Archive for aprile, 2013

Persi nella nebbia

Senza categoria | Posted by usmionline
apr 29 2013

nebbia_in_campaniaAlla nostra società non mancano solo adulti nella fede. Mancano adulti tout court. Che cosa produce un sentimento di vita che rifiuta, nei modi più impensati, l’invecchiamento e i segni che l’accompagnano? O che costringe al silenzio l’esperienza della morte?

Giovani ‘sconnessi’…
In una sorta di nebbia che sembra dominare su tutto, ciò che fino a qualche anno fa significava maturità si sta disgregando. I contorni si confondono e si neutralizzano. I giovani “passeggiano per le strade con l’orecchio otturato dalla cuffia delle loro musiche” (card. Ravasi), che li segnala ‘sconnessi’ dall’insopportabile complessità sociale, politica e religiosa creata dagli adulti. In un certo senso i ragazzi calano una visiera per autoescludersi dalla corruzione e dall’incoerenza che li ha ridotti al precariato, alla disoccupazione e alla marginalità.

Nello stesso tempo una strana febbre ha colpito il mondo degli adulti che li rende incapaci di riconoscere lo specifico umano dell’essere al mondo. Immersi nella cultura dell’adesso e affidati all’esperienza del momento, essi sembrano amare più la giovinezza che i giovani, finendo spesso per spendere la vita aggrappandosi al … nulla!

…e adulti ‘scomparsi’
Secondo il sociologo della modernità liquida Zygmunt Bauman, la generazione nata tra il 1946 e il 1980 ha progressivamente riscritto il sentimento della vita compiendo una vera e propria rivoluzione tra le età nell’immaginario collettivo. È nato così – e si è subito diffuso – un modello di società a “responsabilità zero”. Entrati con la vita in questo modello, gli adulti si sono persi nella stessa nebbia dei più giovani, senza più distinzione generazionale. Non è eccessivo parlare – come fa Marcel Gauchet, famoso storico francese – “di una liquidazione dell’età adulta”. Certo è difficile per tutti crescere in un mondo che non ammette i segni della vecchiaia, che sembra apprezzare solo la giovinezza e ciò che farmaceuticamente e chirurgicamente le rassomiglia; che spende capitali per ricerche e scelte ‘anti-age’, interventi estetici, tinte per capelli, creme…; chiama ‘divertimento’ stili di vita “bunga bunga”; si fa guidare da manie dietetiche e vede crescere il numero dei forzati della palestra… Questa cosa certo non vale per tutti, ma l’andamento generale va proprio in tale direzione. “Gli adulti stanno male – spiega U. Galimberti – perché, anche se non se ne rendono conto, non vogliono diventare adulti”.

Pensare in tempi oscuri”
HackerGod-228x300Ci siamo abituati a rinnegare la fragilità, che perciò è stata censurata dal tempo e nel tempo. Il fenomeno ha avuto il massimo successo negli ultimi quarant’anni. Ma il tempo concesso ad ognuno per compiere il cerchio della propria esistenza è consapevolezza della fragilità che conduce alla fine. Consapevolezza che versa un meraviglioso significato dentro ogni momento che precede la fine, rendendo così grandiosi gli aspetti più banali dell’esistenza. La grande cultura ci ha sempre detto che l’uomo diventa autentico solo se accetta la morte. Zygmunt Bauman nel nostro tempo lo ribadisce: ciò che dà senso ai nostri giorni è proprio la consapevolezza della mortalità. Ma la morte oggi è stata zittita, negata, tanto che non siamo più in grado di pensarla e, tanto meno, di ascoltarla o di dirla. Così, non avendo più parola – come afferma Luciano Manicardi –  la morte ha cessato di insegnare e di indicare simboli e chiavi per interpretare la realtà. E dentro la nebbia che ne consegue, facilmente ci ritroviamo tutti nervosi, scontrosi, infelici e tristi!

Adulti ‘compiuti’
Capita sempre più spesso di assistere, soprattutto in politica, a una lotta tra vecchi e giovani e, comunque, sembra essere venuta a mancare nel nostro tempo quella salutare dialettica che porta a darsi regole condivise. Nelle famiglie occidentali si cerca di risparmiare ai piccoli ogni fatica e dolore, quando poi non ci si conforma ai criteri e ai comportamenti dei figli, per ottenere la loro approvazione. Ma pare che non ci sia nulla di più traumatico del non aver mai avuto dei traumi; e nulla di più pesante del legame con un genitore che pretende che tu gli voglia bene per il bene che lui ti vuole. Ad un adulto certo non si chiede di rappresentare l’ideale di una vita compiuta, né di incarnare nessun modello di perfezione, ma solo di assumersi responsabilmente il peso della propria parola e dei propri atti, di riconciliarsi con la verità della vita In_viaggio_Con_I_nonnie della vocazione umana. In fondo è questo che può salvare dalla solitudine e dall’abbandono e questo bisognerebbe poter ricostruire individualmente e collettivamente.

L’equilibrio tra egoismi non ha mai portato a una collettività forte, coesa e sicura di sé, poiché lo specifico umano dell’essere al mondo è altro. È volersi bene per quello che si è e riuscire a fare propri i sentimenti che l’altro vicino a noi vive; è lasciarsi toccare e segnare dal grido di chi ci è compagno di viaggio nel tempo; è amare la vita, nonostante la morte. Ma come è possibile accostarsi a questo limite, senza una promessa di Vita, senza una Luce che dia chiarore al fondo senza fondo che è il morire?

