Archive for maggio, 2014

Prossimi non si nasce

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 29 2014




SCIMMIA-223x300Se si è pronti ad ascoltarsi e ad imparare gli uni dagli altri, i muri che dividono, possono essere superati.
Conoscere le dinamiche della cyber società/cultura con tutto ciò che può definire in maniera positiva lo scenario della comunicazione aiuta a reinvestire continuamente le proprie risorse. 

Socialità insocievole
Da sempre l’altro, tanto è desiderato quanto tenuto a debita distanza! Una sorta di sterilizzazione, che oggi però è potenziata per effetto e combinazione tra lo sviluppo della tecnica e l‘individualismo contemporaneo tanto radicalizzato. Un po’ tutto, nel mondo occidentale, sembra essersi ‘slegato’: le relazioni affettive, quelle politiche, persino il senso delle cose! Irrefrenabile comunque – sebbene spesso superficiale – rimane il bisogno di relazione, tanto che la Coca Cola da poco ha lanciato una nuova ‘etichetta’, in cui si possono scegliere le persone con le quali condividere la propria bottiglia di Coca! Di fatto è molto più facile per tutti pensare all’altro con categorie astratte piuttosto che come un prossimo radicato nella propria concreta biografia. La vittima dell’alluvione, quella del terremoto o di qualsiasi calamità naturale, e poi il barbone, il migrante… In fondo si tratta di esistenze tutte più o meno lontane, con le quali sono possibili solo occasionali incontri, per strada. Certamente nello stesso tempo queste sono anche esistenze inquietanti, perché costringono a porsi molti interrogativi, ma più su se stessi che su di loro. Intanto chi può tenta altre vie per soddisfare il bisogno di ‘prossimità’: sms solidali, adozione di bambini a distanza, ecc. … Solo una responsabilità astratta per non sporcarsi le mani? In verità esiste un’unica libertà che rende responsabili: quella che si confronta con la concretezza dell’esistere e si traduce in decisioni e scelte responsabili. Per parlare di prossimo occorre interrogarsi sulle proprie esperienze dirette e su come le si elabora. Questo anche per evitare gli equivoci del buonismo e dei buoni sentimenti evocabili a poco prezzo.

In un cambiamento epocale, la sfida della cultura…
Primi-Passi-Social-Network-620x465La sfida della cultura è l’unica possibile per incontri veri, quelli di cui ogni uomo ha fame, i soli capaci di produrre un benessere condiviso, il quale è la sola forma umana di benessere. Via è la formazione, che mai prescinde dal confronto. Non può esserci infatti cambiamento di cultura se non attraverso un processo di gruppo. Nella storia che stiamo vivendo le condizioni di vita dell’uomo, dal punto di vista sociale e culturale, sono state così profondamente trasformate che già la Gaudium et Spes parlava di  una nuova epoca della storia umana. Vi domina una cultura – che tende a diffondersi e pretende di imporsi dai centri di potere – la quale si fonda su massimizzazione del profitto, consumo illimitato e una crescita irrazionale, che, al di là di ogni illusione, certamente non possono divenire condizioni universali per tutta l’umanità. Per questo è urgente la sfida per una cultura energica che parta dal basso, le cui priorità siano la qualità della vita per tutti, lo sviluppo sostenibile contro quello irrazionale e l’equità contro il privilegio. Ancora per questo è urgente affrancarsi dall’abitudine di usare l’informazione come una clava, o come uno strumento che brucia il collante della fiducia che tiene insieme la società.

… e dei discepoli di Cristo
Da sempre la possibilità che l’uomo possa stabilire un rapporto personale con Dio ha prodotto cambiamenti epocali nella cultura e nella vita sociale, indicando agli uomini di tutte le latitudini la strada che porta verso il vero, il bello e il buono. Il Vangelo, quando è incarnato negli stili di vita, nelle idee e nella cultura, porta in sé una carica creativa capace di cambiare il mondo. Formarsi, proporre formazione, comprendere la componente etica dei processi che stanno trasformando il mondo intorno a noi… In tutto questo, la professione dei comunicatori e la tecnologia dei media ci permettono oggi di arrivare molto lontano e molto dentro il cuore umano, lì dove si prendono le decisioni importanti” (papa Francesco). I social media possono aiutare a crescere o a disorientare; a discernere nelle opzioni e decisioni da prendere o a confondere. Una grande e appassionante sfida insomma per chi vuole farsi discepolo di Cristo!

