Archive for gennaio, 2014

Dalla Terra fertile del silenzio…

Senza categoria | Posted by usmionline
gen 23 2014

Rivestirsi di silenzio e udire, oltre gli agitati ambiti quotidiani, la Voce interiore. Lasciarsene abitare e ritrovare se stessi. Sentirsi “a casa” con tutti e camminare insieme verso grandi orizzonti che evocano l’Infinito.

Ho conosciuto…
voce_interiore…il silenzio delle stelle e del mare, dei boschi prima che sorga il vento di primavera, … di un grande amore, … di una profonda pace dell’anima, dei vecchi carichi di saggezza,e il silenzio dei morti. Se noi che siamo vivi non sappiamo parlare di profonde esperienze, perché vi stupite che i morti non vi parlino della morte? Quando li avremo raggiunti, il loro silenzio avrà spiegazione(Edgar Lee Masters).  

La cultura moderna tende a persuaderci di poter tutto sapere e tutto dominare. Ma la nostra è una società che non sa come riposare o rilassarsi. O forse, più semplicemente, non sa come ‘essere’. Solo il silenzio custodisce il mistero del cammino che l’uomo compie nel tempo. Il Signore – suggerisce a noi, e invoca da Dio, Papa Francesco – ci dia la grazia di amare il silenzio, di cercarlo e avere un cuore custodito dalla sua nube.

108312075_4L’uomo è una unità che si cerca fra tanti suoi ’io’, dei quali però nessuno è disposto a tacere e tanto meno ad arrendersi. Fra loro la persona si ritrova come straniera a se stessa e sperimenta quanto il convivere con sconosciuti possa lacerare dentro. Senza il silenzio non può raggiungere né conservare l’unità in sé, soprattutto nel mondo competitivo e conflittuale in cui viviamo oggi, dove ognuno sembra intento più o meno consapevolmente a una lotta estenuante per dimostrare il proprio valore ed essere ‘qualcuno’. Così si è ininterrottamente indaffarati, più di quanto lo si sia mai stati in passato.

E si è immersi nell’inflazione della parola
…che facilmente porta ad alzare il volume quando si parla. E si parla sempre più spesso in modo volgare, con parole che risultano molto più vuote degli spazi che le separano e che, comunque, rivelano se stessi – e nello stesso tempo rendono gli altri – incapaci di ascolto. Su tale via la civiltà così detta della comunicazione, rischia di tornare ad essere una babelica società della confusione, mentre gran parte dell’umanità, nella mancanza di silenzio e nella superattività, si ritrova con i nervi a pezzi. Segno che impazienza e rumore non portano frutti sani. Persino le virtù già acquisite perdono la loro bellezza e diventano scadenti. Ma rimane inalterato il bisogno che ognuno si porta nel cuore di comunicare davvero, di ascoltare ciò che non è immediatamente esplicito o appena affacciato alla superficie del dire proprio e altrui. Per vivere e parlare con libertà e coscienza, è davvero necessario sapersi educare al silenzio. Forse anzi è la cosa più importante che si può insegnare e imparare per la vita in questo nostro tempo.

Ogni costruzione umana significativa…
…ha bisogno di tempo e di silenzio, nei quali è “insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione e di concentrazione sulle cose essenziali” (D. Bonhoeffer). La w-eugene-smith-two-kids-back-turned-the-walk-to-paradise-garden-1946-300x336terra del silenzio è fertile perché in essa tutto avviene secondo un ritmo più profondo di vita, che permette di recuperare se stessi e di crescere in umanità. Certo al primo impatto il silenzio può far paura perché sembra parlare di morte. Ma se si ha il coraggio di sceglierlo per sé con regolarità quotidiana, si rivela compagno discreto cui attingere per trovare le risposte che spesso si cercano invece all’esterno, negli avvenimenti della vita. Educa infatti alla vigilanza, rafforza l’attenzione a quei dettagli del vissuto che rivelano la novità del proprio quotidiano, mai banale, anche se spesso banalizzato da una diffusa superficialità. Soprattutto predispone all’ascolto profondo di se stessi, del prossimo e di Dio. Quando poi è di casa nella propria vita, allora lo si porta con sé sempre. Con lui si è meno esposti al rischio delle banalità e si è in grado di offrirlo con spontaneità… Non è più insomma solo assenza di parola: è diventato uno spazio interiore.