Spiragli di luce nella nebbia  
Affaticati dalla vita come singoli e come comunità per gli uomini del nostro tempo è urgente rimettere in cammino la propria fede cominciando a distogliere l’attenzione da se stessi. Il cristiano sa per esperienza che custodire con amore il vangelo del Signore Gesù è l’inizio dell’incontro con Lui. Parola conservata nel cuore come un seme. Seme non pianta. Seme da coltivare con la propria libertà perché germogli e orienti a vivere la verità di ciò che si è di fronte a Lui e a se stessi. Un’esperienza di grazia e di vita che traccia una adi6ggstoria. Un modello autorevole per le generazioni più giovani, i quali altro compito non hanno se non quello di diventare adulti.

Certo i giovani oggi sono diversi. Ma la loro ‘diversità’ contiene già semi sorprendenti di fecondità e autenticità che parlano a chi vuole vedere e ascoltare: tanti di loro fanno la scelta del volontariato, nutrono in sé (e la esprimono in gruppo!) la passione per la musica, lo sport, l’amicizia… Tutti modi per dirci che l’uomo non vive di solo pane. Possiedono una loro originale spiritualità, sincerità, libertà nascoste sotto la coltre di un’apparente indifferenza… Certo hanno bisogno di adulti che sanno crescere con loro in prospettiva di scomparire. Il mistero che è la vita di tutti è venato anche da ferite, da ombre, da lotte. Ma che cosa possiamo in verità comunicare agli altri e poi lasciare in preziosa eredità? Forse solo le nostre ferite, le sconfitte, i desideri. In una parola: ciò che ci manca e che ci tiene in movimento verso la Luce.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Impasti di ombra e di Luce

Senza categoria | Posted by usmionline
apr 19 2013

 

Quando l’incontro con il male di vivere – e con le emozioni, i sentimenti e le idee che lo accompagnano – diventa esercizio di salute mentale ed esperienza di senso e di Gioia…

La persona folle, ‘diversa’ e disturbante…
a11La follia è una condizione umana. In noi essa esiste ed è presente come lo è la ragione…Il malato non è solamente un malato, ma un uomo con tutte le sue necessità. Lo affermava  Franco Basaglia, principale elaboratore della legge 180 del 1978, che chiuse in Italia i manicomi, tanto imparentati con degrado, violenza, abbandono, isolamento e spersonalizzazione. Una legge bellissima la sua, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale, eppure a tutt’oggi, inattuata e molto ignorata. L’utopia di Basaglia era che su tutto il territorio nazionale fossero creati servizi di salute mentale organizzati come residenze comunitarie, con la partecipazione di educatori, medici, accompagnatori. L’obiettivo: rendere “umane” le relazioni tra le persone, recuperare il rapporto dei malati con il mondo, alleggerire la fatica delle famiglie, dimostrare a tutti che l’indifferenza e la paura della ‘diversità’ – anche mentale – si può vincere.

…e l’insano della persona sana
Tutti conosciamo per esperienza che le crisi e il disagio mentale non sono insoliti per nessuno, troppe-diagnosi-e-abuso-di-farmaci-siamo-tutti-malati-di-mente_1726anzi. Prima o poi ognuno si ritrova in qualche ‘crepaccio’ a gridare: “Salvami da quest’ora”. Una vita debole e turbata, che forse non vogliamo vedere e riconoscere, si esprime in ansia e depressione. Sempre più numerose sono le persone annodate in grovigli di rapporti sbagliati, perse in un nodo di solitudine e di pena.

Certo di fronte alle difficoltà della vita non tutti reagiamo allo stesso modo e, se tutti siamo esposti alla sofferenza, solo alcuni sviluppano un disturbo psichico grave. I più purtroppo non sanno o non vogliono reagire ai propri malesseri: si limitano a trascinare i loro giorni senza gioia e si perdono in qualche forma di disagio minore. Scritti scientifici e servizi giornalistici raccontano che oggi la parola ‘depressione’, usata nell’accezione sommaria e abusata di malattia mentale, sembra essere diventata contenitore e nello stesso tempo spiegazione di ogni condizione. Si riducono a depressione, infatti tristezze e affanni, stanchezze e rancori, frustrazioni e delusioni… in un percorso che puntualmente si conclude con la prescrizione di ansiolitici e antidepressivi. Abituati come si è a valutare tutto, tutti e anche se stessi in base all’apparenza e all’efficienza, facilmente si finisce per oscillare tra l’esaltazione di sé e la cupa depressione che cresce nel senso di vuoto dell’anima. Un numero sempre crescente di persone si rivolge allo psicoterapeuta per poter affrontare l’insufficiente senso della propria vita.

Risvolti dolorosi di vite “al limite”
Cresce a dismisura anche il numero di coloro che compiono atti di violenza contro se stessi o psicofarmaltri, che ricorrono a sostanze illecite pur di provare gratificazioni facili e forti emozioni. C’è chi arriva a compiacersi di insulse bravate e prevaricazioni… “Cose da pazzi”, reagisce la gente di fronte all’esplosione di gesti estremi di devianza. E qualcuno, spingendosi ad evocare un’epidemia di “follia” collettiva nel nostro oggi, quasi per salvare se stesso rimpiange persino il tempo in cui esistevano i ‘manicomi’ dove rinchiudere e isolare chi è ‘fuori di testa’. Intanto l’assistenza a chi è afflitto da gravi disturbi mentali, oggi è passata di fatto dallo Stato direttamente ai familiari. La quantità dei servizi erogati infatti è presente sul territorio a macchia di leopardo e comunque la qualità dell’assistenza spesso ripropone con altro nome la stessa logica manicomiale. Un elemento risulta assente da tutto questo: la elaborazione reale e concreta della sofferenza propria e altrui. Ma nessun male può essere dissolto solo chiudendo il discorso con una sbrigativa etichetta di ‘matto’ e la cura è vera se si orienta sullo sviluppo e valorizzazione della persona.

