già tutto, sperando che l’altro finisca in fretta per prendere la parola, perché si hanno… cose più intelligenti da dire!

…e le minacce a incontri fecondi
Vengono dall’indifferenza altrui e dal proprio senso di sconfitta. In altre parole: da ‘brinate’ che calano sui sentimenti e dal ‘freddo’ dell’abitudine. A volte alla radice del cattivo comportamento, ci sono punti deboli di cui per altro nessuno è realmente colpevole dal momento che derivano da difficoltà vissute nel corso della propria storia. Se, per esempio, per motivi diversi si è vissuta la prima infanzia come poco amati, è facile che ci si ritrovi dentro la paura che alla propria persona manchi sempre qualcosa; facile anche ritrovarsi alla ricerca inconsapevole di un grembo materno protettivo e conoscere un’ansia da cui derivano a volte atteggiamenti di feroce egoismo. Anche i lamenti sono spesso paravento a una estrema povertà di cuore. Ma ci sono debolezze che, se non sono combattute, mettono in atto una dinamica del male che prolifera come erba cattiva. Il punto debole più temibile è l’orgoglio che porta a mancare di comprensione e al disprezzo degli altri, o alla tentazione di contare su se stessi ignorando Dio. Per essere veri, è necessario guardare dentro di sé. Ma se si rifiuta di ammettere tutto ciò che in sé è spezzato, forse si passerà il tempo a nascondere le cose e difficilmente si sarà liberi per essere capaci di amare. Intanto ogni parola e gesto che si stacca dalla persona, se ne va per il mondo e produrrà qualcosa: scoraggiamento? paura? forza di vivere?…

Vocazione al risveglio
explosion-of-positive-energy“Non c’è nulla di più intero di un cuore ferito” diceva un rabbi. E il cuore del cuore del Vangelo è la compassione. In un tempo di sogni sbagliati e traditi, di relazioni lacerate e opposizioni irriducibili che mettono alla prova la volontà di dialogo e di pace condivisa, non si può essere testimoni veritieri della Misericordia del Padre al di fuori di relazioni di fiducia. Gesù ha detto: Vieni. E adesso… amatevi gli uni gli altri. La comunità cristiana si nutre di fiducia ricevuta e accordata; non di amicizia né di simpatia: nasce e si sostiene con la fiducia! Ma essere testimoni della fiducia in Gesù comporta che ognuno si senta vulnerabile e che lo sia realmente perché Dio ha scelto la via della fragilità. E vita interiore, allora, forse è proprio solo questo: cominciare… e ricominciare. Del sogno di ‘comunità’ – sogno non ancora realizzato – non è concesso di stancarsi.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it