Cliccate e vi sarà aperto
ffdbdbgd68ieg889h7c67Il digitale ha generato nella storia del nostro tempo una nuova dimensione esistenziale, tutta da scoprire. Dalla comunicazione di massa si sta passando a quella più interattiva dei social media e della rete, dove più che trasmettere contenuti in forma impersonale, si condividono  esperienze. Certo sui social network ci si incrocia per un momento di fusione, e poi ciascuno va per la sua strada. Vi si possono condividere spiccioli di superficialità, ma anche quote dense di verità che aiutano a vincere narcisismo, intolleranza e falsità, i quali tanta cittadinanza hanno oggi fra noi. Torna così possente e affascinante la domanda sulla verità, via per ricominciare a costruire i valori che contano, fraternità universale in primis. La nascita sul web di nuove comunità/piazze di dialogo e di confronto fa ben sperare. La parabola del buon samaritano – dice papa Francesco – è anche parabola del comunicatore, perché chi comunica si fa prossimo. E se si vive in maniera autentica e leale anche le parole raccontano la verità. Allora dirsi è anche darsi e farsi prossimo, scoprire il bello e il buono che il mondo offre e vincere insieme lo scetticismo e il pessimismo che la crisi oggi dilata a dismisura.

Prossimità e lontananza da elaborare insieme
Anche nell’era digitale ognuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva con nel cuore la consapevolezza che le nuove tecnologie consentono di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture. Se nello spazio virtuale è possibile coesistere da prossimi senza darsi troppo fastidio, nello spazio concreto i prossimi s’incontrano per con-vivere e per affrontare insieme, perciò, la fatica di costruire uniti gli spazi della prossimità. Perché prossimi autentici in tutti i sensi sono quelli che co-abitano e co-operano. L’esperienza però dice che tale prossimità è difficile, precaria. E se non si nutre di realismo e di fede il contesto interiore ed esteriore 123809018-91e4133e-7f65-4678-a6e8-0ad442594104del mondo in cui si co-abita, prima o poi si aprono crepe e le persone diventano lontane, nel segno – appunto – della ‘socievolezza insocievole’. Si cerca di far fronte alle emergenze che ne derivano, ma le risorse sono ‘finite’. Solo incontrare Dio nella sua Parola, nella tenerezza della Sua presenza e nella vita può cambiare d’incanto l’approccio a se stessi e agli altri. Fa capaci di impegnarsi per imparare a leggere gli avvenimenti, prendersi carico dei conflitti e capire come realizzare nel concreto della vita, propria e di tutti, il dono di libertà e di grazia che è il vangelo. Si ricomincia da capo insomma a produrre cultura e idee che cambiano il mondo. Davvero prossimi – e quindi testimoni – non si nasce, ma si diventa. E su questa terra.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Un ‘NOI di MARCA’ in… cammino

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 16 2014


image_previewChe cosa si crede, che cosa si desidera nel nostro Paese? Il Censis assicura: non si pensa più a “sé”, ora vince il “noi”. Le scintille di speranza che vanno emergendo, fatte di responsabilità e attenzione alla relazione, riusciranno a essere un nuovo motore per il nostro futuro?

Dalla cultura dello ‘scarto’: i caduti fuori
La tentazione più sottile che possa impadronirsi di una società è quella di pensare che vivere rettamente sia inutile, rileva Bruno Forte. In realtà, nel mondo globalizzato, si riscontra ormai da qualche anno il dominio tirannico di una logica economica che esclude e a volte uccide e che ha dato inizio alla cultura dello scarto, in cui gli esclusi (…i senza lavoro, senza prospettive, senza vie d’uscita!) non sono ‘sfruttati’, ma rifiuti, ‘avanzi’ (Evangelii gaudium, 53). Da tale logica deriva quella diffusa sensazione di disgusto, che per tanti diventa tentazione di disimpegno, di qualunquismo e anche di rivolta.

… e una sfida per tutti
In mezzo a tutto questo e a dispetto di ciò che spesso appare nei media, c’è però chi, per ritrovare il senso e la passione del vivere, ha il coraggio di alzare lo sguardo all’orizzonte più ampio ed esigente del bene comune, lo cerca concretamente nei propri giorni e lo vive come il principio fondamentale del proprio agire quotidiano. Scopre così un altro modo di essere uomini e rilancia a tutti la sfida: meno cose e più cuore, perché c’è dell’altro nella vita e vale di più. Lungo le strade – un po’ ignorate oggi e un po’ dimenticate – della tenerezza, della misericordia e dell’abbraccio si può fare esperienza di una povertà che arricchisce.