Dove abita il Sole
In realtà la follia fa parte delle possibilità e della “normalità” delle vicende umane per chi è alle prese con la fatica di vivere. Siamo un impasto di normalità e di follia e dove c’è più ombra c’è papavero_e_luceanche più luce. Ma lo si può scoprire solo se si lavora sui propri problemi, pazzie, limiti… Su questa via si diventa anche capaci di affrontare i problemi di altri; di conoscere che nella sofferenza si nasconde il mistero di Dio che sembra allontanarsi e che in realtà continua la sua presenza in ogni situazione.

Si tratta di fermarsi per scegliere la strada da prendere agli incroci che si incontrano lungo il percorso. La sofferenza può condurre al di là del proprio io piccolo e limitato e allenare a chiarirsi le idee; a domandarsi se davvero vale la pena usare il tempo in un certo modo, mentre la vita diventa sempre più breve. Ma non è facile ammettere il proprio turbamento, liberarsi di sé, ascoltare la coscienza e – per il credente – scegliere fra il proprio io e Dio, lasciando in definitiva a Lui l’ultima parola e il dono della gioia. Perché allora e soltanto allora, mettendosi sotto lo Sguardo che conta infinitamente più di ogni cosa, dal proprio turbamento può nascere l’abbandono nelle braccia del Padre e l’apertura alla vita e al prossimo.

Non di soli farmaci
La ‘depressione’ va accolta in una indispensabile autocoscienza, se realmente se ne vuole uscire. In genere essa rappresenta, infatti, solo il segnale doloroso che qualcosa nella propria vita, nel rapporto con se stessi e con gli altri non sta andando come dovrebbe e per questo ci si sta … spegnendo. Gli psicofarmaci si limitano a nascondere i sintomi del problema. Necessari e utilissimi perciò in alcune situazioni – soprattutto se associati alla psicoterapia – nella maggior parte dei casi gli psicofarmaci, per i loro effetti collaterali, sono discutibili. Qualificati ricercatori indipendenti dalle industrie farmaceutiche hanno acquisito che essi non agiscono solo sulla psiche, ma condizionano l’attività cardiaca e respiratoria, alterano in modo significativo il ciclo sonno/veglia, l’appetito … Costringono insomma nel patologico sentimenti ed emozioni. Da soli certamente non bastano a dare rispetto e significato alla persona.

La relazione: farmaco giusto e necessario
In realtà la cura che le singole persone cercano spontaneamente per i propri malesseri è un rapporto d’amore gratuito: quello di cui si può fare esperienza in un gruppo/comunità che non espelle chi soffre, ma si impegna a capire e riconoscere senso e dignità a ogni storia. Comincia così per ognuno un’avventura nella quale è necessario di volta in volta scegliere che cosa fare e che cosa dire, persona per persona. Questo attiva e permette di condividere contesti positivi e autorigeneranti. “Piccole” cose poi si richiedono ogni giorno: il coraggio di contenere le proprie ragioni (star bene, pensare normalmente e futilmente, evadere dalle situazioni …); uscire dal timthumbpregiudizio e, onestamente, riconoscere in sé la stessa umanità dell’altro; accogliere con umiltà l’occasione per vedersi e riconoscersi nella sua fragilità, paure e vulnerabilità. Serve insomma essere persone impegnate a gestire ed elaborare la sofferenza propria insieme a quella di chi ci vive accanto. Non per niente il volontariato per certi aspetti è oggi l’unica realtà forte, nel momento in cui offre se stesso all’incontro con i bisogni e i problemi sociali. Questa è anche la vera politica. L’incontro con il “male di vivere” dentro e fuori di noi può allora diventare realmente un esercizio quotidiano di salute mentale, in tutti i sensi e per tutti.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Twitto o non twitto?

Società | Posted by usmionline
apr 09 2013

Internet rispecchia e  mostra ciò che sta dentro di noi. Abitare con autenticità e competenza il continente digitale è oggi necessità inderogabile.

Nomadi digitali …

twitto1La Rete delle reti, luogo senza centro, disegnato anarchicamente e continuamente ridisegnato,  è l’unica vera e inarrestabile novità del terzo Millennio, contrassegnato dalla più epocale crisi della relazione interpersonale. La ‘generazione y’ – i nati tra gli anni ’80 e il Duemila –  cresciuta a pane, internet e dispositivi mobili, trascorre la “vita sociale” più in compagnia delle nuove tecnologie che con altri esseri in carne e ossa. Secondo il Rapporto Cisco 2012, gli oggetti più desiderati e considerati indispensabili a ogni latitudine sono: computer, portatile e cellulare smart, ‘vissuti’ ormai come la propria estensione corporea. I teenagers iniziano la  giornata controllando sms, posta elettronica e social media. Se non possono connettersi si sentono persi e ansiosi. twitto2Ma non si tratta di una ‘urgenza’ solo generazionale. Sono centinaia di milioni le persone che condividono in Facebook, Twitter, You Tube – le reti più “social” – la propria vita, minuto per minuto, realizzando ciò che viene definito ‘intimità digitale’. È come se tutti scrivessero nello stesso tempo e sullo stesso foglio di carta a più mani, creando, scambiando, completando notizie e idee. Quasi un blog collettivo aggiornato in… presa diretta. E, anche se  due utenti su tre account non twittano nulla, tutti insieme alimentano continui ‘cinguettii’ di 140 caratteri l’uno. In tal modo – chiarisce Josh Rose – Internet non ci sottrae la nostra umanità: la rispecchia. Non s’insinua dentro di noi: ci mostra ciò che sta dentro di noi.