Così avviene che
390441_527705927244232_63056671_n…tutte le decisioni – quelle piccole e quotidiane, come pure le scelte coraggiose e radicali che cambiano il proprio orientamento di fondo – avvengono nel silenzio e parlano nel modo del silenzio. In tale terra fertile le preoccupazioni e le difficoltà nel cammino di ogni giorno diventano attesa paziente; la fatica si fa passione; e il lavoro, vissuto come missione, fa sperimentare la gioia autentica della vita.

Coglie nel segno Simone Weil quando afferma: noi da soli, non possiamo fare passi verso il cielo. Ma se guardiamo a lungo il cielo, Dio discende e ci rapisce facilmente, perché i beni più preziosi in realtà prima ancora che cercati vanno attesi.

Quando il silenzio è ‘abitazione’
Preghiera+579+R++336651_291747847521814_106043342758933_1068296_2104662824_oIl Padre ha detto in un eterno silenzio una sola parola: suo Figlio… e preferisce a tutte le parole il silenzio dell’amore (Giovanni della Croce). L’ombra e il silenzio sono i “luoghi” in cui Dio ha scelto di manifestarsi all’uomo nella storia della salvezza. È bello il silenzio quando è vissuto come spazio abitato; quando tacciono tutti gli altri rumori e si percepisce il mormorio leggero di una Presenza. Per entrare nel mistero di questa Presenza, sta’ in silenzio davanti al Signore e spera in Lui (Salmo 37,7). Gandhi insegnava che “può pregare con sincerità solo colui che è convinto di avere Dio dentro di sé”. E aggiungeva: “più passa il tempo, più mi accorgo che non riesco ad essere felice senza silenzio, senza preghiera… La preghiera mi ha salvato la vita. Senza di essa sarei pazzo da molto tempo”. Con il silenzio e la preghiera si trova il centro della propria energia per andare dove il cuore dell’uomo soffre ed essere testimoni della Parola che non passa e della vera Bellezza della vita.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Indignati… e poi?

Senza categoria | Posted by usmionline
gen 10 2014

“Servizio” –  generato dal mistero e animato da una contemplazione mai paga della realtà – è il nome nuovo della civiltà e del futuro, perché è lo stile di Dio. 

Si fa presto a dire “indignati”
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Un’opinione pubblica per molti aspetti spaventata e sbandata da una crisi di cui avverte profondità e gravità. Forze sociali un po’ sperdute e un po’ opportuniste che s’infilano nelle contraddizioni in corso, quasi giocando a fare la parte dello “scarico di responsabilità” come se ognuno non ne avesse, più o meno, di proprie! E su tutto risuona l’“Indignatevi, gente!” – richiamo continuo a un ruolo libero, indirizzato a chi non si arrende al declino. È la calda raccomandazione di Hessel, uno che ha fatto la storia invece di subire gli eventi e che è diventato poi una sorta di santo laico dei diritti civili, quelli che si conquistano con le idee e l’esempio. Certamente non con la violenza. Il suo appello alle giovani generazioni “a rivoltarsi e a impegnarsi” – pubblicato nel 2010, uscito in circa 100 nazioni e venduto in oltre 4 milioni di copie – ha dato il via alle proteste di piazza in ogni angolo nel mondo: da Atene a Istanbul e Madrid passando per Roma. Il 2013 non è stato da meno: Turchia, Brasile, Egitto, Bulgaria e ancora Roma. Dappertutto giornate cariche di protesta democratica e voglia di farsi sentire. Tanti sono nel mondo i fatti che offendono il senso di umanità e di giustizia. Ci si indigna soprattutto perché si chiedono sacrifici ai deboli e sono aggrediti i più elementari diritti sociali; perché lo sfruttamento nel lavoro (e non solo!) è penetrato nella vita quotidiana anche in occidente e troppo spesso nemmeno è riconosciuto…