Nel nostro Paese questo popolo concreto esiste, è in cammino, non fa rumore ed è in crescita! Faticosamente e coraggiosamente coglie intorno a sé i segni del disagio e non li addormenta con la rassegnazione o la pigrizia. Invece si fa ultimo in senso evangelico, per meglio risalire alle cause perverse che generano la sofferenza nell’uomo e combatterle. Guarda con gli occhi degli ‘scartati’ la direzione per un cambiamento che restauri la giustizia. Il coraggio, che è in tanti, di scegliere – e di scegliere con coscienza e onestamente – tiene in piedi l’Italia e garantisce nonostante tutto la necessaria coesione sociale.

Costruttori di una cultura dell’incontro
fondiSono singoli disposti a pagare di persona il prezzo di ogni promozione umana; sono giovani e non, che alimentano le loro piccole speranze in quella inesauribile riserva di speranza che è il Vangelo. Soprattutto sono gruppi familiari che si aiutano e si sostengono nella gestione concreta della vita quotidiana. “Reti” di famiglie, che si aprono all’avventura di rompere il guscio dei propri ‘nidi’. E lo fanno come la cosa più naturale, scoprendo la propria ‘terra’ alle radici, e insieme il reale contesto umano che la abita, le potenzialità insite in esso. Scegliendo l’essenziale, fanno del territorio che abitano il luogo dove impegnarsi a costruire relazioni di reciprocità, di condivisione e crescita comune. In fondo questa è la ‘misericordia’ in chiave familiare, che porta a vivere la santa inquietudine dell’amore e rende anche ‘audaci e pericolosi’, come chiede Papa Francesco.

Così oggi, mentre le relazioni fondamentali sembrano indebolirsi fino a sfinirsi e diventare impossibili, si mette a punto una innovativa cultura dell’incontro e un nuovo modo di essere famiglia. Una “vocazione” che, in famiglia, è anche formazione. In tale cornice anche la differenza tra generazioni non è più scontro fra opposti, ma positivo scambio di doni. A guardare loro non sembra proprio che l’istituzione familiare sia in crisi. In realtà esiste una diffusa disponibilità fra le persone a uscire dalla idolatria di se stessi e da quella della ricchezza, per prendersi cura degli altri. Ma questo sentimento reale e autentico, che fa crescere la cultura dell’attenzione e dell’incontro con gli altri, spesso resta inespresso e non si traduce in scelte concrete di solidarietà solo per pigrizia, pregiudizi, paure ingiustificate.

La rivoluzione del grembiule e i consacrati …
cropped-feet2 “Vita povera e per i poveri”: questa la sfida proposta dal Papa alle persone che nella logica del Vangelo hanno incontrato Gesù, a Lui hanno consacrato la propria vita e dietro a Lui cercano ogni giorno di farsi ultimi, in un cammino che, partendo dai poveri, va verso tutti per essere “casa” per ognuno. Senza escludere nessuno. Con gli occhi puntati sul Maestro e Signore, con la forza del silenzio e delle soste prolungate davanti al Tabernacolo, riescono ad indossare quel grembiule che salva il mondo perché introduce alla condivisione e alla comunione. Ma quanti oggi riusciranno ad ascoltare la voce di questo silenzio? Quali politici raccoglieranno il messaggio a vantaggio di tutti senza lasciare libero campo al potente di turno e ai propri interessi a scapito di quelli dei più?

Entrare nel sogno di Dio
strada-balsamoDio cerca nell’uomo qualcosa che gli assomigli. Per non costruire sul nulla perciò è indispensabile per tutti edificare la ‘casa’ delle proprie relazioni (il ‘Noi marcato Dio’ appunto!) sull’Amore che non muore, quello che certamente non si vanta dei propri meriti pensando con essi di giustificarsi, né si immerge indaffarato nelle tante cose da fare dimenticandosi dell’essenziale. Un NOI che è il regno dei cieli di cui parla Gesù, o, in altri termini, il mondo come il Padre lo sogna, dove nessun uomo è solo e dove ognuno – ostinato e creativo nell’amore – cerca e serve il ‘mondo’ per trovare Lui nell’umiltà della fede. Non è facile entrare nel Regno (cfr Mt 19, 23…) perché non è facile essere casa, dove si condividono verità e gioia (…segni sicuri dello stile di vita richiesto dal Regno!); dove il ‘bene comune’ assume il suo vero significato, che è servire la crescita di tutta la persona in ogni persona, mettendo al centro la dignità di ognuno, qualunque sia la sua storia, il colore della sua pelle, la sua cultura, il suo carattere.

Eppure uno sguardo capace di spingersi lontano e in alto, e il lasciarsi incontrare, trasformare e risvegliare da Gesù nell’inquietudine della propria ricerca sono la porta più sicura verso il mistero nascosto della vita e il sogno di Dio sull’uomo. Nell’esperienza della vita fraterna si consolida la gioia. Ed è per tutti nuova speranza.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it