… con voglia di vita vissuta e condivisa

Twitter, Facebook, Google e tutti i cosiddetti social network incarnano una utopia che è propria di ogni persona a prescindere dall’età. Per dirla con un’espressione di Antonio Spadaro, l’utopia di poter stare sempre vicini alle persone a cui teniamo in un modo o nell’altro, e di conoscerne altre che siano compatibili con noi; di poter nutrire interessi comuni, condividere pensieri, conoscenze, pezzi di vita… Può sorprendere che si cerchi nella realtà virtuale quello che spesso non è possibile trovare nella realtà-realtà. Ma vivere on-line rende straordinariamente facile ‘entrare’ in un rapporto e allo stesso modo agevola una possibile ‘uscita di sicurezza’ dal rapporto stesso quando lo si avverte liso e consumato. In ogni caso è sufficiente un clik.

Così – mentre i frequentatori abituali del web sono convinti che la propria credibilità cresca in proporzione al numero di “amici” vantati sul sito e, al contrario, i non frequentatori ritengono che i veri amici si contano solo sulle dita di una mano – rimane prepotente e vitale nel cuore di ognuno il bisogno di incontro con l’altro nell’autenticità.

Intanto il nostro tempo sembra aver bruciato gli spazi della riflessione e ridotto all’insignificanza quelli della comunicazione e inaridito il sentimento attraverso il quale sapere cos’è il bene e cos’è il male (U. Galimberti). Questo a partire dalla famiglia e dalla vita in comunità.

Nel deserto della comunicazione emotiva…

twitto3Il fatto è che, se il mondo emotivo vive dentro di noi come un ospite sconosciuto, è difficile pensare di riuscire a comunicare, o anche solo di poter governare la propria vita senza una adeguata conoscenza di sé. Così il vuoto di comunicazione manifesta i suoi primi segni nella svogliatezza della persona, nell’indolenza, nella ribellione … Nei casi più gravi la rassegnazione depressiva prende il posto delle parole che non abbiamo saputo scambiare con gli altri e nemmeno con noi stessi. L’umanità, che soprattutto oggi è alla ricerca spasmodica di un’identità, ha più che mai bisogno di uomini/donne capaci di relazione.

 … relazioni mancate

Nella loro realtà quotidiana gli adulti spesso, invece di arginare le inquietudini dei figli, tendono a rispecchiarle. Pensano di comunicare con loro e con il mondo intorno perché trasmettono dei messaggi. Ma se manca l’apertura interiore che consente alle parole dell’altro di risuonare dentro di noi rimettendoci in questione; se riteniamo che la sola cosa importante sia quella che ‘noi’ abbiamo in mente e che vogliamo dire e non ciò che l’altro sta cercando forse disperatamente di farci comprendere, allora trasmettere non è comunicare, né educare.

La carenza di ascolto spinge i giovani a riversare la propria identità su internet, dove qualcuno a volte fa l’esperienza di quel bullismo che oggi si colora anche di tecnologia. Mancanza di sicurezza, bisogno di essere accettati, confusione di identità…? Di fatto aumentano i gesti estremi di adolescenti, turbati da un linciaggio effettuato contro di loro via Facebook.

Il problema urgente dunque è imparare ad abitare – e ad abitare con autenticità – i tecnomondi oggi disponibili, senza rinunciare all’autenticità delle relazioni interpersonali, le sole capaci di generare  – con fecondità e senza scolorirlo – l’annuncio del Vangelo. Un gran lavoro da fare insomma nell’educarsi e nell’educare per essere all’altezza di questo nostro tempo.

Va’ dove ti porta il … web!?!

twitto4Se è vero che le tecnologie non portano automaticamente a un cambiamento per il meglio, il web rende le persone, che sono attente a ‘vedere e sentire’, più aperte alle opinioni degli altri, più sensibili e tolleranti.

Così per esempio in Islanda gli strumenti tecnologici, per la prima volta, sono stati messi al servizio del bene comune, per un governo più partecipativo e rappresentativo: una vera e propria rivoluzione nell’ambito di una moderna democrazia europea. La bozza della nuova Costituzione, stilata dall’Assemblea Costituente, è stata pubblicata nei social network Facebook e Twitter, per poi essere rielaborata secondo i consigli e le proposte dei cittadini e sottoposta nuovamente alla  valutazione di questi con scadenza settimanale. Non solo, ma ogni cittadino era libero di intervenire, proporre riforme e discussioni attraverso forum, videoconferenze, e assemblee che potevano essere seguite in tempo reale. Il risultato? La bozza costituzionale esprime realmente i desideri dei cittadini. Non a caso tra i diritti fondamentali inseriti in essa figura quello a un “ambiente salubre e ad una natura incontaminata”. È la dimostrazione che anche i tweet che portano buone comunicazioni positive, come semi del Vangelo nel nostro tempo, possono portare frutto e moltiplicarsi per trenta, sessanta e cento … Così come è per il credente: ascoltare la Parola al mattino e portarla nella mente e nel cuore sostiene il cammino di un giorno e anche di una vita.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

 

Mp3 interventi assemblea

ASSEMBLEA NAZIONALE 2013 | Posted by usmionline
apr 07 2013

Disponibili online le relazioni in formato mp3:

» Dott. Vito Mancuso

» M. Teresa

» Madre Ballarin

» M. Regina

» P. Rupnik – I parte

» P. Rupnik – II parte

» P. Prezzi

» Sr. Loparco

CRONACA DI UN GIORNO SPECIALE

ASSEMBLEA NAZIONALE 2013 | Posted by usmionline
apr 06 2013

 

Per le superiore maggiori e le consorelle che hanno potuto partecipare,sabato 6 aprile è stato veramente un giorno di festa che resterà nella memoria per sempre!