All’inizio di una rivoluzione globale…
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Guardarsi intorno alla luce dei diritti universali dell’uomo è, per gli abitanti della terra che non intendono arrendersi, il punto di partenza. Gli ‘indignati’ credono sia ancora possibile rimettere al centro il lavoro, lo stato sociale, la cultura, l’istruzione, i beni comuni, la sostenibilità ambientale. Su tali temi il filo rosso della indignazione pubblica e della protesta a ondate riprende e continua. Nelle diverse piazze del mondo le anime sono separate e c’è assenza di “leader” tradizionali. Nessun coordinamento, ma slogan simili. Ruoli diversi ma parole d’ordine comuni. Eterogenesi dei fini ma stessa sensibilità … Le decisioni sono prese da una sorta di ”assemblea comune” e comunicate attraverso i social network, soprattutto Facebook, blog e Twitter. Quando poi tutta l’indignazione per le ingiustizie muove concretamente a partecipare e a stare dentro le cose per poterle cambiare, allora comincia a rendere esseri umani. Ma è sotto gli occhi di tutti quanto la complessità, nel nostro mondo globalizzato, rende difficile ai singoli individuare gli ‘oggetti’ della propria indignazione. È più facile nascondersi dietro pensieri come “ma che ci posso fare io”, “le cose vanno così”, “sono più grandi di me”… E continuare a trascinarsi a suon di lamentele e rassegnazione… Tirando insomma a campare, fra l’indifferenza dei più e il mantenimento dello status quo di pochi. Eppure l’indignazione rivela il primo passo per un vero risveglio delle coscienze. C. M. Martini con sapienza lo aveva già intuito: siamo ad una svolta della civiltà occidentale e di quella mondiale. L’avvenire sarà nella chiarezza delle coscienze.

… e di una nuova svolta nella storia
Tutto ciò che migliora l’uomo in forma permanente, in realtà passa per la convinzione interiore e per la coscienza, che si propaga per ‘contagio’. Per questo si può affermare La+terra+promessa+3821che il futuro del mondo è nella interiorità. Sempre più affidato alle informazioni e alla buona gestione delle informazioni.

Un tempo si poteva pensare di guidare le masse con slogan generici; si riusciva anche a tenerle sottomesse con imposizioni esteriori di figure ‘divine’ o con il paternalismo spesso dispotico di governi a cui si finiva per delegare ogni decisione… Ma la gente, in situazioni al limite fra disastri e possibilità, disposta finalmente a pagare di persona, si è ribellata a ciò che veniva imposto. E sistemi politici, che pure duravano da decenni, sono crollati.

Oggi si tratta di costruire una massa critica, che sia soggetto pensante di una faticosa democrazia, in cui il conflitto non sia lo scontro di fazioni opposte, ma la dialogante contrapposizione di idee e di proposte diverse. Il cittadino è indignato di fronte ad uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. Ma indignarsi non basta. Obiettivo primario è promuovere una democrazia partecipativa che restituisca dignità e valore all’azione politica; che metta il cittadino, e non l’economia, al centro del dibattito. Lungo tale cammino e nel superamento di gravi contraddizioni fra alti e bassi della storia, nasce e si realizza quel pensiero positivo, che fa emergere società migliori

Nei meandri del cuore umano
Oggi la vita civile, sociale e politica del nostro Paese sembra stagnare in acque basse … Ma l’odio non serve, porta a vie senza uscite, perché chi vive solo per sé muore DSC01797(Ronchi). Riusciranno gli indignati presenti a ondate nella storia di questo nostro tempo – pur con le loro mancanze, ritardi, limiti, peccati… – a provocare, scuotere, rimettere in cammino la nostra società divisa e frammentata, caratterizzata da relazioni fragili, conflittuali, competitive, consumistiche? Soprattutto sapranno rendere visibile nel mondo una comunità coerente con il messaggio che annuncia, concretamente orientata a costruire una rete di relazioni gratuite e disinteressate, capace di perdono, accoglienza, reciproca accettazione? Tale disponibilità richiede di voler tornare quotidianamente alla verità di se stessi, mai acquisita in modo definitivo; chiede di rinunciare a farsi misura di tutto. Saremo capaci di riconoscere che ognuno è nato per andare oltre i limiti delle proprie comodità e imparare ad amare di più? Ne sarà segno sicuro il desiderio di condividere, quel bisogno maturo che sa di scambio, reciprocità e parità e che è profumo di rapporti autentici.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it