L’appuntamento è alle ore 9,00 presso l’obelisco di piazza San Pietro. Si entra nella basilica insieme passando per la porta centrale: uno spettacolo che alcuni turisti fissano con fotografie e filmati – vedere tante religiose insieme è abbastanza raro! – e ci si dirige presso l’altare della cattedra dove un’ora più tardi inizia la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinal Prefetto CIVCSVA Mons. João Braz de Aviz.

 Il presule, dando inizio all’omelia ringrazia la presidente uscente suor Viviana Ballarin e porge gli auguri alla neo-eletta madre Maria Regina Cesarato, prosegue poi affermando che le superiore maggiori sono chiamate ad esercitare l’autorità come servizio ed esorta soprattutto a vivere la spiritualità di comunione a tutti i livelli. Invita infine alla preghiera e al dono di noi stesse per essere sempre più autentiche spose di Cristo.

·La celebrazione, nella solennità della liturgia, nell’armonia dei canti, nello splendore della bellezza artistica della basilica, viene vissuta da tutte le presenti come il momento più alto del nostro incontro e ci fa pregustare la gioia del Paradiso! Grazie Signore, per questo immenso dono!

 Nel pomeriggio già ben prima dell’orario previsto, ci ritroviamo all’ingresso dell’Auditorium Conciliazione poi prendiamo posto per assistere allo spettacolo “USMI tra storia e profezia”. L’ouverture viene data da suor Fiorella Schermidoni con il coro delle Suore Pie Discepole del Divin Maestro e il canto “Sognare si può”, l’inno del giubileo. Prosegue poi con canti, danze, recitazioni, momenti di contemplazione meditativa e testimonianze che trascinano tutta l’assemblea in un crescendo di entusiasmo fino al canto conclusivo: “Resta qui con noi”. Tre ore di spettacolo che hanno fatto vibrare le corde più profonde del nostro cuore per lodare e benedire Dio nella gratitudine del dono di appartenergli.

Davvero “sognare si può” e “sognare si deve” come ha concluso la nostra Presidente, per un futuro di speranza!

Madre Orsola Bertolotto
Superiora generale Murialdine
Consigliera USMI nazionale

TERZA GIORNATA ASSEMBLEA USMI – ELEZIONE PRESIDENTE E VICE-PRESIDENTE

ASSEMBLEA NAZIONALE 2013 | Posted by usmionline
apr 05 2013

 

Venerdì 5 aprile 2013.

L’importante giorno delle elezioni inizia con la celebrazione eucaristica presieduta da S. Ecc. Mons. Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Italia e alle 9,30 padre Aitor Jimenez, religioso claretiamo, teologo e canonista, introduce la fase delle elezioni con competenza e chiarezza.

Si passa poi alle votazioni il cui risultato è il seguente: viene eletta Presidente Nazionale USMI per il quinquennio 2013-2018 Madre Regina Cesarato (Pie Discepole del Divin Maestro) e Vice Presidente USMI Madre Marta Finotelli (Suore di Gesù Buon Pastore). I fiori offerti alle elette e alla Madre Viviana Ballarin, presidente uscente, sono il segno della festa e della gratitudine verso coloro che hanno dato la loro disponibilità per questo prezioso servizio alla vita religiosa che è in Italia. Il canto del Magnificat esprime la gioia dell’assemblea che esulta nel Signore!

Nel pomeriggio alle ore 15,00 inizia la tavola rotonda sul tema: “Vita religiosa tra memoria e profezia: nel cammino delle congregazioni, nel cammino della Chiesa, nel contesto storico sociale”. I tre temi vengono affrontati rispettivamente da p. Lorenzo Prezzi, suor Grazia Loparco e dal dott. Vito Mancuso. Moderatrice della tavola rotonda è suor Giuseppina Alberghina.

P. Lorenzo Prezzi partendo dalla domanda: “A cosa serve l’USMI?” parla di gratuità e dono come fondamento della vocazione religiosa e all’interrogativo: “cosa sarebbe la vita religiosa senza l’USMI?” risponde affermando che certamente sarebbe molto impoverita perché la collaborazione in questi cinquant’anni di Unione è stata preziosa per creare una mentalità di comunione e corresponsabilità. Sono migliaia le suore che hanno usufruito della formazione a vari livelli e delle competenze dei diversi Uffici dell’USMI.

Il relatore ha poi ricordato il lungo elenco di professionisti, di teologi, di persone chiamate a parlare nelle annuali assemblee rilevando come i temi trattati siano stati di grande interesse e anche “coraggiosi”. Inoltre l’USMI ha diffuso capillarmente la teologia della Vita consacrata.

P. Prezzi conclude con la testimonianza di Papa Benedetto XVI che ha deciso di dedicare il suo ultimo periodo di vita alla contemplazione nel silenzio di un monastero e di Papa Francesco, gesuita, esperto di vita religiosa apostolica: questo certamente non sarà indifferente per il nostro futuro!

Suor Grazia Loparco ha detto tra l’altro: “Consideriamo il tema nel vissuto documentabile delle congregazioni di cui possiamo chiederci quale sia l’incidenza nella Chiesa. Il primo livello di esplorazione è la vita quotidiana in cui le religiose esprimono la concreta e multiforme missione della Chiesa. Un altro è quello giuridico: a motivo delle esigenze della carità concreta la vita religiosa ha superato schemi e paradigmi assodati per aprirsi a nuovi orizzonti. Come istituzione ecclesiale, a livello di rapporto con le diverse società, culture e sistemi politici, si può constatare che la vita religiosa si è inserita bene mantenendo la propria identità con una grande adattabilità alle contingenze…”.

Il dott. Vito Mancuso trattando del “contesto storico-sociale” ha affermato che il mondo di oggi ha un enorme bisogno della vita religiosa e portando la frase di Saint-Exupéry: “Nulla manca tranne il nodo d’oro che tiene insieme tutte le cose” ha ricordato che questo “nodo d’oro” è proprio la religione. La vita religiosa è un’esistenza dedicata al primato del “nodo d’oro (certamente invisibile) che tiene insieme tutte le cose. Ha poi continuato la sua riflessione facendo notare come è venuta meno la tradizione perché il presente dei singoli è più forte del passato della tradizione. Fenomeno del tutto nuovo, mai avvenuto nei secoli precedenti. Il senso di vuoto nelle democrazie occidentali mostrano una grave mancanza di libertà e di solidarietà ed oggi l’incidenza della vita religiosa nella società si gioca sulla capacità di essere dalla parte di un nuovo ordine di rapporti umani. Occorre passare dal principio di autorità al principio di autenticità. Il nodo decisivo, ha detto tra l’altro il relatore, è tra obbedienza e libertà. La vita di fede in effetti è “obbedienza” (ascoltare), inoltre “resistenza e resa” sono ambedue necessarie.

Al termine della tavola rotonda, un breve intervallo e poi la magistrale conclusione di suor Nicla Spezzati, osservatrice attenta dei tre giorni di assemblea.

Riportiamo alcuni passaggi.

“Stanno nascendo cammini nuovi di speranza, adatti al momento storico che stiamo vivendo. Lo Spirito rinnova la sua Chiesa e fa nuove tutte le cose. È necessario però assecondare l’azione dello Spirito che chiede il coraggio della conversione ecclesiale e un cammino comunionale”.

Suor Nicla consegna poi all’assemblea tre parole che possono accompagnare il cammino della vita consacrata verso il futuro: “1. Ascoltare; 2. Custodire le tende della speranza; 3. Condividere la grazia dell’unità”. Occorre fare della Chiesa la casa della comunione, vivere la “spiritualità di comunione” come capacità di apprezzare il diverso, come collaborazione tra Istituti, per manifestare la bellezza del vangelo, per essere “sale e luce del mondo”.

Invochiamo quindi la grazia dell’unità perché questa porta la presenza del Signore risorto nelle nostre comunità. La comunione apre al futuro della vita consacrata.

Il saluto finale di madre Viviana Ballarin conclude l’assemblea con i tre sentimenti da lei espressi: gioia, gratitudine, speranza!

E così è stato davvero per tutte le partecipanti. A Dio il nostro GRAZIE.

Madre Orsola Bertolotto
Superiora generale Murialdine
Consigliera USMI nazionale

SECONDA GIORNATA ASSEMBLEA USMI

ASSEMBLEA NAZIONALE 2013 | Posted by usmionline
apr 04 2013

Giovedì 4 aprile 2013

La giornata della nostra assemblea inizia con la preghiera e alle ore 9,15 Fratel Enzo Biemmi, religioso della Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia, presenta magistralmente il tema: “Dalla conversione alla testimonianza. La vita religiosa come luogo di evangelizzazione nuova”.

Partendo dalla premessa che stiamo vivendo un tempo di grazia molto particolare, fratel Enzo ci ha ricordato che non si può parlare di evangelizzazione nuova se non dentro una Chiesa nuova ed ha fatto memoria delle “tre conversioni” che si possono percepire nell’ultimo Sinodo dei Vescovi: “il superamento di un approccio solo esterno o funzionale; il superamento di una prospettiva soggettiva individuale e il superamento di una prospettiva unidirezionale”.

Papa Benedetto XVI proprio nel Sinodo aveva detto che “non si tratta di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa, ma di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità portando la fede alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità è convenzione e abitudine”.

Fratel Enzo prosegue poi riportando il messaggio del Sinodo, n. 5 che afferma:  “per poter evangelizzare il mondo la Chiesa deve porsi anzitutto in ascolto della Parola, quindi l’invito ad evangelizzare si traduce in un appello alla conversione alla potenza di Cristo che solo è capace di fare nuove tutte le cose”. Occorre ritornare alle radici della Chiesa, al coraggio di annunciare Cristo in uno stile di vita che sia testimonianza. La conversione “soggettiva” deve anche coraggiosamente diventare “riforma strutturale”.

Continuando la riflessione il relatore fa notare che il Sinodo definisce la famiglia e la vita consacrata come “luoghi” della nuova evangelizzazione perché sono “spazi per l’esperienza del vangelo”. In particolare le nostre comunità sono chiamate a “custodire un’assenza (vegliare sui ritmi di vita perché quando prevalgono le attività si trascurano le relazioni), segnare una differenza (stile di vita sobrio che privilegia i mezzi poveri), mostrare una promessa (la fraternità di vita all’interno delle nostre comunità multietniche e multinazionali)”.

Infine presenta la nuova evangelizzazione come “stile di vita” che comprendere il saper “vedere Dio in tutte le cose, amare e fare dell’annuncio del vangelo il più grande dono”. Termina poi dando rilievo alla testimonianza di umiltà, semplicità e povertà di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco.

La celebrazione eucaristica alle ore 12,00 è stata presieduta da padre Luigi Gaetani, ocd, presidente CISM.

Nel pomeriggio abbiamo ascoltato con attenzione madre Teresa Simionato, superiora generale delle suore Maestre di santa Dorotea, che ha trattato il tema: “Il servizio dell’autorità nella dinamica della vita cristiana. La pastorale del governo in una congregazione religiosa”.

L’icona biblica che ci ha presentato all’inizio della sua relazione ha dato “il colore” a tutta l’interessante riflessione: “Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all’orecchio del Signore” (1 Sam 8,21). “È un testo, ha detto Madre Teresa, che rimanda alla Promessa e anticipa i segni della salvezza… Samuele nel suo servizio di guida del popolo rimane in ascolto del Signore e sollecita alla conversione”.

Riporta poi la testimonianza di Benedetto XVI e di Papa Francesco “due testimonianze che ci interpellano sul servizio dell’autorità nella Chiesa e ci trascinano sull’esempio che ci è posto dinanzi: la disponibilità autorevole e spoglia di Papa Francesco, l’umiltà e il coraggio della rinuncia al ministero petrino di Papa Benedetto: entrambi ancorati alla Pietra viva che è il Cristo Signore per continuare a servire la Chiesa nella semplicità e fedeltà al vangelo”.

Madre Teresa sviluppa poi il suo tema partendo dalla vita battesimale che “ci abilita al discepolato e al servizio in un cammino di adesione e maturità nella fede, nell’obbedienza e nella fraternità”. La vita consacrata infatti è “un battesimo di conversione se comprendiamo in essa la chiamata a vivere la radicalità della vita nuova, in dialogo con l’umanità di oggi, in una carità che riveli la qualità della nostra fede”. Esplicita poi come sia necessaria la testimonianza della vita fraterna in comunità, esperienza ecclesiale, esperienza di fede e di comunione.

Il governo di una congregazione è un ministero spirituale e pastorale. “Conosciamo come non sia facile perseverare in un cammino spirituale esigente, ma è proprio qui il luogo dove incontrare il Signore e il suo modo di servire i fratelli. La memoria di Dio nella nostra vita e nel nostro servizio è indispensabile come l’aria che respiriamo perché da questa memoria nasce la capacità di un superiore di portare e assorbire in sé  le resistenze, la sofferenza, la fatica e il male che appesantisce la vita dell’Istituto. È l’esperienza pasquale che mentre risana la propria vita suscita il desiderio della gratuità perché altri ritornino a vivere in pienezza”.

Le domande presentate dall’assemblea hanno rivelato il desiderio di collaborare in più fattiva comunione tra le varie congregazioni per affrontare insieme la complessità del momento presente.

In seguito ad un breve intervallo l’assemblea, guidata da suor Nicla Spezzati, ha svolto la prima votazione di sondaggio per l’elezione della Presidente USMI.

Intanto… preghiamo affinché la Madre che verrà eletta possa accettare dalle mani di Dio il servizio di Presidente e possa sentirsi incoraggiata e sostenuta da tutte noi!

M. Orsola Bertolotto
Superiora generale Murialdine
Consigliera USMI nazionale

Cristo origine e compimento della nostra fede – Conversione e testimonianza

ASSEMBLEA NAZIONALE 2013 | Posted by usmionline
apr 03 2013

3 aprile 2013

Ogni anno – e siamo ormai al sessantesimo compleanno! – le superiore maggiori provenienti da ogni parte d’Italia si incontrano per la loro assemblea: si respira aria di festa, comunione tra le diverse congregazioni nella varietà dei carismi donati dallo Spirito Santo alla Chiesa.

La prima giornata, mercoledì 3 aprile, inizia alle ore 9,00 con la preghiera e l’introduzione ai lavori. Madre Viviana Ballarin, presidente USMI, dà il benvenuto alle madri convenute poi presenta suor Nicla Spezzati, sottosegretario CIVCSVA che parteciperà ai tre giorni di assemblea come osservatrice e suor Giuseppina Alberghina in qualità di moderatrice.

La relazione quinquennale della Presidente occupa la prima parte della mattinata e ci mette subito in un clima di gratitudine al Signore per quanto è stato realizzato e per l’orizzonte che viene indicato verso il futuro.

Riportiamo alcuni passaggi della relazione.

“Il tempo che viviamo è straordinario e complesso; vi sono nodi e criticità nell’ambito della fede, ma anche dell’etica, della giustizia, dei valori fondamentali e fondanti il vivere umano, delle relazioni tra i popoli  ed i governi, dell’economia e della finanza, della politica. Ci troviamo a vivere, per grazia di Dio, nel bel mezzo di questi nodi e di questa crisi, perché non siamo un giardino protetto, non siamo esenti dalle tribolazioni della maggior parte della gente, non siamo esenti neppure dalle fragilità e ferite che fanno gemere le nostre membra…. Ci sono due aspetti particolari che possiamo evidenziare di questa crisi. Il primo: la diminuzione delle vocazioni. Il secondo: una certa irrilevanza di impatto della vita religiosa nella nostra società. Chi sta monitorando e studiando i fenomeni di questo tempo afferma che la crisi di significato della vita religiosa è solamente un aspetto della più profonda crisi di significato della religione in quanto tale, o meglio, della religione nella sua forma socio-culturale attuale”.

         Madre Viviana continua la sua relazione ripercorrendo, in una bellissima sintesi, il cammino del quinquennio scandito dai temi delle assemblee annuali riprese poi nei convegni per i consigli generali e provinciali.

“Abbiamo scelto il percorso della purificazione delle nostre concezioni della vita religiosa per ripartire nuovamente da Cristo, da una visione organica ed ecclesiale di essa, che ha il suo fondamento nel battesimo… La figura biblica di Abramo, nostro padre nella fede è stata posta come luce sul nostro cammino, come esperienza di fede a cui guardare e come guida ispiratrice di percorsi nuovi”.

Anno 2009: “Quale profezia della vita religiosa femminile, oggi, in ascolto della Parola”.

Anno 2010: “Affidate ad una promessa, in Cristo per umanizzare la vita”.

Anno 2011: “Persone nuove in Cristo, percorsi di vita comunitaria”. Anno 2012: “In Cristo, nella Chiesa, per il mondo, percorsi di vita comunitaria”.

Anno 2013: “Cristo, origine e compimento della nostra fede”.

Continua poi Madre Viviana spiegando che: “L’obiettivo è sempre stato quello di trasmettere e diffondere gli orientamenti per un cammino ecclesiale comune, un cammino che deve scaturire essenzialmente da una esperienza di comunione vissuta prima di tutto nelle nostre Assemblee”.

La relazione si sofferma infine sulla gioia del giubileo, il 50° dell’approvazione canonica dell’USMI, l’invito a divenire “locande di vita, spazio del mistero e della profezia, dimore dove tutti si sentono a casa, ponti di speranza” e termina con uno sguardo al futuro che – come indicato dalla Plenaria della UISG – è nella forza della sua mistica e della profezia. “Ma è urgente: individuare con audacia le “notti” delle rispettive Congregazioni e chiamarle per nome; scoprire le scintille di luce racchiuse nel cuore delle povertà del nostro tempo, delle violenze, del  non senso; aprire gli occhi per scoprire nuovi sentieri di luce nelle tenebre del nostro mondo; offrire, come donne consacrate, un ministero di compassione e di guarigione; lavorare in rete, a livello locale e globale, con le altre congregazioni e con i laici, per favorire la trasformazione delle strutture ingiuste; superare i confini dei nostri rispettivi carismi e unirci per offrire al mondo una parola mistica e profetica”.

         Un GRAZIE veramente sentito a Madre Viviana si eleva dall’assemblea con un applauso che racchiude la gratitudine per il suo servizio e la lode al Signore per il cammino del quinquennio.

         Nella seconda parte della mattinata e nel pomeriggio abbiamo ascoltato p. Marko Ivan Rupnik sul tema: “La via della nostra divinoumanità in Cristo”.

         Partendo da alcune immagine bibliche p. Rupnik ha messo in evidenza che l’uomo è stato creato a immagine di Dio per giungere alla sua somiglianza. L’immagine è “divenire” la somiglianza è “compimento”. Nella figura di Abramo vediamo poi che Dio si fa “ospite” dell’uomo. Nell’esodo notiamo la situazione nella quale si è trovato il popolo di Dio senza via di uscita e proprio lì il Signore apre una strada, un passaggio. Ed è tutto un cammino, un movimento. Si nota un dinamismo, un continuo passaggio da una situazione ad un’altra. Poi viene l’incarnazione del Verbo. L’immagine e la somiglianza coincidono. In Gesù tutto si compie.

         La lettera agli Ebrei spiega in modo mirabile il passaggio che Gesù compie squarciando il velo della morte per entrare “nella seconda tenda”, là dove il Padre ci attende. In tal modo è stato aperto il passaggio verso la vita, quella vita che non muore più. Anche noi “come vivi tornati dai morti” attraverso il battesimo, siamo innestati in Cristo e siamo chiamati a vivere la “vita nuova” in Lui. Il cielo non è più chiuso e questa “porta aperta sull’eternità” è la santa liturgia perché in essa noi passiamo il velo e andiamo al di là perché siamo già in Cristo, siamo nella sua umanità.

         P. Rupnik, con il linguaggio semplice e profondo che gli è tipico ripercorre poi a grandi linee il cammino della storia del cristianesimo, dai tempi apostolici ai nostri giorni facendo notare come usando il linguaggio della filosofia e separando il trascendente dall’immanente abbiamo perso la capacità di comunicare al mondo di oggi la verità della fede.

         Nel pomeriggio poi ha ripreso il tema sottolineando l’importanza di essere “vergini e madri”, “celibi e padri”, vivendo il dogma nel quotidiano della nostra vita.

         Attraverso la lettura e la spiegazione del brano di Efesini 3,14-21 p. Marko ha fatto emergere il significato dell’essere “nuova creatura” lasciando vivere in noi lo Spirito Santo che ci è stato donato nel battesimo.

         Il tempo dato alle domande dell’assemblea hanno ripreso alcuni temi, come quella della “bellezza”, della “maternità spirituale”, della “formazione”, concludendo con l’invito a “tessere relazioni tra coloro che vivono la fede” per creare comunità di vita spirituale che certamente attirerà a Cristo.

         La conclusione della giornata è stata affidata a suor Nicla Spezzati che ha riassunto con queste parole: “In quest’aula oggi è stata narrata ed esperita la salvezza. L’esperienza è come un maestro che insegna e fa emergere l’ontologia. Nel quinquennio voi avete lavorato per una riqualificazione spirituale, davvero un cammino importante! Ora riaccendiamo la vigilanza del momento storico che stiamo vivendo perché il Signore ci raggiunge nel concreto degli eventi. La nostra identità è la divinoumanità di Cristo perché noi siamo una cosa sola in Lui”.

M. Orsola Bertolotto
Superiora generale Murialdine
Consigliera USMI nazionale